        Scordatevi i mondiali di Alain Prost e Ayrton Senna, scordatevi i mondiali di Mika Hakkinen e Michael Schumacher. Ma scordatevi pure quelli pi&ugrave; recenti di Max Verstappen e della Red Bull, perch&eacute; l'iride assegnato a Suzuka non lo rivedremo pi&ugrave;. Cos&igrave; vogliono le logiche moderne, cos&igrave; impongono, o sembrano imporre, i calendari extra large di Liberty Media. GP Giappone 2024: gli orari del fine settimana Monza e Suzuka, piste decisive Lo avrete notato anche voi, che quest'anno il Gran Premio del Giappone a Suzuka arriva presto. Troppo presto, rispetto a come fossimo abituati. Troppo presto per far s&igrave; che lo storico circuito di propriet&agrave; della Honda possa seguire una tradizione cominciata alla fine degli anni '80 e proseguita fino alle ultime due stagioni, quella di assegnare titoli iridati. L'altra nazione a potersi vantare di questo primato &egrave; l'Italia: per 22 volte ciascuna Italia e Giappone hanno visto assegnare nella loro terra un titolo (Piloti o Costruttori che fosse), e nel conteggio valgono anche le piste di Imola e Fuji. Tuttavia, Monza e Suzuka sono le piste che pi&ugrave; di ogni altra hanno assegnato almeno un titolo: &egrave; capitato 21 volte a testa. Ecco, tutto questo non ci sar&agrave; pi&ugrave;. Era gi&agrave; successo da tempo immemore con l'Italia, che si &egrave; comunque tolta la soddisfazione di tornare ad assegnare un titolo nel 2020, quando la Mercedes port&ograve; a casa il Costruttori ad Imola, e succeder&agrave; lo stesso con il Giappone. Questo perch&eacute;, appunto, &egrave; stata anticipata in calendario ed &egrave; stata collocata in uno slot in cui le sar&agrave; impossibile risultare ancora decisiva in futuro, a meno che non si faccia marcia indietro negli anni a venire. Liberty Media si prende anche la MotoGP Via all'esperimento Perch&eacute; quest&rsquo;anno Suzuka arriva cos&igrave; presto? Perch&eacute; i calendari in espansione delle ultime due stagioni avevano bisogno di una ristrutturazione, ed a farne le spese &egrave; stata Suzuka. Diciamo farne le spese non a caso: il fascino della pista resta immutato, ma in linee generali piazzare la tappa nipponica praticamente in apertura di campionato toglie inevitabilmente un pizzico di attrattiva ad uno dei round pi&ugrave; belli, apprezzati e attesi di tutto il calendario. Liberty Media aveva certamente bisogno di riformulare il calendario dopo le novit&agrave; degli ultimi anni, ed eventualmente raggruppare il pi&ugrave; possibile in blocchi trasferte pi&ugrave; o meno vicine. Tuttavia, non &egrave; una riformulazione che convince troppo: piazzare una tripla trasferta in Oceania e Asia (Australia, Giappone e Cina) poteva avere senso se almeno due di queste tappe fossero state legate, non se tra ognuna di queste c&rsquo;&egrave; un fine settimana di stacco che rende praticamente inutile, se non per una ridottissima fetta di personale e materiali, aver raggruppato questi tre appuntamenti uno in fila all&rsquo;altro. Legare Suzuka a Melbourne anticipandola di una settimana oppure posticiparla per piazzarla appena prima di Shanghai sarebbe stato pi&ugrave; sensato nell&rsquo;ottica di ridurre il numero gi&agrave; elevatissimo di viaggi, mentre cos&igrave; facendo lo sforzo &egrave; stato, se non inutile, quantomeno poco tangibile. Perch&eacute; &egrave; vero che parte del materiale lo si &egrave; potuto spedire da una pista all'altra, ma un'altra buona fetta di materiale &egrave; stata necessariamente costretta a tornare in fabbrica, cos&igrave; come il personale. Dunque c'&egrave; stato s&igrave; del risparmio, ma forse non cos&igrave; tanto come era nelle intenzioni. Questo comunque lo si valuter&agrave; meglio dopo il trittico asiatico, quando si avranno pi&ugrave; certezze sul fatto se questo "esperimento" di calendario abbia dato i suoi frutti o meno. E poi c&rsquo;&egrave; un&rsquo;altra questione: con un calendario del genere Liberty Media ha piazzato buona parte delle corse orientali nella prima fase dell&rsquo;anno, proprio per liberare slot sul finale e riempirli con le tappe a lei pi&ugrave; care, quelle americane. Legare in tre fine settimana consecutivi Austin, Citt&agrave; del Messico e Interlagos, per quanto massacrante, ha un senso; tuttavia, proprio perch&eacute; gi&agrave; c&rsquo;&egrave; una buona fetta di prove nelle Americhe sul finale di campionato, stona aver voluto togliere il Giappone da una parte finale di mondiale che, Qatar a parte, non avr&agrave; pi&ugrave; tappe verso Oriente. Manca equilibrio, insomma, in questo calendario che &egrave; stato artificiosamente programmato per mettere come ultime prove quelle pi&ugrave; care a Liberty Media, per pubblico o per &ldquo;gettone&rdquo; di presenza, visto che dopo il trittico gi&agrave; menzionato ci saranno Las Vegas, Qatar e Abu Dhabi. F1 2024: il calendario Obbligo o forzatura? Cos&igrave;, nella seconda met&agrave; del campionato, l'unica tappa veramente ad est sar&agrave; quella di Singapore (22 settembre), che anticipa di quattro settimane il tris di Stati Uniti, Messico e Brasile. Legare il Giappone a Singapore, ad esempio, avrebbe potuto avere un senso, sia per un equilibrio &ldquo;geografico&rdquo; del calendario che di sforzi: nella seconda met&agrave; dell&rsquo;anno avremo due &ldquo;trittici&rdquo; consecutivi (USA-Messico-Brasile, poi tre settimane di pausa per concludere come gi&agrave; detto con Las Vegas, Qatar e Abu Dhabi), mentre magari anticipare una tra Austin, Citt&agrave; del Messico e San Paolo per legarla a Miami o al Canada (rispettivamente 5 maggio e 9 giugno) avrebbe aiutato a distribuire meglio le gare da un punto di vista geografico e ad &ldquo;ottimizzare&rdquo; almeno una delle due dispendiose trasferte di primavera verso le Americhe. Dunque spostare quasi tutte le tappe asiatiche ad inizio mondiale ad oggi sembra pi&ugrave; una forzatura, piuttosto che una reale esigenza per la distribuzione stagionale delle gare. In futuro, si vedr&agrave; Ci&ograve; che &egrave; certo &egrave; che, a meno di un passo indietro, Suzuka seguir&agrave; il destino di Monza, quello di non avere pi&ugrave; l'onere e l'onore di assegnare un titolo. E' il progresso, certo: i calendari si allungano, le esigenze cambiano e la storia si adatta. Resta un che di dispiacere, comunque, perch&eacute; Suzuka sul finale dell'anno aveva valenza simbolica e tecnica, risultando come un'ottima pista per la valutazione complessiva della bont&agrave; delle vetture alla fine del campionato. Al di l&agrave; dello smacco "storico", resta il dubbio che questo calendario non sia ancora stato &ldquo;ottimizzato&rdquo; a dovere nell&rsquo;ottica di una F1 che sta sbandierando la sfida alle emissioni ed all'abbattimento dei costi. Nessuno dice che organizzare un calendario cos&igrave; complesso sia facile, e nemmeno si pretende che tutto sia perfetto: l&rsquo;augurio &egrave; che in futuro si possa andare verso un calendario pi&ugrave; equilibrato sotto tutti i punti di vista, per distribuire al meglio interessi e sforzi a tutte le latitudini del pianeta.       

La pista che insieme a Monza ha assegnato pi&ugrave; mondiali di qualunque altra non vedr&agrave; pi&ugrave; alcun iride assegnato sul suo asfalto: lo "smacco" &egrave; anche uno stimolo per indagare sulla distribuzione delle gare in un calendario che ancora non convince del tutto

GP Giappone, Suzuka ad aprile: smacco alla storia?

In termini finanziari, l&#39;acquisizione della MotoGP da parte di Liberty Media vede l&#39;86% della propriet&agrave; detenuta dalla Dorna passare di mano. Un valore complessivo dell&#39;operazione - passivit&agrave; comprese - nell&#39;ordine dei 4,2 miliardi di dollari, che verr&agrave; finanziato da Liberty per il 65% con nuova liquidit&agrave; e per il 21% attraverso azioni FWONK.  Il 14% della propriet&agrave; MotoGP resta esterno alla gestione Liberty e la stessa posizione di Carmelo Ezpeleta, a.d. della Dorna dal 1994, non cambier&agrave;.  L&#39;annuncio dell&#39;acquisizione &egrave; arrivato l&#39;1 aprile mentre il closing dell&#39;operazione, subordinato alle autorizzazioni degli organi di controllo sul mercato, &egrave; atteso entro fine 2024.  MotoGP, Liberty per l&#39;espansione globale  &quot;Siamo emozionati di ampliare il nostro portafoglio di importanti sport dal vivo e attivit&agrave; di intrattenimento con l&#39;acquisizione della MotoGP. &Egrave; una categoria globale che ha una base di tifosi fedeli e appassionati, offre gare accattivanti e ha un profilo finanziario a elevata generazione di flusso di cassa.  Carmelo e la sua squadra hanno costruito un grande spettacolo sportivo che noi possiamo ampliare e portare a un pubblico globale pi&ugrave; ampio. Lo sport ha significativi lati positivi e intendiamo far crescere lo sport per i tifosi della MotoGP, per le squadre, i partner commerciali e i nostri azionisti&quot;, ha commentato Greg Maffei, presidente e a.d. Liberty Media.  In casa Dorna, Carmelo Ezpeleta ha aggiunto: &quot;Questo &egrave; il passo successivo ideale nell&#39;evoluzione della MotoGP e siamo entusiasti per quel che porter&agrave; questa pietra miliare a Dorna, al paddock della MotoGP e ai tifosi. Siamo orgogliosi dello sport globale che abbiamo fatto crescere, quest&#39;accordo &egrave; il riconoscimento al valore odierno dello sport e al suo potenziale di crescita.  Liberty ha un curriculum incredibile nello sviluppo di patrimoni sportivi e non potevamo augurarci un partner migliore per allargare la base di tifosi della MotoGP nel mondo&quot;.  Williams, anche in Giappone senza il telaio di riserva 

Il valore dell&#39;affare &egrave; superiore ai 4 miliardi di dollari e Liberty Media indica la crescita globale della categoria quale obiettivo dichiarato dell&#39;acquisizione

Liberty Media rileva la maggioranza della MotoGP

        Formula 1 e MotoGP unite sotto un'unica propriet&agrave;. &Egrave; lo scenario che si delinea, a un passo dall'annuncio, secondo le anticipazioni del Financial Times, che indica la prossima acquisizione da parte di Liberty Media della Dorna. Un investimento dal valore di 4 miliardi di euro, quello in fase di trattative tra l'impero di John Malone - che ha nel campionato di F1 il business pi&ugrave; importante - e la Dorna proprietaria del campionato di MotoGP, Superbike e Moto E. Secondo le indicazioni del quotidiano finanziario, un annuncio di acquisizione potrebbe arrivare gi&agrave; nel corso della prossima settimana.&nbsp; MotoGP verso la "cura" F1 MotoGP che dalla Formula 1 ha gi&agrave; assorbito il format delle gare Sprint. Con un'acquisizione da parte di Liberty Media, la cura per l'incremento del valore del business &egrave; destinata a seguire altre strade gi&agrave; (con successo per i conti) esplorate in Formula 1.&nbsp; I 4 miliardi di euro, offerta indicata dal Financial Times sul tavolo della Dorna, andrebbero su un business che nel 2023 ha generato un fatturato di 483 milioni di euro, contro i circa 3 miliardi di euro della Formula 1.&nbsp;Nel 2017, invece, l'acquisizione della Formula 1 cost&ograve; a Liberty Media un investimento da 8 miliardi di dollari e, oggi, parte fondamentale di un impero sportivo LM dal valore di oltre 18 miliardi di dollari. Il ruolo dell'autorit&agrave; garante per la concorrenza Resta l'interrogativo sulle valutazioni degli organismi di controllo della concorrenza e del mercato, in Europa, in merito all'operazione di acquisizione prospettata: Formula 1 e MotoGP, vertici delle categorie del motorsport, controllate da un unico attore. In passato, il tentativo di controllo da parte del fondo CVC di MotoGP (Dorna) e Formula 1 sollev&ograve; le obiezioni dell'antitrust in Europa e costrinse CVC a cedere la propriet&agrave; Dorna a Bridgepoint, da allora azionista di maggioranza con il 40% delle quote.       

Secondo fonti accreditate, l'operazione di acquisizione della Dorna da parte di Liberty Media potrebbe concretizzarsi ed essere annunciata a giorni

Liberty Media, dopo F1 le mani anche sulla MotoGP

        Negli ultimi 18 mesi di acerrimo "confronto" tra FIA e FOM, quando il presidente Ben Sulayem ha espresso la posizione della Federazione - ribadendo il ruolo di organo custode del motorsport - alcuni concetti ricorrenti sono stati: la FIA non agisce a scopo di lucro e non deve rendere conto a un CdA, diversamente da altri. Gli "altri" sono Liberty Media, che ha chiuso il 2023 con un valore stimato (dato Forbes) in 17 miliardi di euro (18,22 miliardi di dollari), totale al quale la Formula 1 d&agrave; il contributo di gran lunga superiore. Proventi dalla gestione del campionato del quale la FOM &egrave; unico detentore dei diritti commerciali.&nbsp; Una FIA prossima al fallimento In casa FIA, con il prossimo Patto della Concordia che dovr&agrave; regolamentare i rapporti tra FOM, squadre e FIA, dal 2026 in poi, il dato finanziario e della spartizione dei proventi emerge pubblicamente con le parole di Manuel Avin&ograve;, presidente della federazione spagnola (autorit&agrave; sportiva nazionale affiliata alla FIA) e vicepresidente della Federazione internazionale. L'editoriale del Direttore: F1, si spera nel miracolo Intervistato dagli spagnoli di SoyMotor, Avin&ograve; ha commentato: "Quando siamo arrivati noi in Federazione, ogni anno c'erano perdite per 30 milioni di euro. Questo avrebbe portato la FIA in quattro anni alla bancarotta e per questo sono state cambiate molte cose.&nbsp; (...) Abbiamo vissuto molti anni nei quali il presidente o la precedente squadra di governo della FIA sono fuggiti dal confronto con molti promoter e con molte situazioni. A volte devi uscire dalla tua zona di comfort e rivendicare i tuoi diritti, quello che ci appartiene. E a volte questo mette il promoter, in questo caso Liberty Media, in una posizione scomoda". E con Liberty lo scontro &egrave; stato totale nel 2023, dai giudizi di valore di Ben Sulayem sui rumours di acquisizione del business da parte del fondo saudita PIF fino alla visione sull'apertura a un undicesimo team (leggi Andretti) poi impedita da Liberty. Estremi di un rapporto ad alta tensione. Liberty miliardaria, alla FIA una parte dei proventi "Non si pu&ograve; continuare per molti anni ancora cos&igrave;. Il promoter della Formula 1 sta diventando miliardario con un prodotto - e a spese - della FIA", prosegue Avin&ograve;. "L'80% del budget federale arriva dalla Formula 1 e adesso non riteniamo giusto che di tutta la ricchezza prodotta dalla categoria regina non vi sia nulla che venga condiviso con la FIA.  Il nostro presidente sta chiedendo che ci venga restituito quanto &egrave; nostro, perch&eacute; la FIA &egrave; un'organizzazione senza scopo di lucro che vuole reinvestire nelle competizioni. Questa &egrave; la situazione presente in FIA, non c'&egrave; ostilit&agrave;, mentre quando arrivammo era tutto uno spreco felice, ma non puoi vivere cos&igrave; a lungo". Eddie Jordan stronca la Alpine: "Imbarazzante, meglio se vendono il team"       

Manuel Avin&ograve; sottolinea la necessit&agrave; di un rapporto tra FIA e Liberty Media diverso sul piano finanziario, con il riconoscimento alla Federazione di una parte dei proventi generati dalla gestione della F1

La FIA "batte cassa": Liberty miliardaria con la F1, condivida i proventi

        Alla gestione del caso Horner guardano in molti, fuori dal perimetro Red Bull.&nbsp;Ha un'attenzione particolare la Formula 1, nella figura di Liberty Media, come anche Ford, prossimo partner di Red Bull Powertrains, dal 2026. Da mercoled&igrave; le squadre andranno in pista per i primi chilometri nei test, verso il debutto del mondiale una settimana pi&ugrave; tardi, con il GP del Bahrain. Sottolinea la necessit&agrave; di una soluzione rapida, con una nota, la propriet&agrave; della Formula 1. "Abbiamo preso nota dell'avvio da parte di Red Bull di un'indagine indipendente su accuse interne a Red Bull Racing. Ci auguriamo che la vicenda venga chiarita al pi&ugrave; presto, dopo un procedimento equo e approfondito. In questa fase non rilasceremo ulteriori commenti".  Indiscrezioni che si sommano Vicenda Horner oggetto di altri rumours negli ultimi giorni. Dall'offerta di un'uscita di scena spontanea del team principal, proposta gi&agrave; sul finire dello scorso campionato, a un presunto accordo economico di transazione sulle accuse mosse dalla dipendente verso la condotta di Horner. Indiscrezioni. Il diretto interessato ha negato ogni addebito e si attende l'esito dell'investigazione proposta dal Gruppo Red Bull, sulla quale l'azienda austriaca - co-partecipata dal ramo di azionisti thailandesi - dovr&agrave; decidere il da fare sulla posizione di Horner. Ford e gli standard dei partner C'&egrave; poi la posizione Ford, il cui legame &egrave; al momento di immagine al mondo Red Bull in Formula 1. Mark Rushbrook, responsabile dell'attivit&agrave; Ford Performance, ha commentato all'agenzia di stampa AP: "Essendo un'azienda 'familiare' e una compagnia che detiene standard comportamentali e di integrit&agrave; molto alti, ci aspettiamo lo stesso da parte dei nostri partner. Ci sembra che Red Bull stia affrontando la vicenda in modo molto serio, ed &egrave; quello che ci &egrave; stato detto. Ovviamente sono anche loro preoccupati per il loro marchio e per questo motivo hanno avviato un'indagine indipendente.&nbsp; Fino a quando non vedremo quale verit&agrave; verr&agrave; fuori, da parte nostra &egrave; prematuro esprimere commenti in merito". Posizione ufficiale sulla quale, secondo un'anticipazione del Financial Times, Ford avrebbe sollecitato con una lettera privata a Red Bull la massima trasparenza nella gestione delle accuse. Ford, inoltre, avrebbe anche delle clausole di uscita attivabili dall'accordo con Red Bull, sebbene il quotidiano finanziario non approfondisca gli scenari che renderebbero possibile quest'opzione.       

C'&egrave; un profilo di immagine al quale sia Formula 1 che il futuro partner motorista devono considerare nella vicenda che vede coinvolto il team principal di Red Bull. Liberty sollecita una decisione rapida

Caso Horner, gli occhi interessati di Liberty e Ford

        Pi&ugrave; o meno un anno fa arrivata il tweet del presidente FIA a commentare quello che era nient'altro che un rumour, poi smentito dalle parti interessate: un interesse da parte del fondo di investimento saudita per acquistare la Formula 1 da Liberty Media. La cifra in ballo? Trenta miliardi di dollari.&nbsp; Ma quanto vale il business in mano a Liberty Media? Nell'annuale classifica stilata da Forbes, dei 25 imperi sportivi di maggior valore al mondo, Liberty Media resta al primo posto. Liberty perde un pezzo ma non il primo posto Nonostante il calo del valore del 12%, dovuto alla cessione nel luglio del 2023 della propriet&agrave; della squadra di baseball degli Atlanta Braves (valore ceduto pari a 2,6 miliardi di dollari), il gruppo diretto da Greg Maffei (in foto) vale 18,22 miliardi di dollari. Qualcosa come poco meno di 17 miliardi di euro al cambio attuale.&nbsp; L'editoriale del Direttore: la gioia di Leclerc e i tormenti di Sainz La Formula 1 &egrave; l'asset di maggior valore in assoluto, in un portafoglio che, tra le controllate con almeno il 50% di quota, registra Overtime Sports, F1 Arcade, Drone Racing League, Kroenke Arena, Meyer Shank Racing. Il 2024 vedr&agrave;, gi&agrave; annunciato, lo scorporo di Sirius XM, previsto nel corso del terzo trimestre. La leadership tra gli imperi sportivi globali di Liberty Media conserva un vantaggio ampio su Kroenke Sports&amp;Entertainment, crescita di valore del 22% nel 2023 e con un valore complessivo di 15,59 miliardi di dollari. Realt&agrave; sportiva pi&ugrave; nota al pubblico europeo, controllata da Kroenke, &egrave; la squadra dell'Arsenal.&nbsp; Tra le propriet&agrave; di Fenway Sports Group, terzo grande player sportivo globale (12,95 miliardi di dollari di valore, +25% realizzato nel 2023), c'&egrave; il Liverpool. Formula 1 a parte, sono le propriet&agrave; delle squadre della lega americana di baseball ad assicurare i valori pi&ugrave; elevati.       

Nonostante un calo di valore del 12% nel 2023, Liberty Media - controllante della Formula 1 - resta al primo posto nella graduatoria stilata da Forbes sulle grandi corporate legate al mondo dello sport

Quanto vale la Formula 1? Liberty è l'impero sportivo numero 1

Le vittorie Red Bull, la mancanza di una vera avversaria, la prima di Vasseur oltre che i destini di McLaren e Mercedes, per tacere della guerra fredda tra Liberty Media e Federazione: ecco cosa ci ha raccontato il 2023

F1 2023: i 5 temi del campionato

        3 gennaio 2023-5 dicembre 2023. Un anno di parole, contrapposizioni, posizioni spesso diversissime, nel rapporto tra la presidenza della FIA e la FOM, ovvero, per dare concretezza immediata: Liberty Media. Se i rumours raccolti dalla BBC gi&agrave; ad Abu Dhabi indicavano persistenti "mal di pancia" interni alla Formula 1 sulle esternazioni del presidente Ben Sulayem - di carattere strettamente sportivo-commerciale -, allora l'ultima uscita in merito al conflitto d'interessi potenziale dei Wolff e, soprattutto, le modalit&agrave; di gestione e annuncio della vicenda, non faranno altro che alimentare il disappunto. Avanti con l'11&deg; team "Ho chiesto al mio team FIA di considerare il lancio di un processo di manifestazione d'interesse per potenziali nuovi team per il mondiale di F1". E' il 3 gennaio e Ben Sulayem d&agrave; ufficialit&agrave; a una posizione solo della FIA, essendo Liberty Media contraria all'ampliamento del numero delle squadre. Il business F1 non vale 20 milardi "Quali custodi del motorsport, la FIA - nelle vesti di organizzazione non-profit -, &egrave; cauta in merito a presunti prezzi gonfiati posti sulla Formula 1, nell'ordine di 20 miliardi di dollari. A qualsiasi potenziale acquirente &egrave; consigliato di applicare il buonsenso, di considerare il pi&ugrave; grande bene dello sport e di presentare un chiaro e sostenibile piano: non solo molti soldi". Siamo al 23 gennaio, &egrave; il punto pi&ugrave; duro del contrasto FIA-Liberty Media, che agisce con il proprio ufficio legale per ricordare alla FIA i paletti delle competenze intorno al campionato di F1. Ente di governo da un lato, gestore unico delle vicende commerciali dall'altro.&nbsp; La FIA &egrave; parte di un'eventuale vendita "Il campionato appartiene a noi, che lo abbiamo solo dato in affitto. Finora, quelli di una possibile vendita sono solo rumours, per&ograve; la FIA dovrebbe avere parola in merito ed essere in grado di assistere a un processo di vendita con una consulenza", &egrave; la sottolineatura di Ben Sulayem del 26 gennaio. Mese caldissimo pur non essendoci un giro uno in pista.&nbsp; La "tregua armata" tra Federazione e FOM arriva con l'assegnazione a Tombazis della gestione delle vicende quotidiane afferenti alla Formula 1, al rapporto tra FIA e team. Ben Sulayem comunica un passo indietro nella misura di un interessamentoverso la F1 solo su questioni strategiche relative al campionato, giustificato con l'operativit&agrave; data alla nuova struttura Federale. No ad Andretti? La FIA non v&igrave;ola le regole La tregua nelle dichiarazioni regge fino a giugno, quando la candidatura di Andretti Cadillac, ritenuta rispondente ai criteri di selezione della FIA, trova un implicito semaforo verde. "Mi aspetto che le squadre comprendano la nostra posizione. Quello che certamente non far&ograve; sar&agrave; infrangere le regole". &Egrave; il 26 giugno e la palla finisce nel campo della FOM, che deve ancora oggi gestire la candidatura Andretti Cadillac e trovare una soluzione che non pu&ograve; essere una bocciatura dai risvolti legali problematici. Pi&ugrave; team semmai meno GP&nbsp; Intorno alla vicenda dell'11&deg; team si susseguono le dichiarazioni e il presidente FIA, il 9 ottobre, evidenzia una criticit&agrave; della F1, su un aspetto prettamente commerciale: "Penso, piuttosto, che a essere troppe siano le gare e non le squadre. Abbiamo bisogno di pi&ugrave; squadre e meno gare". &Egrave; il 9 di ottobre.&nbsp; Non sono mancati nel corso del 2023 eventi tragici a coinvolgere Mohammed Ben Sulayem, che ha sofferto la perdita del figlio in un incidente stradale. Episodio sul quale l'ex rallysta non ha mancato di sottolineare gli attacchi personali ricevuti. Poi, un chiarimento sul suo ruolo. &Egrave; il 25 ottobre quando commenta: "Io sono qui per il motorsport e per lo spirito dello sport. Loro guardano ai soldi come un pezzo della torta e la spartiranno". La Formula 1 pu&ograve; esistere senza la FIA? Di certo a essere diverso rispetto al passato &egrave; lo stile della presidenza Ben Sulayem. Diverso &egrave; anche il valore guadagnato dalla Formula 1 sotto la gestione Liberty Media. Il campionato &egrave; reduce da un 2023 record per i numeri delle presenze registrate in pista, nonostante l'assenza totale di competizione al vertice. C'&egrave; un prodotto (il campionato) solido pi&ugrave; che mai, al punto che una teoricissima ipotesi di "scissione" della Formula 1 targata Liberty Media dall'egida Federale ha premesse che paiono essere diverse rispetto alle minacce del passato, nate su diverse premesse. Nel registrare i rumours ad Abu Dhabi, BBC Sport sottolinea un sentimento diffuso, per il quale "se l'azione della presidenza FIA dovesse continuare in un modo ritenuto nocivo allo sport, i proprietari della F1, Liberty Media, perderanno la pazienza e valuteranno una rottura dalla FIA". Undici mesi pi&ugrave; tardi, uno scenario che ritorna.       

Il 2023 &egrave; stato un anno con accesi contrasti tra FIA e posizioni di Liberty Media: 11&deg; team, numero di GP, interessi da tutelare, valutazioni economiche della F1. E' credibile un campionato alternativo?

Ben Sulayem-Formula 1, 12 mesi di tensione e un'idea radicale di Liberty

        Fa strano dirlo, ma questo non &egrave; un "benvenuti". Piuttosto, &egrave; un "bentornati". Non c'&egrave; niente in comune con oltre 40 anni fa, nemmeno mezzo metro d'asfalto. E' cambiata pure la dicitura, da GP Caesars Palace a GP Las Vegas. Una citt&agrave; che torna in calendario, anche se sono cambiate macchine, pista, interpreti e organizzatori. GP Las Vegas: gli orari del fine settimana  L'organizzatore? La&nbsp;stessa F1! Quello che Liberty Media vuole, &egrave; in primis evitare che si ripetano gli scenari del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui un GP a Las Vegas trov&ograve; spazio in calendario. Doveva essere una festa, fu un'occasione persa: l'ennesima per una nazione, gli Stati Uniti, che della F1 non ha saputo veramente&nbsp;che farsene fino all'avvento di Liberty Media. Tra Las Vegas, Phoenix, Dallas, Detroit e Long Beach, nessuno riusc&igrave; a fare veramente breccia nel cuore degli americani, e nemmeno il megalomane progetto di Indianapolis, con una pista apposita. Con Austin gli States hanno ritrovato una vera casa per il loro GP, ma &egrave; solo in questi anni di Liberty Media che hanno trovato un'identit&agrave; in F1. A proposito di identit&agrave;, questo GP di Las Vegas rispecchia pienamente l'idea della societ&agrave; americana di promozione e mediaticit&agrave; della piattaforma "Formula 1". Alcune accuse, nemmeno tanto velate, sono quelle di uno show che sar&agrave; ancor pi&ugrave; importante della gara in s&eacute;: il sospetto &egrave; forte, ma aspettiamo a giudicare. Anche perch&eacute;, con questa gara (la prima direttamente organizzata dalla stessa F1, che ha messo sul piatto pi&ugrave; di 400 milioni), Domenicali e compagnia si giocano una buona fetta di credibilit&agrave; di fronte ai futuri soci e investitori: perch&eacute; ricordiamo che Liberty Media &egrave; una societ&agrave; quotata in borsa ed ogni azione, anche la pi&ugrave; piccola, va in quell'ottica. Questo, si pu&ograve; dire senza che si offenda nessuno. Hamilton: Las Vegas da vivere senza pregiudizi Las Vegas, terra di incoronazioni Ma dicevamo della gara, appunto. Il tracciato di oggi, niente ha a che vedere con quello di inizio anni '80: allora si correva nel tracciato ricavato nel parcheggio dell'hotel casin&ograve; Caesars Palace, oggi si corre congiungendo direttamente le strade principali del centro, tra cui la famigerata Strip. Quattro decenni fa, il progetto naufrag&ograve; in fretta: la pista era un kartodromo che ripiegava tre volte su s&eacute; stessa (dandole una forma a pettine, ma alcuni ci vedevano pi&ugrave; una "M"), l'asfalto aveva una tortuosit&agrave; terribile ed in pi&ugrave; il caldo pazzesco distruggeva&nbsp;gomme e fisico dei piloti. Basti pensare che Nelson Piquet, che si laure&ograve; campione, si ritrov&ograve; a festeggiare il titolo in infermeria, perch&eacute; disidratato. A proposito di titoli iridati, Las Vegas ha avuto una particolarit&agrave; che cadr&agrave; proprio quest'anno: ha sempre incoronato i campioni del mondo. Accadde nel 1981, con la volata finale tra Reutemann, Piquet e Laffitte. Non fu una corsa priva di polemiche (l'uomo non impara mai, cosa credete): tra il caldo e la tortuosit&agrave; della pista, ci fu spazio per le malignit&agrave; su Carlos Reutemann, in pole ma letteralmente crollato in gara all'8&deg; posto (all'epoca fuori dai punti). Las Vegas 1981, gara dell'ultima vittoria di Alan Jones, &egrave; sempre stata un po' l'emblema della fragilit&agrave; mentale di Reutemann per i suoi detrattori: la corsa dell'argentino fu talmente pessima da risultare apparentemente inspiegabile, tanto che dopo la scomparsa del padre, Mariana Reutemann ad Autosprint (scusate l'autoreferenzialit&agrave;) ha svelato che Carlos un giorno le rivel&ograve; come qualcuno a sua insaputa, nella notte tra la qualifica e la gara, gli avesse stravolto l'assetto, consegnandogli una vettura inguidabile con cui poi non seppe andare oltre l'8&deg; posto.&nbsp; Esult&ograve; cos&igrave; Piquet, come avrebbe esultato Keke Rosberg l'anno dopo: a Keke, nel giorno della prima vittoria in carriera di Michele Alboreto (su Tyrrell), bast&ograve; un 5&deg; posto per assicurarsi il titolo, mentre la Ferrari, nonostante la certificazione del titolo Costruttori, fu ben felice di chiudere un'annata maledetta, quella della scomparsa di Villeneuve e dell'infortunio senza ritorno di Pironi.&nbsp; Ecclestone: "Las Vegas? Nulla a che vedere con la F1" Cosa sar&agrave;? Quattro decadi dopo, non c'&egrave; niente in comune tra l'allora GP di Las Vegas e quello di oggi. Quello di oggi si promette di essere, nel bene o nel male, l'evento dell'anno: certamente se ne discuter&agrave;, vedremo con quali modi. E' un esperimento senza precedenti, dato che questo GP &egrave; stato voluto, promosso e organizzato dalla stessa F1, che promette di riprovarci anche in altri lidi se le cose dovessero andare bene. Tra le critiche preventive, lo sfarzo annunciato ed i pi&ugrave; riflessivi che dicono di aspettare per giudicare, il GP pi&ugrave; chiacchierato dell'anno &egrave; alle porte: buona gara, pardon buono show, a tutti. Wolff avvisa il personale del team: state lontano dai casin&ograve;!       

Dopo pi&ugrave; di 40 anni la F1 torna a fare tappa a Las Vegas, con un evento per&ograve; che niente ha a che vedere con quello che and&ograve; in scena di fronte all'hotel Caesars Palace: stavolta &egrave; Liberty Media a metterci soldi e speranze

GP Las Vegas, dove eravamo rimasti: dai titoli di Piquet e Rosberg alla "nuova" F1

        Allo scontro frontale, la Fia della presidenza Ben Sulayem e la Formula 1 di Liberty Media, sono arrivati a inizio anno. Prima con le valutazioni (non richieste) del presidente su un rumour di stampa: l'interessamento di investitori sauditi a rilevare la Formula 1. Espresse una posizione nettamente contraria a valutazioni gonfiate del business, una "consulenza non richiesta" da Liberty Media e alla quale la propriet&agrave; statunitense del Circus reag&igrave; con una dura lettera dell'ufficio legale, indirizzata alla Fia e squadre iscritte al mondiale. Poi, la mossa di aprire il bando di selezione di due nuove squadre, pur sapendo benissimo quale fosse la posizione della FOM in merito. Un no senza se e senza ma. Gli attacchi controproducenti "Ho attraversto l'inferno. Mi sono chiesto cosa avessi fatto per meritarmi tutti questi attacchi tra febbraio e marzo. Mi hanno attaccato il giorno in cui ho aperto la manifestazione d'interesse. Anche quando &egrave; morto mio figlio mi hanno attaccato, solo per spezzarmi, solo per aver aperto a tutti la possibilit&agrave; di entrare. Non era necessario, &egrave; stato controproducente e non un bene per il business", dice Ben Sulayem, nelle parole riportate da Speedcafe. Dietro il "loro" sono raggruppati interessi e posizioni che fanno riferimento alle squadre di Formula 1 e alla stessa Fom di Liberty Media. Un braccio di ferro che ha portato, nel mese di febbraio, all'affidamento a Nick Tombazis dei rapporti tra Fia e Formula 1, negli aspetti della gestione "quotidiana", lasciando alla presidenza Ben Sulayem un ruolo pi&ugrave; strettamente legato alla definizione della prospettiva del campionato pi&ugrave; importante sotto l'egida Fia. La tutela dello sport&nbsp; Ancora Ben Sulayem, a Austin ha commentato: "Possono dire ci&ograve; che vogliono. Alla fine io sono stato eletto per prendermi cura dello sport e non c'&egrave; nulla che entri nelle mie tasche. Noi non abbiamo azionisti, non abbiamo un consiglio d'amministrazione col quale dividere i soldi. La mia missione &egrave; diversa dalla loro, &egrave; molto chiaro". L'ammissione di un nuovo team, sebbene il Patto della Concordia preveda la possibilit&agrave; di avere 12 squadre in Formula 1, non &egrave; esclusivamente di pertinenza della Fia, viste le concessioni fatte alla F1 nel fissare altri requisiti, di carattere commerciale, che i candidati al bando di gara indetto dalla Federazione devono soddisfare. "Abbiamo un contratto per avere fino a 12 squadre. Io sono qui per il motorsport e per lo spirito dello sport. Loro guardano ai soldi come un pezzo della torta e la spartiranno.&nbsp; Non voglio parlare il linguaggio della finanza, il 'facciamo pi&ugrave; soldi, facciamo pi&ugrave; soldi'. Voglio parlare della sostenibilit&agrave; dello sport e del business".       

Il presidente Fia rispolvera le dure prese di posizione dello scorso inverno che hanno posto Fia e F1 in contrasto netto. L'apertura a un nuovo team all'origine degli attacchi secondo MBS

Ben Sulayem: quanti attacchi ho ricevuto! "Loro" guardano ai soldi

Rappresentare le posizioni della Fia e quelle della Fom, in una formula, &egrave; presto detto: su numero di squadre e di gran premi, la Federazione, con le parole recenti del presidente Ben Sulayem, ha una visione all&#39;opposto rispetto alla postura del detentore dei diritti commerciali.  Gli attriti tra l&#39;organo di governo della Formula 1 e chi cura gli aspetti commerciali del business sono esplosi, in tutta la loro forza, in due momenti chiave dell&#39;attuale presidenza: la posizione di Ben Sulayem sui rumours di un&#39;offerta miliardaria a Liberty in merito alla vendita della Formula 1; l&#39;apertura del bando per selezionare fino a 2 nuove squadre, nonostante la consapevolezza di una posizione fermamente contraria della Fom.  Quel processo avviato dalla Fia &egrave; giunto al termine nelle verifiche in capo alla Federazione, ora spetter&agrave; alla Fom azzardare una pronuncia contraria all&#39;ingresso di Andretti Cadillac.  Sterzi a parte: Predator 3, il pi&ugrave; grande 26enne di tutti i tempi  Come fai a dire no ad Andretti?  &quot;Dire no a una squadra la cui candidatura &egrave; stata approvata dalla FIA &egrave; molto difficile. Potete definirmi un ottimista, lo sono sempre. Penso di s&igrave;, che Andretti avr&agrave; la meglio&quot;, dice Ben Sulayem intervistato dall&#39;agenzia Reuters.&nbsp;  La posizione del presidente Fia &egrave; nota, spinge per un campionato di Formula 1 con pi&ugrave; protagonisti: &quot;La Fia dovrebbe chiedere, pregare, i costruttori di auto affinch&eacute; entrino in Formula 1. Non dovremmo dire loro di no. Se volete che vi dica qual &egrave; il mio sogno, &egrave; di riempire i 12 posti, avere una squadra di un costruttore statunitense, come anche una power unit e un pilota da l&igrave;. Poi magari andare in Cina e chiedere e realizzare la stessa cosa&quot;.  Nella vicenda Andetti in F1 si &egrave; arrivati anche a sollevare un &quot;ostacolo&quot; a dir poco assurdo: l&#39;assenza di spazi sufficienti a ospitare 12 squadre su certi circuiti. Ipse dixit, maggio 2022, Greg Maffei.  Pi&ugrave; team e meno gare  &quot;I circuiti dovrebbero avere abbastanza garage e spazio per 12 squadre&quot;, replica indirettamente oggi Ben Sulayem, che prosegue con l&#39;affondo che marca una posizione agli antipodi nella visione di F1 della Fia: &quot;Penso, piuttosto, che a essere troppe siano le gare e non le squadre. Abbiamo bisogno di pi&ugrave; squadre e meno gare. I team guardano al pezzo della torta, capisco i loro timori ma i nostri sono diversi&quot;. 

Stona non poco la posizione dell&#39;organo di governo del campionato del mondo rispetto alla posizione di Liberty Media, un modello a &quot;numero chiuso di squadre&quot; e un ampliamento costante di GP

Ben Sulayem e la F1 immaginata dalla Fia: &quot;12 squadre e meno gare&quot;

        Esauriti i convenevoli, il ringraziamento di rito verso la Federazione, parte favorevole per definizione all'ampliamento della griglia di F1, avendo aperto il bando di selezione, per Andretti Cadillac resta l'attesa sulla fase successiva e il confronto con la FOM. "Andretti Cadillac &egrave; onorata che la Fia abbia approvato la manifestazione di interesse di Andretti Formula Racing verso il campionato del mondo di F1. Apprezziamo il rigoroso, trasparente e completo processo di valutazione della FIA e siamo entusiasti che ci sia stata data l'opportunit&agrave; di competere in un campionato cos&igrave; prestigioso e storico", recita la nota stampa diffusa da Andretti dopo la comunicazione pubblica della Federazione, ad ammettere la candidatura del team per l'ingresso in F1. Quali vantaggi per la F1? "La formazione di questa squadra prettamente americana &egrave; un momento importante di orgoglio per tutti i nostri dipendenti e tifosi.&nbsp; Sentiamo fermamente che le profonde capacit&agrave; nelle corse di Andretti Cadillac e i progressi tecnologici che derivano dalle corse saranno a vantaggio dei nostri clienti in tutto il mondo, innalzando al tempo stesso l'entusiasmo verso la F1.&nbsp; Non vediamo l'ora di impegnarci con tutti i portatori di interesse in Formula 1 mentre proseguiamo con la pianificazione dell'ingresso in griglia il prima possibile". Il pagamento di diritti d'accesso tre volte superiore quei 200 milioni definiti in un'altra fase di valore della Formula 1 non sembra essere un tema sufficiente ad aprire le porte del mondiale. Lo sport &egrave; diventato ricco come mai prima, le squadre valgono cifre nell'ordine del miliardo di euro e, strappare un "posto a tavola" a ricavi invariati del Circus equivale a ridurre la spartizione dei premi tra 10 squadre.&nbsp; La Formula 1 "prende atto" Vista da un'altra prospettiva, assolutamente credibile, viene da chiedersi se la Formula 1 abbia interesse a sbarrare l'accesso ad Andretti Cadillac e rischiare querelle legali sulla materia della libera concorrenza (che gi&agrave; potrebbero sorgere alla variazione della quota antidiluizione da 200 a 600 milioni di dollari), potenzialmente con multe miliardarie in gioco. FOM che si &egrave; limitata a diramare una nota con la quale dice di "prendere atto dei risultati e delle dichiarazioni della FIA in merito alla prima e alla seconda fase del suo processo di candidatura. Adesso faremo le nostre valutazioni in merito alla candidatura rimasta".       

Prima reazione della struttura diretta da Michael Andretti a seguito del via libera alla terza fase della selezione concessa dalla FIA. Prossimo passo: "convincere" Liberty Media

Andretti Cadillac: "Alzeremo l'entusiasmo verso la F1"

        L'introduzione del tetto di spesa stagionale, la corsa della categoria sul mercato statunitense, la moltiplicazione dell'interesse (vedi il pubblico televisivo oltre quello in presenza) e dei ricavi sui diritti globali pagati dai media, sono solo alcuni dei principali fattori che hanno portato un incremento notevole dei valori di ogni singolo team. &Egrave; un'analisi condotta da Forbes, basata su documenti finanziari e stime accurate, che tratteggia il valore delle 10 squadre di Formula 1. Un'analisi che si conclude in un valore medio per squadra superiore al miliardo e 800 milioni di dollari.  Alpine e il caso-Sauber L'accordo recentemente siglato da Alpine, a vendere una quota di minoranza della propriet&agrave;, ha portato a valutare il team 900 milioni di dollari. Indicazione sottostimata secondo Forbes, perch&eacute; l'accordo &egrave; relativo a discussioni avviate nel 2022 e, oggi, il valore della presenza Alpine in F1 sarebbe nell'ordine del miliardo e 400 milioni di dollari. A Michael Andretti, che il progetto Andretti Cadillac prova a portarlo nella massima categoria, &egrave; stato risposto di acquistare un team. "Nessuno vuole vendere", ha spiegato recentemente Andretti. Un'operazione, di acquisizione di un team, che fu a un passo dal realizzarsi quando, nel 2021, la Sauber era sul punto di passare di mano. Il valore dell'operazione? Fonti accreditate hanno confermato a Forbes un'operazione da 350 milioni di dollari. Fin&igrave; con il no di Finn Rausing, di chi, cio&egrave;, controllava la Sauber attraverso la propria holding. Audi, che progressivamente rilever&agrave; la maggioranza delle attivit&agrave; del team, con l'acquisizione della quota annunciata a inizio 2023, avrebbe pagato gi&agrave; un valore di 650 milioni di dollari. Quasi il doppio per una quota inferiore della propriet&agrave; rispetto alla trattativa Andretti-Sauber. Ricavi per tutti e tetto di spesa Essere nell'attuale Formula 1 &egrave; un affare remunerativo per tutti i team, a prescindere dalle vittorie sportive. La ripartizione della torta dei ricavi generati dalla categoria, abbinata al tetto di spesa, offre una "coperta" molto pi&ugrave; ampia e di sicurezza ai team per operare ottenendo ricavi. Secondo l'analisi del magazine finanziario, per una piccola squadra, con 50 milioni di dollari di apporti in sponsorizzazioni, si arriva a operare al limite del budget cap. In questo contesto, i valori di ciascuno dei 10 team vedono la Ferrari raggiungere un valore stimato di 3,9 miliardi di dollari. Mercedes segue in seconda posizione a 3,8 miliardi di dollari, poi Red Bull a 2,6 e McLaren a 2,2 miliardi di dollari. Insieme, totalizzano 12,5 miliardi di dollari. Grossomodo una cifra da manovra finanziaria ordinaria di uno Stato. Valore nell'ordine dei miliardi di dollari che raggiungono anche Alpine (1,4), Aston Martin (1,37) e Alphatauri (1,1), quest'ultima oggetto di un tentativo di acquisizione respinto da Red Bull Racing, a dire no a un'offerta secondo Forbes valutata 1miliardo di dollari.&nbsp; Sauber, con la sponsorizzazione Alfa Romeo, avrebbe un valore di 900 milioni di dollari, davanti ai 780 milioni di Haas e 725 milioni della Williams.       

Il balzo dei valori di ciascun team &egrave; frutto di scelte ed espansione globale maturati negli ultimi 18 mesi. Il "club" della Formula 1 &egrave; un'iscrizione dalla sicura fonte di ricavi&nbsp;

Quanto valgono i team di F1? Forbes fa i conti (miliardari)

        Nel processo di selezione di uno (o due) eventuali nuove squadre in Formula 1, lo scenario che si prospetta &egrave; di "una poltrona per due", quanto alla posizione di chi dovr&agrave; decidere se ammettere o meno le candidature in linea con i requisiti del bando aperto dalla Fia. Il ruolo della Formula 1, di Liberty Media, &egrave; centrale per i requisiti ulteriori che, nell'aprire il bando di selezione, la Fia ha riconosciuto al detentore dei diritti commerciali. Nello specifico, il bando diffuso il 2 febbraio, sottolineava come la F1 potr&agrave; dettare&nbsp; "condizioni o criteri di selezione supplementari, che dovranno essere esaminati separatamente durante il processo di candidatura". Le regole da rispettare Quale sia la posizione del soggetto - insieme a quella della quasi totalit&agrave; delle squadre attualmente in griglia - &egrave; noto: 10 squadre sono sufficienti. Il valore di un ingresso nella F1 odierna &egrave; enormemente superiore al gettone di 200 milioni quale (vecchia) quota anti-diluizione. Il presidente Fia, intervenuto recentemente sul tema, ha sottolineato come, "comprenda gli interrogativi dei team" contrari all'ampliamento della griglia. "Quando si parla di manifestazione di interesse, ci sono delle regole e non possiamo chiudere il processo e dire no perch&eacute; abbiamo un'altra scelta e non possiamo nemmeno dire no se i candidati rispondono ai requisiti. Capisco, quindi, le preoccupazioni delle altre squadre in merito a un nuovo team. Allo stesso modo, noi non infrangiamo le regole", le parole di Ben Sulayem, intervistato da Grand Prix 247. Squadre che, vale ricordarlo, formalmente non hanno voce in capitolo nell'approvare o meno l'ingresso di un nuovo team. La vicenda &egrave; tutta nelle mani della Fia e della Formula 1.&nbsp; "Mi aspetto che le squadre comprendano la nostra posizione", prosegue il presidente Fia. "Quello che certamente non far&ograve; sar&agrave; infrangere le regole". Il desiderio del presidente Fia di allargare il campo di squadre oltre le 10 attuali &egrave; opposto alle considerazioni che, dall'ambiente Liberty Media - con le parole di Domenicali e di Maffei -, pi&ugrave; volte sono circolate: non c'&egrave; urgenza di ampliare il numero di squadre presenti in Formula 1.&nbsp;       

Se una candidatura rispetter&agrave; tutti i requisiti, alla Fia non rester&agrave; che approvarne l'ingresso in F1. Resta il ruolo decisivo di Liberty Media e le ulteriori richieste sottoponibili ai team candidati

Ben Sulayem e un nuovo team: "La Fia non violerà le regole"

        La F1 americana? Assolutamente promossa. Gunther Steiner ne &egrave; assolutamente convinto, sottolineando come ormai l'intrattenimento sia ormai a tutto tondo, anche all'infuori della gara in s&eacute;. Miami ne &egrave; stato l'esempio, con un contorno di sfarzo che secondo il team principal &egrave; ben rappresentativo del momento dell'attuale Formula 1. Dominio Red Bull, Domenicali: "Non possiamo intervenire, ma il budget cap aiuter&agrave;" F1 prima e dopo: la "sola" gara non basta pi&ugrave; Prima la F1 ed il mondo del motorsport in generale pensavano solo alla gara, adesso invece c'&egrave; un contorno ricco che rende l'evento pi&ugrave; accattivante.&nbsp;E' questo il pensiero di Steiner, come ha spiegato ad un incontro con i media: "Penso che l'intrattenimento in F1 sia migliorato molto rispetto ai vecchi tempi. Prima si correva e basta, si passava da una corsa all'altra senza curarsi di nient'altro. Diciamo che prima correvamo solo per gli appassionati di corse, ecco perch&eacute; questo sport non era riuscito ad avere successo negli Stati Uniti prima di Liberty Media".  Pure&nbsp;Gunther ha avuto bisogno di tempo: "Anche io prima non capivo bene gli Stati Uniti, li ho capiti molto di pi&ugrave; quando mi sono trasferito in America. Devi vivere qui per comprenderli bene. In America le persone vogliono un intrattenimento costante, non solo sedersi in tribuna. Vogliono anche tutto il resto, come i concerti e le aree di intrattenimento. Se hai dei bambini al seguito c'&egrave; bisogno di intrattenerli, non di costringerli a sedersi in una tribuna o su una collina ad aspettare. Quindi penso che la F1 stia facendo un ottimo lavoro da questo punto di vista". F1 2023: il calendario dei 23 GP        

Il team principal della Haas ha promosso il lavoro di Liberty Media sul contorno che sta portando alle gare, come i concerti e le aree divertimento: per Steiner la "sola" gara non basta pi&ugrave;

Steiner promuove la F1 di Liberty Media: "Gran lavoro sull'intrattenimento"

Ma secondo voi si parla tanto della 24 Ore di Le Mans e del suo centenario perch&eacute; siamo tutti ipnotizzati come babbei dalla cifra tonda, oppure perch&eacute; dietro la storia, la struttura, le cristallizzazioni e la filosofia della maratona della Sarthe si annida un vero e preziosissimo patrimonio filosofico e agonistico, tale da rappresentare uno dei pilastri del Motorsport moderno? Scusate &rsquo;sta insopportabile domanda retorica, ma qualcuno se l&rsquo;&egrave; cercata, con tanto di pippone retoricheggiante annesso. Perch&eacute; giorno dopo giorno e volta dopo volta leggo sempre pi&ugrave; basito le cose e le cosine che Liberty Media vuol portare ai Gran Premi e mi viene in mente una realt&agrave; che non leggo da nessuna parte e quindi sar&agrave; ora che la scriva qui, perch&eacute; questa &egrave;: ossia che gli americani chiedendo agli organizzatori questo e quello non solo non s&rsquo;inventano niente, ma copiano pari pari - come capita a scuola con gli annaspanti che scopiazzano i bravi - programma e programmi della 24 Ore da decine e decine di anni.    Ci vediamo da Mario: Ode al fascino dell&rsquo;endurance  Dal laico e vangelo secondo Liberty: l&rsquo;evento non deve durare un giorno solo, ma spalmarsi il pi&ugrave; possibile nel weekend, creando poli d&rsquo;interesse multipli e un hype che cresce ora dopo ora. Bene. Tutti gli appassionati veri di Motorsport sanno che quella della Sarthe non &egrave; una 24 Ore ma una settimana, perch&eacute; tutto inizia con le verifiche pubbliche a Piazza dei Giacobini, quindi si trasferisce al circuito con l&rsquo;inizio delle prove, diurne e notturne, cos&igrave; torna nella citt&agrave; vecchia con la parata degli equipaggi, poi riapproda al circuito per le ultime messe a punto, la cerimonia di pre-schieramento e il via della gara. Morale, stai a Le Mans sette giorni e non t&rsquo;annoi mai, anzi, hai sempre qualcosa da fare, se ti basta il tempo.  Dal laico evangelo secondo Liberty: la pista non &egrave; tutto. Deve avere attorno a s&eacute; attrattive e sfoghi ludici alternativi, come la ruota panoramica, la fan zone, strutture, servizi, musica e quant&rsquo;altro. Ottimo. Da milioni di anni Le Mans ha la sua bella ruota panoramica e nella collinetta soprastante il paddock vanta il caratteristrico villaggio con tanti negozi, bancarelle, ristorantini all&rsquo;aperto, birrerie e chioschi, dove puoi trovare modellini, vecchi libri, musica tunz-tunz, baguette, salsicciotti e tutto quello che vuoi: il paradiso della fan zone, altroch&eacute;.  Dal laico evangelo secondo Liberty: i Gp devono diventare immensi collettori di pubblico a flusso continuo. A meno che non si sia in presenza di un Paese ricchissimo mediorientale, pagante fee stellari ma fuori contesto storico-agonistico, gli altri, quelli europei, devono assicurare affluenze sociostrutturate bibliche e semi-plebiscitarie. Fantastico. A parte la Indy 500, che sarebbe un altro bell&rsquo;esempio di super-evento il quale fino a pochi anni fa durava addirittura un mese, con infrastutture da paura, a ri-testimonianza del fatto che Liberty non inventa niente ma copia - e anche poco bene, come spesso capita a chi studia a pappagallo -, a Le Mans il pubblico straripa da decenni. Addirittura del tutto a prescindere dalla quantit&agrave; e dalla qualit&agrave; di vetture e piloti in campo. Perch&eacute; Le Mans &egrave; Le Mans. Difficile da prenotare sempre e impossibile ora, col centenario. Sold-out o quasi, da una vita. E se, tanto per fare un esempio, nel 1993, appena abolito il Mondiale Prototipi da Bernie &amp; Mosley, alla 24 Ore si schierarono in pochi e mica tutti buoni, specie con delle GT loffie, la gente rispose lo stesso alla grande e lo show, dentro e fuori pista, non manc&ograve;.  Dal laico evangelo secondo Liberty: il tifoso va reso sempre pi&ugrave; soggetto e non oggetto di trattamento esclusivo e gratificante, facendolo sentire sempre pi&ugrave; vicino all&rsquo;evento tramite luoghi, momenti, feeling (e prezzi) esclusivi. Bene. Qui Liberty e Le Mans divergono, perch&eacute; seguire la 24 Ore costa, ma infinitamente meno che andare a un Gran Premio di quelli chic &amp; glamour (salvo Imola e Monza che ancora si sforzano d&rsquo;essere a misura di tasca). A Le Mans il tuo campione lo puoi incontrare tranquillamente in citt&agrave; per le verifiche, ovvero durante la sfilata degli equipaggi a bordo di macchine d&rsquo;epoca decapottabili o financo in una delle non infrequenti session di autografi. Certo, c&rsquo;&egrave; il Paddock Club pure a Le Mans, cio&egrave; se vuoi finire spellato vivo, stai sicuro che ci finisci. Ma se hai una capacit&agrave; di spesa non paperonica e a muoverti &egrave; solo la passione, puoi comunque avere chance di divertirti e provare momenti unici, piacevoli e fuori dall&rsquo;ordinario. Con nell&rsquo;aria il fascino di un rito, di una magia e di un&rsquo;atmosfera che si ripetono da un secolo, ipnotizzando centinaia di migliaia di appassionati, quasi tutti pi&ugrave; tali che semplici curiosi di superficie.  Dal laico evangelo secondo Liberty: noi possediamo diritti di promozione per un campionato, abbiamo la fila di questuanti per nuove gare e ci interessano i ricchi, mica i poveretti. Quindi partoriamo appendici nobili di benessere e ce le godiamo, perch&eacute;, da monopolisti, i prezzi li facciamo noi: se vuoi correre (difatti vogliono alzare la quota d&rsquo;ingresso per i team), se vuoi organizzare e se vuoi venire a vedere la gara, da riccone, al Paddock Club, o da tosabile fan. Fantastico. Invece Le Mans funziona all&rsquo;opposto siderale e antipodale. Perch&eacute; non &egrave; un campionato che crea gare, ma, grazie all&rsquo;Aco, &egrave; una gara che crea campionati. Dapprima l&rsquo;ELMS e poi, dal 2012, il rinato mondiale. Perch&eacute; senza l&rsquo;Automobil Club de l&rsquo;Ouest e Le Mans, sia chiaro, il mondiale endurance non sarebbe mai resuscitato - grazie anche all&rsquo;aiuto del neoletto Jean Todt, va detto -, killerato com&rsquo;era stato, appunto da Bernie &amp; Mosley nel 1992, all&rsquo;interno del loro orrendo piano da cattivi di James Bond di togliere di mezzo tutto ci&ograve; che impicciava alla F.1. E il mondiale endurance a oggi non &egrave; gestito come una fabbrica di quattrini, ma come un&rsquo;entit&agrave; sportiva che come tale deve fare Sport, unendo, coinvolgendo, ibridando e avvicinando concorrenti, enti e Case.  &Egrave; il motivo per cui la Ferrari &egrave; tornata dopo 50 anni d&rsquo;assenza nella categoria maggiore e con essa una miriade di Costruttori autorevoli. Sapete quali. Fatto che sta alla base anche del taciuto ma non meno storico riavvicinamento tra endurance all&rsquo;europea e quella all&rsquo;americana, grazie alla sudivisione tra LMH e LMDH che, per quanto possibile, accontenta tutti. E anche il BoP, il famigerato BoP, in chiave Le Mans diventa, di principio, accettabile e intelligente, perch&eacute; se nel penultimo DTM e nel mondiale Turismo il BoP stesso serviva a far trionfare chiunque a turno, come quando da bambino mia nonna mi faceva vincere a rubamazzo, in chiave Hypercar ha il ruolo di dare pari opportunit&agrave; di partenza a prototipi aventi filosofie e caratteristiche diverse. Perch&eacute; il BoP &egrave; come il colesterolo: c&rsquo;&egrave; quello buono e quello cattivo.  Per questo, quando si parla di Le Mans e di endurance, ai francesi e agli organizzatori della Sarthe bisogna solo dare tanto di cappello. E, a ben guardare, il centenario &egrave; solo un pretesto. Se la 24 Ore avesse, che so, 87 anni e tre quarti invece di 100, bisognerebbe fargli il monumento lo stesso. Perch&eacute; hanno inventato uno stile, hanno saputo creare e mantenere grandiosamente un&rsquo;istituzione e poi rifondare da zero, dal post atomico 1993 a oggi, un fulcro e un coagulo di passione forgiando una civilt&agrave; - quella delle gare endurance - praticamente da capo, facendola rinascere altrove, in tutto il mondo del Motorsport, a loro immagine e somiglianza. Malgrado l&rsquo;ostilit&agrave; della potentissima fazione ecclestoniana e formulaunocentrica, non muovendosi primieramente ed esclusivamente a scopo di lucro, ma nel segno dello Sport, dell&rsquo;opportunit&agrave; e della politica sportiva orientata a unire e non a dividere. Per questo, viva Le Manse viva l&rsquo;Aco, tutta la vita. Non solo come gara in s&egrave;, ma anche in quanto istituzione, quale centro irriducibile di cultura del Motorsport, ricco di Motor &amp; di Sport. Invidiato tanto, capito poco e copiato male, come spesso capita a chi ha radici, cuore e talento da vendere. 

Altro che innovatori, in F.1 sbirciano alla 24 Ore...

Liberty Media copia Le Mans!

        Ai promoter, Liberty Media chiede sempre di pi&ugrave; in termini di interventi per adeguare i servizi e le attivit&agrave; collaterali al Gran Premio di Formula 1. Strutture, iniziative per coinvolgere i tifosi, investimenti necessari a garantire la permanenza in calendario, sempre e comunque a fronte del pagamento dei relativi diritti. Con il GP di Las Vegas la posizione assunta dalla F1 &egrave; duplice, poich&eacute; &egrave; co-organizzatore insieme alla citt&agrave; di Las Vegas e allo Stato del Nevada. Da questa posizione unica, che potrebbe essere applicata in futuro ad altri Gran Premi-evento, Stuart Pringle &egrave; convinto che la F1 abbia preso consapevolezza dell'impegno che accompagna un promoter.  Liberty ora sa cosa significhi organizzare un GP "La Formula 1 ha imparato una lezione enorme su cosa voglia dire organizzare un evento. Sulla base delle domande che abbiamo ricevuto dalla squadra promozione, c'&egrave; un lungo elenco di cose da fare. Non dico che i promoter tradizionali riceveranno un trattamento amichevole dopo quest'esperienza, per&ograve; &egrave; stata molto rivelatrice per Formula 1", dice il direttore generale del circuito di Silverstone. Ci vediamo da Mario: Ode al fascino dell&rsquo;endurance "Mi presenter&ograve; con carta e penna, trovo affascinante capire come si avvicinano all'organizzazione. Sono certo sar&agrave; uno spettacolo grandioso e quello di cui abbiamo bisogno &egrave; una salutare padronanza, vogliamo che ogni gara sia la migliore esperienza possibile e diventa un vantaggio per tutti noi. Quello che non voglio, da promoter, &egrave; una padronanza che diventi monotona o per nulla avvincente. Sono curioso anche di vedere qual &egrave; la sensazione nel non avere una fattura di una gara di contorno", le parole riportate da motorsport-total. Lo stile americano dell'intrattenimento Dell'intrattenimento per i tifosi, del "prima e dopo" l'attivit&agrave; in pista, Liberty Media ha fatto una bandiera del modo di strutturare le gare e chiamare i promoters europei all'adeguamento ai nuovi standard. "Sappiamo come gli americani sappiano fare intrattenimento nello sport molto meglio di quanto non accada in Europa. Il fatto che a Silverstone operiamo da 73 ani non vuol dire che siamo arroganti e non vogliamo imparare da altri".       

Il direttore generale del circuito inglese &egrave; pronto a scoprire l'organizzazione dell'evento di Las Vegas da parte di Liberty Media e ricavarne spunti utili

Silverstone pronta a imparare dall'intrattenimento stile USA

        Baster&agrave; la missiva partita da Place de la Concorde, indirizzata alle sedi dei 10 team di Formula 1, a placare quelle che erano indicate eufemisticamente come "irritazioni" nei confronti delle recenti esternazioni del presidente della FIA? Mohammed Ben Sulayem annuncia un passo indietro, nel senso dell'affidamento a una squadra di dirigenti coordinati da Nikolas Tombazis della materia Formula 1. Si interfacceranno con Tombazis i team e Liberty Media, mentre il presidente anticipa un ruolo pi&ugrave; defilato sulle vicende strettamente di "attualit&agrave;". Che siano state legate a temi sportivi o politici, negli ultimi 14 mesi spesso le uscite del presidente hanno fatto discutere e rivelato una netta contrapposizione tra FIA e Liberty Media.  Il presidente curer&agrave; la visione strategica L'anticipazione di stampa &egrave; dello Sportsmail, che ha visionato la lettera inviata da Ben Sulayem ai team, nella quale si legge: "Il mio obiettivo dichiarato era quello di essere un presidente non esecutivo, attraverso il reclutamento di una squadra di manager professionisti, che adesso &egrave; stata ampiamente realizzata. Perci&ograve;, in futuro, i vostri contatti quotidiani per tutte le vicende legate alla Formula 1 saranno con Nikolas e con la sua squadra, mentre io mi concentrer&ograve; sulle questioni strategiche, con il mio gruppo dirigente". Lo stile del presidente succeduto a Jean Todt non piace alle squadre e, a fine 2025, si dovr&agrave; votare nuovamente, per un secondo mandato nelle mani di Ben Sulayem o per una successione con cambio al vertice.&nbsp; Tutto come da programma elettorale L'annuncio di un passo indietro negli interventi sulle vicende pi&ugrave; calde e attuali relative alla Formula 1 &egrave; derubricato, secondo la posizione ufficiale diffusa dalla FIA, a un piano gi&agrave; previsto e parte del programma con il quale Ben Sulayem &egrave; stato eletto a capo della FIA. "Il manifesto presidenziale fissava chiaramente questo piano prima della sua elezione. Assicurava la nomina di un a.d. FIA per garantire operazioni allineate e integrate, come anche l'introduzione di un quadro governativo rivisitato, sotto un gruppo dirigente concentrato su trasparenza, democrazia e crescita. Il mandato del presidente FIA &egrave; ampio e copre la vasta gamma del motorsport globale e della mobilit&agrave;. Adesso che la riorganizzazione strutturale in Formula 1 &egrave; completa, questo &egrave; il naturale passo successivo", recita il comunicato ufficiale. La sottolineatura di Ben Sulayem indirizzata ai team, di un minore coinvolgimento futuro, pare essere una rassicurazione ulteriore e necessaria, per riequilibrare il rapporto tra squadre, organo di governo e FOM detentrice dei diritti commerciali. FOM, nella figura di Liberty Media, che in modo diretto e duro ha accusato il presidente FIA di aver operato un'"ingerenza inaccettabile" con i commenti sul valore del business Formula 1 e la possibilit&agrave; di una futura vendita da passare al vaglio della FIA.       

Lo stile del nuovo presidente FIA &egrave; inviso ai team e a Liberty Media. Sar&agrave; Tombazis, con la nuova squadra di dirigenti, a interfacciarsi con le squadre sui temi di stretta attualit&agrave;

FIA-F1, Ben Sulayem comunica ai team un passo indietro

        La manifestazione d'interesse di nuove squadre nei confronti della F1, annunciata dalla FIA, ha date e requisiti precisi, resi pubblici con la pubblicazione del bando. Anzitutto, il numero di squadre che potr&agrave; essere selezionato dalla Federazione: due. Il presidente Ben Sulayem si era spinto gi&agrave; durante la visita alla Dakar verso un ampliamento della griglia della Formula 1 oltre le 11 squadre. Il tutto, ferme restando le posizioni di Liberty Media e delle squadre oggi presenti, che sono contrarie a un'apertura a un 11&deg; team, per vicende strettamente di tipo finanziario e di risorse da spartire. Le tempistiche per proporre la propria candidatura La FIA apre il percorso di selezione, una raccolta di progetti che si chiuder&agrave; il 30 aprile e porter&agrave; a una decisione sull'ammissione o meno delle squadre candidate entro il 30 giugno. I team&nbsp;potranno scegliere una data per l'impegno, decidere per un ingresso in F1 nel 2025, nel 2026 o nel 2027. Sar&agrave; ovviamente la Federazione a selezionare il team o i team ritenuti idonei a un eventuale ampliamento della griglia di partenza. Potrebbe risolversi anche senza alcuna squadra selezionata, il percorso avviato dalla FIA. "La crescita e l'appeal del campionato di F1 sono su livelli mai raggiunti prima. La FIA ritiene che vi siano le giuste condizioni per le parti interessate, che dovessero soddisfare i criteri di selezione, affinch&eacute; esprimano un interesse formale all'ingresso nel campionato", ha commentato il presidente Ben Sulayem. "Per la prima volta in assoluto, stiamo chiedendo ai candidati - quale parte delle condizioni di selezione - di definire come soddisfarranno i benchmark FIA nel campo della sostenibilit&agrave; e come apporteranno un impatto positivo nella societ&agrave; attraverso lo sport. Il processo di selezione &egrave; il logico prolungamento dell'accettazione positiva dei regolamenti FIA sulla power unit 2026 da parte di costruttori motoristi, che hanno attratto Audi alla F1 e creato interesse tra altri potenziali candidati". Liberty Media potr&agrave; chiedere condizioni ulteriori Tra i requisiti che saranno al vaglio della Federazione, le squadre verranno valutate sulla base "dell'interesse generale di lungo termine del campionato", "nella capacit&agrave; tecnica e nelle risorse del team", "nella capacit&agrave; del team di incontrare e rispettare gli obblighi previsti dai regolamenti sportivo, tecnico e finanziario". Inoltre, altre valutazioni interesseranno il "valore economico che il candidato pu&ograve; apportare al campionato, compresa la considerazione della sua reputazione e integrit&agrave;". Le squadre interessate a entrare in Formula 1, tra 2025 e 2027, dovranno presentare un business plan dei primi 5 anni, con garanzie di tipo finanziario e di competenze della squadra nel settore motorsport o in campo automobilistico (riferimento che guarda ai costruttori).&nbsp; A bilanciare un potere di scelta che &egrave; dell'organo di governo, la FIA prevede che la Formula 1, quindi Liberty Media, possa dettare "condizioni o criteri di selezione supplementari, che dovranno essere esaminati separatamente durante il processo di candidatura".       

La Federazione ha presentato le scadenze entro le quali i team dovranno manifestare l'interesse a entrare in F1 e reso pubblici i criteri di selezione&nbsp;

FIA, aperto il processo di selezione di due nuove squadre in F1

        Dopo il duro botta e risposta tra FIA e Liberty Media, le acque sembrerebbero essersi calmate. Se sar&agrave; vera collaborazione, costruttiva, per il bene della Formula 1, lo diranno i fatti dei prossimi mesi. Si discute dei regolamenti 2026 da mettere a punto, c'&egrave; poi la questione pi&ugrave; che mai aperta della manifestazione d'interesse da aprire a nuove squadre.&nbsp; Alla replica firmata dall'ufficio legale di Liberty Media, dopo i tweet insoliti da parte di un presidente FIA, non &egrave; giunta una risposta dall'ufficio di Place de la Concorde. L'accusa di aver "interferito in modo inaccettabile" su aspetti interamente sotto il controllo di Liberty Media &egrave; stata incassata senza ulteriori repliche. Ci vediamo da Mario: La F.1 rischia di fare la fine della boxe &Egrave; quanto rivela il giornalista Craig Slater, Sky Sports News. Quel che &egrave; pi&ugrave; interessante, tuttavia, al di l&agrave; dei formalismi e delle "conversazioni positive che continuano tra le due organizzazioni, a tutti i livelli", &egrave; la postura assunta dalle squadre. La lettera dell'ufficio legale Liberty non era solo indirizzata alla presidenza Ben Sulayem, ma &egrave; stata diffusa per conoscenza ai team. Le squadre non gradiscono lo stile del presidente Gli ultimi 15 mesi, i primi del nuovo presidente a capo della FIA, hanno tracciato un divario netto rispetto al suo predecessore, rispetto allo stile di Jean Todt. In primis sul piano della comunicazione e le manifestazioni pubbliche su aspetti "caldi", di chiaro contrasto tra FIA e Liberty Media. Vedi il caso Andretti Global e le differenti vedute. "Mi dicono che ci siano dei problemi legati al personale stile della leadership di Mohammed Ben Sulayem in FIA. Sono esponenti di vertice di una serie di squadre di Formula 1, vedremo come si svilupper&agrave; la vicenda", ha rivelato Slater, indicando i malumori presenti in alcune squadre nei confronti di Ben Sulayem. Differenze di vedute e contestazioni sulle ultime scelte che si sono registrate anche sul punto del "bavaglio" messo ai piloti. Il limite alle libere iniziative personali, su temi politici o religiosi, nell'arco di un week end di gara, &egrave; stato contestato non solo dai piloti ma anche da alcune squadre. "Resta ancora questo punto di attrito, forse Ben Sulayem sembra indicare una direzione mentre la Formula 1 e i piloti, per certi versi, in alcune aree spingono in un'altra direzione. Questo &egrave; un aspetto che andr&agrave; risolto nel breve periodo, affinch&eacute; lo sport possa operare correttamente".       

Le tensioni tra presidente FIA e Liberty Media sono al momento accantonate, mentre emergono malumori tra alcune squadre per lo stile della leadership mostrato da MBS

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