        Bicampe&atilde;o. I titoli dei giornali, in Brasile e non solo, sono tutti per lui. All'et&agrave; di 50 anni tondi, Rubens Barrichello porta a casa il secondo campionato della carriera nella Stock Car Pro Series in Brasile, dando lustro ad una carriera che non vuole saperne di interrompersi. Caschi d'oro di Autosprint, appuntamento al 21 dicembre Bis 8 anni dopo il primo hurr&agrave; Dopo l'addio alla F1 al termine del 2011 l'ex ferrarista ha tentato l'avventura nella IndyCar nel 2012 con qualche apparizione nell'Endurance (quattro presenze a Daytona, una a Sebring, una pure a Le Mans), ma la sua seconda giovinezza l'ha trovata certamente nella Stock Car Brasiliana, campionato nel quale, dopo il debutto a fine 2012 ed un impegno a mezzo servizio nel 2013, corre ininterrottamente dal 2014. Proprio nel 2014 era arrivato il primo titolo, poi bissato con un 2022 d'alto livello e risoltosi nel round decisivo di Interlagos. Alla fine, la classifica lo ha visto primeggiare con 298 punti, avendo la meglio su Daniel Serra e Gabriel Casagrande. Sia nel 2014 che nel 2022 Rubinho ha trionfato con i colori della Full Time Sports: 8 anni fa a bordo della Chevrolet Sonic, quest'anno alla guida di una Toyota Corolla. Rubens commosso Barrichello a fine gara non ha trattenuto l'emozione: "Posso solo dire grazie alle tante persone che fanno il tifo per me - ha detto il due volte vice campione del mondo in F1 -, questo &egrave; il giorno pi&ugrave; felice della mia vita. Provo un&rsquo;enorme gratitudine, provo un grande amore per Interlagos, l&rsquo;amore della mia vita. Sono felicissimo di vivere questo momento. Questa pista mi ha regalato qualcosa che aspettavo da tempo e non poteva che andare cos&igrave;, con le persone che amo e che sono al mio fianco".             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Rubens Barrichello 1??1??1?? (@rubarrichello)            

A 50 anni, l'ex ferrarista ha conquistato il secondo titolo nella categoria brasiliana dopo quello colto nel 2014; l'affermazione &egrave; arrivata sul circuito a lui molto caro di Interlagos

Barrichello, che gioia: secondo titolo in Stock Car

Barrichello e Fisichella si sono imposti, sulla Ferrari del team Baldini, a Vallelunga. Intervista a cura di Dario Lucchese

Barrichello e Fisichella, che vittoria a Vallelunga

Rubens Barrichello, a Vallelunga, ha guidato la Ferrari numero 27 della Scuderia Bandini e ci ha raccontato l&#39;effetto che fa. Intervista a cura di Dario Lucchese

Barrichello: "Con la Ferrari è sempre un'emozione"

&quot;Se ci fosse stata in ballo la vittoria, non lo avremmo fatto&quot;. Cos&igrave; parlava Luca di Montezemolo dopo il 13 maggio 2001, giorno in cui a Rubens Barrichello fu chiesto di cedere il 2&deg; posto a Michael Schumacher nel GP d&#39;Austria. Solo che quella situazione si present&ograve; davvero, sempre in occasione della tappa in Stiria, come uno strano scherzo del destino: era il 12 maggio 2002 e Rubens Barrichello e Michael Schumacher si resero protagonisti del gioco di squadra pi&ugrave; discusso della storia, con il brasiliano costretto a cedere la vittoria al tedesco. Per citare il presidente, della serie: le ultime parole famose.  Statistiche: nessuna vittoria Ferrari nel &quot;giorno&quot; di Villeneuve  La cronaca di una domenica a suo modo mai dimenticata  La cronaca di quel giorno &egrave; semplice, fu tutto il contesto ad essere difficile. In un&#39;annata letteralmente dominata, dopo appena cinque gare Schumacher si trova in testa al campionato con 21 punti di margine sul secondo, Montoya, e ben 38 sul compagno di squadra, appena sesto in classifica. Nell&#39;epoca in cui vanno a punti solo i primi sei, con 10 punti a chi vince, &egrave; chiaro che il vantaggio di Schumi sulla concorrenza &egrave; gi&agrave; netto, a maggior ragione con la mitologica F2002 tra le mani.  Al solito, per una costante di quell&#39;anno, in Austria &egrave; nuovamente la vettura Rossa che fa il vuoto, con Barrichello davanti a Schumacher nelle battute finali del GP: dopo un lungo scambio di parole via radio, Rubens accetta di far passare il caposquadra, ma lo fa nella maniera pi&ugrave; drastica, palese e inimmaginabile possibile, ovvero rallentando fuori dall&#39;ultima curva dell&#39;ultimo giro per far sfilare il compagno a poche decine di metri dal traguardo. Ad accompagnare le due F2002 nel giro d&#39;onore, una bordata di fischi anzich&eacute; gli applausi: &egrave; ovvio che la manovra non sia piaciuta. Sul podio, imbarazzato, Schumi cede coppa del vincitore e gradino pi&ugrave; alto del podio al compagno di squadra: solo che fa peggio che meglio perch&eacute; il pubblico, imbufalito e sentendosi ancor pi&ugrave; preso in giro, aumenta il tono dei fischi. Una delle feste del podio meno... festeggiate di sempre. Con tanto di multa salatissima: un milione di dollari per aver infranto la (sacra) cerimonia del podio.  Asta da record per la figurina di Ayrton Senna  Cosa lascia Zeltweg 2002  Quella gara &egrave; diventata un po&#39; il simbolo negativo di un qualcosa, i giochi di squadra, che in realt&agrave; nelle corse ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma quel gesto fu tanto evidente che la Federazione decise addirittura di cambiare il regolamento, vietando via radio qualunque tipo di ordine di scuderia. Fatta la legge, trovato l&#39;inganno: nessuno si fece problemi, perch&eacute; gli ordini iniziarono ad essere dati semplicemente prima del via. Cos&igrave; per anni si &egrave; andati avanti con messaggi criptati, impossibili per i giudici da sanzionare, fino a quando si &egrave; fatto marcia indietro, facendo prevalere il buonsenso sull&#39;ipocrisia, e permettendo nuovamente alle squadre di scambiare tra muretti e pilota ordini di squadra in maniera libera e chiara a partire dalla stagione 2011.  Tra i protagonisti di allora, in tanti hanno dato la loro versione dei fatti. Montezemolo e Jean Todt non si sono mai pentiti, al grido di &quot;la Ferrari prima di tutto&quot;, anche quando di favorire Schumacher c&#39;era, classifica alla mano, poco bisogno. Ross Brawn, riflettendoci, disse che, col senno di poi, &quot;quella scelta port&ograve; alla Ferrari pi&ugrave; svantaggi che vantaggi&quot;, intesi come danno d&#39;immagine, anche se nel corso dell&#39;anno il Cavallino fece di tutto per ripagare con gli interessi la lealt&agrave; del brasiliano (Indianapolis su tutti, con Schumi ad attendere il compagno per un arrivo in parata che alla fine vide trionfare Rubinho). Sempre col senno di poi, non si &egrave; mai pentito nemmeno Rubens Barrichello, che una volta raccont&ograve; cos&igrave; quella giornata: &quot;Io fino alla fine ero deciso a restare davanti, poi nelle ultime curve prevalse la volont&agrave; di rispettare l&#39;ordine della squadra. A volte mi dico che se tornassi indietro non lo rifarei, dall&#39;altra per&ograve; penso un&#39;altra cosa: se oggi possiamo liberamente sentire i team radio in gara, &egrave; proprio per merito di quell&#39;episodio, perch&eacute; da allora la F1 decise di mandare in onda le comunicazioni tra pilota e box&quot;. Comunque sia andata, Zeltweg 2002 la storia l&#39;ha fatta eccome.  Calendario F1 2022: prossima tappa Barcellona, poi Monaco 

Il 12 maggio 2002, a Zeltweg, dopo una gara dominata la Ferrari chiese a Rubens di cedere la vittoria a Michael, provocando i fischi del pubblico ed una lunga scia di polemiche che portarono la Federazione a vietare formalmente i giochi di squadra

GP Austria 2002, Schumacher supera Barrichello: l&#39;ordine di scuderia pi&ugrave; discusso della storia

In un weekend di gara capace di rendere indimenticabile, al confronto, anche una coda alla mutua in mezzo a vecchie con la tosse, gratta gratta l&rsquo;unico dato secco, tosto e solido da portare a casa &egrave; il primato dei Gp disputati eguagliato da Raikkonen a quota 323, l&agrave; dove prima c&rsquo;era sol soletto il tignoso Rubens Barrichello.  Chiaro segnale che, tempo una manciata di giorni, la co-reggenza di Sochi diventer&agrave; reggenza assoluta e da consolato bicefalo si passer&agrave; a monarchia incontrastata, che Kimi stesso render&agrave; ancor pi&ugrave; solida proprio mentre si accinger&agrave; a compiere ben 41 anni, il prossimo 17 ottobre. Fantastico. Tutti ad attendersi a Sochi l&rsquo;ex aequo nel record assoluto di vittorie da parte di Hamilton in caccia di Schumi a quota 91 ed ecco spuntare quatto quatto Iceman, con un 14esimo posto che dice poco rispetto alla gara generosa che ha compiuto ma pi&ugrave; che sufficiente per consentirgli un decisivo passo avanti in zona leggenda. Perch&eacute; quella delle maggiori presenze, dando un&rsquo;occhiata alla storia delle corse a livello comparato, &egrave; una delle gemme pi&ugrave; preziose e sfavillantisia per la categoria interessata che per il detentore di turno.    In F.1 il recordman per antonomasia &egrave; stato Graham Hill, con 176 Gp disputati dal 1958 al 1975, capace di detenere solengo il primato per ben 21 anni, poi eguagliato - anche se la cosa &egrave; controversa per una doppia partenza all&rsquo;ultimo Gp a Brands Hatch 1986 -, da Jacques Laffite. Granerede di questi veterani &egrave; stato Riccardo Patrese, con 256 gettoni tra il 1977 e il 1993, anche se Alonso, Button e Schumacher mica scherzano a Gp bazzicati, avendo tutti superato di poco la soglia fatidica dei trecento cartellini.  Per&ograve;, chi sta l&agrave; in cima, sopra tutti, &egrave; altra cosa. Rappresenta il top dei top. Il simbolo della voglia di non arrendersi, della capacit&agrave; di durare e anche, io direi che &egrave; questa la cosa pi&ugrave; bella, di restare innamorato delle corse anche dopo i quaranta, quando conto in banca, buonsenso e progressiva sindrome da gattuccio da focolare suggerirebbero ben pi&ugrave; serena ritirata tra le coltri, al patrio ostello. Invece no. Kimi Raikkonen, lui che ha sfidato tutti di grandi della fine e dell&rsquo;inizio del terzo millennio, &egrave; tuttora in pista e ci crede ancora, perfino utilizzato come testimonial taciturno, simpatico e mordace negli sport della Stelvio insieme alla sua amata - e pure amabile - Minttu, che lo spedisce puntualmente a parcheggiare il mezzo.    Ma dai, il discorso &egrave; anche un altro. Essere il pi&ugrave; tenace rispetto alla pulsione a partecipare o a una categoria rappresenta uno dei primati pi&ugrave; poetici immaginabili, che in ogni epoca premiano un indimenticabile uomo simbolo di un mondo e di una civilt&agrave;, oltre a un&rsquo;era delle corse e dello Sport. Penso negli Stati Uniti e ad Aj Foyt col suo primato di 369 partecipazioni in monoposto in gare Indycar, ovvero alle 1184 corse Nascar disputate da&ldquo;The King&rdquo; Richard Petty, ovvero alle 33 presenze di Henri Pescarolo alla24 Ore di Le Mans o alle 36 partenze effettuate dallo stesso Aj Foyt alla Indy 500, dal 1958 al 1993, la prima volta trovandosi nelle prove libere con Juan-Manuel Fangio, l&rsquo;ultima dando una mano a Robbie Gordon.  O penso anche a gesti anonimi ed eroici di piloti sconosciuti ma fantastici quali Johnny Pesmazoglou, in gara nella Rally Acropoli dal 1952 al 1987 e capace di partecipare anche all&rsquo;edizione veteran della gara nel 2002, l&rsquo;anno della sua morte.  Tutto questo per dire che il primato raggiunto da Kimi Raikkonen a Sochi &egrave; la cosa pi&ugrave; importante, bella e romantica che emerge da un fine settimana altrimenti avaro e pure una pietra miliare. Soprattutto si tratta della parte bella e struggente di una calda ballata d&rsquo;appartenenza di un uomo alla sua passione pi&ugrave; vera e identificante, l&rsquo;inno alla voglia di non voltare pagina, un grido alto che sublima la capacit&agrave; di non arrendersi e lega - per quanto, non importa - il nome, il volto e la storia di un campione anche alla forza d&rsquo;essere il pi&ugrave; fedele di tutti a una categoria, la F.1, nella quale &egrave; difficilissimo entrare e facilissimo uscire. Ed &egrave; quasi buffo e paradossale verificare che a riuscire nell&rsquo;impresa &egrave; proprio colui che aveva accettato, forse nel momento in cui poteva pi&ugrave; capitalizzare il titolo mondiale vinto con la Ferrari nel 2007, di andarsene, menefreghista e coraggioso, verso altri mondi e lidi, nel 2010-2011, a scoprire i salti estremi del mondiale rally - 21 presenze, una ps vinta, con un quinto posto in Turchia 2010 quale top result su Citroen -, o assaggiando le strane situazioni di serie Nascar, quali quella dei Truck e la Nationwide.  Be&rsquo;, andar via, sparire dal Circus, poi per lui &egrave; stato solo il motivo per tornare in F.1 con pungente nostalgia dal 2012, mostrandosi subito tra i pi&ugrave; veloci, intelligenti e risparmiosi nella nuova sfida tattica e agonistica di saper gestire gomme e mescole con pi&ugrave; sensibilit&agrave; di qualsiasi altro rivale, riportando al successo financo la Lotus. Riaprendosi la strada quale Cavallino di ritorno in casa Ferrari, quindi vivendo a mo&rsquo; di latte della vecchiaia un seguito intenso e a suo modo spumeggiante con la non sempre competitiva Alfa Romeo in coniugazione Sauber.  Insomma, quello compiuto da Kimi a Sochi 2020 non &egrave; un passetto burocratico o un insignificante numerino che cambia, ma lo scatto d&rsquo;un anuova situazione che trae origine da una fantastica capacit&agrave; di superare epoche, prove, sfide e pressioni pazzesche con le motivazioni ancora decentemente pulsanti e capacit&agrave; decisamente accettabili. Tanto da costituire in termini di fedelt&agrave; e appartenenza la risposta della Formula Uno all&rsquo;innaffondabilit&agrave; ideale di Valentino Rossi nel motomondiale, che,a sua volta, ha sostituito felicemente nella classifica di tutti i tempi, in termini di militanza e simbolismo d&rsquo;eternit&agrave; innamorata, un mito qualeil vecchio Jack Findlay.  E cos&igrave;, caro Kimi,, finalmente ci siamo. Davanti a tutti, dal punto divista iridato, sei gi&agrave; stato nel 2007 e adesso ci ritorni. Prima eri al top delle prestazioni tanto da guadagnarti un titolo - l&rsquo;ultimo Piloti per la Rossa, come si ripete con salmodiante e ansiogena frequenza -, adesso sei pi&ugrave; su di chiunque - a parte Rubens - in termini di presenze e voglia di esserci.  Nel calcio li chiamano alfieri. Sono coloro che si dimostrano in grado di testimoniare pi&ugrave; attaccamento alla maglia di una squadra, a quella della nazionale o al calcio stesso, segnando per ciascun ambito il maggiornumero di gettoni di presenza. Costoro, penso, che so, a Piola, Facchetti, Maldini o Zoff, diventano leggende anche grazie a questo. Tingono le loro carriere ormai al tramonto con una voglia d&rsquo;immortalit&agrave;, un anelito alla rimozione del concetto d&rsquo;addio, una poesia alla tendenza a sfidare il tempo, sognando che sia infinito, gridando come il Faust di Goethe: &ldquo;Fermati, attimo: sei bello&rdquo;.  C&rsquo;&egrave; tanto di poetico, in questo tuo record, Kimi Raikkonen, perch&eacute; &egrave; come una nuova canzone che carezza il grandioso e contraccambiato amore tra te e la Formula Uno, il quale non desidera finire e che non finisce di desiderare un seguito, il pretesto di non dirsi addio, la promessa che ogni volta ci sia&nbsp; ad attenderti e ad attenderci, una volta ancora. 

Il Gp di Russia premia la tenacia inaffondabile di Kimi che raggiunge Barrichello in vetta alla classifica dei piloti con pi&ugrave; Gp disputati, a quota 273

Da Sochi esce re soltanto Raikkonen

        Sebastian Vettel e la Ferrari. Un matrimonio per certi versi annunciato e che fu ufficializzato a fine 2014, quando Seb, dopo 4 titoli in Red Bull ed un 2014 difficile, scelse di sposare la causa di Maranello. Un matrimonio che avrebbe potuto perfezionarsi anche prima, come sottolinea l'ex presidente Luca Cordero di Montezemolo, che rivela un retroscena interessante riguardo Michale Schumacher e Vettel. Leclerc vince nelle corse virtuali Schumi &ldquo;sponsorizzava&rdquo; Sebastian Questo &egrave; quello che Montezemolo ha raccontato a Sky Sport: &ldquo;Vettel era il pilota che Schumacher avrebbe voluto a tutti i costi alla Ferrari, lo diceva gi&agrave; dopo la sua esperienza con la Toro Rosso, dunque prima che andasse in Red Bull. Noi lo reputammo un pilota non pronto, ancora immaturo, e gli preferimmo Alonso, che con noi non dimentichiamo, al di l&agrave; degli aspetti caratteriali, ha vinto tante gare come Monza o Silverstone ed ha sfiorato due volte il titolo.&rdquo; Ecclestone sul futuro di Vettel Il Vettel di oggi Riguardo la situazione odierna del tedesco, Montezemolo sostiene di vedere un pilota ancora veloce: &ldquo;Vettel &egrave; un ragazzo che sente molto la pressione, ha bisogno di essere sostenuto, per&ograve; secondo me &egrave; ancora molto molto forte, ha fatto sicuramente qualche errore in pi&ugrave;, ma alcuni li ha fatti perch&eacute; si era ritrovato nella condizione di dover osare, ed io penso che in F1 sia sempre meglio provarci piuttosto che star dietro. E' come quando hai una macchina che &egrave; veloce ma che si rompe: sempre meglio averne una cos&igrave; che sai che va forte, perch&eacute; sai che l'affidabilit&agrave; poi andr&agrave; a posto, piuttosto che avere una macchina che non si rompe mai ma che prende un secondo al giro.&rdquo; Binotto sul rinnovo di Vettel Capitolo Leclerc e l'aneddoto di Barrichello L'ex presidente ha parlato poi anche di Leclerc, svelando una chicca dei suoi tempi su Barrichello: &ldquo;Leclerc &egrave; fortissimo, ha una grossa pressione, speriamo non si monti troppo la testa, ma mi sembra sia un ragazzo velocissimo come ha dimostrato gi&agrave; all'Alfa Romeo e che sbaglia molto poco. Lui e Vettel possono convinvere? E' un tema delicato per Binotto, bisogna spiegare loro che corrono prima di tutto per la Ferrari, altrimenti Mattia si ritrover&agrave; nella stessa situazione nella quale mi trovai io con Barrichello, quando dovetti dire a Rubens: fatti un tuo team e poi fai quello che vuoi, fino a quando rimarrai con noi farai quello che dico io. Spero tra i piloti sia tutto chiaro, poi per le gerarchie si vedr&agrave; dopo quattro o cinque gare in base ai punti in classifica&rdquo;.       

L'ex presidente del Cavallino ha raccontato un retroscena interessante, riportando come Michael spingesse per portare Seb a Maranello gi&agrave; dopo la sua esperienza in Toro Rosso. E su Leclerc: "Charles? Come con Barrichello quando...."

F1, Montezemolo: "Schumi voleva a tutti i costi Vettel in Ferrari"

        Dopo Daytona, l'obiettivo di Rubens Barrichello si sposta sulla 24 Ore di Le Mans 2017. Classe LMP2, con una Dallara-Gibson, quella del Racing Team Netherlands di Jan Lammers e Fritz Van Eerd, impegnati entrambi a pieno servizio nell'European Le Mans Series il prossimo anno:&nbsp;&laquo;E' un'occasione straordinaria, poter partecipare con Rubens. Cercavamo qualcuno che potesse essere disponibile e interessato. Conosco Rubens da quando &egrave; arrivato in Europa e non parlava una parola di inglese, era il 1989 quando girava con il mio team dell'Euroseries&raquo;, ha commentato Lammers, gi&agrave; vincitore di una 24 Ore di Le Mans, nel 1988 al volante della Jaguar XJR-9 con Brundle e Wallace. L'ultima apparizione del pilota olandese risale al 2011, in classe LMP1 con una Oreca-Zytek. Il nuovo progetto Dallara-Gibson ha gi&agrave; mosso i primi passi a Magny Cours, in vista del campionato ELMS che scatter&agrave; in aprile a Silverstone.&nbsp; Barrichello, che detiene il record di gran premi corsi in Formula 1, non &egrave; nuovo alle gare di durata, avendo gi&agrave; corso tre edizioni della 24 Ore di Daytona, l'ultima nel 2016, al volante di una Corvette del team Wayne Taylor Racing, chiudendo in seconda posizione.&nbsp;       

Il Racing Team Nederlands disputer&agrave; il campionato ELMS 2017 e punta a staccare un invito per la 24 Ore di Le Mans

Barrichello e Lammers, obiettivo Le Mans

In una domenica rallentata dalla pioggia, ad emergere nel finale delle &ldquo;Roar Before the Rolex 24&rdquo; &egrave; stato Rubens Barrichello, autore del giro pi&ugrave; veloce nell&rsquo;ultima sessione (quando la pista andava asciugandosi) sulla Dinan/Riley n.7 della Starwork Motorsport. &laquo;Questo tempo in s&eacute; non vuol dire nulla: molti avevano abbandonato per la pioggia, invece noi siamo rimasti a girare perch&eacute; avevamo bisogno di fare strada. Ma &egrave; stato incoraggiante come la macchina continuasse a migliorare. Abbiamo ancora molto da fare per la gara, ma mi sono divertito a guidare&raquo;, ha spiegato alla fine Rubinho, che divide il Prototipo con HunterReay-Hartley-Mayer-Graves.  Sempre a Starwork il miglior tempo della giornata nei Prototype Challenge, grazie a Renger van der Zande con la Oreca n.7, mentre in GTLM e GTD i pi&ugrave; veloci sono risultati Earl Bamber e Andy Lally, entrambi su Porsche 911.  Nel totale di questa &ldquo;tre giorni&rdquo; di prove in preparazione alla 24 Ore di Daytona del 24-25 gennaio, il pi&ugrave; veloce in assoluto &egrave; risultato comunque Jordan Taylor con la Daytona DP n.10, avendo ottenuto sabato il tempo di 1&rsquo;39&rdquo;181. Allo stesso modo, nelle altre classi hanno svettato Colin Braun fra i PC (Oreca n.54), sempre Earl Bamber in GT Le Mans (Porsche n.912) e Marc Goossens fra le GT Daytona (Viper n.33).  Ricordiamo che la GTLM ha visto la buona prestazione della Ferrari 458 n.62 di Rigon e Kaffer, terzi complessivi a 3 decimi, ma anche la conclusione anticipata delle prove da parte della n.51 di AF Corse - che sabato &egrave; finita danneggiata troppo gravemente nell&rsquo;incidente di Perrodo - con i team Ferrari che stanno lavorando per mettere a punto le ultime migliorie aerodinamiche concesse, mentre in GTD &egrave; arrivata solo domenica la BMW Z4 di Turner Motorsport con Markus Palttala, ma gi&agrave; in questo shake down ha dimostrato di poter essere fra i protagonisti.  In generale si &egrave; visto che la concorrenza &egrave; molto forte, compresa la Ligier P2, e per quanto riguarda le classi GT si &egrave; avuta anche la sensazione che nessuno volesse &ldquo;scoprirsi&rdquo; troppo presto, magari anche per paura di eventuali conseguenze e variazioni nel Balance of Performance. Il fatto che tutti siano molto vicini &egrave; comunque di buon auspicio per una 24 Ore di Daytona ancora una volta spettacolare, anche se la differenza fra le temperature molto fredde di questi giorni e quelle pi&ugrave; elevate che si attendono per la gara potrebbe rimescolare le carte.  Maurizio Voltini  

Ma &egrave; Taylor il pi&ugrave; veloce nella &ldquo;tre giorni&rdquo; di prove in preparazione alla 24 Ore di fine gennaio

Daytona "Roar": Barrichello emerge sul bagnato

Nuova grande gioia per Rubens Barrichello. Il pilota brasiliano, dopo 21 anni dal suo ultimo titolo, conquistato nella F3 britannica, torna alla ribalta nella stock brasiliana. Dopo una grande cavalcata, Rubihno, cos&igrave; lo chiamano i suoi numerosi fans, torna nell&rsquo;olimpo del motorsport. L&rsquo;ex ferrarista, grazie al quarto posto conquistato a Curitiba, centra il grande obbiettivo.  Dopo una prima stagione tra luci ed ombre, chiusa con l&rsquo;ottavo posto nella classifica piloti, Rubens torna ad essere protagonista, vincendo un titolo che mancava dalla bacheca da ben 21 anni. Il pilota di San Paolo, dopo aver chiuso la sua carriera in F1 nella stagione 2011 (322 GP disputati, 11 vittorie e 68 podi) ha corso nella Indy Car nel 2012, chiudendo la stagione in dodicesima posizione.  Rubens ha all&rsquo;attivo 19 campionati in F1, di cui due conclusi da vice campione del mondo, dietro a Shumacher e una vita passata tra box e pit lane.  Davide Caironi

L'ex ferrarista si assicura il titolo nella stock brasiliana

Barrichello, nuovo trionfo dopo 21 anni

Rubens Barrichello, ex pilota della Ferrari e fino a poco tempo fa commentatore della tv brasiliana TV Globo, ha concluso il suo rapporto di collaborazione con l'emittente televisiva. O almeno cos&igrave; recita il comunicato della tv in cui si parla di chiusura &ldquo;amichevole&rdquo; del rapporto. Ma secondo Uol Esporte, e come altri media stanno riportando in questi giorni, i veri motivi dell'addio di Barrichello sarebbero altri. Secondo la testata brasiliana, l'ex pilota sarebbe stato licenziato per alcune violazioni alle regole interne. Per esempio pare che si sia rifiutato di citare, per motivi commerciali, la Red Bull usando in alternativa l'acronimo RBR, contravvenendo alle istruzioni dei suoi superiori. Non solo, pare che abbia anche &ldquo;approfittato&rdquo; del suo ruolo per proporsi a diversi team di Formula 1 e tornare in pista: sempre secondo la stampa brasiliana, Barrichello a Singapore avrebbe detto a Toto Wolff di sentirsi &ldquo;pronto e in forma&rdquo; per correre con la Mercedes, e in passato avrebbe provato a correre con la Sauber. Evidentemente non ha mai accettato il ruolo di &ldquo;ex&rdquo; pilota provando a rientrare in pista, soffrendo la lontananza dalle gare. Di fatto, per&ograve;, a Singapore c'&egrave; stata la sua ultima apparizione come commentatore di TV Globo e il successivo contratto di chiusura della collaborazione, senza dare alcuna spiegazione. Anche Barrichello per ora non ha voluto commentare la vicenda.

Avrebbe violato alcune regole interne e avrebbe approfittato del suo ruolo per proporsi come pilota ad alcuni team

Barrichello licenziato dalla tv brasiliana

&laquo;Quem sabe&raquo;, chiss&agrave;, risponde lui, il diretto interessato, via sms. &laquo;Good&raquo;, buono, &egrave; il dommento di Bernie Ecclestone. Il tema &egrave; il ritorno di Rubens Barrichello in Formula Uno, con la Sauber nel suo Brasile, ultima gara di stagione: non per una stagione, ma per finire &ldquo;in bellezza&rdquo; una carriera durata dal 1993 al 2011.  Rubens ha 41 anni, fisicamente &egrave; in forma, ma da mesi ha abbandonato anche le corse americane e si dedica a tempo pieno al mestiere di commentatore F.1 per la tv brasiliana. Proprio durante un Gp gli &egrave; venuta l&rsquo;idea di contattare Ecclestone per chiedergli un consiglio. Adesso, senza commentare direttamente ma affidandosi ai messaggi, Rubinho ha risposto all&rsquo;inviato dell&rsquo;Estado de Sao Paulo, Livio Oricchio, che ha portato alla luce la storia.  Perch&eacute; proprio con la Sauber? Facile: per soldi. Il team ne ha bisogno, a Interlagos i giochi saranno fatti e il contributo dei brasiliani per mettere al volante Rubens verrebbe dalle tv locali. In fondo, potrebbe essere anche l&rsquo;ultima gara di Massa - e di un brasiliano - in F.1...  Al posto di chi potrebbe correre Barrichello? Con un po&rsquo; di logica, si dovrebbe dire di Gutierrez, visto che Hulkenberg &egrave; l&rsquo;unico in grado di fare risultato. Ma non si pu&agrave; escludere invece che Hulk salti il Gp. Visto che oltretutto corre quasi gratis.  &nbsp;

Ipotesi (non smentita) di un ritorno per una gara con la Sauber

11 risultati per 'barrichello'