 p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 5.0px 0.0px; font: 12.0px Helvetica; -webkit-text-stroke: #000000} p.p2 {margin: 0.0px 0.0px 5.0px 0.0px; font: 12.0px 'Times New Roman'; -webkit-text-stroke: #000000} span.s1 {font: 12.0px 'Times New Roman'; font-kerning: none} span.s2 {font-kerning: none}    Nella mattina del 3 dicembre a Faenza &egrave; stata presentata la 28esima edizione del Trofeo Bandini che si terr&agrave; il 21 dicembre a Brisighella a partire dalle 11,30 nel Parco Caduti di Nassiriya. Ad essere premiati nel 2021 saranno ax aequo l&rsquo;imolese Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato della Formula 1 e il faentino Massimo Rivola, amministratore delegato della squadra Aprilia in MotoGP.  Non era mai successo che nell&#39;arco di una sola stagione venissero assegnati due Trofei Bandini: nel luglio 2020, infatti, ad essere premiato per la 27esima edizione &egrave; stato il ferrarista Charles Leclerc al Museo Ferrari di Maranello. L&#39;edizione 2020 era stata rinviata pi&ugrave; volte causa pandemia Covid-19 e poi recuperata, appunto, nell&rsquo;estate di quest&rsquo;anno.  Non guasta ricordare che il &quot;Trofeo Bandini&quot;, nato nel 1992 in memoria del pilota Lorenzo Bandini ed assegnato all&#39;allora ferrarista Ivan Capelli, &egrave; stato assegnato a personalit&agrave; di spicco del mondo della Formula 1 tra cui piloti del calibro di Lewis Hamilton, Michael Schumacher, Nico Rosberg e Jacques Villeneuve, solo per citare alcuni Campioni del Mondo F1.  La novit&agrave; della 28esima edizione &egrave; che l&#39;intera manifestazione si svolger&agrave; su tre giorni: venerd&igrave; 17 dicembre gli studenti di quinta dell&rsquo;Istituto Alberghiero parteciperanno a un corso di guida sicura, mentre luned&igrave; 20 dicembre si terr&agrave; a Brisighella un convegno per addetti ai lavori, principalmente appartenenti alle forze di Polizia, dal titolo &ldquo;Dalla Formula 1 alla strada di tutti i giorni&rdquo;.  Infine il 21 dicembre, data non casuale perch&eacute; proprio in questo giorno cade il compleanno di Lorenzo Bandini. La cerimonia di premiazione in programma alle 11.30 verr&agrave; anticipata dal tradizionale &ldquo;viaggio&rdquo; da Faenza a Brisighella, che quest&rsquo;anno non vedr&agrave; protagonista una vettura di Formula 1 ma una safety car inviata dalla Mercedes di Stoccarda, che verr&agrave; scortata da una Lamborghini della Polizia Stradale. La vettura di sicurezza sar&agrave; pilotata nientemeno che da Bernd Maylaender, storico pilota safety car F1 e premiato nell&#39;edizione 2020 del Bandini.  &quot;Nel 2021 ci siamo messi in pari&quot; scherza il presidente del Trofeo Bandini Asirelli, contento per essere riuscito ad organizzare sia l&#39;edizione 2020 che quella 2021 nell&#39;arco di una sola stagione. Asirelli ha poi svelato altri premiati della 28esima edizione: &quot;Avremo tra i premiati l&#39;assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, Giusto Ferronato (giornalista de La Gazzetta dello Sport), Jarno Zaffelli (progettista dell&#39;autodromo di Zandvoort in Olanda), Gianni Cancellieri (storico dell&#39;automobilismo e giornalista ), il pilota forlivese impegnato in F2 ed F3 Matteo Nannini, Matteo Bonciani (head communication FIA), Uberto Zappelloni (giornalista di Sky Race Anatomy), Fabio Tavelli (giornalista Sky) e Davide Camicioli (TV8, differite GP F1). Il Trofeo Bandini 2021 rilascer&agrave; anche un riconoscimento a Luca Gresini (figlio del compianto Fausto), al Commissario della Polizia Stradale Regione E-R Stefano Stefanini e al giovanissimo Luca Geminiani&quot;. 

Il 21 dicembre avr&agrave; luogo la premiazione del&nbsp;presidente e amministratore delegato della Formula 1 e dell&#39;amministratore delegato della squadra Aprilia in MotoGP

Il 28esimo Trofeo Bandini assegnato ax aequo a Stefano Domenicali e Massimo Rivola

        Verso Silverstone con il Trofeo Bandini in valigia. Non da Brisighella, storica sede della cerimonia di premiazione, bens&igrave; il Museo Ferrari a Maranello, causa limitazioni da pandemia.&nbsp; "Bella giornata oggi. Onorato di ricevere il trofeo Bandini oggi a Maranello. Adesso concentrato al 200% su silverstone questo weekend!", cos&igrave; Charles a sintesi della giornata che ha visto tra i premiati anche i meccanici della monoposto del pilota monegasco, ai quali &egrave; andato il Trofeo Baracca. Riconoscimento tra le categorie di premiati del "Bandini", invece, ai ferraristi Jonathan Giacobazzi, Michele Antoniazzi e Marc Gen&eacute;.&nbsp; Qualifica sprint: come funziona, le strategie e le insidie Tanto lavoro da fare &ldquo;Sono onorato di ricevere questo premio che dal 1992 a oggi &egrave; stato vinto, tra gli altri, da sette campioni del mondo: speriamo che sia di buon auspicio per il futuro&rdquo;, ha proseguito Charles. "Il premio rappresenta tanto e lo so, ora tocca a me fare il lavoro in pista. C'&egrave; tanto lavoro e tanta strada davanti, dobbiamo lavorare molto perch&eacute; in questo momento stiamo facendo fatica come sapete, per&ograve; noi stiamo dando tutto come sempre". Verifica inglese Prossima tappa, una Silverstone che dir&agrave; molto dei progressi compiuti dal GP di Francia, debacle stagionale causa crisi di gestione delle gomme. I correttivi rientrano tra le scelte d'assetto e non potevano essere le due gare del Red Bull Ring il confronto diretto con quanto avvenuto al Paul Ricard. Sar&agrave; il week end alle porte a dire quanto bene hanno lavorato i tecnici nell'arginare un problema certo non risolvibile, considerati i limiti allo sviluppo del progetto, le aree congelate e il focus sul 2022. Leggi anche - Gli orari del week end su Sky e Tv8 "Speriamo di tornare a casa domenica con un buon risultato. &Egrave; passato tanto tempo dall'ultimo podio, sempre a Silverstone; se guardo la fotografia globale c'&egrave; stato un miglioramento dall'anno scorso, credo in questa squadra e sono felice di come stiamo sviluppando, Il punto di partenza era molto difficile. Il podio questo week end &egrave; un risultato troppo ottimistico, prender&ograve; tutte le opportunit&agrave; che avr&ograve; e speriamo che possa arrivare. Sono sicuramente sereno, anche con Carlos c'&egrave; una buona sinergia e stiamo lavorando molto bene insieme, credo nel progetto. Stiamo spingendo tutti al massimo, ce la faremo". L'orizzonte resta quello del prossimo anno, "il 2022 &egrave; una buona opportunit&agrave;, la macchina cambier&agrave; tutta e ci sar&agrave; un'opportunit&agrave; di fare bene per la Ferrari. Vedremo dove partiremo e quanto dovremo lavorare per arrivare al top".       

A Silverstone avremo risposte chiare sul lavoro svolto a Maranello dopo le difficolt&agrave; avute al Paul Ricard. Un anno fa l'ultimo podio di Leclerc, che frena le aspettative su un circuito che si preannuncia ostico per la SF21

Trofeo Bandini a Leclerc: "Podio a Silverstone è un eccesso di ottimismo"

        Sono gi&agrave; passati 53 anni da quel terribile incidente, da quel terribile alone di fumo e fiamme in cui rimase intrappolato Lorenzo Bandini. Era il 7 maggio 1967 quando Lorenzo si cappott&ograve; al Gran Premio di Monaco, data di interruzione di una delle carriere pi&ugrave; promettenti di allora. Bandini, ti vogliamo bene Chi era Bandini Nato a Barce, nella Libia Italiana, il 21 dicembre 1935, secondogenito della famiglia, ben presto Lorenzo torna in Italia a causa della Seconda Guerra Mondiale. Il padre, iscritto al Partito Fascista Repubblicano, viene ucciso in una rappresaglia e Lorenzo si sposta a Reggiolo, paese della madre, imparando ben presto a cavarsela da solo. La sua vita cambia all'et&agrave; di 15 anni, quando va a Milano per lavorare in un'officina: il titolare &egrave; Goliardo Freddi, suo futuro suocero, in quando Bandini sposa la figlia Margherita. E' proprio il signor Freddi a lanciare la carriera di Lorenzo, che debutta nel 1956 alla Castell'Arquato-Vernasca con una Fiat 1100. Da l&igrave; la scalata attraverso varie categorie, con il salto in monoposto nella Formula Junior che precede il debutto in F1, arrivato al Gp di Francia del 1961, con una Cooper&nbsp;T53 gestita dalla Scuderia Centro Sud. Montezemolo per il dopo Todt? Ecco la Ferrari Il nome di Lorenzo viene segnato su pi&ugrave; taccuini e per l'anno successivo arriva la chiamata di Enzo Ferrari, che lo impiega saltuariamente in F1. Sono anni complicati per il Cavallino, con Bandini che vive la sua miglior stagione nel 1964, con 4 podi ed una vittoria, l'unica della carriera, al Gp d'Austria, nell'anno in cui Surtees riuscir&agrave; a vincere il titolo con la Rossa proprio grazie a Lorenzo, che nell'appuntamento decisivo in Messico mise ko Graham Hill, avversario di Surtees nella corsa all'iride. All'impegno in F1 Lorenzo affianca quello nelle corse a ruote coperte, dove ottiene grandi successi, vincendo la 24 Ore di Le Mans del 1963 con Scarfiotti e due anni dopo la Targa Florio con Vaccarella. Arriva quindi il '67, con Lorenzo assoluto protagonista: a febbraio vince la 24 Ore di Daytona e ad aprile conquista la 1000 chilometri di Monza. L'incidente Bandini arriva dunque lanciatissimo al Gran Premio di Monaco, il secondo della stagione, anche se in Sudafrica la Ferrari non ha preso il via. Lorenzo spera che il 1967 possa essere il suo anno, ma purtroppo il destino ha in serbo qualcosa di diverso: dopo essere stato costretto a rimontare due volte su Hulme (prima per una sbandata dovuta ad una macchia d'olio e successivamente per una perdita di tempo dovuta ai doppiati), Bandini accusa un calo fisico, ma continua ad andare a tutta fino all'incidente dell'82&deg; giro, quando con la sua Ferrari tocca una bitta alla chicane del porto. La sua 312 si ribalta e prende fuoco, incendiando anche le balle di fieno a bordo pista. I soccorsi sono lenti, ed i primi a gettarsi sulla vettura sono l'amico di Lorenzo Giancarlo Baghetti, anche lui pilota, e il principe Michele di Borbone-Parma -&nbsp;appartenente a un ramo dei Borbone 'concorrente' -&nbsp;vicini al luogo dell'impatto ed i primi a capire che il pilota &egrave; rimasto intrappolato. Quando Bandini viene portato il ospedale le sue condizioni sono critiche, e purtroppo non ci sar&agrave; niente da fare: morir&agrave; tre giorni dopo, il 10 maggio, senza aver mai ripreso conoscenza.&nbsp; Giovinazzi premiato con il Trofeo Bandini       

Il 7 maggio 1967 Bandini restava vittima di un terribile incidente durante il Gp di Monaco, rimanendo intrappolato dalle fiamme e morendo in ospedale tre giorni pi&ugrave; tardi

Lorenzo Bandini, 53 anni fa l'incidente a Monaco

Brisighella in festa, per il tradizionale appuntamento con il Trofeo Bandini. Va ad Antonio Giovinazzi il premio giunto alla ventiseiesima edizione. Dopo Valtteri Bottas tocca al pilota di Alfa Romeo Racing, che segna il ritorno di un pilota italiano in Formula 1. Prima di lui, l&rsquo;ultimo pilota italiano vincitore del premio era stato Jarno Trulli, nel 2000.  &ldquo;L&rsquo;albo d&rsquo;oro del Trofeo Bandini fa tremare le gambe. Ricevere questo premio &egrave; un grande onore ma soprattutto una grande responsabilit&agrave;. Bisogna fare meglio e dimostrare di meritare di farne parte. Voglio condividere questo premio con ogni membro dell&#39;Alfa Romeo Racing.  Ho sempre creduto che il duro lavoro fosse l&#39;unico segreto per raggiungere grandi traguardi e sono sicuro che anche questa volta non sar&agrave; diverso&rdquo;, le parole di Antonio.  La rincorsa ai primi punti stagionali prosegue e, in Francia, dovrebbero arrivare nuove componenti sulla monoposto, per riportare la C38 nella contesa per la top ten.   Off he goes - next stop, Brisighella! pic.twitter.com/KUF6YjCrdK &mdash; Alfa Romeo Racing (@alfaromeoracing) 15 giugno 2019    Premio ed esibizione tra le stradine di Brisighella, al volante di una Sauber C32, modificata con la livrea Alfa Romeo Racing 2019. E il team italo-elvetico ha fatto incetta di premi, visti i riconoscimenti attribuiti al direttore tecnico Simone Resta, il capo dell&rsquo;ingegneria in pista Xevi Pujolar e il responsabile dell&rsquo;aerodinamica Jan Monchaux. 

Sabato scorso, a Brisighella, l&#39;esibizione al volante della Sauber C32 e la consegna del premio. Antonio succede a Valtteri Bottas. Tra i premiati, anche Simone Resta

F1: Giovinazzi premiato con il Trofeo Bandini

Bahrain, Cina e Azerbaijan. Tre colpi di spugna per cancellare l&#39;errore clamoroso delle qualifiche in Australia. Il peggiore dei modi nei quali potesse iniziare il campionato di Valtteri Bottas. Una parentesi alla quale sono seguite prestazioni (e risultati) convincenti. Meglio di Lewis Hamilton, considerate le aspettative. E senza la foratura nel finale di gara a Baku racconteremmo di un Bottas in testa al campionato.  Niente trofeo, invece, in riva al Mar Caspio. Arriva alle pendici dell&#39;Appennino, in quel di Brisighella. Premio Lorenzo Bandini 2018 in bacheca, Valtteri che succede nell&#39;albo d&#39;oro dei premiati alla Scuderia Ferrari. Sabato scorso, tra le vie del comune romagnolo, si &egrave; esibito al volante della Mercedes W07 - 12 i chilometri coperti tra Faenza e Brisighella - prima di ricevere il premio intitolato alla memoria del pilota scomparso a Monaco nel 1967.  &laquo;E&#39; un grande onore, ho visto l&#39;elenco dei piloti che hanno ricevuto prima di me il trofeo, ce ne sono di grandissimi, basti pensare al totale di campionati che hanno vinto tutti insieme. Sono onorato di essere adesso anch&#39;io un vincitore del Trofeo Bandini&raquo;, ha raccontato Bottas.  Premio assegnato per i risultati ottenuti nel primo anno da pilota Mercedes, stagione iniziata su note alte prima di ripiegare in una fase estiva molto complessa e riprendere quota sul finale. Il presente guarda alla prossima gara, Barcellona per confermare la velocit&agrave; espressa dal Bahrain. Valtteri tira le somme dell&#39;inizio di campionato e dice: &laquo;Penso sia stato positivo, poteva andare un po&#39; meglio ed essere diverso per le mie prestazioni. Sono contento e sto continuando a imparare e migliorare. E&#39; solo la prima parte della stagione ed &egrave; troppo presto fare previsioni&raquo;.  Ha sofferto meno di Lewis Hamilton le condizioni tecniche della Mercedes W09 nella gestione delle gomme, pi&ugrave; efficace rispetto al campione del mondo. Il confronto con Ferrari e Red Bull si gioca su differenze esigue e oscillazioni dettate da caratteristiche della pista e condizioni climatiche. Non &egrave; il progetto di riferimento in griglia, oggi, la W09. Dal Gran Premio di Spagna si attende l&#39;introduzione degli aggiornamenti che dovranno risolvere le criticit&agrave; della monoposto: &laquo;Ci aspettavamo una dura lotta, avevamo visto quanto fossero veloci gli altri, sappiamo di poter vincere quest&#39;anno, sar&agrave; una grande sfida, pi&ugrave; difficile che mai. A Barcellona i team portano alcune novit&agrave;, anche noi avremo delle parti nuove, speriamo di essere in forma; se me lo chiedi ora, dico che le squadre saranno vicine per tutto il week end&raquo;. 

Premiato con il trofeo intitolato alla memoria di Lorenzo Bandini, scomparso nel 1967, Bottas guarda al GP di Spagna, dove arriveranno sviluppi sulla W09, e giudica positivo il primissimo scorcio di stagione

Formula 1, Bottas: fermata al Trofeo Bandini prima di Barcellona

Il tempo con le sue scadenze cabalisticamente precise e gli anniversari piani, secchi e tondi, &egrave; tale e quale al meteo: fa muovere ossa offese e cicatrici, suscitando sensazioni nuove su dolori antichi.&nbsp;  Mezzo secolo. Mercoled&igrave; 10 maggio sono cinquant&rsquo;anni precisi dal giorno maledetto in cui trov&ograve; la morte Lorenzo Bandini, a seguito dell&rsquo;incidente avvenuto tre giorni prima a Montecarlo, nel corso dell&rsquo;82esimo giro del Gran Premio di F.1, all&rsquo;uscita della chicane del porto.&nbsp;  Moro, solare, aperto, sincero, dal sorriso timido e lievemente ritroso, Lorenzo Bandini era uno splendido italiano.&nbsp;  Non veniva dal nulla, altroch&eacute;, ma da una storia di vita difficile e triste. Nato nella Libia italiana, era tornato in Italia ancora bambino, al seguito dei genitori, trasferendosi a San Cassiano di Brisighella, il paese di suo padre che l&igrave; acquist&ograve; un albergo.&nbsp;  Ma la guerra che li aveva fatti partire dall&rsquo;Africa in cerca di rifugio, aveva comunque distrutto il sogno di serenit&agrave;, perch&eacute; Lorenzo aveva perso pap&agrave; Giovanni, iscritto al Partito Fascista Repubblicano e fucilato durante una rappresaglia.  Ecco, l&rsquo;esistenza di Lorenzo Bandini inizia davvero ripartendo da l&igrave;. Da zero.&nbsp;  Con mamma Elena che riporta i due figli, Lorenzo stesso e la sorella Gabriella, nella sua Reggiolo, e col ragazzo che diviene provetto meccanico pronto a trasferirsi a 15 anni a Milano, per lavorare nell&rsquo;officina dell&rsquo;amico di famiglia Goliardo Freddi.&nbsp;  &Egrave; cos&igrave; che prende le mosse la grande rimonta.  Perch&eacute; Lorenzo Bandini trova ben presto stabilit&agrave; economica, esistenziale e sentimentale.&nbsp;  Nasce e cresce, bella e delicata, la storia d&rsquo;amore con Margherita, figlia del datore di lavoro e accanto a essa sboccia anche l&rsquo;altra immensa passione, quella per le corse automobilistiche. Lorenzo, grazie al suocero che gli presta la sua Fiat 1100 Tv, il 10 giugno 1956 debutta nelle corse alla salita Castell&rsquo;Arquato-Vernasca.&nbsp;    E tutto il resto sembra una bella favola, rutilante e ricca di gloria. Perch&eacute; in pochi anni dalle salite ai circuiti il passo &egrave; breve e dalle auto a ruote coperte il debutto in F.Junior &egrave; ricco d&rsquo;auspici, visto che la categoria promozionale lo lancia, perfino con una vittoria a Cuba, mettendo in agenda il debutto in Formula Uno.  Ai Gran Premi ci arriva grazie alla fiducia di un altro splendido idealista, Mimmo Dei capo della Scuderia Centro Sud, nel 1961, che lo schiera al via di quattro gare iridate, con un 8&deg; posto conquistato nel tragico Gp d&rsquo;Italia a Monza su Cooper-Maserati, la corsa del crash che costa la vita a von Trips e a 14 spettatori.  Poi, progressivamente, l&rsquo;entrata nell&rsquo;orbita Ferrari, che segue traiettorie non facili e un&rsquo;ascesa conquistata coi denti e un viatico sofferto e glorioso.  Con una Rossa vince il Gp del Mediterraneo nell&rsquo;estate del 1962, ma la gara non &egrave; valida per il mondiale. E allora nel 1964 arriva il primo trionfo iridato in F.1, al Gp d&rsquo;Austria a Zeltweg nell&rsquo;anno in cui Lorenzo diventa meraviglioso gregario di John Surtees, tanto da fargli vincere il mondiale, mettendo fuori causa in Messico il rivale diretto Graham Hill con una tamponata che gli piega gli scarichi.  Il &ldquo;Baffo Volante&rdquo; gli risponder&agrave; durante l&rsquo;inverno con ironia e garbo, inviandogli un manuale di scuola guida. Un po&rsquo; perch&eacute; Graham ha humour e stile da vendere, un po&rsquo; perch&eacute; a uno come Lorenzo non si riesce a voler male.  Passano gli anni, la militanza alla corte di Maranello si fortifica e fiorisce stupendamente. Lui stima e dignit&agrave; se le guadagna sul campo, lucidando coppe di un palmar&eacute;s semplicemente fantastico nell&rsquo;endurance, in una bacheca che vanta, sopra gli altri, trionfi a Pescara 1961, Le Mans 1963, Targa Florio 1965, Daytona e Monza 1967.  Gi&agrave;, il 1967. L&rsquo;anno della promozione di fatto a prima guida Ferrari nel mondiale di Formula Uno. Con un imperativo non scritto ma categorigo. Vincere al Gp di Montecarlo, domenica 7 maggio. La vera apertura glamour della stagione, dopo l&rsquo;avvio formale in Sudafrica il 2 di gennaio.  Il Mondiale Formula Uno e le variabili impazzite. EDITORIALE del Direttore  Su Lorenzo la pressione &egrave; pazzesca, eppure al via scatta alla grande, ma a tarpargli le ali &egrave; l&rsquo;olio perso da Jack Brabham, che lo fa scivolare indietro in classifica, proiettandolo in una rimonta inattesa e disperatissima. Nella quale dar&agrave; l&rsquo;anima, cercando di acchiappare il battistrada Hiulme, trovandosi a battagliare, tra gli altri, con quel Graham Hill, ancora piccato da Messico 1964, che proprio non gli regala nulla, vendendo carissima la pelle.  Dimenticate il Gp di Montecarlo della modernit&agrave; e della pay per view. Quello del 1967 &egrave; un cimento massacrante che dura 100 giri, per due ore e mezzo di battaglia, col crollo fisico dietro l&rsquo;angolo come se non pi&ugrave; di guai d&rsquo;affidabilit&agrave; meccanica.  All&rsquo;82&deg; passaggio Lorenzo, secondo dietro Hulme, reduce da un passaggio davanti ai box durante il quale ha allargato le braccia quasi a voler dire &ldquo;io pi&ugrave; di cos&igrave; non posso&rdquo;, esce alla chicane del porto e l&rsquo;impatto terribile provoca un incendio mortifero.&nbsp;  Viene ricoverato in condizioni disperate, con ustioni di terzo grado sul 90% del corpo.  In una Formula Uno che non &egrave; ancora fenomeno televisivo mondiale, a dare la notizia ai tifosi italiani &egrave; il grande Sandro Ciotti dalla radio, quando ancora l&rsquo;incendio &egrave; in corso e il pilota &egrave; intrappolato nell&#39;abitacolo.  Seguiranno tre giorni di trepidazione, di partecipazione mediatica nazionale all&rsquo;interno di una storia che improvvismente tutti cominciano a sentire vicinissima e commovente.  Lorenzo Bandini sfortunatamente non ce la fa, o forse, fortunatamente, non supera le 72 ore dal crash, col corpo martoriato che trova la pace.  Sembra - e per certi versi &egrave; - una storia orribile e ingiusta. Che lascia male. Con un senso di rabbia, impotenza e frustrazione dolorosa verso il destino, rare volte cos&igrave; accuratamente accanito e chirurgicamente spietato, sempre ammesso che esista.&nbsp;  Eppure, adesso, cinquant&rsquo;anni dopo, a restar viva accanto all&rsquo;inquietudine impalpabile che proprio non se ne va, &egrave; la nostalgia e la poesia della rimembranza per Lorenzo e accanto a esse il ricordo dei suoi ultimi giorni.&nbsp;  Di quell&rsquo;esistenza difficile ma orgogliosa e dritta di un uomo capace di rimonte inverosimili, nella pista e nella vita.  E anche questa, adesso, mezzo secolo dopo, sembra tanto la sua ennesima rivincita.&nbsp;  Silente, quieta, costruita piano piano, quasi impercettibilmente, come i veri grandi recuperi che passano alla leggenda.&nbsp;  Ebbene, Lorenzo magari non volendo e non pretendendo tanto, comunque c&rsquo;&egrave; riuscito: cinquant&rsquo;anni dopo nessuno l&rsquo;ha dimenticato e tutti coloro che si imbattono nella sua storia promettono di conservarla dentro, come esempio di passione e meritocratico talento, esempio, s&igrave;, concetto valoriale grande che sopravvive alle unghiate del fato, del tempo e del nulla.  Lorenzo Bandini c&rsquo;&egrave; ancora dentro chi ha abbastanza cuore da immagazzinare con partecipazione il suo vissuto.  E adesso &egrave; bello ricordarlo con un pizzico di ci&ograve; che certi scrittori definiscono, con ellissi roboante, &ldquo;retrofuturo distopico&rdquo;. Tradotto alla buona, ci&ograve; che avrebbe potuto essere e invece non fu. Perch&eacute; il campione italiano dopo Monaco nella primavera 1967 aveva in programma la partecipazione alla Indy 500, iscritto con una Gerhardt numero 32 dal proprietario Walter Weir, che poi corse con Al Miller II, ritirato al 74&deg; giro, per surriscaldamento.  Adesso &egrave; bello rivedere quella macchina a scacchi rossi e bianchi e, in un diverso mondo possibile di un universo parallelo, immaginare Lorenzo nell&rsquo;abitacolo, capace d&rsquo;andare ben oltre l&rsquo;82&deg; giro del Gran Premio di Montecarlo.  Soprendendo, come sempre.  Con quel sorriso un po&rsquo; timido e caldo, da splendido italiano.  AUTOSPRINT N.19 IN EDICOLA, EDIZIONE DIGITALE 

Mezzo secolo dopo la morte a Montecarlo per le ustioni causate dal crash all&rsquo;82esimo giro del Gp, ricordiamo il grande pilota italiano

Bandini, ti vogliamo bene

Una domenica di passione a Brisighella insieme a Max Verstappen, il baby crack della Formula Uno. Un pomeriggio in mezzo a un bagno di folla in questo paesino incastonato alle spalle di Faenza, vero scrigno medioevale che ha celebrato da star la pi&ugrave; grande scommessa futura del Circus. L&rsquo;olandese volante, 18 anni spesi a inseguire il sogno di diventare pilota, ha ricevuto il Trofeo Lorenzo Bandini, riconoscimento alla memoria del pilota Ferrari morto durante il Gp di Monaco del 1967 e per diverse ore &egrave; stato investito da un affetto senza bandiere.   L&rsquo;affetto &egrave; quello di un popolo di appassionati che non sale in macchina e va nella vicina Riviera ma che ingolfa le vie di una cittadina che da sempre dimostra tutto il suo amore per lo sport dei motori. Sono tutti qui per celebrare il giovane che ha cambiato la storia della Formula Uno a met&agrave; maggio quando ha vinto il suo primo Gp al debutto sulla Red Bull a 18 anni, 7 mesi e 15 giorni.  Apple tratta per rilevare la F1?&nbsp;  La passione per questa promessa della Formula Uno si rincorre anche negli angoli pi&ugrave; nascosti di questo paese, vera perla medioevale, sale sulla Rocca, fa da filo conduttore di una giornata che si dipanava veloce, come il suo protagonista. &Egrave; uno che spinge forte sul cuore degli appassionati, il baby tulipano, uno che ha sacrificato anche l&rsquo;infanzia dietro alle corse. Piace il suo modo di correre e anche quel suo ragionare da grande anche se all&rsquo;anagrafe &egrave; poco pi&ugrave; che maggiorenne. La sua presenza a Brisighella &egrave; un bel regalo per i tanti appassionati che facevano a gara per stargli vicino, per vedere com&rsquo;&egrave; fatto in carne e ossa un pilota che alla tiv&ugrave; regala show e prestazioni sempre al di sopra di ogni sospetto. Quella grande festa al Trofeo Bandini l&rsquo;abbiamo vissuta in diretta e su questo numero ve la raccontiamo.   Nel frattempo il Mondiale di F.1 nel prossimo week end sbarca in Ungheria. La vigilia &egrave; stata agitata da una serie di voci intorno alla Ferrari. Voci che circolano da tempo e Autosprint ne aveva dato conto proprio alla vigilia del Gp di Spagna, s&igrave; proprio quello vinto da Verstappen. Non &egrave; tanto una questione di nomi: la sensazione &egrave; che ad agosto avremo un quadro ancora pi&ugrave; chiaro. Ora sotto con Budapest, un Gp che chiarir&agrave; cos&igrave; diverse dinamiche. 

A Brisighella bagno di folla per il 18enne olandese vero crack della Formula Uno

Una domenica con Verstappen

        Dopo Vettel e Ricciardo, premiati rispettivamente nel 2009 e nel 2014, il Trofeo Lorenzo Bandini&nbsp;premia ancora una volta un giovane debuttante affacciatosi in Formula 1 con la Toro Rosso: Max Verstappen. Una dozzina di chilometri separano Faenza da Brisighella, dove il prossimo 17 luglio avverr&agrave; la consegna del premio, unico week end libero da impegni in pista, per una Formula 1 che vedr&agrave; concentrati quattro gran premi prima della sosta estiva.&nbsp; Sono stati i risultati maturati lo scorso anno dal giovane pilota olandese a giustificare l'assegnazione del riconoscimento istituito nel 1992: 49 punti e 12ma posizione nel mondiale, con il miglior risultato ottenuto in Ungheria e negli Stati Uniti, un quarto posto, poi il passaggio in Red Bull lo scorso maggio, al Gran Premio di Spagna e subito la prima, storica, vittoria che ne fa il pi&ugrave; giovane vincitore di un GP in Formula 1.&nbsp; Verstappen: &laquo;Ho imparato a stare lontano dai muri...&raquo; Dal 1992 a oggi, i piloti italiani premiati con il Trofeo Lorenzo Bandini -&nbsp;scomparso nel 1967 a Monaco, in un drammatico incidente al volante della Ferrari 312 F1, imprigionato sotto l'auto in fiamme, ribaltatasi dopo aver colpito una bitta di ormeggio alla veloce variante del tunnel e con le balle di fieno ad alimentare il rogo -&nbsp;sono tre: Ivan Capelli nella prima edizione, Giancarlo Fisichella nel 1998 e Jarno Trulli nel 2000. Il&nbsp; Lo scorso anno il premio venne vinto dal team Mercedes e ritirato da Toto Wolff.&nbsp; Albo d'oro: 1992 - Capelli; 1995 - Coulthard; 1996 - Villeneuve; 1997 - Montezemolo; 1998 - Fisichella; 1999 - Wurz: 2000 - Trulli; 2001 - Button; 2002 - Montoya; 2003 - Schumacher; 2004 - Raikkonen; 2005 - Alonso; 2006 - Webber; 2007 - Massa; 2008 - Kubica; 2009 - Vettel; 2010 - Hamilton; 2011 - Rosberg; 2012 - B. Senna; 2013 - Piero Ferrari; 2014 - Ricciardo; 2015 - Team Mercedes AMG F1       

Il premio verr&agrave; consegnato a Brisighella il prossimo 17 luglio, l'olandese &egrave; il terzo pilota a essere premiato dopo il debutto in Toro Rosso

A Max Verstappen il Trofeo Bandini 2016

La Formula 1 e l&rsquo;Austria sono un po&rsquo; come degli innamorati con frequenti &ldquo;pause di riflessione&rdquo;. La prima gara valida come Gran Premio d&rsquo;Austria affonda le radici nel 1964, in quello che fu un appuntamento isolato, con il successo di Bandini sull&rsquo;aerodromo di Zeltweg, giusto quattro curve a raccordare i lunghi rettilinei dell&rsquo;aeroporto militare. Si dovr&agrave; attendere sei anni prima che nel calendario arrivi Zeltweg. E&rsquo; il 1970 e la vittoria va a Jackie Ickx, su un circuito con una configurazione decisamente diversa dall&rsquo;odierno Red Bull Ring. Sono gli anni di Jochen Rindt che, per&ograve;, non vincer&agrave; mai in patria. Ci riuscir&agrave;, invece, Vittorio Brambilla, nel 1975, cos&igrave; come John Watson nel 1976, gare da ricordare perch&eacute; unici successi in carriera per il pilota italiano e per il team Penske in Formula 1.  A Zeltweg vinse anche Elio De Angelis, era il 1982 e si chiuse al fotofinish con Keke Rosberg secondo per appena 5 centesimi. Ben altra &ldquo;parata&rdquo; fu quella che vide Michael Schumacher davanti a Rubens Barrichello nel 2002, quando a separare i due ci furono 182 millesimi. L&rsquo;ordine del muretto venne eseguito platealmente dal brasiliano, che alz&ograve; il piede a poche centinaia di metri dal traguardo. Sul podio l&rsquo;imbarazzo e il disagio dei piloti fu evidente, con Schumacher che cedette il gradino pi&ugrave; alto a Barrichello (scelta che port&ograve; anche una multa per non aver rispettato il cerimoniale). I fischi del pubblico furono comprensibili e all&rsquo;A1 Ring si corse ancora nel 2003, prima di una lunga pausa durata fino al 2014, anno del ritorno, ma sotto le insegne Red Bull. Un periodo lungo 10 anni, come quelli che passarono tra il 1987 e il 1997, stagione del rientro, con un circuito modificato. La Formula 1 and&ograve; via da Zeltweg per i frequenti incidenti che si verificavano in partenza, senza tralasciare i problemi di parcheggio per il pubblico e i box diventati inadeguati per la Formula 1 moderna.  L&rsquo;albo d&rsquo;oro delle 27 edizioni corse sotto le insegne del Gran Premio d&rsquo;Austria vedono primeggiare a quota 3 successi Alain Prost, seguito da Schumacher, Hakkinen e Jones con due vittorie ciascuno.  Per un passato ricco di episodi c&rsquo;&egrave; un presente che vede il circuito di Zeltweg tra i pi&ugrave; corti del mondiale, con appena 4.326 metri di lunghezza posti a 698 metri sul livello del mare, da percorrere per 71 tornate in gara. Statisticamente la safety car &egrave; entrata nel 63% delle edizioni corse, mentre la posizione media di partenza dalla quale si &egrave; vinta la gara &egrave; tra la terza e quarta piazzola in griglia. In 7 edizioni, invece, il successo &egrave; andato a chi partiva dalla pole.  Le caratteristiche tecniche della pista puntano l&rsquo;accento sull&rsquo;importanza dei freni, con i dati Brembo relativi all&rsquo;anno scorso a collocare la frenata di curva 2, il tornantino Remus, sul podio delle staccate in cui si passa pi&ugrave; tempo con il piede sul freno: 2.8 secondi, che portano a una decelerazione di 237 km/h in 125 metri. E&rsquo; anche tra le sette frenate con la decelerazione maggiore. Il rettilineo pi&ugrave; lungo misura 698 metri e la velocit&agrave; massima raggiunta &egrave; di 327 km/h (dati Williams).  Dalla telemetria Lotus, invece, si scopre come ci sia una differenza di 3 decimi al giro con 10 kg di benzina in pi&ugrave; a bordo, mentre il consumo medio riscontrato &egrave; di 1,36 kg/giro, valore frutto di una percorrenza per il 63% in pieno.  Fabiano Polimeni

Dalla vittoria di Bandini nel 1964 ai numeri del Red Bull Ring oggi

GP Austria, statistiche e curiosit&agrave;

Negli Anni &rsquo;70 e &rsquo;80 Zeltweg non era solo la sede del Gp d&rsquo;Austria, ma qualcosa di pi&ugrave; e d&rsquo;assai diverso, per i tifosi italiani. Rappresentava, dopo Monza, il secondo Gp tricolore e, dopo l&rsquo;avvento di Imola nel giro iridato, quindi a partire dal 1980, la terza corsa di casa nostra. A due passi dal confine, verde, accogliente e amica. In fondo erano bei ricordi a legare fin dall&rsquo;inizio i tifosi Ferrari all&rsquo;Austria.  La prima corsa che vide la massima formula impegnata a Zeltweg, fu nel 1963 e vinse Jack Brabham su Brabham-Climax, ma, attenzione, si corse su un rudimentale tracciato ricavato dalla locale superficie aeroportuale. L&rsquo;anno dopo la gara era valida per il mondiale, e rester&agrave; indimenticabile per il trionfo, l&rsquo;unico in F.1, del compianto Lorenzo Bandini su Ferrari. Fu guardando l&rsquo;anfiteatro naturale ai piedi delle montagne circostanti che si pens&ograve; a un tracciato di Formula Uno che fosse degno di tale nome e nacque cos&igrave; l&rsquo;Osterreichring, il quale nel 1969 ospit&ograve; anzitutto una prova del Mondiale marche vinta dalla Porsche 917 di Siffert-Ahrens, e l&rsquo;anno dopo accolse il Circus iridato, col trionfo di Jacky Ickx con la Ferrari 312B.  Da l&igrave; in poi l&rsquo;Osterreichring divenne un classico per la F.1, per almeno tre buone ragioni: la pista stupenda, fatta di saliscendi, impegnativa quanto selettiva per la meccanica, le medie altissime, culminate con i 235,359 km/h sulla distanza, fatti segnare da Mansell nell&rsquo;era turbo con la Williams-Honda nel 1987, e la mutevolezza e l&rsquo;imprevedibilit&agrave; del clima in grado di regalare alla corsa sviluppi monsonici e risultati inattesi ed entuasiasmanti, come l'acquazzone che propizi&ograve; il trionfo di Vittorio Brambilla su March nel 1975, piuttosto che i colpi di scena e i testacoda a non finire della rocambolesca edizione 1978, con la vittoria di Ronnie Peterson su Lotus.  Il 1987 fu anche l&rsquo;anno delle tre partenze per una serie impressionante di collisioni multiple al via, per le quali fu accusata l&rsquo;esiguit&agrave; della sede stradale. La volont&agrave; degli organizzatori di non ampliare la larghezza del rettilineo di partenza fu una delle ragioni dell&rsquo;uscita dell&rsquo;Osterreichring dal giro iridato. In fondo i proprietari della pista avevano gi&agrave; litigato con Ecclestone nel 1979, quando si erano rifiutati di trasmettere il Gp in diretta Tv internazionale, per una polemica sui diritti televisivi.  Morale della favola, per dieci anni la pista usc&igrave; dal giro iridato, per tornare nel 1997, praticamente dimezzata quanto snaturata e ribattezzata A-1 Ring. La F.1 ha continuato a solcare le verdi colline d&rsquo;Austria fino al 2003, quando si pensava che il tracciato potesse essere smantellato per ospitare una serie d&rsquo;insediamenti voluti dal nuovo proprietario, Dietrich Mateschitz, patron della Red Bull. Cos&igrave; non &egrave; stato: al contrario, negli ultimi anni, lo stesso Mateschitz ha speso per riammodernare la pista e per farla tornare nel giro mondiale, l'ha battezzata Red Bull Ring e il Gp d&rsquo;Austria torna ora a essere una realt&agrave;.

Negli Anni &rsquo;80 era considerata la terza corsa italiana dopo Monza e Imola

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