        Il prossimo novembre segner&agrave; il ritorno della Formula 1 a Las Vegas, in quello che &egrave; l'evento del 2023 di certo accompagnato da maggior curiosit&agrave;.&nbsp; Sar&agrave; la prima edizione di un impegno di lungo periodo, raggiunto tra parti che si trovano in rapporti diversi rispetto al solito. La Formula 1, infatti, &egrave; tra gli investitori sull'organizzazione del Gran Premio stesso. Non stupisce la durata della concessione trapelata da documenti della Contea di Clark: sar&agrave; un impegno su 10 anni, una posizione al voto della Commissione locale il prossimo 7 febbraio. Ci vediamo da Mario: Grande Alesi, Presidente e signore del Ricard! Non stupisce l'orizzonte temporale perch&eacute; altri Gran Premi hanno in tasca dei contratti di durata decennale e ultradecennale: vedi il caso del Bahrain, che si &egrave; assicurato la Formula 1 fino al 2036. Formula 1 a Las Vegas prima del Ringraziamento Tra i punti dall'ordine del giorno della prossima riunione della Commissione della Contea di Clark, &egrave; emersa la votazione sull'"autorizzazione a firmare la risoluzione per riconoscere il GP di Formula 1 di Las Vegas come un evento annuale, con benefici per la Contea di Clark". Lo stesso posizionamento in calendario &egrave; vincolato alla settimana che precede in Giorno del ringraziamento, tra il 2023 (dal 16 al 18 novembre) dell'edizione inaugurale e il 2032, ultimo anno dell'accordo in vigore. La posizione di Liberty Media, sui documenti in votazione il prossimo 7 febbraio, va oltre e spiega come l'accordo attuale per lo svolgimento della gara si estenda fino al 2025, salvo aggiungere: "Formula 1 e Liberty Media hanno investito in Las Vegas procedendo con l'acquisto di 15 ettari di terreni, con la costruzione di un paddock da 23 mila metri quadrati e attraverso un impegno filantropico rivolto alla comunit&agrave; locale.  Il nostro obiettivo &egrave; quello di rendere il Gran Premio una tappa permanente nel calendario della Formula 1 e un'approvazione su 10 anni ci offre la certezza che quel week end di gara sar&agrave; disponibile a lungo in calendario".       

La Contea di Clark voter&agrave; la concessione a organizzare il GP per i prossimi 10 anni, sempre nel mese di novembre. Liberty ambisce a farne una tappa permanente&nbsp;

GP di Las Vegas, sarà tappa fissa per la F1 nei prossimi 10 anni

        Pecunia non olet, o quasi. La Formula 1 si trova interessata da rumours circa il suo valore, tutto finanziario, del business al di l&agrave; delle corse. Venti miliardi di dollari sul tavolo, questa la misura dell'investimento proposto dai sauditi, che hanno gi&agrave; portato in casa la Formula 1. Il GP di Jeddah &egrave; stato l'ultimo tassello del "parco giochi grandi eventi", di un impegno sulle manifestazioni sportive (leggi anche: sport washing) che risale all'organizzazione della Race of Champions nel 2018 ed &egrave; passato successivamente per la Formula E: tempi in cui il diritto alla guida per le donne era ancora una conquista tutta da realizzare in concreto. Sterzi a parte: In F.1 viva i beau geste e abbasso il lusso! A Liberty Media, il promoter del GP di Jeddah, stacca un assegno da decine di milioni di dollari a stagione, per un impegno rinnovato e di durata decennale. Business globale e questioni culturali Quando si tratta di valutare l'investimento sull'intero giocattolo della Formula 1, per&ograve;, Helmut Marko avvisa dell'opportunit&agrave; o meno di un passaggio di mano. L'offerta - trapelata nella sua entit&agrave; come nell'interesse del fondo sovrano saudita - "dimostra che la F1 piace e dimostra il valore della categoria", spiega Marko in un'intervista a RTL.&nbsp; Alla premessa, segua la postilla: "Per&ograve;, non credo che sarebbe positivo se la propriet&agrave; andasse in un paese cos&igrave; diverso per cultura rispetto alle sedi dove si corrono gran parte delle gare". Un baricentro che resta europeo perch&eacute; 9 gare su 23 sono nel Vecchio Continente, tuttavia si ragiona di business con interessi assolutamente globali. "Pi&ugrave; in generale, mettiamola cos&igrave;: si tratta di aspetti commerciali ed &egrave; meglio che siano gestita da qualcuno che incontra i normali standard delle corporate", spiega Marko la propria posizione contraria a un cambio di propriet&agrave; da Liberty a un soggetto quale potrebbe essere un fondo saudita. Sbaglia la FIA a imbavagliare i piloti Marko ne ha anche per la FIA e le restrizioni imposte ai piloti nella libert&agrave; di commentare temi di carattere politico o religioso, nell'arco dei week end di gara. Un intervento di stretta, di censura salvo iniziative concordate dai piloti con la Federazione.&nbsp; "L'evoluzione imposta &egrave; chiaramente sbagliata. I piloti sono ciascuno cittadini responsabili, sulla scena pubblica, che sanno cosa e come devono esprimersi. Siamo in una societ&agrave; in generale democratica e tutti possono esprimere la propria opinione", l'idea dell'advisor Red Bull.       

Nel commentare le indiscrezioni sull'interesse all'acquisto della Formula 1, Helmut Marko si interroga su uno scenario assolutamente teorico: una propriet&agrave; venduta all'Arabia Saudita&nbsp;

Marko contrario all'idea di una Formula 1 a firma saudita

Si sente tanto parlare di F.1, in questi giorni, ma non di motori accesi, rombi e sostanza, bens&igrave; di proposte d&rsquo;acquisto, fantastiliardi di dollari e disaccordi importanti nell&rsquo;aria. Perch&eacute; la notizia non &egrave; tanto l&rsquo;offerta quasi imbarazzante fatta dal fondo saudita di 20 miliardi del Monopoli a Liberty Media, quanto piuttosto l&rsquo;ennesima contrapposizione tra Liberty stessa e il Presidente FIA Mohammed Ben Sulayem, il quale ha valutato l&rsquo;entit&agrave; economica in ballo del tutto sproporzionata e fuori mercato, rivendicando in ogni caso la facolt&agrave; di avere voce in capitolo su faccende del genere; ossia, in altre parole, dicendosi piccato d&rsquo;essere stato teoricamente l&rsquo;ultimo a seperlo cio&egrave; nenache preventivamente interpellato dalle teoriche parti della contrattazione. Quanto a Liberty Media, si librano in aria seccati malumori per quella che viene considerata, a prescindere dall&rsquo;esito della trattativa, un&rsquo;indebita ingerenza esterna.  Calendario presentazioni monoposto 2023, Ferrari e tutte le altre  Bene. Qual &egrave; la morale da trarre da tutta questa roba qua? Direi una sola. Liberty Media, promoter della F.1, e la Federazione Internazionale, ovvero l&rsquo;autorit&agrave; istituzionale e di legge, vanno sempre meno d&rsquo;accordo. Anzi, da mesi sono in rotta di collisione e adesso cominciano a mandare scintille dai rispettivi paraurti. Con un terzo soggetto, quello dei team di F.1, che non solo ha una posizione differenziata e autonoma rispetto alle due entit&agrave;, ma addirittura, ovviamente, pure frastagliata e con importanti divisioni interne. Che si acuiscono o si rimescolano di volta in volta, a seconda dell&rsquo;argomento trattato e degli interessi in ballo. Quindi? Quindi attenzione, perch&eacute; continuando di questo passo la litigata vera &egrave; vicina e la rottura dietro l&rsquo;angolo, con la possibilit&agrave; - peraltro non inedita - di una separazione dolorosa e deflagrante tra promoter e Federazione, che potrebbe portare addirittura, come estrema conseguenza, a una scissione e alla duplicazione dei campionati.  Come accadde gi&agrave; nel 1961 con la creazione della ribelle Formula Intercontinentale formata dai rivoltosi team britannici e come rischi&ograve; di succedere a inizio Anni &rsquo;80 tra la Foca di Bernie Ecclestone e la Federazione di Jean-Maria Balestre, nonch&eacute; tra i Costruttori nel passato prossimo, quando ancora c&rsquo;era Montezemolo in Ferrari e Mosley alla Fia. Del resto fratture e duplicazioni di campionati internazionali per monoposto si sono verificate addirittura due volte negli Usa in IndyCar, nel 1979 tra Usac e Cart e a partire da fine 1995 tra Cart stessa e IRL. Lo spettro, dietro l&rsquo;angolo, &egrave; quello di frazionarsi in sigle, con la sconfitta generale e l&rsquo;inverno nucleare dopo che ciascuno ha sparato i suoi bei missili distruttivi. Dello stesso male, con la perdita di gestionalit&agrave; del potere centrale e il frazionamento in questo caso indiscriminato dei soggetti, &egrave; morto il pugilato, che ha centinaia di campioni del mondo in carica in decine di sigle iridate, la maggior parte delle quali inesistenti e tutte insieme ormai non pi&ugrave; credibili. Alla fine della fiera, l&rsquo;opinione e l&rsquo;auspicio di chi scrive &egrave; semplice e chiaro: state attenti, cari signori padroni della F.1, promoter, federali o concorrenti in gara, perch&eacute;, se continuate cos&igrave;, finirete col fare esattamente la fine della boxe mondiale. Per inciso, una gran brutta fine.&nbsp;&nbsp;   

Tira una gran brutta aria tra promoter e Federazione: attenzione, quindi..

Ci vediamo da Mario: La F.1 rischia di fare la fine della boxe

        La contrapposizione tra Federazione internazionale dell'automobile e Liberty Media, quale proprietaria della Formula 1, ha visioni che sono state espresse chiaramente e possono considerarsi l'emersione pubblica, in tutti i suoi contrasti, su un "confronto" iniziato dal 2022. La recente lettera di Liberty Media al presidente Ben Sulayem e resa nota ai team - con il contenuto trapelato sui media, a dare pubblicit&agrave; alle posizioni molto diverse in merito al controllo sulla Formula 1 -, ha espresso tutta la critica verso le esternazioni del presidente FIA. Liberty Media ritiene non solo di avere il controllo totale ed esclusivo sugli aspetti commerciali della Formula 1 ma ha evidenziato come eventuali trattative di vendita non abbiano nella FIA una parte in causa. Il campionato F1 &egrave; della FIA Di diverso avviso &egrave; la Federazione, con le parole di Ben Sulayem, nel week end del Rally di Montecarlo, a precedere quella che poi sarebbe stata una valutazione ulteriore, un giudizio sul valore della F1 e l'offerta avanzata dall'investitore saudita, rigettata da Liberty Media nel 2022. "Il campionato appartiene a noi, che lo abbiamo solo dato in affitto. Finora, quelli di una possibile vendita sono solo rumours, per&ograve; la FIA dovrebbe avere parola in merito ed essere in grado di assistere a un processo di vendita con una consulenza", la posizione di Ben Sulayem, riportata da Auto Motor und Sport.&nbsp; Il veto sulla vendita Se, da un lato, esiste una clausola che assegna alla FIA un potere di veto in caso di vendita della Formula 1, affidata nell'utilizzo nei diritti commerciali per 100 anni, sotto la presidenza Mosley - nel 2000 a Ecclestone e per un valore irrisorio, di 300 milioni di dollari -, oggi la propriet&agrave; statunitense rivendica l'indipendenza nel trattare il valore del business Formula 1 e non considera la FIA parte in causa. Di pi&ugrave;: ha ritenuto i commenti di Ben Sulayem oltre il perimetro d'azione della FIA. C'&egrave; l'irritualit&agrave; dello strumento utilizzato, i tre tweet del presidente a dare un giudizio di valore su un'indiscrezione di stampa - diffusa da Bloomberg nella cifra dei 20 miliardi di dollari offerti - e relativa a un'operazione rigettata da Liberty Media.&nbsp; Sottolineare la titolarit&agrave; della Federazione di un ruolo su un'operazione futura di vendita della Formula 1, non &egrave; esattamente la visione che si allinea alla posizione di Liberty Media.       

Il diritto di veto della FIA su un'operazione futura di vendita &egrave; una clausola presente nella cessione dei diritti commerciali sulla F1. Liberty reclama indipendenza, MBS ricorda la titolarit&agrave; FIA

Vendita Formula 1, Ben Sulayem ribadisce il ruolo FIA

        Affermare che non &egrave; piaciuta a Liberty Media la posizione espressa dal presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, in merito al valore di una potenziale vendita della Formula 1, &egrave; dire poco. La valutazione social del presidente FIA, relativa ai 20 miliardi di dollari offerti dal fondo di investimenti saudita PIF a Liberty Media per rilevare la Formula 1 (offerta di inizio 2022, rifiutata), &egrave; l'ultimo atto di un confronto sul controllo della categoria nato gi&agrave; lo scorso anno. Il primo atto registr&ograve; lo stop della FIA all'espansione, praticamente data per fatta dalla FOM, a 6 gare sprint da organizzare gi&agrave; durante lo scorso campionato. Le tensioni sono continuate intorno alla candidatura di un undicesimo team, Andretti Cadillac. Liberty Media contraria, insieme a 8 squadre su 10, all'ampliamento della griglia, ritenuta non essere una priorit&agrave;. Ben Sulayem, in risposta, annuncia l'apertura prossima del processo FIA di raccolta d'interesse per un 11&deg; team (e perch&eacute; non 12 squadre? Il commento dalla Dakar).  Un'interferenza oltre il mandato federale Ai commenti diffusi via Twitter dal presidente FIA, Liberty Media ha replicato con una lettera stilata dall'ufficio legale e diffusa anche ai team. Il contenuto &egrave; stato reso noto da Sky Sports News, rivelando un tono decisamente critico verso l'operato e le competenze in capo alla FIA. L'accusa rivolta alla presidenza &egrave; di aver "interferito in modo inaccettabile sui nostri diritti commerciali" facendo riferimento a un "presunto prezzo gonfiato di 20 miliardi di dollari". "La Formula 1 ha il diritto esclusivo di sfruttare i diritti commerciali nel mondiale di Formula 1 FIA", ricorda Liberty Media, su un accordo della durata di 100 anni.&nbsp; Sterzi a parte: Gianni Agnelli &amp; John Elkann il senso di una tradizione Vale ricordare come la Federazione sia l'organo di governo, il regolatore delle categorie sotto la propria legislazione. Liberty Media Corporation controlla la Formula 1 e i diritti commerciali relativi. Vero &egrave; che un cambio della propriet&agrave; della Formula 1 &egrave; sottoposto alla votazione favorevole del Consiglio mondiale FIA del motorsport.&nbsp; Non serve un ok FIA a eventuali vendite La lettera con la quale Liberty Media contesta l'uscita ritenuta fuori luogo di Ben Sulayem prosegue: "(...) la FIA ha assunto impegni inequivocabili sul non fare nulla che possa pregiudicare la propriet&agrave;, la gestione e/o lo sfruttamento di questi diritti. Consideriamo che tali commenti, fatti dall'account ufficiale del presidente della FIA, interferiscano con questi diritti in un modo inaccettabile".&nbsp; L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato! "(...) Ogni potenziale acquirente del business della Formula 1 &egrave; errato che debba consultarsi con la FIA. (...) Il presidente ha superato i limiti del mandato FIA. Qualsiasi organizzazione o individuo che commenti il valore di una realt&agrave; quotata o delle sue controllate, in particolare vantando o insinuando il possesso di informazioni interne nel fare tali commenti, rischia di provocare un danno sostanziale agli azionisti e agli investitori di tale realt&agrave;, senza considerare l'esposizione potenziale a serie conseguenze da parte degli organismi regolatori.&nbsp; Nella misura in cui questi commenti danneggiano il valore di Liberty Media Corporation, la FIA potr&agrave; essere ritenuta responsabile".       

In una lettera rivolta alla FIA e diffusa alle scuderie, Liberty Media ha preso posizione sui giudizi espressi dal presidente Ben Sulayem in merito al valore della F1 e una possibile vendita&nbsp;

Liberty replica alla FIA: "Interferenze inaccettabili da Ben Sulayem"

        L'interesse nei confronti della Formula 1 non &egrave; solo quello dei tifosi, che hanno contribuito a risultati da record in numerosi eventi in calendario nelle ultime due stagioni. Nei confronti di un business globale e cresciuto sostanzialmente, c'&egrave; l'interesse di chi vorrebbe rilevarlo, segnatamente il fondo di investimento saudita PIF - Public Investment Fund. Vale ricordare le cifre dell'acquisizione condotta da Liberty Media nel 2017, da 4,4 miliardi di dollari. All'inizio del 2022, &egrave; stata rifiutata un'offerta da 20 miliardi di dollari.&nbsp;L'interesse, per&ograve;, del fondo sovrano saudita non &egrave; diminuito, come ha anticipato Bloomberg nei giorni scorsi. La FIA frena sul valore finanziario della F1 Intorno a questo scenario, &egrave; interessante registrare la posizione del presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem. Dopo aver twittato sull'interesse di Andretti Global e contestato le reazioni tiepide della Formula 1 dinanzi a tale candidatura, Ben Sulayem definisce una posizione FIA sul futuro della Formula 1 e quella che potrebbe essere una nuova propriet&agrave;. Sterzi a parte: Gianni Agnelli &amp; John Elkann il senso di una tradizione Vale sottolineare come Liberty Media abbia rifiutato l'offerta nel 2022. Il titolo della F1, intanto, ha recuperato quotazioni non troppo distanti dal valore record, oltre i 72 dollari/azione, con le ultime contrattazioni a 69 dollari. "Quali custodi del motorsport, la FIA - nelle vesti di organizzazione non-profit -, &egrave; cauta in merito a presunti prezzi gonfiati posti sulla Formula 1, nell'ordine di 20 miliardi di dollari. A qualsiasi potenziale acquirente &egrave; consigliato di applicare il buonsenso, di considerare il pi&ugrave; grande bene dello sport e di presentare un chiaro e sostenibile piano: non solo molti soldi", scandisce a chiare lettere Ben Sulayem. "E' nostro dovere considerare quale sar&agrave; il futuro impatto per i promoters, in termini di tariffe aumentate e altri costi commerciali, nonch&eacute; considerare qualsiasi impatto negativo che potrebbe avere sui tifosi". L'interesse vivo a un'acquisizione della F1 Una posizione della FIA che potrebbe leggersi un po' come l'intervento di un Cavaliere bianco sulla Formula 1, pur non avendo un concreto controllo su potenziali operazioni finanziarie legate all'acquisizione del business. Di certo, se l'intervento arriva dopo le recenti notizie diffuse da Bloomberg, dietro le quinte le manovre potrebbero essere in atto. Segnala comunque una posizione interessata dell'organo di governo su vicende strettamente commerciali. Per Liberty Media, da una prospettiva puramente legata all'investimento, le cifre sul tavolo vorrebbero dire un investimento dal quale rilevare in soli 5 anni una cifra 5 volte superiore al prezzo dell'acquisizione. Quella sulla Formula 1 &egrave; solo l'ultima di una serie di operazioni mirate a grandi eventi sportivi condotte nei paesi degli Emirati Arabi, dall'organizzazione dei mondiali in Qatar al Gran Premio di Formula 1, passando per i progetti di realizzazione di nuove citt&agrave; visionarie e all'avanguardia sui temi caldi, oggi, della mobilit&agrave;, come il progetto Neom.       

Il presidente FIA ha espresso le proprie preoccupazioni sulla possibilit&agrave; di un'acquisizione della Formula 1 a valori che sarebbero 5 volte superiori il prezzo pagato da Liberty a Ecclestone

Ben Sulayem: la FIA custode della F1 contro le valutazioni gonfiate

        Ha presentato agli investitori risultati trimestrali positivi, Stefano Domenicali. La Formula 1 gode di ottima salute, sebbene il titolo si sia riposizionato sul mercato a quotazioni ben al di sotto dei 63 dollari, a lungo un valore ai massimi storici: oggi FWONK vale 53 dollari ad azione. Una trimestrale nella quale Liberty Media ha presentato agli investitori i nuovi accordi, rinnovati, sul fronte dei diritti televisivi e l'ufficializzazione dell'ingresso di Audi dal 2026. Porsche resta alla finestra, il presidente della FIA ne ha confermato l'interesse a un ingresso in futuro. Avverr&agrave; rilevando una squadra gi&agrave; esistente o sviluppando un progetto insieme a un partner, per dar vita a quella undicesima squadra di cui tanto si &egrave; parlato negli ultimi 12 mesi? Le critiche feroci (e ingiuste) mosse al progetto Andretti Global hanno rappresentato la posizione di sbarramento della Formula 1 verso un progetto che non sia supportato da una grande casa costruttrice. F1 si ammorbidisce verso l'11&deg; team? Sul punto, Stefano Domenicali &egrave; tornato a esprimersi presentando lo scenario agli investitori. Nel recente passato abbiamo registrato commenti del tipo "non &egrave; la priorit&agrave; della F1, aprire a un undicesimo team". "Non &egrave; un problema avere una squadra in pi&ugrave; fintanto che ci siano gare migliori: monitoreremo la situazione. Se dovesse esserci una reale, credibile, nuova squadra in arrivo che volesse discutere con noi, siamo pronti a farlo ma oggi non c'&egrave; siamo in una posizione per cui andare di fretta. Relativamente al valore o al processo da seguire circa la possibilit&agrave; di introdurre un nuovo team nel campionato, ovviamente c'&egrave; un passo iniziale che prevede come noi e la FIA, insieme, dobbiamo essere d'accordo sul punto. La prima cosa che dobbiamo considerare &egrave; se questa eventualit&agrave; di un nuovo team apporti o meno un valore aggiuntivo al campionato". Le conseguenze di una griglia allargata &Egrave; anzitutto la considerazione di un valore finanziario al quale la Formula 1 guarda. Al di l&agrave; della "fiche" di iscrizione da pagare, ci sono le valutazioni sulla sostenibilit&agrave; del progetto, che andrebbe a ritagliarsi una fetta della torta dei proventi generati dalla FOM e distribuiti tra le squadre. "Se un valore aggiuntivo dovesse esserci, ovviamente ne discuteremo all'interno e vedremo se esiste una sorta di reale potenziale affinch&eacute; un nuovo iscritto possa dare valore al campionato.&nbsp; Al di sopra di queste valutazioni c'&egrave; un valore che deve essere riconosciuto alle squadre gi&agrave; presenti, perch&eacute; &egrave; chiaro come non possano sopportare alcuna diluizione della loro partnership nel campionato di Formula 1. Questo &egrave;&nbsp; quanto &egrave; scritto nel Patto della Concordia per&ograve;, principalmente, il punto di fondo &egrave; se un nuovo team porti o meno il mondiale di Formula 1 in una posizione migliore. &Egrave; da considerare in termini di valore dal punto di vista finanziario e di valore sportivo"       

La posizione della FOM su un undicesimo team ribadisce le considerazioni sul valore che dovr&agrave; apportare alla F1. Pi&ugrave; che Andretti si strizza l'occhio a un grande costruttore

Domenicali, un nuovo team in F1 dovrà essere di valore

Greg Maffei, presidente di Liberty Media, nel corso di un evento organizzato da Bloomberg, ha parlato della possibilit&agrave; di un undicesimo team in griglia di partenza dal 2024 in poi, rilasciando una dichiarazione stupefacente: &quot;In certi casi ci sono in realt&agrave; dei problemi: i paddock in alcuni posti non hanno pi&ugrave; di 10 garage. E aumentare il numero di squadre nel tempo non &egrave; una priorit&agrave; pressante. Non abbiamo sentito questa esigenza&quot;. &nbsp;Ricordo anche che per iscriversi al mondiale di F.1 occorre versare preventivamente una cauzione di 200 milioni di dollari, a titolo di garanzia.  Andretti, voglia di F1  Nel frattempo dal 18 febbraio scorso giace inevasa la richiesta d&rsquo;entrata di Andretti Global, ossia la possibile nuova squadra di F.1 gestita da Michael, figlio di Mario, il quale vanta la gestione di un top team in IndyCar, ovvero l&rsquo;Andretti Autosport, con ramificazioni in Indy Lights, Indy Pro 2000, Formula E e in Extreme E. In poche parole, Andretti, insieme a Penske e Ganassi, in monoposto ha la squadra pi&ugrave; solida e vincente negli Stati Uniti. E, tramite la discendenza lineare del patriarca Mario, la trigenerazionale Andretty dinasty resta la pi&ugrave; forte, gloriosa e radicata di sempre nel Motorsport a livello mondiale. Di pi&ugrave;. Michael Andretti non solo ha capitali e pedigree per entrare in F.1, ma &egrave; pronto a espandere il raggio d&rsquo;azione, realizzando un&rsquo;antenna tecnologica in Gran Bretagna e a schierarsi pure in F.2 e in F.3, per allevare giovani talenti.  Andretti, cuore e dinastia da corsa  Gli Andretti sono nelle corse da sessantaquattro stagioni e non hanno mai piantato un chiodo a nessuno. Sono amati, stimati, corretti. Le corse sono la loro vita. Semplice. La presenza aggiuntiva di Andretti Global in F.1 sarebbe un ponte importante tra Stati Uniti e F.1, con conseguenze interessanti per entrambi i mondi. Da qui la domanda: cosa aspetta la F.1 a spalancare le porte ad Andretti? Nel migliori dei mondi possibili la domanda di partecipazione alla F.1 2024 di Michael sarebbe stata accettata di default, senza neanche stare a discutere, invece qui no. Macch&eacute;. Il contario. Passano mesi e mesi senza avere uno straccio di riposta ufficiale e addirittura il promoter, nella figura del Presidente, lancia un messaggio trasversale freddino e anche una puntina schifato.  Perch&eacute; tanta attesa?  Ma, dico, stiamo scherzando? Possibile che questa cosa passi del tutto inosservata? Prima di tutto la selezione, la scrematura istologica e la certificazione dei partecipanti spetta alla Fia, non a Liberty. Anche perch&eacute; giudicare le attitudini di capacit&agrave; tecnologica e dei requisiti economici, strutturali e logistici di Costruttore e della rispondenza ai regolamenti, &egrave; materia basica connessa anzitutto alla sicurezza e quindi a una valutazione di merito riservata alla Federazione.  I controsensi della faccenda  Altra cosa &egrave; un eventuale veto dato dall&rsquo;ipotetica indegnit&agrave; o incompatibilit&agrave; morale ovvero da una palese e preclara oltre che pregiudiziale insussistenza di requisiti economici: situazioni limite per le quali, allora s&igrave;, il promoter potrebbe eccome storcere il naso e dire la sua, mettendosi di traverso. Ma, francamente, non mi sembra questo il caso. Anzi. Vado oltre. Quando Maffei sostiene che in alcuni posti sedi di Gp non ci sono pi&ugrave; di dieci garage dice il vero, ma si d&agrave; la zappa sui piedi. Perch&eacute; box limitati ce ne sono solo in quelle location del cavolo che lorsignori prediligono sol perch&eacute; gravide di petroldollari o dollaroni, preferibilmente ancorate a circuiti cittadini d&rsquo;inesistente tradizione ed esotica quanto dollarosa identit&agrave;. I tracciati permanenti veri e di antica storia di posti macchina per le Formula 1 ne vantano a dismisura, tranquilli.  E questo &egrave; niente. La storia del campionato dice chiaramente che solo in tempi di chiari di luna, leggi alla fine degli Anni &rsquo;60, si ebbero cos&igrave; poche monoposto al via, venti, come oggi. E il principio della porta semi-chiusa e dell&rsquo;esclusivit&agrave; dell&rsquo;appartenenza al club F.1, anche tramite una cauzione d&rsquo;ingresso devastante sul piano economico per gli aspiranti nuovi team, &egrave; tutto ci&ograve; che resta della filosofia ecclestoniana. Il credo di Mister E, in sintesi, diceva e continua a dire questo, anche se Bernie adesso sta a casa e comanda Liberty Media: le squadre in F.1 devono essere pochissime e rappresentare soggetti fortissimi, la crema dei Costruttori mondiali che si sfidano in mondovisione con budget illimitati, generando un giro d&rsquo;affari stellare: difatti su Audi e Porsche che vogliono entrare, nessuno dice niente, son gi&agrave; le benvenute, ci mancherebbe altro.  Questione di visioni  In altre parole, &egrave; la visione della F.1 come una specie di Coppa America con regate su un mare d&rsquo;asfalto sparso in tutto il globo, ovviamente nei siti dei Paesi pi&ugrave; ricchi, con le macchine e i marchi che diventano pi&ugrave; importanti degli uomini, tanto che il mondiale Costruttori distribuisce stramiliardi di dollari, di fatto impallando e facendo ombra al titolo piloti. Il quale geneticamente era il primo e il solo alloro iridato che la F.1 doveva assegnare, e che invece da allora diventa una specie di investitura onoraria. Perch&eacute; la ciccia vera la si mangia mordendo il torneo dei team. Team che sono iperselezionati e ammessi con criteri misteriosi ed esoterici, che neanche il dopolavoro aerospaziale o il club dei Templari. Poi, ovvio, se mi stai a genio, entri, senn&ograve; stai fuori.  Per esempio, appena Gene Haas - che non aveva mai costruito un mezzo semovente in vita sua -, ha detto di voler correre in F.1, s&rsquo;&egrave; trovato disco verde. Tre lustri fa, quando SuperAguri chiese d&rsquo;iscriversi un mese per l&rsquo;altro e i termini d&rsquo;invio erano gi&agrave; bell&rsquo;e scaduti da un pezzo, fu ammesso da Bernie, per far felice la Honda, con tanto di bacio accademico.  Ultime considerazioni  Da tutto ci&ograve; ne faccio derivare qualche considerazione di puro buon senso. Punto uno, storicamente venti monoposto iscritte al mondiale sono pochissime. Una miseria agonistica. Punto due, la selezione e i criteri d&rsquo;ingresso spettano alla Fia e a nessun altro. Liberty si preoccupi di organizzazione, calendari, Gran Premi e Gran Premietti, catering e Paddock Club. Punto tre: ricordo a titolo di ripasso che questo &egrave; uno Sport. E come tale per principio d&rsquo;ingresso non deve avere la porta chiusa, ma quella aperta. Cio&egrave;, una volta fissati requisiti d&rsquo;adesione, chiunque in possesso di tali qualit&agrave; e rispondente in tutto e per tutti ai criteri d&rsquo;ammissione, non solo pu&ograve;, ma DEVE poter entrare. Senn&ograve; la Formula Uno funzionerebbe alla stregua di una consorteria e allora s&igrave; che si rischierebbe di meritare ben pi&ugrave; penetranti attenzioni da parte di autorit&agrave; competenti che si occupano di situazioni al limite della regolarit&agrave;. Negli Anni &rsquo;90 Mario Monti - futuro Presidente del Consiglio del Governo Italiano - quando era ancora Commissario Europeo, ebbe anche la ventura di occuparsi di possibili violazioni dell&rsquo;AntiTrust da parte della gestione della F.1, proprio per comportamenti a tendenza esclusivista e piuttosto simili nella filosofia a quelli sopra accennati. Poi il tutto fin&igrave; in nulla, come spesso accade, ma il segnale resta. E forte. La Formula Uno dall&rsquo;entrata quasi impossibile, dalle sbarre impenetrabili non solo per gli spettatori ma pure per i team, non ha ragion d&rsquo;essere. Anzi, viola gli ideali dello Sport e i princ&igrave;pi del libero mercato. &quot;L&rsquo;incontro con la FIA &egrave; andato bene, abbiamo lasciato la riunione con sensazioni positive. Penso che Ben Sulayem sia a supporto, per&ograve; c&rsquo;&egrave; un grande percorso da compiere. La risposta potrebbe arrivare a settembre-ottobre&quot;, ha spiegato Michael Andretti, a Miami. C&rsquo;&egrave; da augurarsi che tutto possa procedere liscio. E non solo per amor di giustizia e calda stima nei confronti degli Andretti, ma anche per il bene stesso della Formula Uno.   

I padroni della F.1 dovrebbero fare salti di gioia e invece nicchiano...

Cosa cavolo aspettano a dire di s&igrave; a Andretti?

        Miami e il prologo al primo Gran Premio di Formula 1 sono stati l'occasione per Michael e Mario Andretti di fare un giro di incontri nel paddock. Non &egrave; mancato l'incontro con il presidente Ben Sulayem, evidentemente con all'ordine del giorno l'iscrizione di Andretti Global presentata alla FIA e con l'orizzonte di un debutto in Formula 1 nel 2024.&nbsp; Una data precisa, classificabile per i tempi della categoria quale imminente. Ecco, di un'esigenza impellente, pressante, di un nuovo team in griglia, ha parlato anche Greg Maffei, nel corso di un evento organizzato da Bloomberg. Maffei &egrave; presidente di Liberty Media, sotto la cui ala c'&egrave; il business Formula 1, diretto da Stefano Domenicali.&nbsp; GP Miami: i top e i flop 11 team? Non ci sono garage... Cosa ne pensa Maffei dell'utilit&agrave; di un undicesimo team in griglia? Non &egrave; certo la difficolt&agrave; logistica addotta da Maffei il limite a un'apertura ad Andretti Global - o ad altre candidature -: "In certi casi ci sono in realt&agrave; dei problemi: i paddock, i garage, in alcuni posti non ci sono pi&ugrave; di 10 garage. La sfida &egrave; letteralmente intorno alle dinamiche di mettere in pista un'undicesima squadra", ha commentato Maffei. Chiaro come sia altro il nodo, gi&agrave; centrato intorno al valore aggiunto da un nuovo team, i vantaggi per chi &egrave; gi&agrave; in Formula 1 e la spartizione dei proventi tra un numero maggiore di protagonisti. Sono i contenuti portati dai team principal a esprimersi negli ultimi mesi sull'iscrizione di Andretti Global. Un nuovo team pu&ograve; attendere "Storicamente ci sono stati in griglia tra i 15 e i 20 team. Si &egrave; scesi a 10 quando noi siamo entrati nello sport.&nbsp; La squadra di fondo vale almeno 400 milioni di dollari, forse pi&ugrave; e penso abbiate visto cifre discusse nell'ordine del miliardo o 2 per una squadra. Questo ha attratto investimenti, che hanno catalizzato interesse. Potenzialmente potremmo aumentare il numero di squadre nel tempo, non penso sia un'esigenza pressante", commenta Maffei. "Molte persone vorrebbero che lo facessimo. Gran parte vuole comprare, ma non ne abbiamo sentito questa esigenza".&nbsp; Andretti, risposta dalla FIA a ottobre Se le valutazioni di Maffei ruotano anzitutto intorno ai tempi, di tempi ha parlato anche Michael Andretti, commentando a IndyStar lo stato della richiesta avanzata alla FIA. "L'incontro con la FIA &egrave; andato bene, abbiamo lasciato la riunione con sensazioni positive. Penso che Ben Sulayem sia a supporto per&ograve; c'&egrave; un grande percorso da compiere. Non avremo una risposta per un po', si potrebbe arrivare a settembre-ottobre", ha spiegato Andretti, a incontrare il presidente FIA nella settimana che ha portato al GP di Miami. "Stiamo spendendo denaro per aprire le danze e abbiamo la sensazione che ce la faremo. Sappiamo di prenderci un rischio per&ograve; pensiamo che valga la pena per sbloccare la situazione". GP Miami, i 5 temi del fine settimana       

Se il presidente Liberty non vede l'urgenza a brevissimo termine per la F1 di aprire a un nuovo team, Michael Andretti aggiorna sulla risposta attesa dalla FIA

Andretti in F1 risposta in autunno, Maffei raffredda l'idea

        Troppi pochi partecipanti in Formula 1? Ne abbiamo parlato nel nostro Sterzi a parte di questa settimana, per un tema che coinvolge e scalda. Se non vediamo nuove squadre in Formula 1, specialmente in questo periodo storico, buona parte della "colpa" &egrave; della tassa di iscrizione di 200 milioni di dollari che spaventa molti investitori che hanno l'idea di tuffarsi nel Circus. Ed Eddie Jordan, uno che di nuovi team se ne intende, ha apertamente criticato questa tassa. GP Bahrain: basta chiacchiere, parlino i motori Oggi non potrebbe esistere una Jordan Gran Prix Recentemente Stefano Domenicali ha ammesso che la tassa potrebbe essere tolta o comunque rivista. In tanti sostengono che sia una cifra eccessiva, che scoraggia possibili nuove squadre, e contro questa tassa si &egrave; lanciato come detto Eddie Jordan a RaceFans: "Penso che sia qualcosa di assolutamente e fondamentalmente sbagliato. Aumenta il valore per le squadre esistenti, poich&eacute; le persone acquisteranno una squadra piuttosto che istituirne una nuova. Io non sono favorevole, perch&eacute; rende lo sport un po 'come un franchising e squadre come la Jordan non sarebbero potute nascere. La mia squadra ha attraversato la Formula 4, la Formula 3 e la Formula 3000 ed ha vinto tutte le gare in quelle categorie per poi ottenere la Superlicenza per entrare in F1. Questa tassa impedisce tutto ci&ograve;, quindi sono totalmente contrario". Domenicali: "Serve coinvolgere i costruttori"  La F1 pu&ograve; impedire la partecipazione ad altre squadre? Su questa tassa molte sono state le discussioni, anche da un punto di vista legale. Joe Saward, noto giornalista britannico, nel suo blog aveva parlato proprio di questa faccenda discutendo in termini molto critici questa quota di iscrizione: "Faccio fatica a pensare che il dover pagare i tuoi concorrenti per partecipare non sia una specie di cartello che limita il libero commercio. E la cara vecchia Unione Europea &egrave; piuttosto incline a farla finita coi cartelli". Un'accusa neanche troppo velata, che fa capire come la questione possa esulare dai confini sportivi della F1 per finire in quelli ben pi&ugrave; importanti dell'Antitrust.&nbsp; Alonso: "Al livello di Hamilton e Verstappen? Sono migliore" In attesa Non esiste nessuna legge che imponga alla F1 di essere un campionato a numero chiuso limitato a dieci squadre. Dai dieci team attuali si potrebbe dunque salire quantomeno ad undici, e tra i nuovi papabili era venuto fuori il nome della Monaco F1 Racing Team, una societ&agrave; che ha gi&agrave; avviato discussioni con Liberty Media. Ufficialmente, quella di Domenicali &egrave; stata l'ultima dichiarazione da parte della F1 sulla possibilit&agrave; di avere nuovi costruttori, ma da allora non c'&egrave; stata alcuna novit&agrave;. Come per tante altre cose in F1, la sensazione &egrave; che si dovr&agrave; aspettare ancora. Monaco F1 Racing Team, chi c'&egrave; nella squadra che vuole il Circus       

Eddie Jordan &egrave; tornato sulla questione dei possibili nuovi team, criticando apertamente la scelta della F1 di imporre una regola di tassa di iscrizione di 200 milioni di dollari per chi vuole entrare. Un qualcosa criticato non solo da lui...

Nuovi team, Jordan: "Sbagliata la tassa d'iscrizione da 200 milioni"

        Una F1 in "recessione" per quanto riguarda il numero di spettatori in tv, ma in crescita per quanto riguarda le piattaforme digitali. E' questa l'analisi immediata dei dati della Formula 1 2020, al termine di un anno molto particolare. Media in ribasso L'audience media per ogni singolo GP &egrave; stata di 87,4 milioni di spettatori, vale a dire un -4,5% in meno rispetto alla media registrata nella stagione 2019, anche se superiore agli anni precedenti: dall'inizio dell'era ibrida il numero di spettatori medi era stato 83 milioni nel 2014, 80 nel 2015 ed 87 nelle tre stagioni successive. La F1, che ha pubblicato i risultati sul proprio sito ufficiale, ha spiegato che il calo &egrave; dovuto in larga parte ad un calendario che ha visto gare in prevalenza tra Europa e Medio Oriente, con orari penalizzanti per altri mercati, come quello americano o dell'Asia. Al di l&agrave; di questo comunque, si sono registrati incrementi in Cina, Olanda, Gran Bretagna, Russia, Germania e, anche se molto lieve, Stati Uniti. Sterzi a parte: E' tempo di accettare la transizione Rossa Cala il numero dell'audience cumulativa A calare notevolmente invece &egrave; il dato sugli spettatori totali dell'intera stagione, aspetto pi&ugrave; che prevedibile dal momento che rispetto al 2019 la stagione 2020 ha avuto ben quattro gare in meno. Motivo per cui, all'1,9 miliardi di spettatori si &egrave; assistito lo scorso anno ad un netto calo, con il 2020 che ha chiuso con 1,5 miliardi di spettatori totali. Budapest la corsa pi&ugrave; seguita La tappa pi&ugrave; seguita dell'anno &egrave; stato il Gran Premio d'Ungheria a Budapest, terza prova del mondiale. L'appuntamento magiaro ha registrato 103,7 milioni di telespettatori, unica tappa "storica" a resistere alle novit&agrave;: il Portogallo &egrave; stato seguito da 100,5 milioni di persone, mentre la seconda gara in Bahrain ha registrato 98,1 milioni di spettatori, facendo anche meglio della Turchia, con 89,1 milioni. Ufficiale: Hamilton e Mercedes ancora insieme nel 2021 Boom sulle piattaforme digitali Liberty Media per&ograve; si dice soddisfatta, dal momento che un campione di fan ha dato impressioni positive sulla moderna F1. Il dato pi&ugrave; incoraggiante riguarda comunque le piattaforme digitali, vale a dire Facebook, Instagram, Twitter e YouTube: qui si &egrave; registrato globalmente un incremento addirittura del 99%, a fronte del 26% dell'anno prima. Nessuno sport nel mondo ha registrato una crescita percentuale cos&igrave; alta (la Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco, &egrave; cresciuta del 48% ed &egrave; seconda in questa classifica, al pari dell'UFC, la pi&ugrave; importante societ&agrave; nel campo delle MMA), ma sono dati da interpretare: essendo la F1 uno degli sport che si &egrave; avvicinato molto pi&ugrave; tardi alle piattaforme social, &egrave; normale che adesso registri crescite pi&ugrave; elevate rispetto ad altri sport che invece gi&agrave; da molti anni si affidano a questa nuova frontiera, utile per "cacciare" soprattutto i giovani.&nbsp; Rinnovo Hamilton, Wolff: del 2022 parleremo nei prossimi mesi Parla Domenicali Questo il saldo dell'ultima anno di Chase Carey alla guida di Liberty Media, che si &egrave; appena fatto da parte per lasciare il posto a Stefano Domenicali. Riguardo questi dati, l'ex team principal della Ferrari ha detto: "Quello passato &egrave; stato un anno senza precedenti per tutti e la Formula 1 ha dovuto adattarsi alle sfide presentate dalla pandemia. Abbiamo disputato 17 gare, qualcosa che molti pensavano impossibile all'inizio dell'anno. L'abbiamo fatto in modo sicuro e abbiamo portato entusiasmo e nuove gare ai nostri fan in tutto il mondo. I dati del pubblico per il 2020 mostrano la forza e la resilienza del nostro sport, con un pubblico medio. nel 2020 di 87,4 milioni e un'audience cumulativa stagionale totale di 1,5 miliardi. Abbiamo registrato una forte crescita in Cina, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania e Stati Uniti, in combinazione con l'enorme aumento dei nostri dati digitali.  Rinnovo Hamilton, smentito il veto sul secondo pilota Abbiamo visto solo una riduzione marginale del pubblico televisivo, causata da molteplici ragioni ma chiaramente viziata da un calendario geograficamente limitato ed accorciato rispetto al 2019, un qualcosa in comune con ogni grande sport nel 2020. Siamo orgogliosi di ci&ograve; che abbiamo realizzato nel 2020 e sappiamo di avere una base di fan e una piattaforma di pubblico incredibilmente forti per crescere nei prossimi anni. Siamo lieti che i nostri fan provino una forte soddisfazione per lo sport, la nostra stagione e il modo in cui abbiamo risposto alla pandemia globale. Non vediamo l'ora che inizi la stagione 2021 dopo la pausa invernale e sappiamo che i nostri fan sono entusiasti quanto noi di ricominciare a correre". L'Aston Martin e l' "ingegner" Vettel       

Liberty Media sul sito ufficiale della F1 ha elencato i dati della stagione 2020, che ha registrato un calo degli spettatori in tv ma al tempo stesso un'impennata, seppur da interpretare, sulle piattaforme digitali

F1 2020, i dati degli ascolti: tv in calo, crescono le piattaforme digitali

        Della triade Carey-Brown-Bratches, con la quale Liberty Media ha governato la Formula 1 dal 2017, dopo la sostituzione del direttore commerciale a fine 2019 si prospetta, adesso, l&rsquo;avvicendamento nella posizione di presidente e amministratore delegato. Chase Carey &egrave; in uscita e, al suo posto, arriverebbe Stefano Domenicali. La notizia &egrave; stata anticipata da racefans.net. GP Emilia Romagna, i prezzi dei biglietti per la due giorni a Imola Domenicali, attuale amministratore delegato e presidente Lamborghini dal 2016, ha legato la propria carriera in Formula 1 alla Ferrari, dove tra il 2008 e il 2014 ha ricoperto il ruolo di team principal e guidato la GeS nell&rsquo;era del dopo-Todt, prima ancora direttore sportivo: 23 anni trascorsi a Maranello, poi una nuova sfida, chiamato da Audi e posto a capo di Lamborghini, dove i successi commerciali hanno portato il marchio a consegnare oltre 8.000 vetture nel 2019 (+43% sul 2018). Domenicali il nome giusto Posizione di amministratore delegato della Formula 1 d&rsquo;attualit&agrave; negli ultimi 18 mesi, dapprima per le mire di Toto Wolff, bloccate dal veto Ferrari, pi&ugrave; di recente per i rumours circolati intorno al nome di Luca Cordero di Montezemolo. Domenicali spezza una lancia a favore di Binotto Secondo le anticipazioni di stampa, Domenicali - la cui presenza in ambito motorsport FIA &egrave; proseguita dopo l'uscita dalla Ferrari con la presidenza della Commissione monoposto della Federazione - rileverebbe Chase Carey prima dell&rsquo;avvio del prossimo campionato. Carey, il crollo e la risalita della F1 Portata a conclusione la firma del Patto della Concordia con tutti i 10 team, il 2020 del manager statunitense pu&ograve; descriversi bene osservando l&rsquo;andamento del titolo in borsa, con il tracollo della Formula 1 tra fine febbraio (46 dollari/azione al 19 febbraio) e la cancellazione del GP d&rsquo;Australia (titolo a 20,51 dollari/azione), per i casi di coronavirus rilevati nel paddock. Il punto pi&ugrave; basso della gestione Carey, al quale &egrave; seguito un recupero, seppur altalenante, fino agli attuali valori del titolo (35 dollari/azione). Meriti alla gestione dell&rsquo;emergenza da riconoscere nella capacit&agrave; di strutturare un calendario alternativo - sebbene con un drastico impatto sul bilancio - e su un buon numero di gare, prima categoria internazionale del motorsport a essere tornata in pista, la Formula 1.&nbsp; L'editoriale del direttore: Ferrari, l'attesa del segnale buono       

L'indiscrezione &egrave; supportata da pi&ugrave; fonti, per l'attuale a.d. Lamborghini si tratterebbe di un ritorno in Formula 1 dopo l'esperienza da direttore sportivo prima e team principal poi, in Ferrari.&nbsp;

Formula 1, Domenicali futuro nuovo a.d. al posto di Carey

La Formula 1, tra regolamenti del 2022 ed introduzione del budget cap, &egrave; pronta a cambiare. E lo far&agrave; anche nei confronti degli appassionati, i quali dal Gp d&#39;Austria del 5 luglio potranno godere delle nuove iconografie che Liberty Media metter&agrave; a disposizione.  La Ferrari in azione al Mugello  &nbsp;   New season, new graphics with @awscloud #F1 https://t.co/ktx0AaRq6w &mdash; Formula 1 (@F1) June 23, 2020     La collaborazione con Amazon  Tutto questo sar&agrave; possibile grazie alla collaborazione stretta con Amazon Web Services, dalla quale sono nate queste nuove iconografie. Pi&ugrave; dati e maggiori informazioni in presa diretta per il pubblico, per seguire pi&ugrave; analiticamente la corsa. Ogni vettura ha circa 300 sensori che generano pi&ugrave; di un milione di dati al secondo, disponibili poi ai box. Quelli che i tifosi avranno a disposizione sullo schermo, saranno i seguenti.  Zanardi, condizioni stabili   Ultimate Driver Speed Comparison. Permette di confrontare i piloti attuali con gli altri piloti della storia, con i dati a disposizione a partire dal 1983, per determinare il pilota pi&ugrave; veloce di sempre. Debutter&agrave; nel fine settimana del Gran Premio del 70&deg; anniversario, ovvero dalla seconda prova di Silverstone in programma dal 7 al 9 agosto.   High-Speed/Low-Speed Corner Performance. A disposizione a partire dal Gp del Belgio di fine agosto, mostrer&agrave; le velocit&agrave; con cui i piloti affrontano le curve pi&ugrave; veloci e pi&ugrave; lente del tracciato.&nbsp;   Driver Skills Rating. Un incrocio di dati per stabilire quale pilota si stia comportando meglio in pista. Prestazioni in qualifica, partenze, passo gara, gestione delle gomme, stile di attacco e difesa nei sorpassi, il tutto per garantire una sorta di &quot;punteggio&quot; al pilota e stabilire cos&igrave; una classifica. Debutto previsto per la seconda met&agrave; della stagione.&nbsp;   Car/Team Development &amp; Overall Season Performance. Anche questa grafica &egrave; prevista per la seconda met&agrave; della stagione. Mostrer&agrave; la curva di sviluppo di un team, basandosi&nbsp;sulle performance mostrate gara dopo gara.   Qualifying and Race Pace Predictions. Le indicazioni fornite dalle prove verranno rielaborate per predire le performance dei vari team in qualifica ed in gara. Debutto previsto anche in questo caso nella seconda met&agrave; del campionato.  Brawn: &quot;Fermarsi non era la cosa giusta da fare&quot; 

Liberty &egrave; pronta a fornire agli appassionati molte pi&ugrave; informazioni su piloti e vetture per avere una lettura pi&ugrave; chiara delle corse

F1, arrivano le nuove grafiche: pi&ugrave; dati in diretta per il pubblico

        Poche, pochissime certezze ed ancora tanti dubbi. Liberty Media sta lavorando sodo per presentare il prima possibile il nuovo calendario della stagione 2020, ma le difficolt&agrave; ci sono e non lo si pu&ograve; negare. Le ultime notizie, negative, arrivano dal Texas, per un Gp degli Usa non cos&igrave; sicuro di poter andare in scena. Ferrari, riparte la Gestione Sportiva Parla il direttore medico Mark Escott &egrave; direttore medico ad interim ed autorit&agrave; della Salute Pubblica di Austin (Austin Public Health) e sono le sue parole a frenare su un possibile Gp, pur parlando in linee generali: "I grandi eventi sono la prima cosa che abbiamo vietato e saranno l'ultima cosa su cui daremo l'ok. Questo perch&eacute; c'&egrave; un rischio molto alto di esporre tantissime persone al virus. Stiamo lavorando ad un piano per capire cosa possa essere ragionevole fare nei prossimi mesi, ma guardando al futuro non abbiamo alcuna indicazione legata al periodo di durata del virus. Il rischio per eventi con pi&ugrave; di 2500 persone &egrave; sempre alto". Gp Austria, affidabilit&agrave; fondamentale secondo Franz Tost Che ne sar&agrave; del Gp degli Usa? La corsa in Texas secondo il calendario "ufficioso" spuntato nelle ultime settimane dovrebbe essere collocata per il 25 ottobre. Mancano dunque ancora cinque mesi all'evento e quindi il tempo per ulteriori riflessioni c'&egrave; tutto, ma c'&egrave; da tenere in alta considerazione un aspetto, quello che il Gp degli Usa ad Austin &egrave; finanziato tramite soldi pubblici. Il circuito infatti ricorre al Texas State Major Events Fund per pagare la quota di iscrizione. Questo programma del Texas &egrave; un fondo che aiuta a finanziare ed organizzare eventi in territorio texano, con l'intento di favorire eventi che possano poi aiutare l'economia del posto. Esempio: il pubblico che va al Gp consuma cibo, prenota alberghi e cos&igrave; via, per questo il fondo garantisce i soldi, perch&eacute; poi sa che questi rientreranno con tutto ci&ograve; che circonda il Gp. Ma se ad Austin si dovesse correre a porte chiuse, questo fondo non avrebbe alcun interesse ad ospitare la corsa, che cos&igrave; si ritroverebbe a saltare, a meno che Liberty, nella sua "gara di casa", sia disposta a mettere lei stessa i soldi od a far correre Austin "gratis", senza doverle far pagare il gettone di presenza. Se salta Silverstone, pronta Hockenheim       

La situazione non &egrave; troppo limpida per la tappa in Texas, che se dovesse essere corsa a porte chiuse potrebbe non ricevere i soldi necessari dal fondo a cui si appoggia

F1, Gp degli Usa a rischio?

        Contrattualmente non &egrave; certo in una posizione forte la Formula 1 chiamata a negoziare nuovi accordi, ad esempio, con i promoters. Ha la necessit&agrave; di mettere insieme un calendario il pi&ugrave; ricco possibile, almeno 8 Gran Premi perch&eacute; il mondiale sia valido e assegni i due titoli; tanti in pi&ugrave; per tamponare le perdite comunque ingenti che soffrir&agrave; la categoria e si rifletteranno nel complessivo dei premi in denaro destinati ai team. Gareggiare a porte chiuse &egrave;, per i promoters, una realt&agrave; in molti casi critica per la sostenibilit&agrave; dell&rsquo;evento, tale da richiedere a F1 Group il pagamento dei costi vivi per mettere in piedi la struttura minima necessaria, di sicurezza anzitutto, perch&eacute; un impianto possa ospitare un Gran Premio di Formula 1. Indycar, c'&egrave; il calendario 2020: via in Texas Gare come il Bahrain, Abu Dhabi, l&rsquo;Azerbaijan, Russia, Cina, Singapore vivono sulle solide spalle di sovvenzioni pubbliche/reali, appuntamenti spostati nella seconda met&agrave; del 2020 e con la speranza che possano, almeno alcune, corrersi con il pubblico in tribuna. Diverse centinaia di milioni di dollari in gioco quanto a diritti pagati a F1 Group, pi&ugrave; i diritti televisivi. Da qui l&rsquo;esigenza di arricchire il pi&ugrave; possibile il numero di eventi, prima ancora del loro rilievo sportivo. Chase Carey, nel presentare i risultati finanziari nel primo trimestre di F1 Group agli investitori, ha approfondito la situazione anomala che vivr&agrave; nel 2020 la Formula 1, le cui entrate nel Q1 sono ovviamente risultate in drastico calo e con l&rsquo;incertezza della quota di premi FOM che potranno essere suddivisi tra le squadre a partire dal prossimo anno. Confronto leale con sponsor, squadre e promoters Greg Maffei, in aprile, ha puntualizzato la disponibilit&agrave; di F1 Group ad aiutare le squadre in difficolt&agrave;, tuttavia senza trasformare tale disponibilit&agrave; in un &ldquo;libretto degli assegni sempre aperto&rdquo;. Carey, ha aggiunto: &ldquo;Che si tratti delle squadre, dei promoter o degli sponsor, non andremo a distribuire caramelle a tutti. Ci aspettiamo di essere trattati correttamente, contratteremo da adulti e con le previsioni che il 2021 andr&agrave; a somigliare al business che tutti conoscevamo 4 mesi fa. L'editoriale del direttore: Montezemolo, un nome, un'emozione (...)&nbsp;Il fondo dei premi &egrave; una formula regolata dai contratti, &egrave; quel che &egrave;, realisticamente non potremmo modificarla unilateralmente se decidessimo di farlo. Per andare oltre su questo punto, si tratta di una percentuale sui profitti, che saranno in calo e il monte dei premi risulter&agrave; in calo.  Se faremo qualcosa per supportare certe squadre? Non siamo nel business dei sussidi, detto ci&ograve; ci confronteremo con tutti i nostri partner per capire come andare avanti in un modo sensato per tutti&rdquo;.       

La Formula 1 si trova a dover rivedere molti accordi commerciali, dagli sponsor alle tv fino ai promoters, per strutturare la stagione 2020. Senza tralasciare il supporto alle squadre in difficolt&agrave;. Chase Carey chiarisce: "Non distribuiremo caramelle"

Carey sul Mondiale 2020: 'F1 non elargirà sussidi, contrattiamo da adulti'

        Formula 1 Group rappresenta in numeri, in milioni di dollari, le conseguenze della mancata attivit&agrave; causata dalla pandemia di coronavirus. E sono numeri destinati a essere in valore assoluto ancor pi&ugrave; negativi nel secondo trimestre dell&rsquo;anno, poich&eacute; i risultati della prima trimestrale prendono a riferimento un periodo di tempo nel quale lo scorso anno si erano disputati appena 2 Gran Premi. Classe LMDh, ecco le caratteristiche. IMSA apre alle Hypercar I ricavi nel primo trimestre di un anno fa si attestavano a 246 milioni di dollari, contro un dato 2020 nello stesso periodo di appena 39 milioini di dollari. Di cosa si compongono queste somme? In larghissima parte di ricavi primari, quelli direttamente intaccati dall&rsquo;assenza di Gran Premi. Assente la fetta dei diritti Un crollo del 93% confrontando i 198 milioni di dollari del Q1 2019 con gli appena 13 milioni maturati nel 2020. Ricavi primari che si compongono dei diritti pagati dagli organizzatori dei Gran Premi, i diritti televisivi, le sponsorizzazioni e pubblicit&agrave;. La quota di 13 milioni di dollari &egrave; riferibile, pertanto, ai soli contratti di sponsorizzazione non collegati alle corse, come spiega la nota di presentazione della trimestrale. A zero, ovviamente, anche i ricavi del Paddock Club. L'editoriale del direttore: Montezemolo, un nome, un'emozione L&rsquo;anticipazione delle perdite sofferte per l&rsquo;assenza di gare in Formula 1 era gi&agrave; nella presentazione dei risultati Q1 2020 della Ferrari, con Louis Camilleri a evidenziare il duro colpo alle finanze sofferto. Pagamenti alle squadre a zero Dal prospetto finanziario di Formula 1 Group, la certificazione: a fronte di 96 milioni di dollari pagati alle squadre nel primo trimestre del 2019, la voce va a 0 quest&rsquo;anno: &ldquo;Non sono state registrate spese per pagamenti ai team poich&eacute; tali pagamenti sono riconosciuti proporzionalmente alle gare in calendario&rdquo;, spiega la nota. Nei giorni scorsi, Zak Brown ha confermato come i premi in denaro verranno garantiti dalla FOM alle squadre, parole che si aggiungono a quelle dello scorso aprile di Greg Maffei, a.d. di Liberty Media, in merito ad anticipazioni in denaro effettuate ad alcune squadre per garantirne la sopravvivenza. Australia, una costosa rinuncia Formula 1 che a bilancio registra i costi relativi all&rsquo;invio del materiale in Australia, tra &ldquo;spedizioni, viaggi e costi tecnici&rdquo;, mentre tra le misure di contenimento delle spese rientrano le riduzioni di salario &ndash; Chase Carey &egrave; stato indicato rinunciare al proprio compenso 2020 &ndash; e la messa in congedo di met&agrave; dello staff di F1 Group, sostenuto dalle misure di integrazione al reddito del governo inglese.       

Il primo trimestre 2020 risente dell'assenza di Gran premi, con dirette ripercussioni dei mancati ricavi da diritti tv e di organizzazione. Appena 13 milioni di ricavi primari dalle sponsorizzazioni non collegate allo svolgimento delle gare

F1 Group, il coronavirus abbatte i ricavi dell'84%

        Per la prima volta nella storia, il mondiale di F1 potrebbe cominciare in Austria. Liberty Media si sta muovendo in questa direzione, con due tappe sul Red Bull Ring da disputare il 5 ed il 12 luglio. Idea condivisa dal governo austriaco, che non vede al momento un motivo di far saltare l'appuntamento. F1, chiusura obbligatoria prolungata Le parole dei due ministri Due ministri hanno detto la loro sulla questione. Uno &egrave; Werner Kogler, ministro dello Sport, che al canale tv Orf dice: "Se i requisiti saranno tutti soddisfatti, non vedo ragione per cui il Gp debba essere vietato. Vogliamo rendere possibile il suo svolgimento". Alla radio O1 invece Rudolf Anschober, ministro della Sanit&agrave;,&nbsp;afferma: "Tutto dipender&agrave; dal protocollo di sicurezza che ci verr&agrave; mostrato dagli organizzatori. Siamo d'accordo con il doppio Gp, ma a condizioni rigorose e senza pubblico".In sostanza, se la corsa verr&agrave; disputata l'intero Circus dovr&agrave; seguire un protocollo ben preciso garantendo la totale sicurezza per evitare contagi e non creare problemi al paese ospitante. Come funziona il Das. VIDEO La situazione dei Gp europei Saltati ufficialmente i Gp di Monaco e di Francia, tutte le altre gare nel Vecchio Continente si stanno attrezzando per ospitare delle corse a porte chiuse. Vale per Monza, come affermato da Angelo Sticchi Damiani e gi&agrave; ufficializzato da Silverstone, ed a questo sta lavorando anche l'Olanda, che per&ograve; &egrave; la meno propensa ad una corsa a porte chiuse, anche a costo di rimandare il ritorno dei Paesi Bassi al 2021. In tutto questo, si &egrave; aperta una piccola possibilit&agrave; di rivedere una tappa in Germania, con Hockenheim che si &egrave; detta propensa ad ospitare una corsa a condizioni economiche sensate. L'Ungheria resta al 2 agosto       

I ministri dello Sport e della Sanit&agrave; si sono espressi riguardo la tappa austriaca, garantendo che se verranno seguite tutte le procedure di sicurezza non c'&egrave; motivo di far saltare l'evento

Gp Austria, governo favorevole alla doppia gara a determinate condizioni

        Greg Maffei, a.d. di Liberty Media e presidente di Live Nation e Sirius XM, ha presentato agli investitori, nel corso di una conference call, le operazioni finanziarie che interessano la struttura di F1 Group e di Liberty Sirius XM, con le relative partecipazioni in altri asset.  Un&rsquo;occasione per discutere gli scenari economici alla base di un business, Formula 1 quotata a New York (FWONK), duramente colpito dalla crisi del coronavirus e, da gennaio, a subire un forte calo del valore azionario del titolo: quota 29 dollari, positivo dopo le ultime notizie diffuse dalla conference call, ben lontano dal valore di 48 dollari di inizio anno.&nbsp; Binotto: 'Altri tagli? Ferrari pu&ograve; guadare anche ad altre opzioni' Ha risposto agli investitori sulle opzioni per rimettere in carreggiata la Formula 1, segnatamente un inizio di campionato che si attende dall&rsquo;Austria. Pi&ugrave; scenari contemplati &ldquo;Abbiamo degli scenari per 0 gare, qualcosa tra 15 e 18, gare che iniziano senza tifosi. Chase e il suo team hanno presentato molteplici opzioni. Stiamo guardando come aprire con certi eventi nell&rsquo;Europa occidentale, in determinati Paesi e osservando alle opzioni intorno alle quali far partire il calendario. Non ci sono garanzie ma sicuramente &egrave; qualcosa che verr&agrave; tentata&rdquo;. GP senza pubblico, chi paga? Il profilo &ldquo;meno rilevante&rdquo; per il tifoso diventa cruciale per l&rsquo;investitore, cos&igrave;, in teleconferenza finisce il punto di gare a porte chiuse e conseguenti diritti riconosciuti a F1 Group dai promoters. Leclerc: "Bianchi aveva un gran talento" Maffei ha spiegato: &ldquo;Se corri gare senza pubblico in pista, ovviamente hai profitti ridotti, forse potremmo non avere affatto dei profitti. Possiamo considerarci con una capitalizzazione sufficiente per gestire la situazione nel 2020&rdquo;, per passare alla necessit&agrave; di gareggiare soprattutto per quelle squadre minori che non ottengono premi minimi garantiti dalla Formula 1 e dipendono totalmente dalle gare corse e i risultati ottenuti. Squadre, chi vive di soli premi &ldquo;Ci sono squadre che vanno incontro a costi, soprattutto quelli senza garanzie minime dalla F1 e la loro principale fonte di entrate &egrave; la parte di profitti della F1.  Non si tratta solo di quando avremo l&rsquo;autorizzazione da parte delle autorit&agrave; ma anche di come pu&ograve; funzionare per le squadre, fare qualcosa che sia vantaggioso per i tifosi ma anche che non porti le squadre in bancarotta per mancati profitti dalle gare perse&rdquo;. A una domanda posta da un analista di JP Morgan, Maffei sul supporto di F1 Group alle squadre ha proseguito: &ldquo;Non stiamo incoraggiando un utilizzo non saggio della nostra liquidit&agrave;, stiamo provando a bilanciare l&rsquo;operativit&agrave; del business con i suoi risultati attuali verso i risultati operativi dei nostri partner, le squadre, che vanno incontro a grandi costi.  Abbiamo gi&agrave; anticipato denaro, nei pagamenti anticipati ad alcuni team e ci sono casi nei quali potremmo dover fare di pi&ugrave;. E altre cose che potremmo fare per squadre che potrebbero avere bisogno di aiuto&rdquo;. Maffei ha puntualizzato che non si tratta di un &ldquo;libretto degli assegni aperto&rdquo; ma di garantire la solvibilit&agrave; delle squadre, &ldquo;sono parte di quel che ci serve per correre con successo nel 2020, 2021 e oltre&rdquo;. Su altri fronti, poi, Maffei ha prospettato l&rsquo;interesse di F1 Group a procedere con acquisizioni nel settore degli eventi dal vivo in ambito motorsport, che possano creare una sinergia con l&rsquo;asset Formula 1. In edicola un numero imperdibile: rivive il mito di Senna       

L'a.d. di Liberty Media ha presentato agli analisti le operazioni finanziarie che interessano F1 Group e Liberty Sirius XM. L'occasione &egrave; valsa il punto sulla partenza del campionato e le operazioni di anticipo dei premi gi&agrave; pagati ad alcune squadre per garantirne la sopravvivenza

Maffei: F1 Group sta aiutando le squadre in difficoltà

        Ancora non sappiamo quando potremo rivedere in pista i bolidi della Formula 1, il cui inizio di stagione &egrave; stato posticipato dalle vicende del Covid-19, il virus che ha imposto lo stop praticamente a tutto lo sport mondiale. Ross Brawn sul nuovo calendario La lettera Chase Carey, presidente della F1, si &egrave; sentito comunque il dover di scusarsi con i tifosi, con una lettera aperta pubblicata sul sito ufficiale della F1. Eccone il contenuto: &ldquo;Cari fan della F1,volevamo fornirvi alcune riflessioni e pensieri sulla scorsa settimana, mentre stiamo gestendo la situazione legata al Coronavirus. Prima di tutto, le nostre priorit&agrave; sono la salute e la sicurezza dei nostri tifosi, delle squadre, dell&rsquo;organizzazione della F1 e della societ&agrave; in generale. Ci scusiamo con i fan rimasti delusi dalla cancellazione in Australia, cos&igrave; come con quelli delle altre gare rinviate. Queste decisioni sono state prese della Formula 1, dalla FIA, dai promotori locali in un clima di circostanze continuamente mutevoli, ma crediamo siano state quelle giuste. Vogliamo anche inviare il nostro pensiero a chi &egrave; stato contagiato, incluse le persone legate alla famiglia della Formula 1. Capiamo che tutti vogliano sapere cosa aspettarsi dalla Formula 1 nel 2020. Non possiamo dare, oggi, risposte certe vista l&rsquo;imprevedibilit&agrave; della situazione. In ogni caso, prevediamo di iniziare la stagione appena sar&agrave; garantita la sicurezza per poterlo fare. Ci stiamo confrontando quotidianamente con esperti per capire come procedere nei prossimi mesi. Vi terremo aggiornati e vi forniremo ulteriori dettagli il prima possibile su Formula1.com. Vi siamo grati per il vostro supporto e per la comprensione; auguriamo a voi ed alle vostre famiglie il meglio&rdquo;.       

Il presidente della F1 ha voluto scrivere una lettera di scuse pubblicata sul sito ufficiale per la cancellazione delle prime gare della stagione, una scelta dovuta alla criticit&agrave; sanitaria legata al Coronavirus

F1, la lettera aperta di Chase Carey a tutti i tifosi

        Sar&agrave; interessante scoprire quanto, il prossimo ottobre, rester&agrave; delle idee di rivoluzione della Formula 1 avanzate da Liberty Media. Si sa gi&agrave; come le power unit 2021 resteranno quelle attuali, niente semplificazione per l&rsquo;opposizione netta dei motoristi attualmente impegnati nel mondiale. I DIETROFRONT E GLI OBIETTIVI Della scatola del cambio standardizzata, paventata lo scorso febbraio, non se ne far&agrave; nulla, le squadre continueranno con una progettazione libera che, dai rumours rilanciati da automotorundsport, verr&agrave; congelata per 5 anni. Anche il design delle monoposto &egrave; tornato in discussione. I primi modelli svelati nel 2018 a Singapore lasciarono molti addetti ai lavori tiepidi e dei rendering della prima ora rester&agrave; poco. Con le macchine del 2021, tuttavia, si dovrebbe centrare l'obiettivo di una drastica riduzione della perdita di deportanza una volta in scia. Il rischio &egrave; che passi per una strada con pochissimi (se non nulli) margini di sperimentazione nel progetto da parte delle squadre. Honda, GP di Francia con la power unit Spec 3 su Red Bull Due anni di discussioni su temi ampissimi, che spaziano dalle norme tecniche a quelle sportive e finanziarie, senza ancora un accordo sui particolari, da trovare adesso nel volgere di 4 mesi. Chase Carey, intervistato dagli austriaci di Servus TV, ha ovviamente difeso il rinvio a ottobre sulla definizione dei regolamenti 2021: &ldquo;Siamo uno sport globale e ci sono molte cose da considerare. TANTI PUNTI E PROPOSTE DA ESAMINARE L&rsquo;incontro di Parigi &egrave; stato su come dovrebbe essere la Formula 1 e come pu&ograve; essere migliorata per i tifosi. Dopo discussioni con le squadre e il nostro partner, la FIA, siamo giunti alla conclusione che ha senso dare pi&ugrave; tempo per i regolamenti 2021 e oltre. &Egrave; meglio agire correttamente che correre&rdquo;. Quel che fa strano &egrave; che si sia giunti, dopo un percorso di trattative e discussioni cos&igrave; lungo, a dover ancora esaminare proposte in ottica 2021: &ldquo;Abbiamo un&rsquo;intera lista di raccomandazioni, dalla A alla Z. Apprezziamo i suggerimenti, che siano dalle squadre o dai tifosi. Quali decisioni introdurremo &egrave; ancora incerto. C&rsquo;&egrave; un lungo elenco di cose, su diverse pagine, alle quali dovremo lavorare punto su punto&rdquo;. L'editoriale del Direttore:&nbsp;Rossa &amp; Le Mans&nbsp;miti che si carezzano Carey si &egrave; dimostrato fiducioso sulla possibilit&agrave; di regolamentare il budget cap e assicurarsi che venga rispettato, con il 2020 &ndash; anno di un&rsquo;introduzione sperimentale e senza conseguenze in caso di mancata osservanza da parte dei team &ndash; che servir&agrave; quale &ldquo;rodaggio&rdquo; per affinare ulteriormente i limiti e l&rsquo;operativit&agrave; del controllo dei costi dal 2021.&nbsp;       

Il percorso infinito per la stesura dei regolamenti 2021 si concluder&agrave; il prossimo ottobre, quando si scoprir&agrave; la vera portata della rivoluzione promessa da Liberty Media due anni fa

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