        Era un mondiale che non aveva pi&ugrave; niente da dire, quello che nell'agosto 1992 sbarcava nella foresta delle Ardenne. Era un mondiale gi&agrave; vinto due domeniche prima da Nigel Mansell, a bordo della strepitosa Williams FW14B progettata da Patrick Head ed Adrian Newey. Quella stessa Williams per cui il titolo Costruttori era solo una formalit&agrave; che sarebbe diventata certezza proprio a Spa. Ma non c'era tempo e spazio per parlare del quinto alloro a squadre di Sir Frank, perch&eacute; quella domenica, 30 agosto 1992, gli occhi erano tutti per un giovanotto tedesco di nome Michael Schumacher. Un anno dopo il debutto, Michael portava a casa la sua prima vittoria in F1: nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato a 91.  Un mondiale gi&agrave; deciso, ma... Sono passati trent'anni dalla domenica che fece sbocciare in maniera definitiva il talento di Michael Schumacher. Sulla sua pista e nelle sue condizioni: ovvero una Spa-Francorchamps bagnata. Gi&agrave; lo chiamavano il Senna tedesco, in quella sua prima stagione completa da pilota titolare con la Benetton, per via di quel controllo del mezzo strepitoso sotto la pioggia. Nel giro di un anno, Michael aveva conquistato tutti, e tutti sapevano che il primo hurr&agrave; sarebbe stato solo questione di tempo. Accadde proprio in una Spa che sembrava avere apparentemente poco da dire, in coda ad un mondiale che non era mai stato in discussione. Troppo forte la Williams, troppo forte Nigel Mansell: agli altri erano andate solo le briciole, compreso un Ayrton Senna che niente aveva potuto fare per difendere l'alloro conquistato l'anno prima. Aveva vinto a Monaco, aveva vinto a Budapest, ma proprio in Ungheria Nigel aveva avuto la certezza matematica del titolo. Ecco perch&eacute; allora si parlava di altro, alla vigilia del GP del Belgio. Si parlava dell'assenza della Brabham, finita ingloriosamente in bancarotta dopo l'Hungaroring per non tornare mai pi&ugrave; su una griglia di partenza, si parlava del debutto di Emanuele Naspetti sulla March al posto di Paul Belmondo, si parlava del traguardo dei 200 GP per la Renault, e ci sarebbe stato modo di parlare dell'arresto del proprietario del team dell'Andrea Moda, Andrea Sassetti, avvenuto direttamente nel paddock. Si parlava di un meteo ballerino, tipico delle Ardenne, e delle possibilit&agrave; di un Senna che sotto l'acqua avrebbe avuto qualche possibilit&agrave; in pi&ugrave; di contrastare le FW14B di Mansell e Patrese, giusto per prendersi la soddisfazione di una vittoria di tappa. F1 2022: il calendario &nbsp; Sbagliano tutti, tranne Michael&nbsp; E invece si sarebbe finiti a parlare di Michael Schumacher. Terzo in prova, primo sotto la bandiera a scacchi: non sbagli&ograve; niente, Michael. Sbagli&ograve; Senna, che dopo essersi preso il comando al via si fece ingolosire dall'occasione finendo per restare troppo a lungo in pista con le slick quando su Spa scese la pioggia, vedendo in quella scelta l'unica possibilit&agrave; per fare scacco matto alle Williams; sbagliarono anche le stesse Williams quando, una volta cessata la pioggia, commisero l'errore inverso compiuto da Ayrton prima, ovvero restare per troppi giri con le gomme da bagnato mentre la pista andava ad asciugarsi; e cos&igrave; vinse Michael, azzeccando le tempistiche perfette dei pit-stop, unite ad una velocit&agrave; incredibile nelle fasi in cui le condizioni dell'asfalto erano pi&ugrave; imprevedibili, nel passaggio da asciutto e bagnato e poi da bagnato ad asciutto. Quando Mansell, dopo aver rimontato le slick, si mise alla caccia della Benetton, ormai era troppo tardi: aggiungeteci qualche guaio ad uno scarico ed ecco l'abisso di oltre mezzo minuto che divise Michael e Nigel sul traguardo. Sorrideva Michael sul podio, e godeva anche un giovane Flavio Briatore che, un anno dopo la sua scommessa su quel giovanotto cresciuto agonisticamente a Kerpen, cap&igrave; di aver fatto definitivamente centro. Volava sul bagnato, quella Benetton tutta gialla e verde, ma il suo cavaliere, negli anni a venire, sarebbe volato ancora pi&ugrave; in alto.       

<p>In un mondiale a senso unico e stravinto dalla Williams di Mansell, Schumacher si mise in mostra vincendo in condizioni miste su quella che sarebbe diventata la sua pista prediletta, Spa, precisamente un anno dopo il debutto</p>

GP Belgio 1992: 30 anni fa la prima vittoria di Michael Schumacher

<p>L&#39;ex team manager Benetton e Renault &egrave; attualmente ricoverato al San Raffaele di Milano, dove &egrave; stato trasportato nella giornata di ieri luned&igrave; 24 agosto d&#39;urgenza, a causa dei sintomi della polmonite da coronavirus</p> 

Flavio Briatore è positivo al Covid: ricoverato in condizioni serie ma stabili

Immaginate di vedere Niki Lauda con la Ferrari 312T2 del 1975 tirare la staccata all'ultima curva del Red Bull Ring a Gerhard Berger con la Lotus 49 ex Rindt del 1970 e ad Alexander Wurz sulla Benetton del 1998. E poi Helmut Marko, l'uomo forte della Red Bull e scopritore di Vettel, seguirli in scia sulla sua Brm P160 F1 del 1972. Ecco, questo &egrave; lo splendido spettacolo che hanno potuto ammirare gli spettatori del Red Bull Ring prima del gran premio di Formula Uno.  Una fantastica esibizione di F1 degli ultimi 40 anni guidata da tutti i migliori piloti austriaci della storia e non solo di F1. Un revival perfetto che ha reso lucidi dall'emozione gli occhi di chi queste bellissime F1 storiche e quei piloti li ha visti correre sull' aereo tanti anni fa.  Tra gli altri c'erano anche Dieter Quester con una splendida Surtees Ts16 degli anni 70, Frisacher con la Minardi e in pista s'&egrave; vista pure la prima Red Bull F1 della storia, la Rb1 guidata da Christian Klien. Berger invece &egrave; l'unico che si &egrave; alternato su due monoposto: la sua Ferrari F1 turbo del 1988 e la Lotus 49 che era stata portata al successo dal compianto Jochen Rindt. Le auto appartenevano a collezionisti privato (compreso Ecclestone) che le hanno messe a disposizione.  Persino Vettel ha voluto esibirsi anche lui con la Brm del 1972 di Marko. Chi si &egrave; perso quell'epoca si rifaccia gli occhi con queste foto.  

Una stupenda parata ha animato il tracciato, capeggiata dai top driver austriaci di sempre: Lauda, Berger, Marko e tanti altri rispettivamente su Ferrari 312T2, Lotus 49 e Brm P160 F1

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Nostalgia d’Osterreichring