        Realizzare un sogno, lo stesso condiviso da una nazione intera che la domenica si muove sull'onda del Rosso. Il sogno di correre in Formula 1 non con una monoposto qualsiasi ma con una Ferrari, il simbolo dell'Italia e degli italiani nel Mondo. E tra quelli che sono riusciti ad avverarlo c'&egrave; ovviamente Charles Leclerc. Il pilota monegasco, ospite speciale della trasmissione di Rai Uno "Non mollare mai, Storie tricolori" per la raccolta fondi a favore della Croce Rossa Italiana, si &egrave; raccontato insieme al conduttore, un altro pilota molto speciale che da anni &egrave; il monumento vivente della forza della resilienza: Alex Zanardi.&nbsp; Entrambi sanno bene cosa vuol dire salire a bordo di una Rossa e vivere un'emozione cos&igrave; forte, sia che si corra in Formula 1 o in IndyCar.&nbsp;"Ogni volta che un pilota sale sulla Ferrari sicuramente c'&egrave; pressione, si sente grande responsabilit&agrave;, a qualunque et&agrave;. A 30 o 20 anni, come me. Parto dal presupposto che ogni volta che salgo in macchina mi concetro su quello che devo fare, e dopo sono fiducioso del fatto che se faccio un lavoro perfetto allora i risultati arriveranno", inizia a raccontare Charles, che Alex divertito chiama sempre come "Il Predestinato". F1, GP Italia con bis: Monza, Mugello e Imola ci provano "Ogni volta che sono in una macchine e guido sono felice" Dall'esordio in F1 con la Sauber Alfa Romeo nel 2018 a Melbourne alla prima volta pazzesca in Ferrari: "Qualcosa di molto speciale. Una volta arrivato in F1, anche se sulla griglia tremavo ed era un momento mentalmente difficilissimo, guardavo gi&agrave; la macchina Rossa sognando di esere l&agrave; e un anno dopo sempre in Australia mi sono trovato in uno di quei due sedili. Un grandisismo onore. Quando finalmente hai la possibilit&agrave; di guidare una macchina che ti d&agrave; l'opportunit&agrave; di dimostrare quanto vali, lo vuoi fare al meglio. Anche l&igrave; la pressione e la tensione era incredibile".  Non sempre per&ograve; &egrave; stato tutto rose e fiori, anzi nelle prime due vittorie in Ferrari nel Gp di Belgio e Monza&nbsp;come ha sempre ammesso Charles c'&egrave; il dolore di chi ha dovuto crescere velocemente per superare la morte prematura del padre e&nbsp;la perdita di Jules Bianchi, l'amico di sempre scomparso a soli 25 anni nove mesi dopo l'incidente nel Gp del Giappone del 2014: "Mentalmente mi ha reso pi&ugrave; forte e mi ha fatto crescere in fretta. Ho avuto modo di capire che conta la famiglia pi&ugrave; di tutto, anche del motorsport. E spesso quando tutto va bene questo lo tralasciamo. Anche quando ho vinto a Spa il giorno prima avevo perso il mio amico Anthoine Hubert nelle prove di F2 ma correre mi ha sempre fatto bene. Quando ho perso pap&agrave; o Jules mi ha fatto bene guidare perch&eacute; &egrave; la mia passione e ogni volta che sono in una macchine e guido sono felice. Ma non nascondo che passare ogni volta nel punto dell'incidente di Hubert per&ograve; &egrave; veramente difficile".  Carey, GP avanti anche con un positivo o senza una squadra&nbsp;       

<p>Ospite speciale al programma benefico "Non mollare mai: Storie tricolori", condotto da Alex Zanardi per la raccolta fondi a favore della Croce Rossa, il pilota monegasco ha confessato di aver realizzato il sogno di Charles bambino: "Grande responsabilit&agrave; e onore, sognavo la Rossa e ora do tutto me stesso"</p>

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F1, Leclerc: Ferrari tra sogno e ricordo per papà, Bianchi e Hubert