Ecco gli scatti più belli della gara vinta da Josef Newgarden davanti a Ericsson e Ferrucci

Indy 500, le foto della 500 Miglia di Indianapolis 2023

        Successo della vita per Josef Newgarden alla Indy 500 2023. Il due volte campione IndyCar, portacolori di Roger Penske, ha battuto Marcus Ericsson in un ultimo giro decisivo scaturito da tre bandiere rosse per incidenti nel finale. Partito dalle gare in monopattino da adolescente nel Tennessee, Newgarden arriva cos&igrave; a 32 anni ad un passo straordinario della carriera con l'affermazione nella gara pi&ugrave; importante degli USA. Da antologia i festeggiamenti, che l&rsquo;hanno visto passare sotto le reti per abbracciare il pubblico in tribuna. Gran risultato anche per Penske dopo qualifiche non facili. Eccellenti i pit-stop della squadra del Capitano, fondamentali per il recupero di Newgarden. McLaren, livrea speciale per celebrare Monaco, Le Mans e Indy  Indy 500: delusione per Ericsson, paura per Kirkwood Deluso invece lo svedese, che aveva vinto lo scorso anno ed &egrave; stato il migliore dello squadrone di Ganassi. Ericsson ha provato a difendersi ma la scia non gli ha lasciato scampo. Oltre ovviamente all'abilit&agrave; del rivale, che gli si &egrave; appiccicato al re-start e ha aspettato curva 3 per andare al sorpasso esterno lasciandolo senza opzioni. Per Ericsson comunque, una prova ulteriore di maturit&agrave; e di costanza di rendimento da top driver, anche se non ha apprezzato la decisione degli steward di ripartire per un solo giro, parlando di scelta "ingiusta e pericolosa&rdquo;. Degno di nota e da riportare anche lo spaventoso incidente che ha dato il via alla teoria di contatti nelle fasi conclusive. Coinvolti Felix Rosenqvist e Kyle Kirkwood. La vettura dello svedese, finita a muro e rimbalzata in pista, ha travolto quella di Kirkwood, che si &egrave; capovolto nelle barriere. Una delle gomme dell'americano &egrave; volata via a grande velocit&agrave; scavalcando le reti verso la tribuna. Fortunatamente, l'ha mancata di pochi metri evitando la tragedia. Indenni i piloti invece. Altri contatti sono poi seguiti, tra cui quello di Pato O&rsquo;Ward, che sembrava tra i favoriti avendo gomme leggermente meno usate dei contendenti. Al giro 192 ha attaccato con decisione Ericsson, che l'aveva beffato nel 2022, e il contendente ha chiuso. O'Ward, che forse ha anticipato un po' i tempi, si &egrave; trovato senza spazio e poi contro le barriere, arrabbiatissimo col rivale. Ferrucci sul podio, quarto posto amaro per Palou Tornando alla classifica della gara, da segnalare l'ottimo terzo posto di Santino Ferrucci, grande interprete di tutta l'edizione 2023 sin dalle prove. L'americano e tutto il team Foyt hanno massimizzato il potenziale a disposizione superando anche qualche sbavatura ai box. Il terzo posto &egrave; comunque degno di nota, considerato che il successo alla scuderia di AJ Foyt manca da oltre 20 anni. Quarto posto amaro per Alex Palou, colpito ai box da Rinus VeeKay quando quest'ultimo ha perso il posteriore con gomme fredde. A seguire, Alexander Rossi. L&rsquo;ex vincitore di Indy ha guidato una pattuglia McLaren che, dopo un inizio tutto al comando, ha pagato la scelta di assetto low-downforce, troppo instabile con il sole e le alte temperature della seconda parte di gara. Lo stesso vale per Scott Dixon e Takuma Sato, in crisi con l'handling. Colton Herta &egrave; stato il leader del gruppone di Andretti nonostante un errore ai box. Hanno pesato i crash di Kirkwood, di cui abbiamo detto e Grosjean, che ha fatto tutto da solo. E' finita male la gara di Will Power, che ha avuto un problema meccanico con le regolazioni dal cockpit. Senza poter adattare l'assetto, ha dovuto "litigare" con la sua vettura e ha infine trovato barriere. Tremenda beffa poi per Graham Rahal, passato dalla mancata qualifica e al "salvataggio" di DRR al mancato avvio dalla griglia di partenza. Ha concluso doppiato. L'ordine d'arrivo dell'edizione 2023 della Indy 500 1 - Josef Newgarden (Dallara-Chevy) - Penske - 200 giri 2 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Ganassi - 0"0974 3 - Santino Ferrucci (Dallara-Chevy) - Foyt - 0"5273 4 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 0"7638 5 - Alexander Rossi (Dallara-Chevy) - McLaren - 0"9934 6 - Scott Dixon (Dallara-Honda) - Ganassi - 14"316 7 - Takuma Sato (Dallara-Honda) - Ganassi - 15"770 8 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - ECR - 18"855 9 - Colton Herta (Dallara-Honda) - Andretti - 22"248 10 - Rinus VeeKay (Dallara-Chevy) - ECR - 32"648 11 - Ryan Hunter-Reay (Dallara-Chevy) - DRR - 34"223 12 - Callum Ilott (Dallara-Chevy) - Juncos Hollinger - 40"470 13 - Devlin DeFrancesco (Dallara-Honda) - Andretti - 47"432 14 - Scott McLaughlin (Dallara-Chevy) - Penske - 50"045 15 - Helio Castroneves (Dallara-Honda) - Meyer Shank - 54"631 16 - Tony Kanaan (Dallara-Chevy) - McLaren - 57"158 17 - Marco Andretti (Dallara-Honda) - Andretti - 89"800 Indy 500: Palou pole da cardiopalma, Rahal escluso dalla gara       

Newgarden vince la 500 Miglia di Indianapolis davanti a Ericsson e Ferrucci, paura per Kirkwood

IndyCar: nella 500 Miglia primo trionfo per Newgarden, battuto Ericsson

Helio Castroneves &egrave; ufficialmente nella leggenda. Il brasiliano, 46 anni di et&agrave;, ha centrato nella 105a edizione della 500 Miglia di Indianapolis un successo strepitoso, il quarto, che lo mette alla pari coi pi&ugrave; vincenti di sempre, leggende come Al Unser Sr., AJ Foyt e Rick Mears. Mandato controvoglia a correre nell&#39;endurance da Roger Penske (ma comunque campione IMSA e vincitore di Daytona), il brasiliano si &egrave; preso la rivincita alla sua prima apparizione del 2021, con il team Meyer-Shank Racing. La sua Dallara-Honda &egrave; subito sembrata da tenere d&#39;occhio, ma &egrave; stato dopo la met&agrave; gara che si &egrave; visto il potenziale, per la facilit&agrave; con cui si spostava, e riusciva a ricucire i margini con gli avversari anche quando, facendo l&#39;elastico, si staccava. Nel finale, si &egrave; trovato contro uno dei migliori giovani dell&#39;IndyCar nella storia recente, Alex Palou. E nonostante lo spagnolo abbia rischiato di fagli lo sgambetto complice la scia di Rosenqvist, Castroneves ha tirato fuori artigli ed esperienza e se l&#39;&egrave; mangiato. Prima l&#39;ha passato con un attacco estremamente aggressivo all&#39;esterno di curva 1. Poi ha giocato con altri doppiati che l&agrave; davanti gli hanno dato la possibilit&agrave; di dare lo &quot;strappo&quot;. Comunque, va detto che Palou &egrave; stato eccezionale, e ora si &egrave; anche guadagnato un&#39;ampio margine in vetta alla classifica, complici i problemi di Scott Dixon. Castroneves si &egrave; solo ricordato del 2014 e del 2017, quando aveva perso contro Ryan Hunter-Reay e Takuma Sato, e ha agito di conseguenza. L&#39;esperienza, appunto.    Grande festa dopo il traguardo  Dopo il traguardo, la fila di chi gli voleva fare i complimenti era infinita. Mears, Foyt, Unser, ma anche Mario Andretti, e proprio colui che lo aveva &quot;pensionato&quot;, Roger Penske. Ma anche i tifosi, 130.000 che hanno parzialmente riempito le tribune, ancora dimezzate per il Covid. Dopo che, come da sua tradizione, ha scalato le reti, dall&#39;altra parte centinaia di persone hanno fatto la stessa cosa. Un sogno anche per Michael Shank, che pezzo dopo pezzo ha costruito il proprio team, e come pedina vincente oltre al supporto di Andretti, ha avuto la provvidenziale chiamata a Helio. L&rsquo;ultima volta, a conquistare la&nbsp;&ldquo;quarta&rdquo; era stato Rick Mears, ex spotter di Castroneves dal Capitano.&nbsp;  L&#39;elenco dei delusi  Tanti, come sempre, i delusi. Scott Dixon &egrave; il primo, tagliato fuori dalla sfortuna. E nient&#39;altro. Quando Stefan Wilson al giro 33 &egrave; finito nel muretto della pit-lane, il neozelandese, come del resto Alexander Rossi, non era ancora rientrato per la sua prima sosta trovandosi a corto di carburante. Come da regolamento, ha potuto fare uno splash &quot;di emergenza&quot;, dovendosi ri-fermare in seguito, ma &egrave; andata perfino peggio di cos&igrave;. Sia Dixon che Rossi sono rimasti totalmente a secco, richiedendo un intervento dei meccanici per far ripartire le vetture. Sotto di un giro, Dixon si &egrave; sdoppiato ma ha chiuso lontanissimo, diciassettesimo, nonostante fosse stato indiscutibilmente il pi&ugrave; forte in libere e qualifiche. Davanti a lui Colton Herta, che ha perso terreno dopo le prime fasi e ha cercato una strategia rischiosa, non andata a buon fine. Lo stesso dicasi per Josef Newgarden, arrivato dodicesimo, e Takuma Sato. Il giapponese, a sei passaggi dalla conclusione, era primo, ma si &egrave; trovato col serbatoio vuoto. Con una caution avrebbe potuto fregare tutti, ma di caution, nella Indy 500 pi&ugrave; veloce della storia a oltre 300 chilometri orari, non ce ne sono state molte. Anzi, per la precisione, solo un&#39;altra, quando Graham Rahal &egrave; stato mandato fuori dai box con una gomma non avvitata. Gran botto il suo e grande spavento per Conor Daly, colpito a sua volta da una ruota. Per entrambi nessun problema fisico, e Daly ha potuto finire tredicesimo.  I piloti traditi dai freni  In una gara che ha visto molti piloti andare nei guai nel rallentare per i box, col pedale del freno che andava a fondo, Will Power ha messo fine alle sue speranze con un trentesimo posto, anche se aveva gi&agrave; avuto problemi con la sua vettura sin dal pre-gara. Non &egrave; stato destino. Tra quelli mandati in crisi dai freni anche Simona de Silvestro, Ryan Hunter-Reay e Scott McLaughlin. Quest&#39;ultimo &egrave; stato per lunghi tratti il migliore del team Penske, risultando poi il rookie top della gara contro Pietro Fittipaldi.  L&rsquo;ordine d&rsquo;arrivo della 105a Indianapolis 500:  1 - Helio&nbsp;Castroneves (Dallara-Honda) - Meyer Shank - 200 giri 2 - Alex&nbsp;Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 0&quot;4928 3 - Simon&nbsp;Pagenaud (Dallara-Chevy) - Penske - 0&quot;5626 4 - Pato&nbsp;O&rsquo;Ward (Dallara-Chevy) - AMSP - 0&quot;9409 5 - Ed&nbsp;Carpenter (Dallara-Chevy) - ECR - 1&quot;2424 6 - Santino&nbsp;Ferrucci (Dallara-Honda) - RLL - 9&quot;0876 7 - Sage&nbsp;Karam (Dallara-Chevy) - DRR - 13&quot;4359 8 - Rinus&nbsp;VeeKay (Dallara-Chevy) - ECR - 14&quot;2415 9 - Juan&nbsp;Pablo&nbsp;Montoya (Dallara-Chevy) - AMSP - 14&quot;8808 10 - Tony&nbsp;Kanaan (Dallara-Honda) - Ganassi - 15&quot;4428  Il campionato  1. Palou 248; 2. Dixon 212; 3. O&#39;Ward 211; 4. Pagenaud 201; 5. VeeKay 191.  &zwj; 

Il brasiliano cala il poker a Indianapolis eguagliando i record dei pi&ugrave; vincenti di sempre

Indy 500, Castroneves nella leggenda a 46 anni

Scott Dixon ha conquistato a Indianapolis la sua quarta pole position per la Indy 500. Il pilota neozelandese ha comandato una sessione finale di qualifica (riservata ai primi nove del sabato) estremamente tirata, che l&#39;ha visto prevalere per soli quattro centesimi in tutto sui quattro giri che compongono ogni tentativo, per un totale di due minuti e 35 secondi. Quasi sempre il pi&ugrave; veloce delle libere, il veterano del team Ganassi &egrave; alla ricerca della seconda affermazione dopo quella ormai lontana del 2008. &nbsp;  In prima fila  Colton Herta gli ha messo enorme pressione, ma si &egrave; dovuto accomodare alle sue spalle, comunque miglior rappresentante del team Andretti. Ancor pi&ugrave; sorprendente, il terzo posto di Rinus VeeKay, un decimo pi&ugrave; indietro e un anno pi&ugrave; giovane (20 anni contro 21). In un&#39;edizione partita in salita per quasi tutti i team Chevrolet, l&#39;Ed Carpenter Racing &egrave; stato l&#39;unico portabandiera del cravattino a trovare la giusta velocit&agrave;, ottimizzando ogni singolo dettaglio. Certo, ottimizzare tutto per 200 giri sar&agrave; diverso che farlo per 4, ma finora tutto &egrave; andato al meglio.&nbsp;  Terza fila  A completare il lavoro, il quarto posto dello stesso Carpenter, seguito da altri due uomini di Ganassi, Tony Kanaan e Alex Palou. Ottavo Ryan Hunter-Reay, che ha messo dietro il quasi-compagno Helio Castroneves (lo Shank Racing per cui corre il brasiliano &egrave; squadra &quot;satellite&quot; di Andretti). La terza fila sar&agrave; completata da Marcus Ericsson, quarto pilota Ganassi su quattro nel turno decisivo.  Le delusioni  In casa Penske si &egrave; faticato invece tantissimo, e due dei piloti del Capitano si sono dovuti giocare la qualifica nel &quot;last row shootout&quot;. Will Power e Simona De Silvestro (schierata in partnership col team &quot;al femminile&quot; Paretta Autosport) hanno rischiato grosso, ma anche i compagni non stanno meglio. Basti dire che il rookie Scott McLaughlin &egrave; l&#39;unico pilota Penske in top-20, meglio di Josef Newgarden e Simon Pagenaud. Indietro anche il team McLaren, con Pato O&#39;Ward dodicesimo ma soprattutto con un campione come Juan Pablo Montoya ventiquattresimo. Sebastien Bourdais, normalmente leader in casa Foyt, si &egrave; piazzato ventisettesimo. Proprio Charlie Kimball del team Foyt &egrave; stato tra gli esclusi, insieme a RC Enerson, quest&#39;ultimo con un programma messo in piedi all&#39;ultimo dal nuovo team Top Gun Racing.&nbsp;  &nbsp;  Nel resto dello schieramento si segnalano i piloti del team Coyne: undicesimo Ed Jones, tredicesimo Pietro Fittipaldi. Pi&ugrave; interlocutorie le prove di Jack Harvey e Takuma Sato. Il primo ha avuto una gomma danneggiata nel suo tentativo &quot;buono&quot;, il secondo non &egrave; stato fortunato con le condizioni di temperatura nei suoi run.&nbsp;  Lo schieramento di partenza della 105esima Indy 500  1 - Scott Dixon (Dallara-Honda) - Ganassi - 372.860 kmh 2 - Colton Herta (Dallara-Honda) - Andretti - 372.812 3 - Rinus VeeKay (Dallara-Chevy) - ECR - 372.580 4 - Ed Carpenter (Dallara-Chevy) - ECR - 372.569 5 - Tony Kanaan (Dallara-Honda) - Ganassi - 371.809 6 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 371.140 7 - Ryan Hunter-Reay (Dallara-Honda) - Andretti - 370.951 8 - Helio Castroneves (Dallara-Honda) - Shank - 370.720 9 - Marcus Ericsson (Dallara-Honda) - Ganassi - 370.660 10 - Alexander Rossi (Dallara-Honda) - Andretti - 371.832 11 - Ed Jones (Dallara-Honda) - Coyne - 371.828 12 - Pato O&rsquo;Ward (Dallara-Chevy) - AMSP - 371.539 13 - Pietro Fittipaldi (Dallara-Honda) - Coyne - 371.510 14 - Felix Rosenqvist (Dallara-Chevy) - AMSP - 371.346 15 - Takuma Sato (Dallara-Honda) - RLL - 371.288 16 - James Hinchcliffe (Dallara-Honda) - Andretti - 371.054 17 - Scott McLaughlin (Dallara-Chevy) - Penske - 371.045 18 - Graham Rahal (Dallara-Honda) - RLL - 370.987 19 - Conor Daly (Dallara-Chevy) - ECR - 370.835 20 - Jack Harvey (Dallara-Honda) - Shank - 370.456 21 - Josef Newgarden (Dallara-Chevy) - Penske - 370.262 22 - JR Hildebrand (Dallara-Chevy) - Foyt - 370.116 23 - Santino Ferrucci (Dallara-Honda) - RLL - 370.066 24 - Juan Pablo Montoya (Dallara-Chevy) - AMSP - 369.973 25 - Marco Andretti (Dallara-Honda) - Andretti - 369.942 26 - Simon Pagenaud (Dallara-Chevy) - Penske - 369.791 27 - Sebastien Bourdais (Dallara-Chevy) - Foyt - 369.736 28 - Stefan Wilson (Dallara-Honda) - Andretti - 369.688 29 - Max Chilton (Dallara-Chevy) - Carlin - 369.210 30 - Dalton Kellett (Dallara-Chevy) - Foyt - 367.449 31 - Sage Karam (Dallara-Chevy) - DRR - 368.790 32 - Will Power (Dallara-Chevy) - Penske - 368.906 33 - Simona De Silvestro (Dallara-Chevy) - Penske - 367.498  Non qualificati  34 - Charlie Kimball (Dallara-Chevy) - Foyt - 367.575 35 - RC Enerson (Dallara-Chevy) - TopGun - 365.743 

Leggi qui risultati completi e classifica finale della qualifica della Indy 500

IndyCar: pole all&rsquo;ultimo respiro per Dixon alla Indy 500

Dai, con questa prodezza Takuma Sato diventa pi&ugrave; importante della Mazda a motore rotativo che vinse la 24 Ore di Le Mans nel 1991. Perch&eacute; il 43enne Honda boy sull&rsquo;Indiana vince per la seconda volta a 43 anni, dimostrando che la prima, nel 2017, non era mica stata un caso o un incrocio magico di circostanze. E ci riesce con lo stesso spirito very banzai dei 2012, quando usc&igrave; alla curva 1 con un tentativo di sorpasso della serie o la vao la spacca a Dario Franchitti. Spacc&ograve;.  Stavolta, invece, quando comincia a infastidire l&rsquo;apparentemente inavvicinabile Scott Dixon, tutto gli va bene, tanto che il veterano nipponico poi reagisce alla grande al tentativo del veterano del team Ganassi di tornare in testa, con difese al limite, cambi di traiettoria corretti ma estremi e con uno spirito che mostra in mondovisione due equatoriali, stratosferici e titanici attributi. Per battere uno Scott Dixon il quale sembrava tale e quale al Pablo Montoya che proprio con Ganassi sbanc&ograve; la Indy 500 da stradominatore totalizzante nel 2000, ci voleva lo spirito libero e forte di uno deciso ad andare oltre, ben oltre il probabile.  E il Takuma Sato che cambia sorte e destino a una gara all&rsquo;apparenza gi&agrave; ampiamente prenotata dall&rsquo;attuale dominatore del campionato ha un qualcosa d&rsquo;eroico, di coraggioso, molto manga e tanto anime, trasversale tra una storia a fumetti e un cartone venuto bene ma non alieno allo spettacolo pulp &amp; kung-fu western da character tarantiniano, nel mostrare lo spettacolo d&rsquo;arte varia di un uomo antico guerriero, leale, indomito, velocissimo e capace di mettere in conto prezzi che in quel momento, nella fase cruciale della corsa, forse sarebbe stato pronto a pagare solo ed esclusivamente lui.  Fantastico, perch&eacute; questa storia profuma tanto di una F.1 che non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave;, se si pensa che nel 2001 Takuma era tester della Bar-Honda di Panis e Villeneuve e nel 2002 debuttante nel mondiale alla Jordan al fianco di Giancarlo Fisichella. Tanto che nei giorni scorsi era tornata a fare il giro del mondo la sua foto dell&rsquo;incidente spaventoso con Heidfeld nel Gp d&rsquo;Austria di quell&rsquo;anno, alla curva 3, perch&eacute; tanto simile alle immagini della tragedia sfiorata proprio l&igrave; nella recente gara 1 di MotoGp.  E doppiamente fantastico, considerando che il giapponese stavolta non sbaglia nulla, a differenza d&rsquo;altre occasioni che l&rsquo;avevano visto al centro di polemiche e rimbrotti in IndyCar, per una condotta combattiva, a tratti decisamente sopra le righe e financo sterilmente aggressiva. E comunque che bello tornare a vedere un pilota che vince una tra le gare secche pi&ugrave; importanti del mondo sfatando il pronostico, noi che ormai, da almeno sette stagioni in F.1, gi&agrave; sappiamo dove si va a parare dalla primamezza giornata di test postinvernali. Noi avvezzi a piloti efebici, dai labbrini delicati e il nasino garbato, col ciuccio a reggere i capelli e sempre meno omogenei alla condotta dicorsa di uno che guida dando l&rsquo;idea di non avere niente da perdere, se non questa Indy 500.  Perch&eacute; &egrave; semplicemente meraviglioso per una volta tornare ad applaudire chi corre e vince soprattutto grazie ai propri c******i all&rsquo;acciaio-nichelcromo molibdeno, ovvero adatti a sopportare carichi elevati, urti esoprattutto a resistere a fatica (carico di rottura Rm = 1200 N/mm2). Anche se, a ben guardare, la vita, la carriera e tutto ci&ograve; che riguarda Takuma Sato ,sono in gran parte legati e proporzionali, quanto a incidenza di successo o sfiga, all&rsquo;impegno della Honda nei suoi confronti.  Perch&eacute; &egrave; la Casa giapponese a premiarlo con bellissime chance in F.1, ma anche a segnare la fine della sua avventura, quando nel 2008 chiude la SuperAguri che aveva creato proprio per non lasciarlo a piedi. Ed &egrave; la Honda ad accompagnare e a far rinascere la sua vicenda agonistica negli Usa, motorizzandolo incessantemente dal 2020 a oggi nelle sue peregrinazioni all&rsquo;interno dei team KV, Rahal, Foyt, Andretti e di nuovo Rahal-Letterman-Lanigan, perch&eacute; ormai, in questo automobilismo, senza una corporation davvero amica non saresti proprio nessuno.  In fondo non a caso la faccia oscura del pianeta e della supremazia Honda, anche stavolta, a Indy, &egrave; Alonso e il suo catastrofico peregrinare pertutte le tribolate giornate di questa - per lui di nuovo disgraziata -, 500 Miglia. Con la squadra non ideale e un non adatto alla bisogna motore Chevrolet. Ancora una volta lo spagnolo (ri)scopre quanto sa di sale e costa caro il suo non saper star zitto a proposito del motore Honda F.1 da lui definito &ldquo;Gp2 engine&rdquo; proprio nel Gp del Giappone a Suzuka 2015, con un&rsquo;umiliazione su scala planetaria per la Casa che da allora non perde occasione di sfornare - come e quando pu&ograve; - meravigliosi piatti freddi che sanno d&rsquo;una vendetta piuttosto terrificante, ma non del tutto immotivata.  La verit&agrave; &egrave; che Fernando ha avuto un motore Honda solo nel 2017 col team Andretti e l&igrave; ha sfiorato la vittoria, poi amen. Uscito dal giro della Casa nipponica s&rsquo;&egrave; dovuto accontentare per due anni, questo compreso, di polmoni che gli hanno impedito nel 2019 l&rsquo;accesso in griglia di partenza e quest&rsquo;anno addirittura quello alla top twenty di fine gara. Grande insegnamento filosofico, pi&ugrave; ancora che verdetto sportivo. Il quale recita che nella vita prima di rompere i ponti bisogna pensarci mille volte, perch&eacute; per fare un danno basta una parola e per ripararlo non&egrave; sufficiente una vita. E le conseguenze fanno male, tanto da graffiare un palmar&eacute;s che, a proposito di triple crown, ovvero di tripla corona, meritava e merita tentativi meno fuori misura dei suoi pi&ugrave; recenti sull&rsquo;ovalone dell&rsquo;Indiana. Anche questa &egrave; una grande lezione di cui tener conto, comunque, non solo per Fernando ma per chiunque lo tifa e si interessa con affetto speciale e simpatia genuina alla sua storia, Autosprint compreso e il sovrascritto pure.  Infine, che spettacolo leggere sulle tribune pi&ugrave; capienti del mondo, peraltro vuote, la scritta &ldquo;Indianapolis capitale mondiale delle corse&rdquo;. Magari &egrave; esagerata, per&ograve; &egrave; verosimile. Perche la Indy 500 resta un mondiale in prova unica, l&rsquo;equivalente per le corse in monoposto della prova iridata del ciclismo su strada. Ed &egrave; bello, bellissimo pensare al suo essere restata dura, spietata, estrema, col muro tutt&rsquo;attorno e senza halo, bench&eacute; la sicurezza tosta delle Dallara con l&rsquo;aeroscreen e il tasso d&rsquo;assorbibilit&agrave; delle barriere siano altri miracoli laici di cui andare fieri assai.  Eppure, che orgoglio sentire, palpare e annusare nell&rsquo;aria la pericolosit&agrave;, il senso dell&rsquo;estremo, di malignamente e fascinosamente magico che permane nella 500 Miglia e in tutte le storie che racconta e nelle massime che sforna, oltre che negli eroi che crea e nei personaggi che di volta in volta quasi punisce e ammonisce. Gli incidentoni, la pace car, i soccorsi accurati e i ralenty impietosi, a ricordare, alla facciaccia di tutti i perbenisti, che questo &egrave; uno sportvery dangerous e la cosa piace e ci piace assai, poich&eacute; il rischio resta pur sempre del tutto ragionevole.  Oh yes, Indianapolis &egrave; una delle corse pi&ugrave; pulite, cattive e vere che continuano a vivere nell&rsquo;automobilismo da corsa d&rsquo;oggi e la seconda e non probabile vittoria del vecchio Takuma Sato, l&rsquo;ennesima disillusione della famiglia Andretti e l&rsquo;ulteriore e non immotivato schiaffo preso da Fernando Alonso rappresentano il distillato prezioso e saggio di un superspeedway che premia solo uomini di carattere e ridimensiona, a ragione o torto, il carattere di certi uomini. 

Storie belle e intense di orgoglio, rabbia e vendetta dalla Indy 500 la corsa pi&ugrave; antica, bella e importante del Pianeta. Che premia un 43enne tenace e senza paura e ancora una volta punisce l&rsquo;attitudine di Nando a rompere tutti i ponti nel suo cammino. Peccato davvero...

Sato &amp; Alonso, ovvero Honda crea e distrugge

Takuma Sato, il primo giapponese della storia a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, &egrave; riuscito a ripetere l&rsquo;impresa. Il pilota del team Rahal-Letterman-Lanigan, che gi&agrave; aveva prevalso nel 2017, ha scritto il proprio nome per la seconda volta nell&rsquo;albo d&rsquo;oro in un anno difficilissimo per tutti, ma soprattutto per lui. Sin dal terzo posto della qualifica, si era capito che poteva fare la differenza, e in gara si &egrave; tenuto nelle posizioni che contavano. Sempre nei primi cinque, mai sopra le righe ma lasciando intuire il proprio potenziale.  Arrivato alla battaglia finale col favoritissimo della giornata, Scott Dixon, Sato ha semplicemente rotto gli indugi al giro 172, passando il rivale senza paura di affrontarne il ritorno nelle fasi finali. Anzi, chiudendo anche la porta al limite estremo del regolamento, intuendo all&rsquo;ultimo istante il momento di lanciarsi senza incorrere nella penalit&agrave; per &ldquo;chiusura di reazione&rdquo;.  Indy 500, Alonso vede il traguardo non il risultato  Il fuoco di Sato  Un brutto botto di Spencer Pigot (illeso) con 4 giri alla conclusione ha neutralizzato la parte rimanente della corsa, ma anche senza la safety-car, Sato si trovava in una posizione invidiabile, con due doppiaggi da fare che non avrebbero lasciato speranze ai rivali. Forse, un po&rsquo; corto col carburante. Come detto, sin dai primi giri si era visto che lui, insieme ad Alexander Rossi e Dixon, sarebbe stato tra coloro che si sarebbero giocati il successo. La prova generale nei confronti del pentacampione di casa Ganassi era stata al giro 158, prima di perdere posizioni all&rsquo;ultima sosta ai box. Ma alla fine, riportandosi in scia, Takuma ha eseguito il piano come meglio non poteva. Due volte vincitore di Indy, a 43 anni. Un&rsquo;et&agrave; che per molti prelude quasi alla fine della carriera, per uno che ha iniziato cos&igrave; tardi &egrave; ancora quella del pieno splendore. Avrebbe dovuto portare la torcia nelle olimpiadi di Tokyo. Lo far&agrave; l&rsquo;anno prossimo, con il doppio della motivazione.  Sbalordito Dixon  Dopo il traguardo, Dixon era scioccato come raramente lo si &egrave; visto. Il supercampione, punto di riferimento dell&rsquo;IndyCar, darebbe forse quattro dei suoi titoli per un altro anello a Indy, ma non &egrave; finita a suo favore. Un minimo di aggressivit&agrave; in pi&ugrave; al momento giusto magari gli avrebbe consentito di tornare davanti, ma l&rsquo;esitazione &egrave; stata fatale e, come nella vita, a Indy i se e i ma contano poco. Dixon ha condotto 111 passaggi, ma per lui &egrave; arrivata solo la piazza d&rsquo;onore, la terza in carriera, che brucia moltissimo nonostante dei punti che in campionato aprono un precipizio nei confronti di tutti i competitor.  In Ganassi si &egrave; voluta fare troppa strategia? La realt&agrave; &egrave; che, pur senza parlare o fare troppi proclami, anche il team diretto da Bobby Rahal ha lavorato alla grande, come testimoniato dal terzo posto di Graham Rahal. Dopo una qualifica non facile, il figlio del patron ha recuperato, passo dopo passo, in una giornata che per via delle temperature alte e della loro interazione con l&rsquo;aerodinamica si &egrave; rivelata davvero complicata per chi doveva attaccare e sorpassare, specie nei long-run. Il terzo posto &egrave; stato un risultato importante per Rahal, che porta punti utilissimi ma che lo mette ulteriormente in ombra nei confronti del compagno di colori. Nonostante l&rsquo;assenza di pubblico, l&rsquo;Indy 500 2020 ha mantenuto le promesse. Peccato per il finale neutralizzato: alcuni, partendo da Dixon stesso, si aspettavano una bandiera rossa che portasse ad uno shootout finale al cardiopalma, ma con quattro giri alla fine, sarebbe stato difficile da giustificare: c&rsquo;era troppo poco tempo e sarebbe stato tutto troppo artificiale.  Rossi sfortunato  Per un vincitore passato che ha trionfato di nuovo, ce n&rsquo;&egrave; un altro che va a casa arrabbiato e deluso. Si tratta di Rossi, che dopo aver agguantato i primi, ha visto le aspettative sue e dell&rsquo;Andretti Autosport crollare in pit-lane. In occasione della penultima serie di soste, &egrave; stato fatto uscire dai box mentre sopraggiungeva Sato, colpendolo e vedendosi affibbiare una penalit&agrave; per &ldquo;unsafe release&rdquo;.  Nessuno ha avvisato Rossi che stavano sopraggiungendo altre vetture, e l&rsquo;americano si &egrave; lanciato direttamente nella corsia esterna: inevitabile il contatto e la sanzione che l&rsquo;ha visto sprofondare a fondo gruppo. Il tentativo di mettere a segno un miracoloso recupero si &egrave; infranto contro le barriere al giro 144. Il californiano non ha nascosto la delusione, accusando anche Sato di mettere in atto manovre difensive scorrette. Comprensibile la frustrazione, visto il risultato che compromette anche tutta la stagione.  Ferrucci, che poker! Andretti solo 13&deg;  Da rimarcare invece la prova di grande livello di Santino Ferrucci, che ha lavorato benissimo col team Coyne per migliorare la vettura, e alla fine &egrave; riuscito a portarsi a casa il quarto posto, completando il poker di alfieri Honda. Primo dei portacolori Chevrolet &egrave; stato invece Josef Newgarden: anche grazie agli incidenti e alle caution, ha trovato il giusto percorso piazzandosi quinto.  Sesto Patricio O&#39;Ward, leader della pattuglia McLaren-Schmidt, seguito da un treno di vetture Andretti composto da James Hinchcliffe, Colton Herta, Jack Harvey (nella scuderia satellite Shank) e Ryan Hunter-Reay. Ha perso subito smalto, non trovando pi&ugrave; il feeling delle prove con la sua Dallara, il poleman Marco Andretti, tredicesimo. Nella stessa situazione gli ultimi due vincitori, Will Power e Simon Pagenaud: quest&#39;ultimo si &egrave; anche toccato con Hunter-Reay, chiudendo ventiduesimo. Ai margini della top-10 Helio Castroneves, probabilmente all&#39;ultima gara col team Penske, e Felix Rosenqvist, che nel finale ha tentato una disperata strategia con una sosta ritardata in bandiera verde.&nbsp;  Alonso ultima Indy da dimenticare  Una gara complicata da gestire per via del grip e delle condizioni meteo ha visto i rookie pagare pesantemente dazio non solo con la guida, ma anche con situazioni in cui &egrave; mancato il sangue freddo. Si &egrave; iniziato con Rinus VeeKay, protagonista di un primo stint eccellente, con sorpassi da pelo sullo stomaco e un passo confrontabile con quello dei primi. Il pilota olandese ha per&ograve; commesso un enorme errore in corsia dei box, dove bloccando le ruote ha toccato i propri meccanici, stallando inoltre all&#39;uscita. Inevitabile lo stop&amp;go che l&#39;ha spedito sotto di un giro. Si &egrave; piazzato ventesimo.  &Egrave; stata poi la volta di Dalton Kellett, che &egrave; finito al muro, come confermato da lui stesso, per la troppa impazienza al giro 82. Lo spavento pi&ugrave; grosso &egrave; stato per Oliver Askew, che al re-start successivo &egrave; finito contro le barriere in modo molto violento. Il debuttante della McLaren, campione in carica Indy Lights, &egrave; stato colto di sorpresa dal rallentamento del gruppo per un testacoda di Conor Daly, ed &egrave; andato forte sui freni perdendo il posteriore prima di centrare il soft-wall interno.  Al giro 121 ha salutato la compagnia Alex Palou, anch&#39;egli molto positivo fino a quel momento. Finito troppo alto come linea, lo spagnolo ha tentato frenando di rallentare ma ci&ograve; l&#39;ha mandato dritto nelle protezioni. Anche gente pi&ugrave; esperta, come sempre capita, ha dovuto rinunciare ai sogni di gloria. Primo tra tutti, Ed Carpenter, che al primo giro &egrave; stato schiacciato nel muro da Zach Veach, piegando una sospensione e finendo sotto di 13 giri. Poi, Marcus Ericsson, ancora tradito dallo Speedway proprio quando sembrava aver messo a posto il bilanciamento e prepararsi a lottare per la top-5.  Indy500, l&#39;ultima chiamata per Alonso. O forse no  Ovviamente, tra i pi&ugrave; delusi c&#39;&egrave; anche Fernando Alonso. In quella che per il momento potrebbe essere la sua ultima Indy 500, con l&#39;imminente ritorno in Formula 1 che gli far&agrave; accantonare i sogni di &quot;Triple Crown&quot; ha concluso solo ventunesimo.  Il pilota asturiano, che gi&agrave; in qualifica non aveva trovato il giusto compromesso, finendo anche a muro per un errore nelle libere, ha sempre navigato a cavallo della ventesima posizione, incontrando non solo difficolt&agrave; di bilanciamento, ma anche a livello tecnico, probabilmente elettronico.  L&#39;avventura del 2017, in cui grazie ad un propulsore Honda straordinario (ma purtroppo poco affidabile) era stato tra i leader fin dalle prime battute, &egrave; stata un lontano ricordo, e la situazione si &egrave; fatta via via sempre pi&ugrave; simile a quella per cui, nel 2019, aveva mancato l&#39;accesso alla gara. Ovviamente, non cos&igrave; drammatica, ma per un campione arrivato con l&#39;obiettivo di vincere, non pu&ograve; esserci vera soddisfazione. 

Il primo giapponese a vincere la Indy nel 2017 riesce a ripetersi e a lasciare di stucco Dixon, il superfavoritissimo. Male invece per lo spagnolo, ad un passo dal ritorno in Formula 1 e in quella che quasi sicuramente &egrave; stata la sua ultima Indy

500 Miglia di Indianapolis: Sato fa il bis, Alonso solo 20&deg;

500 Miglia di Indianapolis avara di soddisfazioni per Fernando Alonso, che vede il principale impegno sportivo del 2020 andare in archivio con un piazzamento nelle retrovie, 20&deg; e doppiato, con problemi tecnici a condizionare un recupero dalla partenza in ventiseiesima posizione con la Arrow McLaren motorizzata Chevrolet. Pato O&rsquo;Ward &egrave; il secondo miglior piazzato non Honda, sesto al traguardo il rookie con la seconda delle tre Arrow McLaren, dietro Newgarden.  500 Miglia di Indianapolis: Sato fa il bis, Alonso solo 20&deg;  Per Alonso c&rsquo;&egrave; la relativa soddisfazione d&rsquo;aver visto la bandiera a scacchi, dopo l&rsquo;esperienza imbarazzante McLaren del 2019; l&rsquo;ambizione di Tripla Corona, per&ograve;, sfuma ancora. &ldquo;Si &egrave; trattato di una gara molto movimentata e senza un giro favorevole, mettiamola cos&igrave;. Abbiamo sofferto sin dall&rsquo;inizio con il bilanciamento della macchina, c&rsquo;era tanto sovrasterzo.  Continuavamo a modificarlo ai pit, riducendo l&rsquo;ala anteriore, regolando le gomme e poi abbiamo iniziato a essere contenti della macchina. Eravamo in quindicesima posizione intorno al giro 110, l&agrave; dove volevamo&rdquo;, spiega Fernando al termine della Indy 500.  L&#39;editoriale del direttore: Ogni limite ha la sua pazienza  110 giri di rincorsa&nbsp;  Al giro di boa di met&agrave; gara un recupero interrotto da problemi tecnici, alla frizione: &ldquo;Abbiamo passato met&agrave; gara risalendo dalla 26^ alla 15^ posizione, poi un problema alla frizione che non sapevamo come risolvere. Abbiamo concluso senza frizione, sotto questo punto di vista a ogni pit dovevamo spingere la macchina e inserire la marcia. Questo ci &egrave; costato un giro e, purtroppo, siamo rimasti doppiati fino alla fine, senza poter ottenere nient&rsquo;altro&rdquo;.   My first Indy500 completed! A great experience! ?? When we were already at half point of the comeback (P15 mid-race) we had a clutch failure..so every pit stop from there we had a manual start with mechanics pushing old school! Happy anyway! Thanks Indy ?? pic.twitter.com/8wmAq2KhEi &mdash; Fernando Alonso (@alo_oficial) August 23, 2020    Capitolo Indianapolis adesso in pausa per almeno due anni, da dedicare totalmente alla sfida di un ritorno alla competitivit&agrave; in Formula 1 con Renault. &ldquo;Sono felice d&rsquo;aver concluso la gara e tagliato il traguardo con 500 miglia in tasca, questo &egrave; l&rsquo;aspetto positivo. Quello negativo &egrave; essere stati esclusi molto in fretta dalla contesa a causa del problema alla frizione. Comunque, penso che il team Arrow McLaren sia stato fantastico in gara, con la strategia e i pit ha fatto s&igrave; che guadagnassimo posizioni, sono orgoglioso del lavoro svolto nelle ultime settimane&rdquo;.  &#39;Quali mode&#39;, restrizione diventa effettiva da Monza 

Lontano dalle posizioni che contano, il recupero in gara si &egrave; interrotto a causa di problemi legati alla frizione. Rinviati i progetti di Tripla Corona al 2023

Indy 500, Alonso vede il traguardo non il risultato

        Sfumata la possibilit&agrave; di correre con Andretti, c&rsquo;&egrave; ancora la McLaren sulla strada di Fernando Alonso verso la Indy 500 e la Tripla Corona. Fernando correr&agrave; con il team Arrow McLaren SP, risultato di un&rsquo;integrazione con le strutture del team Schmidt-Peterson, impegnato con tre monoposto il prossimo maggio sull&rsquo;ovale dell&rsquo;Indiana. Fernando e McLaren devono cancellare il ricordo di una campagna 2019 fallimentare nella corsa verso la 500 Miglia, che vide il team mancare la qualificazione. In comune con quell&rsquo;esperienza ci sar&agrave; la motorizzazione Chevrolet. McLaren sempre opzione principale &ldquo;Sono un racer e la Indy 500 &egrave; la gara pi&ugrave; grande al mondo, ho un rispetto assoluto nei confronti della corsa e di tutti quelli che vi corrono, quel che voglio &egrave; gareggiare di nuovo contro di loro e fare del mio meglio. &Egrave; stato importante verificare le opzioni disponibili, per&ograve; Arrow McLaren SP &egrave; stata sempre in cima alla lista. Ho un rapporto speciale con McLaren, abbiamo attraversato molte cose insieme e questo crea un legame e una forte fiducia. L'editoriale del direttore: Quella Ferrari tutta da decifrare Pi&ugrave; di questo, tuttavia, sono rimasto colpito dal modo in cui si sta sviluppando la nuova organizzazione e le operazioni, in un pacchetto competitivo con la collaborazione Chevrolet. Il team ha gente d&rsquo;esperienza, grandi risorse e sono fiducioso potremo essere competitivi&rdquo;, ha commentato Alonso. Brown, sempre porte aperte&nbsp; Tra il pilota spagnolo e McLaren si &egrave; interrotta la collaborazione sul fronte Formula 1, dove Alonso per alcuni mesi &egrave; stato uomo immagine del team, arrivando anche a testare la MCL34 in Bahrain. Gi&agrave; lo scorso settembre, Zak Brown aveva ammesso la possibilit&agrave; di schierare una terza macchina a Indianapolis, da affidare ad Alonso se avesse voluto. Lo far&agrave; con il numero 66.  Arrow McLaren SP and @alo_oficial will join forces with title partner @RuoffMortgage to compete in the 104th Running of the Indianapolis 500.  Find out more below.@ArrowGlobal // @McLarenF1 // #INDYCAR // #Indy500 &mdash; Arrow McLaren SP (@ArrowMcLarenSP) February 25, 2020    L&rsquo;a.d. di McLaren Racing ha aggiunto: &ldquo;Abbiamo sempre detto che saremmo stati disponibili far correre Fernando su una terza macchina alla Indy 500, siamo felici che abbia deciso di unirsi a noi. &Egrave; uno dei piloti pi&ugrave; grandi dello sport, &egrave; fantastico averlo nel team. Ed &egrave; un bel modo di partecipare alla nostra prima Indy 500 come team Arrow McLaren SP, con il supporto di Ruoff Mortgage a Fernando &egrave; una partnership perfetta&rdquo;. Una Indy da protagonisti Saranno Oliver Askew e Pato O&rsquo;Ward, gi&agrave; annunciati in precedenza, a completare la formazione del team McLaren Scmidt-Peterson a Indianapolis. &ldquo;Aggiungere Fernando al team porta un livello di esperienza e competenze del quale trarranno beneficio i nostri due giovani talenti. Abbiamo macchine veloci a Indy e siamo assolutamente convinti che abbia il talento per correre davanti, non solo partecipare. Questo, insieme alla potenza Chevy e l&rsquo;esperienza del team, render&agrave; il terzetto di piloti uno dei pi&ugrave; forti sul campo&rdquo;, le parole di Sam Schmidt. Seidl promuove la McLaren: 'Un inizio quasi da 10'       

Sfumata l'opzione Andretti per correre a Indianapolis, Alonso ritrova la McLaren, questa volta in partnership con il team Schimdt-Peterson, a schierare tre monoposto nella 500 Miglia 2020

Indy 500, Alonso correrà con McLaren Arrow-SP

        Dakar e Indianapolis saranno le sfide 2020 di Fernando Alonso. Al rally raid va con lo spirito di chi ha tutto da imparare in uno scenario inedito e senza le credenziali giuste per candidarsi alla vittoria insieme a Marc Coma. Alla Indy 500 Fernando andr&agrave; per vincere e centrare la Tripla Corona. Sar&agrave; tra i partenti della prossima edizione, sebbene ai dettagli ci sar&agrave; tempo per lavorare da gennaio, conclusa l&rsquo;esperienza alla Dakar in Arabia Saudita. Indy 500 il lato no del 2019 Sulla propria presenza a Indianapolis, Fernando ha commentato, dal gala FIA al quale ha partecipato da campione del mondo WEC con Buemi e Nakajima: &ldquo;Sono piuttosto convinto, adesso al momento la priorit&agrave; &egrave; ovviamente la Dakar e non sto prestando troppa attenzione a chiudere sulla Indy 500. L&rsquo;intenzione &egrave; di correrla il prossimo anno, voglio vincerla &egrave; la priorit&agrave; principale,&nbsp;la preparer&ograve; al meglio. Leggi anche: F1 2021, Hamilton a Wolff: 'A volte cambiare &egrave; positivo' Quest&rsquo;anno ha rappresentato il lato negativo della stagione, il resto &egrave; stato perfetto, ho vinto ogni corsa alla quale ho partecipato &ndash; Daytona, Sebring, Spa, Le Mans &ndash; quella (Indy; ndr) non sono nemmeno partito, quindi forse il record vale comunque. Avr&ograve; bisogno di esaminare le migliori opportunit&agrave; per essere competitivo, l&rsquo;ultima volta &egrave; stato triste non essere competitivo abbastanza n&eacute; preparati adeguatamente. Spero che il prossimo anno vada meglio&rdquo;. Dakar da scoprire &Egrave; tutta un&rsquo;incognita, carica di interesse, la Dakar. C&rsquo;&egrave; curiosit&agrave; di scoprire cosa sapr&agrave; fare Alonso su un terreno sconosciuto come quello dei rally raid, di gran lunga la sfida pi&ugrave; difficile nell&rsquo;adattamento rispetto alla Formula 1 e, in generale, le categorie affrontate in pista. Leggi anche: Verstappen: avvio di 2020 cruciale per titolo e mercato La preparazione ammette non sia quella dell&rsquo;Alonso che pu&ograve; immaginare di correre per vincere e spiega: &ldquo;Ascolta, se vado l&igrave; per godermi l&rsquo;esperienza? S&igrave; sono pronto; se ci vado per estrarre il massimo: s&igrave;. Se penso alla Dakar in termini di vittoria, non mi sento pronto. Sono perfettamente consapevole della mia mancanza di esperienza, mi sentivo piuttosto competitivo nelle gare che ho affrontato &ndash; Indy, Le Mans, Daytona &ndash;, a un livello tale da poter lottare per vincere, alla Dakar non mi sento a quel livello, devo stare con i piedi per terra. Dovr&ograve; adottare una strategia diversa, non sar&ograve; il pi&ugrave; veloce spero per&ograve; di essere in una buona posizione alla fine&rdquo;.       

Fernando conferma il programma Indy 500 nel 2020, da sviluppare con un team competitivo. La sfida della Dakar &egrave; enorme e ammette di non essere preparato per contendere la vittoria

Alonso: Dakar con i piedi per terra, a Indianapolis per vincere

Vincendo una splendida battaglia con Alexander Rossi durata per tutta l&#39;ultima parte di gara, Simon Pagenaud ha riportato il tricolore francese sul tetto della 500 Miglia di Indianapolis dopo oltre cent&#39;anni. Il pilota transalpino ha avuto dalla sua la vettura pi&ugrave; a posto dell&#39;intera manifestazione, ma ha dovuto reagire anche alle cariche del giovane rivale del team Andretti.    Portato indietro, quando stava attaccando per la vetta, da un problema col bocchettone del rifornimento, Rossi &egrave; salito in cattedra rimontando a suon di macchinate fino alla seconda posizione. Poi, in seguito a un incidente multiplo innescato da Sebastien Bourdais e Graham Rahal, si &egrave; scatenata la bagarre conclusiva con 15 giri al fulmicotone fatti di sorpassi continui e difese strenue.  Alla fine, Pagenaud ha avuto il giusto tempismo nella serie di contrattacchi, mentre Rossi, perfetto nella gestione di un mezzo leggermente inferiore tramite aggiustamenti continui d&#39;assetto, ha perso con onore, rinsaldando il proprio ruolo da protagonista. Per il team Penske si &egrave; trattato del 18&deg; successo a Indy. A tentare di approfittare della lotta al top &egrave; stato Takuma Sato, che &egrave; letteralmente sbucato dal nulla nel finale dopo essersi trovato sotto di un giro per una sosta supplementare. Al giapponese non &egrave; mancato molto per impensierire i primi due, e ha confermato il proprio buon rapporto con lo Speedway.  Quarto e pi&ugrave; staccato Josef Newgarden, che era anche riuscito a prendere la leadership ma ha pagato dazio per un ultimo pit-stop difficile anche sui giri d&#39;ingresso e d&#39;uscita. Quarto al traguardo, ha preceduto Will Power che, finito lungo nella sua piazzola ai box, aveva colpito il tubo dell&#39;aria compressa di un avvitatore, venendo penalizzato.  Sesto invece un insoddisfatto Ed Carpenter, che non ha avuto lo scatto decisivo per replicare i risultati delle prove. Staccati altri protagonisti del campionato come Scott Dixon e Ryan Hunter-Reay. Il neozelandese ha visto la sua strategia compromessa dal tempismo dell&rsquo;incidente di Ericsson, riportando poi anche un danno nel finale. Si &egrave; piazzato diciassettesimo.  Il miglior rookie &egrave; stato Santino Ferrucci, bravo alla sua prima esperienza ad Indy a procedere passo dopo passo, contando anche su una macchina competitiva. Come detto, a caratterizzare il finale &egrave; stato un incidente multiplo che ha portato alla bandiera rossa e che, oltre a Bourdais e Rahal, ha messo KO diversi protagonisti interessanti come Felix Rosenqvist, Marco Andretti e Zach Veach.  Tra gli altri KO da riportare quelli di Marcus Ericsson, finito nel muretto dentro la pit-lane, Kyle Kaiser, eroe delle qualifiche che aveva mandato a casa Alonso, e di Colton Herta, fermato da un problema alla trasmissione. Una strisciata e la rottura di un semiasse hanno fermato Ben Hanley e il team DragonSpeed. Penalizzato da un contatto ai box Helio Castroneves, mai in gioco per il suo possibile quarto successo.  L&#39;ordine d&#39;arrivo della 103esima Indy 500:  1 - Simon Pagenaud (Dallara-Chevy) &ndash; Penske - 200 giri 2 - Alexander Rossi (Dallara-Honda) &ndash; Andretti - 200 3 - Takuma Sato (Dallara-Honda) &ndash; RLL - 200 4 - Josef Newgarden (Dallara-Chevy) &ndash; Penske - 200 5 - WIll Power (Dallara-Chevy) &ndash; Penske - 200 6 - Ed Carpenter (Dallara-Chevy) &ndash; ECR - 200 7 - Santino Ferrucci (Dallara-Honda) &ndash; Coyne - 200 8 - Ryan Hunter-Reay (Dallara-Honda) &ndash; Andretti - 200 9 - Tony Kanaan (Dallara-Chevy) &ndash; Foyt - 200 10 - Conor Daly (Dallara-Honda) &ndash; Andretti - 200 In campionato: 1. Pagenaud 249; 2. Newgarden 249; 3. Rossi 228; 4. Sato 203; 5. Dixon 203. 

Dopo un duro duello&nbsp;contro Alexander Rossi, il pilota transalpino del team Penske &egrave; riuscito a&nbsp;conquistare la 500 Miglia di Indianapolis&nbsp;numero 103

IndyCar: Pagenaud conquista la Indy 500 2019&nbsp;

La 500 Miglia di Indianapolis che si terra&rsquo; questo weekend sara&rsquo; la 103ma gara automobilstica di Indy 500 che si disputera&rsquo; sul circuito Indianapolis Motor Speedway. La gara inaugurale si disputo&rsquo; nel 1911 e venne vinta da Ray Harrounn. Ecco alcune interessanti pillole storiche e statistiche sulla gara americana.  Dove quando&nbsp;  Weekend di gara: venerd&igrave; 24 maggio - domenica 26 maggio. Circuito: Indianapolis Motor Speedway, un ovale di 2,5 miglia. Distanza di gara: 200 giri / 500 miglia (804,672 km). Sar&agrave; possibile seguire la gara in diretta su DAZN: qui tutte le info.  Cos&igrave; nel 2018  L&rsquo;edizione 2018 e&rsquo; stata vinta da Will Power del Team Penske, diventando cosi&rsquo; il primo pilota australiano ad aggiudicarsi la gara. Grazie a questa vittoria il Team Penske dell&rsquo;ex-pilota Roger Penske, ha celebrato il 17mo successo nella 500 Miglia di Indianapolis. A distanza seguono il team Andretti Autosport con 5 vittorie,&nbsp; Chip Ganassi Racing con 4 vittorie e A.J. Foyt Enterprises con 2.  Entry list 2019  All&rsquo;edizione di quest&rsquo;anno prenderanno parte ben 7 vincitori della 500 Miglia di Indianapolis. Oltre a Will Power, parteciperanno anche Helio Castroneves, vincitore nel 2001, 2002 e 2009,&nbsp; Scott Dixon (2008), Alexander Rossi (2016) e Takuma Sato (2017). Altrettanti sono i debuttanti: Marcus Ericsson, Santino Ferrucci, Ben Hanley, Colton Herta, Jordan King, Patricio O&#39;Ward e Felix Rosenqvist.  Pole non &egrave; sinonimo di vittoria  Simon Pagenaud ha conquistato la pole di questa edizione. Solo venti piloti hanno vinto la gara dalla pole. L&rsquo;ultimo a riuscirci fu proprio Castroneves nel 2009.  Record nel mirino  Simon Pagenaud ha la possibilit&agrave; di eguagliare Will Power, che nel 2018 ha vinto entrambe le gare che si disputano nel circuito Indianapolis Motor Speedway.  Indy500 poco &quot;rosa&quot;  Pippa Mann &egrave; l&#39;unica pilota donna che prendera&rsquo; parte all&rsquo;edizione 2019.  Costanza  Nelle ultime otto edizioni Tony Kanaan e&rsquo; il pilota che si e&rsquo; posizionato piu&rsquo; volte nella Top4. Il miglior posizionamento e&rsquo; la vittoria nel 2013.  I record  Tony Kanaan detiene anche il record di 305 gare consecutive su un auto Indy, la serie e&rsquo; iniziata nel giugno 2001 a Portland. Il secondo pilota piu&rsquo; longevo e&rsquo; Scott Dixon con 246 presenze consecutive. Segue Marco Andretti che ha effettuato 222 partenze consecutive.  I vincitori  Scott Dixon e&rsquo; il pilota piu&rsquo; longevo nella storia del team Chip Ganassi Racing ed &egrave; terzo nella vittoria di Indy in assoluto con 44 vittorie. Sebastien Bourdais &egrave; sesto nella lista di tutti i tempi con 37 vittorie, mentre Will Power &egrave; settimo con 35 vittorie insieme a Bobby Unser.  &nbsp;  Ci sono stati cinque diversi vincitori nelle prime cinque gare NTT IndyCar Series in questa stagione: Josef Newgarden (Firestone Grand Prix of St. Petersburg), Colton Herta (IndyCar Classic), Alexander Rossi (Honda Indy Grand Prix of Alabama), Takuma Sato (Acura Grand Prix of Long Beach) e Simon Pagenaud (IndyCar Grand Prix). Nel 2017 ce ne furono 7 nelle prime sette gare. Nel 2000, 2001 e 2014 furono addirittura 11 i piloti ad aggiudicarsi almeno un gran premio.  Segui la 500 miglia di Indianapolis in diretta su DAZN 

Ecco alcune notizie interessanti per prepararsi al meglio e gustarsi la 500 Miglia di Indianapolis

Indy500, storia e statistiche

        &Egrave; il tempo dei mea culpa nel box McLaren a Indianapolis. Gil de Ferran a metterci la faccia e riconoscere la debacle. Frutto di un progetto impostato con sufficienza? Il ds non ci sta. &Egrave; il tempo di sottolineare, lo fa Zak Brown, come McLaren non comprer&agrave; il posto in griglia di domenica prossima. La &ldquo;cenerentola&rdquo; Juncos Racing taglia la Papaya Orange di una McLaren ottima nel catalizzare sponsor ma nei fatti impreparata in pista. &ldquo;Torneremo a lottare, non vogliamo comprarci l&rsquo;accesso. Vogliamo guadagnarcelo. Tutti possono comprarlo, noi vogliamo ottenere il posto in griglia per meriti&rdquo;, ha dichiarato Brown all&rsquo;agenzia di stampa Associated Press. SCUSE DE FERRAN Ai tanti perch&eacute; del flop McLaren a Indianapolis quest&rsquo;anno si sostituiscono le parole dei protagonisti, un ovvio ammettere la debacle con Gil de Ferran, direttore sportivo, a dire: &ldquo;E&rsquo; stata un&rsquo;esperienza ricca di emozioni e difficile, per me come tutto il team. Voglio approfittarne per chiedere scusa e ringraziare i tifosi in tutto il mondo. Voglio ringraziare il team, i ragazzi hanno lavorato per diversi mesi e, soprattutto nell&rsquo;ultimo, hanno prodotto uno sforzo enorme e lavorato a tutte le ore del giorno&rdquo;. Alonso, i perch&eacute; di un flop clamoroso alla Indy 500 Non riconosce una sfida presa &ldquo;alla leggera&rdquo;, e prosegue: &ldquo;E&rsquo; uno sport difficile e di certo non l&rsquo;abbiamo sottostimato. Sapevamo sarebbe stata una sfida incredibilmente difficile. Ho gi&agrave; corso qui, ho visto alcuni nomi straordinari non prendere parte alla gara, eravamo assolutamente ben consapevoli di quanto sarebbe stato difficile. Voglio ringraziare Fernando, non gli abbiamo dato una macchina sufficientemente veloce ma lui ha guidato come il campione che sappiamo essere, specialmente negli ultimi 3 giorni. In 35 anni di gare, questa &egrave; l&rsquo;esperienza pi&ugrave; dolorosa mai vissuta. Siamo dei racer ed &egrave; un&rsquo;esperienza che ci render&agrave; pi&ugrave; forti come team, vogliamo tornare&rdquo;. FERNANDO OLTRE I LIMITI Cocente delusione per Fernando Alonso, con responsabilit&agrave; che diventano tutte del team per aver mancato la preparazione giusta. E il tentativo di provare un assetto completamente diverso, supportati da un altro team avversario, la dice lunga sulle condizioni con le quali Alonso &egrave; andato a provare un disperato accesso ai 33 posti in griglia. Indy 500, Pagenaud in pole, Alonso &egrave; fuori &ldquo;Non eravamo veloci, non solo oggi. I giri di qualifica sono quelli in cui vai a tutta, non c&rsquo;&egrave; niente di grande che devi guidare. Fintanto che non alzi il piede, sta pi&ugrave; o meno tutto nella velocit&agrave; della macchina, che ti porta in una posizione o l&rsquo;altra, oppure l&rsquo;ora del giorno in cui fai il tempo. Abbiamo effettuato pi&ugrave; tentativi e in momenti diversi, saremmo dovuti essere a posto se la macchina fosse stata abbastanza veloce ma non ci siamo riusciti. Ho fatto del mio meglio a ogni tentativo, ho guidato una macchina ballerina e non ho alzato il piede. Ho guidato una macchina sottosterzante e non ho alzato il piede. Ho guidato con una foratura al posteriore e ho alzato il gas solo all&rsquo;ultimo giro perch&eacute; non potevo fare la curva&rdquo;, ha raccontato Fernando. Quella Indy 500 appuntamento centrale del 2019 sfuma prima ancora di cominciare. Resta da chiarire, adesso, il futuro sportivo, quale sfida affronter&agrave; Fernando nel 2020.       

Il fallimento McLaren a Indianapolis &egrave; tutto nella preparazione della monoposto, mai veloce e &nbsp;con una preparazione inadeguata alla qualifica. de Ferran riconosce la debacle, Brown esclude l'acquisto del posto in griglia. Fernando sottolinea i limiti della macchina

Alonso, Indy 500: "Ho fatto del mio meglio, non c'era velocità"

Fernando Alonso &egrave; incappato a Indy in uno dei KO pi&ugrave; pesanti della sua carriera, una mancata qualifica che grida vendetta considerando soprattutto il positivo debutto di due anni fa, quando aveva lottato per il successo.&nbsp;Allora per&ograve;, correva con l&rsquo;Andretti Autosport, e McLaren era solo una scritta sulla vettura. Cos&#39;&egrave; andato storto? Una serie di fattori hanno contribuito alla sconfitta, concretizzata tra l&#39;altro per mano di uno dei rivali pi&ugrave; inattesi. Kyle Kaiser. Il giovane californiano, col team minore pi&ugrave;... minore della categoria, di propriet&agrave; di un ex immigrato squattrinato, &egrave; riuscito a battere il due volte campione del mondo.  La sensazione &egrave; che in McLaren si sia clamorosamente sottovalutato cosa volesse dire mettere in piedi una squadra da zero e affrontare, di punto in bianco, la gara pi&ugrave; difficile al mondo. Paradossalmente, sembra che gli uomini di Woking si siano buttati nell&#39;avventura con lo stesso sistema usato all&#39;inizio della partnership con Honda in F1. Grandi professionalit&agrave;, un progetto sulla carta tecnicamente impeccabile (da ricordare il celebre &quot;size zero&quot;) ma... avulso dal contesto, che non considerava le variabili di sistema tipiche dei progetti al debutto.  Si &egrave; scelto ad esempio un team di supporto agli esordi e - finora - dai pochi risultati, con la certezza che le professionalit&agrave; innestate cambiassero tutto da un giorno all&#39;altro. Cosa che ovviamente non &egrave; successa. La dimostrazione &egrave; stata data dall&#39;incidente di mercoled&igrave;, che ha tenuto Alonso fermo per un giorno mentre la macchina di scorta veniva assemblata. James Hinchcliffe, dopo il botto della qualifica, &egrave; tornato in pista in due ore. Avrebbe sicuramente aiutato partecipare a qualche gara a inizio anno per trovare la giusta alchimia. In questo senso, il team DragonSpeed ha dato una dimostrazione di umilt&agrave; e risultati impressionante.&nbsp;  C&#39;&egrave; poi l&#39;aspetto dato dalla nuova vettura. La Dallara introdotta due anni fa ha cambiato radicalmente sia la guida che il set-up. Avere molto meno carico nelle curve ha portato tutti pi&ugrave; al limite, con la necessit&agrave; di forzare e, a volte rischiare. E&#39; stato fondamentale dare ai piloti una macchina veloce ma che ispirasse loro fiducia nei momenti di massima criticit&agrave;. Se anche alcune scuderie di vertice hanno faticato, vedi Ganassi, figuriamoci una combinazione pilota-vettura di fatto alla prima esperienza.  Fatale &egrave; stata anche l&#39;attitudine. La tanta confidenza sbandierata all&rsquo;inizio dagli uomini McLaren &nbsp;si &egrave; via via sgretolata davanti a tante situazioni non ideali. Lo smarrimento era chiarissimo negli sguardi di Alonso e del team gi&agrave; nella prima qualifica. &nbsp;La mancanza di fiducia ha portato a mettere tutto in dubbio, e a perdere il bandolo della matassa, cercando anche l&rsquo;aiuto di altri team. Tutte cose che, alla fine non hanno contribuito n&eacute; alla serenit&agrave;, n&eacute; al risultato.  Alonso, a conti fatti, non poteva fare di pi&ugrave;. Considerato il lungo stop per assemblare la macchina di scorta, e il meteo dei giorni successivi, ha fatto pochissimi chilometri. Soprattutto non ha potuto apprezzare il comportamento dell&#39;auto, particolarmente sensibile alle condizioni atmosferche. E in qualifica vento, temperature e umidit&agrave; si sono rivelati fattori chive. Il fatto che sia stato lontano dalle formule, come dice qualcuno, non conta nulla. Dopotutto, Pippa Mann, ferma da un anno, si &egrave; qualificata, cos&igrave; come Ben Hanley, recentemente a sua volta al via solo dell&#39;endurance. Nemmeno &egrave; pensabile che l&#39;asturiano sia stato cos&igrave; sconvolto dall&#39;incidente da perdere nettamente prestazioni: altri piloti, protagonisti di crash pi&ugrave; violenti, ce l&rsquo;hanno fatta. 

Ecco tutto quello che non ha funzionato nel team McLaren che ha causato una delle batoste pi&ugrave; pesanti della carriera dell&#39;asturiano

Alonso, i perch&eacute; di un flop clamoroso alla Indy 500

&Egrave; stato Simon Pagenaud a sorridere al termine della qualifica per la 500 Miglia di Indianapolis 2019, mentre Fernando Alonso affrontato una delle pi&ugrave; amare giornate della sua carriera. Nelle massacranti prove per la maratona dell&rsquo;Indiana, con la media sui quattro giri da segnare al minimo del carico aerodinamico, e con un boost di cavalli aggiuntivi ad aumentare prestazioni e difficolt&agrave;, i colpi di scena sono stati continui.&nbsp;  Dopo una prima qualifica condizionata dal meteo, che ha stabilito le posizioni al via dalla decima alla trentesima, nella domenica di Indy &egrave; stata la volta dei top-9, i migliori del lotto, e dei sei in coda alla classifica che si sono affrontati, su un singolo run, per tre posti disponibili, e infine i top driver.&nbsp;    Nel primo turno &egrave; arrivato il clamoroso KO dell&#39;asturiano. Se James Hinchcliffe e Sage Karam, protagonisti di contatti il primo giorno, si sono salvati con relativa facilit&agrave;, anche Alonso sembrava avviarsi verso un esito positivo, con le difficolt&agrave; dei due semi-compagni di scuderia Max Chilton e Pato O&#39;Ward. &nbsp;    Quando gi&agrave; in Carlin-McLaren si stava quasi festeggiando, Kyle Kaiser &egrave; sceso in macchina e ha piazzato una zampata imprevedibile, dopo aver scelto di non girare nel turno del mattino. Il team Juncos, messa insieme tra venerd&igrave; e sabato una vettura di scorta a tempo record, ha affinato la meccanica sabato notte, dando al suo pilota la chance della vita, presa e sfruttata.  E&#39; poi toccato ai &quot;Fast Nine&quot;, onostante il rischio di ulteriore pioggia dopo i temporali del primo pomeriggio. Pagenaud, molto in palla sin dal round sul tracciato stradale di Indy, ha battuto il trio del team Carpenter, compreso Spencer Pigot, poleman provvisorio e secondo per un nonnulla. Al terzo e quarto posto, il patron Ed Carpenter e Ed Jones, mentre un bravo Colton Herta ha preceduto Will Power. L&#39;australiano, deluso cos&igrave; come Josef Newgarden e Alexander Rossi, si dovr&agrave; rifare in gara. Si segnala invece il buon potenziale di Sebastien Bourdais e del team Coyne. 

Il team Penske festeggia la pole artigiliata in condizioni tutt&#39;altro che facili. Per Alonso, giornata nera

Indy 500, Pagenaud in pole, Alonso &egrave; fuori

        Ancora una giornata da dimenticare, per la McLaren a Indianapolis. Dopo i problemi elettrici &ndash; all&rsquo;alternatore &ndash; di marted&igrave; e l&rsquo;incidente di Alonso mercoled&igrave;, l&rsquo;intera giornata di prove di gioved&igrave; &egrave; andata persa. Nessun giro per Fernando, costretto ad attendere la preparazione della seconda scocca, sulla quale i meccanici hanno dovuto installare un nuovo motore Chevrolet, dopo i danni riportati nel botto in curva 3 del giorno precedente. INDY, CONDIZIONI METEO VARIABILI Con gli avversari a misurarsi in pista con condizioni meteo difficili, una sessione accorciata per l'arrivo della pioggia e differenze di grip sull&rsquo;ovale, McLaren &egrave; costretta a guardare. Ed Jones ha realizzato il miglior tempo, sebbene sia stato 3 decimi pi&ugrave; lento della prestazione finora di riferimento, Will Power marted&igrave;, a 229,745 miglia orarie. Chi avrebbe pi&ugrave; bisogno di trascorrere del tempo in azione deve attendere. Non il migliore degli inizi, in vista di una qualifica di sabato da preparare quasi al buio. Resta il turno odierno di prove libere per proseguire un programma di lavoro finora con 96 giri appena all&rsquo;attivo. TEAM NUOVO, OPERAZIONI A RILENTO &ldquo;Pur avendo una serie di figure d&rsquo;esperienza in squadra, siamo ancora un gruppo relativamente nuovo. Per questo e per il fatto di nutrire profondo rispetto verso Indianapolis, stiamo procedendo con grande attenzione e un approccio misurato, vogliamo assicurarci di mandare in pista la macchina migliore possibile. Non girare oggi (ieri; ndr) rappresenta un serio ostacolo al programma della nostra Indy 500 ma non tutto &egrave; perduto. Dovremmo avere una giornata completa di prove e preparativi in vista della qualifica, l&rsquo;obiettivo &egrave; di disputare una bella giornata lineare di prove&rdquo;, ha commentato de Ferran. Dichiarazioni all&rsquo;insegna della serenit&agrave; da parte di Zak Brown: &ldquo;Se vai nel panico ti porta a commettere errori. Devi restare tranquillo e montare la macchina correttamente, far s&igrave; che l&rsquo;assetto sia giusto. Serve tanto tempo per regolare l&rsquo;assetto correttamente e non si possono affrettare le operazioni&rdquo;. McLaren sconta, ancora, una sfida affrontata in prima persona, diversamente dalla campagna 2017 in cui tutto and&ograve; per il verso giusto, accanto all&rsquo;esperienza di un team come Andretti. &ldquo;Essere un nuovo team certo &egrave; uno svantaggio. I ragazzi sono tutti molto esperti ma non hanno mai lavorato insieme prima. &Egrave; la prima volta che devono ricostruire in una notte la macchina e ti troverai a farlo una seconda, una terza, una quarta volta. L&rsquo;unico modo per farcela per una nuova squadra &egrave; imparare da quel che fai. Sono calmi e sereni&rdquo;, ha aggiunto Brown. SFIDA INDY IN AUTONOMIA UN PASSAGGIO NECESSARIO Sulla collaborazione con Carlin e l&rsquo;esperienza passata con Andretti, Bob Fernley ha sottolineato: &ldquo;Questa della Indy &egrave; una sfida enorme in qualsiasi altra circostanza. &Egrave; qualcosa che McLaren deve fare perch&eacute; ci&ograve; che &egrave; stato fatto ha dato le basi per il futuro. Lavorare con Michael Andretti &egrave; fantastico ma non impari nulla. Perch&eacute; McLaren possa compiere i prossimi passi&nbsp;(valutare un impegno nella Indycar completo; ndr) ha bisogno delle competenze e delle basi di ci&ograve; che &egrave; stato fatto nei mesi scorsi. Non possiamo contare affatto su Carlin, hanno 3 macchine da gestire e noi abbiamo uomini a sufficienza per fare le cose da soli. Il supporto Carlin &egrave; prevalentemente&nbsp;logistico&nbsp;e su un aiuto iniziale, sopratutto con l&rsquo;equipaggiamento&rdquo;.       

Fernando ha saltato il terzo turno di prove - Ed Jones il pi&ugrave; veloce - in attesa che il team metta insieme la monoposto di backup. De Ferran non nasconde il duro colpo, resta ancora una giornata utile per preparare le due qualifiche di sabato&nbsp;

Indy 500, altra giornata di stop per Alonso e McLaren

        Risolti i problemi elettrici che avevano rallentato il programma nella giornata di marted&igrave;, la seconda sessione di prove a Indianapolis riserva il primo botto di Fernando Alonso su un ovale. Doveva essere la giornata nella quale recuperare il tempo perso, proseguire l'affinamento dell&rsquo;assetto della Dallara-Chevrolet per preparare gara e qualifiche. Invece, appena 46 giri utili, poi l&rsquo;incidente. &Egrave; avvenuto in curva 3, in uscita il primo contatto contro le barriere, con Fernando a seguire la macchina di Graham Rahal.  INCIDENTE INNESCATO DAL SOTTOSTERZO &ldquo;Ho avuto del sottosterzo e, anche alzare il piede dal gas in ingresso curva non &egrave; stato abbastanza, ho perso del tutto l&rsquo;aerodinamica anteriore. Il muro &egrave; arrivato troppo vicino e velocemente, purtroppo &egrave; capitato oggi. Perderemo ancora un po&rsquo; di tempo utile per girare, mi dispiace per il team ma impareremo e speriamo di tornare pi&ugrave; forti domani. Sono deluso e triste per il team e i ragazzi&rdquo;.  La seconda giornata di prove ha visto svettare Josef Newgarden, a 228,856 miglia di media oraria, mentre Alonso, nel run mattutino, aveva girato in 225,833 miglia orarie prima dell&rsquo;incidente. Resta da valutare se la monoposto verr&agrave; riparata in tempo per scendere in pista oggi, scocca assemblata da McLaren, oppure si dovr&agrave; ricorrere alla seconda macchina, assemblata dal team Carlin e utilizzata nel test di aprile in Texas. SVILUPPO NELLA GIUSTA DIREZIONE Interventi che dovrebbero essere nel perfezionare l&rsquo;assetto, affinarlo per girare al meglio nel traffico, sulle condizioni meteo, invece, team costretto a rimettere insieme la monoposto, dopo il tempo perso per individuare e risolvere i problemi elettrici. &ldquo;Abbiamo lavorato parecchio sulla macchina e, adesso, &egrave; piuttosto danneggiata. Mi di spiace per il team e per l&rsquo;errore che ho commesso&rdquo;, ha aggiunto Fernando dal suo account Instagram. &ldquo;E&rsquo; stato puro sottosterzo, che non mi aspettavo. Stavo girando un po&rsquo; vicini a un&rsquo;altra macchina e all&rsquo;improvviso, a met&agrave; curva, ho perso completamente aderenza all&rsquo;anteriore. La macchina l&rsquo;ho sentita molto meglio rispetto a ieri, ci stiamo muovendo senza alcun dubbio nella giusta direzione, piccoli passi appresi oggi speriamo di poterli introdurre la prossima volta&rdquo;. DE FERRAN, COSE CHE CAPITANO Resta il dato di pochi giri, 96, in due sessioni di prove libere nelle quali molti hanno abbattuto il muro dei 100 giri per sessione. Gil de Ferran commenta il momento difficile della sfida McLaren alla Indy 500 e dice: &ldquo;La cosa pi&ugrave; importante &egrave; evitare di entrare nel panico. Abbiamo giocato una mano, sono circostanze con le quali dobbiamo fare i conti e farlo in modo sereno e determinato. &Egrave; successo. Abbiamo un grande gruppo che sta lavorando tantissimo, vedremo cosa accadr&agrave;. Dobbiamo fare un passo per volta. Non si pu&ograve; negare come le ultime due giornate abbiano intaccato la nostra preparazione, non solo della macchina ma nello sviluppo dell&rsquo;assetto.  Non &egrave; un segreto come a Indy sia importante costruire una lenta, costante, evoluzione dell&rsquo;assetto. Quando capitano eveenti come questo arriva un&rsquo;onda sull&rsquo;evoluzione stabile&rdquo;.       

Ancora una giornata dal programma ridotto per Fernando e la McLaren. Ai guai tecnici di marted&igrave; subentra l'incidente nella seconda sessione. Restano due giornate utili per preparare la macchina prima delle qualifiche

Indy 500: Alonso a muro nelle libere, sfida tutta in salita

        Non solo Barcellona, a catturare l&rsquo;attenzione con i test in corso di svolgimento al Montmel&ograve;. C&rsquo;&egrave; una Indy 500 da preparare e, da marted&igrave;, piloti in pista per scoprire il pack aerodinamico sull&rsquo;ovale e preparare le monoposto alla qualifica. Inizia male il percorso di preparazione di Fernando Alonso e di McLaren. Prima giornata di test interrotta da un problema elettronico, che ha fermato la Dallara-Chevrolet per 3 ore nella sessione pomeridiana, lasciando Fernando con appena 50 giri all&rsquo;attivo e il miglior tempo &ndash; a fine giornata sar&agrave; il 32&deg;, a 9 decimi da Will Power, 229.745 miglia orarie di media &ndash; segnato al mattino. Di positivo c&rsquo;&egrave; la prestazione dei motorizzati Chevrolet, quattro macchine ai primi quattro posti, poi una schiera di motorizzati Honda e un equilibrio 5 a 5 nella top ten. Non basta per consolarsi, quando hai una sfida da costruire con un team tutto nuovo. Ed &egrave; Gil de Ferran, ds di McLaren con Bob Fernley presente a Indy, che fa il punto della situazione. IndyCar: fantastica rimonta sul bagnato per Pagenaud ASSETTO "BASE" AL MATTINO Non erano previste dichiarazioni di Fernando, cos&igrave; de Ferran ha spiegato a NBC Sports: &ldquo;Il piano era di girare pi&ugrave; di quanto non abbiamo fatto. Sono ovviamente deluso e un po&rsquo; frustrato per il problema avuto al pomeriggio, stiamo facendo del nostro meglio per capire quale sia stato. Finora &egrave; sconcertante, abbiamo perso tutta la sessione pomeridiana. Al mattino si &egrave; trattato di una sorta di warm-up, aveva ancora bisogno di girare per ripassare le sensazioni con un assetto conservativo in macchina. Non girare al pomeriggio ci ha fatto davvero male&rdquo;. I TEST A INDY PER SCENDERE NEI DETTAGLI Sul test di Indy, dopo l&rsquo;uscita in Texas del mese scorso, Fernando puntava molto, per iniziare a lavorare sulla monoposto. Restano ancora quattro giorni davanti per farlo. &ldquo;Se avessimo capito qual &egrave; stato il problema, l&rsquo;avremmo risolto. Per questo risulta sconcertante, si tratta di un problema elettrico, non meccanico. &Egrave; un inizio difficile, vedremo cosa possiamo fare&rdquo;, aggiunge de Ferran. La sfida alla Indy 500 affrontata da McLaren in prima persona, con il supporto del team Carlin, ha tutt&rsquo;altre basi rispetto all&rsquo;esperienza del 2017 sotto l&rsquo;ala di Andretti. Per Fernando parla il ds, spiegando: "&Egrave; assolutamente consapevole della necessit&agrave; che abbiamo di girare, non &egrave; un momento felice per nessuno nel team, compreso Fernando. Speriamo di venire a capo dei problemi avuti e ripartire con una sessione pulita mercoled&igrave;. Dobbiamo esaminare cosa andremo a fare adesso, dobbiamo sviluppare il setup&rdquo;.       

Prima giornata difficile per Fernando, rallentato da problemi tecnici. De Ferran non nasconde la delusione, si torna in pista oggi con ancora 4 giornate utili per preparare la macchina in vista delle qualifiche

Test Indy 500, inizio problematico per Alonso e McLaren

        &Egrave; una sfida diversa da quella affrontata due anni fa. Alonso prepara la Indy 500 partendo praticamente da zero, visto il nuovo kit aerodinamico. Primi giri al volante sullo speedway in Texas, sessione privata per trasformare il lavoro condotto al simulatore in programma in pista, con il team McLaren messo in piedi appositamente e affidato alla direzione di Bob Fernley. La macchina assemblata e preparata da McLaren in realt&agrave; andr&agrave; in pista nel test di Indianapolis, il prossimo 24 aprile, mentre marted&igrave; ha girato con la Dallara-Chevy approntata dal team Carlin in Florida. FERNANDO, MODALIT&Agrave; INDY: ON Centocinque giri per rinnovare la memoria di cosa vuol dire girare su un ovale, sebbene pi&ugrave; corto dello Speedway di Indy. Zero chance di errore, concentrazione assoluta: &ldquo;E&rsquo; piuttosto impegnativo e stressante. Il test &egrave; stato utile anche in tal senso, a ricordarmi quanto ogni cosa sia critica qui. Devi centrare la perfezione a ogni giro&rdquo;. Dalla modalit&agrave; WEC, Fernando &egrave; passato alla modalit&agrave; Dakar e, di nuovo, Formula 1. Adesso, il selettore dovr&agrave; andare nella posizione Indianapolis, per continuare i preparativi. L'editoriale del direttore: Tra Cina e Roma, elettrizzati da Leclerc &ldquo;Stiamo sperimentando le diverse filosofie di setup e modi in cui preparare la macchina. Abbiamo iniziato con un assetto base, che sapevamo era stato usato in passato. Lentamente abbiamo provato soluzioni diverse, &egrave; stato il primo giorno di test e a Indianapolis scenderemo un po&rsquo; pi&ugrave; a fondo nei particolari. &Egrave; stato fatto molto lavoro al simulatore per esplorare le diverse soluzioni possibili, vedremo cosa riusciremo a trovare&rdquo;, ha commentato Alonso dopo la sessione privata. KIT SUPERSPEEDWAY PI&Ugrave; SCARICO Dal supporto di una squadra di vertice, Andretti Autosport, guida fondamentale nella preparazione della prima Indy 500, a un percorso da preparare insieme a Carlin, che offrir&agrave; un supporto logistico e operativo. Cambia lo scenario e gli &ldquo;strumenti&rdquo; da affinare, il pacchetto aerodinamico sul quale Alonso commenta: &ldquo;Sarebbe ingiusto confrontare i due kit aerodinamici, perch&eacute; questa pista &egrave; cos&igrave; diversa da Indianapolis. Indy 500, McLaren presenta la livrea della monoposto di Alonso Resto dell&rsquo;idea che questo pacchetto universale sia considerato pi&ugrave; difficile da guidare, con un po&rsquo; meno carico aerodinamico. Perci&ograve; devi ottimizzare l&rsquo;assetto in modo un po&rsquo; diverso e dipender&agrave; dalle condizioni di quella settimana, dal vento, dalla temperatura e, cosa pi&ugrave; importante, soprattutto per me, da come questi kit si comportano nel traffico&rdquo;. IL TEST A INDY PASSO FONDAMENTALE Il test del 24 aprile sar&agrave; cruciale per prepararsi alle libere del 14 maggio e, da l&igrave;, le qualifiche del 18 e 19 maggio. &ldquo;Solitamente, girare da solo &egrave; un po&rsquo; pi&ugrave; semplice, nel traffico penso sar&agrave; una sfida quando perdi carico. Non vedo l&rsquo;ora che arrivi in primo test, per prepararci con il team e la macchina, iniziare a migliorare ed essere, speriamo, competitivi quando gareggeremo a maggio.  Sar&agrave; difficile, come gi&agrave; sapevamo. Questi assetti, sappiamo quanto siano delicati ed estremi. Modifiche cos&igrave; piccole possono fare una grande differenza di tempo sul giro e di sensazioni. Indy &egrave; un posto anche piuttosto ventoso, perci&ograve; devi continuare a inseguire le condizioni della pista con il setup. Sar&agrave; una grande sfida e siamo pronti&rdquo;, ha commentato Alonso al sito della Indycar.       

Fernando racconta le sensazioni avute al ritorno su uno speeedway, in preparazione della 500 Miglia del prossimo 26 maggio. Il pacchetto aerodinamico porter&agrave; scelte d'assetto diverse da quelle fatte due anni fa alla prima a Indianapolis

Alonso, assaggio di Indy 500 in Texas: "Kit aero più difficile"

Ecco la livrea papaya della Dallara Chevrolet preparata dal team McLaren per Alosno per la sfida alla Indy 500

Livrea McLaren Indy 500: foto

Mondiale di Formula 1: fatto (anzi, fatti). 24 Ore di Le Mans: fatta. A Fernando Alonso manca solo un tassello per guadagnarsi la Tripla Corona, la 500 Miglia di Indianapolis.  Lo spagnolo ci ha provato nel 2017, ma la sua McLaren Honda lo trad&igrave; sul pi&ugrave; bello. E ci riprover&agrave; nel 2019, con la nuova monoposto preparata da Woking, ma questa volta spinta dal propulsore Chevrolet, presentata oggi nel quartier generale del team britannico dove &egrave; stata anche allestita.  La monoposto che prender&agrave; parte alla 103esima edizione della storica gara statunitense ricalca i colori della MCL34 di Sainz e Norris, con la livrea papaya spezzata dal blu usato per l&rsquo;ala anteriore e il retrotreno.  Il numero di gara &egrave; il #66, scelto in onore della prima McLaren vincitrice alla Indy, la M16 del team Penske portata al successo da Mark Donohue nel 1972.  La monoposto sar&agrave; trasportata all&rsquo;Indianapolis Motor Speedway per essere pronta per la giornata di test del 24 aprile, mentre Alonso user&agrave; la vettura gemella il 9 aprile, al Texas Motor Speedway, per una giornata di prove utile a riprende confidenza con la guida nei catini.  &quot;Sono entusiasta - ha detto Alonso -&nbsp; di essere finalmente in grado di rivelare al mondo la McLaren con la quale&nbsp;correr&ograve; alla Indy 500 a maggio. I ragazzi in fabbrica hanno lavorato molto duramente per costruire questa vettura per il nostro ritorno all&#39;iconico Brickyard e penso che sia veramente fantastica con i colori della monoposto di F1. Le mie speranze per la gara rimangono le stesse, vincere e ottenere la Triple Crown, e non vedo l&#39;ora di incontrare i fantastici fan americani che mi hanno fatto sentire il loro caldo affetto la prima volta che sono stato l&igrave;&rdquo;.  &quot;La presentazione - ha concluso Zak Brown - della livrea della monoposto #66 &egrave; un momento importante per la sfida di McLaren Racing alla 500 miglia di Indianapolis. Rappresenta l&#39;inizio della prossima fase del nostro programma&nbsp;il duro lavoro del nostro team specializzato nella Indy 500 al McLaren Technology Center. Non vediamo l&rsquo;ora di ammirarla in pista, per la prima volta, il 24 aprile&rdquo;. 

La Dallara motorizzata Chevrolet &egrave; stata assemblata a Woking e vestir&agrave; i colori della MCL34 di Formula 1

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