E, dopo tanta attesa, siamo finalmente al gran momento dell&rsquo;uscita nelle sale italiane di &ldquo;Race for glory&rdquo;, film tratto dall&rsquo;epica sfida tra Lancia e Audi nel mondiale rally di quarantuno anni fa. S&igrave;, perch&eacute; nel mondo del rally, il 1983 &egrave; l&rsquo;anno in cui si fece la storia, l&rsquo;anno di Davide contro Golia, quello in cui lo sfavorito team Lancia, guidato dal carismatico Cesare Fiorio (Riccardo Scamarcio), affronta il potente team Audi in una delle pi&ugrave; grandi rivalit&agrave; della storia dello sport.  Audi VS Lancia, l&#39;epica sfida diventa un film  Nel Campionato del mondo, contro il formidabile rivale Roland Gumpert (Daniel Br&uuml;hl) e il suo team Audi, tecnologicamente superiore e composto da figure come il campione finlandese, Hannu Mikkola (Gianmaria Martini), Lancia e il suo team manager, Cesare Fiorio, rischiano una sconfitta certa. Ma con cuore, passione e capacit&agrave; da fuoriclasse, Fiorio riesce a mettere insieme una squadra insolita, convincendo anche il campione Walter R&ouml;hrl (Volker Bruch) a guidare per la Lancia. Utilizzando tutti i trucchi a sua disposizione e piegando le regole, Fiorio si addentra in territori pericolosi, dentro e fuori la pista, per una vittoria che sembra essere impossibile.  Tocca a noi italiani! Come noto, l&rsquo;uscita nelle sale americane &egrave; gi&agrave; avvenuta a partire dal 5 gennaio, mentre per scelte di distribuzione in Italia &egrave; possibile vederlo dal 29 febbraio.    Il film &egrave; diretto dal regista Stefano Mordini, per una coproduzione internazionale tra Italia, Germania e Gran Bretagna, e vede appunto Riccardo Scamarcio, coinvolto anche nella produzione, nei panni di Cesare Fiorio, leggendario direttore sportivo Lancia. A impersonare Roland Gumpert, timoniere dell&rsquo;Audi, ci pensa proprio quel Daniel Br&uuml;hl, al suo secondo film d&rsquo;impronta corsaiola, gi&agrave; apprezzatissimo nei panni di Niki Lauda in &ldquo;Rush&rdquo; e protagonista del capolavoro &ldquo;Goodbye, Lenin!&rdquo;. Il bavarese Volker Bruch, gi&agrave; visto nella serie &ldquo;Babylon Berlin&rdquo;, &egrave; sulla scena Walter R&ouml;hrl, punta di diamante della Lancia Martini oltre che gi&agrave; iridato su Fiat 131 Abarth (1980) e Opel Ascona 400 (1982). Quanto all&rsquo;altro personaggio da mito incarnato nel film, ovvero Mich&egrave;le Mouton, prima donna a vincere una prova iridata FIA, e per l&rsquo;occasione pilota francese in forza alla scuderia degli Anelli, &egrave; impersonata da Esther Garrel.  Il film, che in Italia &egrave; distruibuito dalla Rai, &egrave; sceneggiato da Filippo Bologna, dal regista Stefano Mordini e dallo stesso Scamarcio e pu&ograve; contare anche sulle attrici Haley Bennet e Katie-Clarkson Hill e sugli italiani Giulio Brizzi e Jacopo Rampini. L&rsquo;imprimatur di Cesare Fiorio e, quale ciliegina sulla torta, tanto vale ribadire la recensione nobile di Cersare Fiorio, che ha gi&agrave; visionato l&rsquo;opera ovviamente in anteprima, tanto da dichiarare, proprio ad Autosprint: &quot;Mi sono molto divertito a vederlo, e posso assicurare che si tratta di uno spettacolo che merita di essere goduto, sia dagli appassionati di rally che da tutti coloro che vogliono trascorrere un po&rsquo; di tempo al cinema divertendosi e assstendo allo svolgersi di una bella storia. S&igrave;, sono reduce dalla prima visione assieme ad Alex e mia nipote Mariapaola e posso dire che siamo restati tutti colpiti&quot;.  S&eacute;bastien Loeb, i 50 anni del re dei rally 

Il film sulla sfida rally Audi-Lancia nel 1983 &egrave; in uscita nelle sale

Finalmente &egrave; tempo di &ldquo;Race for glory&quot;!

Questo primo numero di Autosprint del 2024 si tuffa nel futuro e guarda avanti. Con speranza, passione e soprattutto voglia di tornare ad emozionarsi dentro un inverno che come al solito custodisce sogni di ogni tipo. Si apre una nuova stagione di corse e questo di solito &egrave; il periodo nel quale i pensieri possono andare anche in alto, dove osano le aquile, anche se ben consapevoli che la realt&agrave; racconta storie diverse. Prendiamo il Mondiale di Formula Uno, ad esempio. Visto come sono andate le cose nell&rsquo;anno appena concluso, con il dominio pressoch&eacute; totale di Max Verstappen e della Red Bull, &egrave; abbastanza chiaro che anche nel 2024 sar&agrave; difficile assistere a qualcosa di diverso. Inutile nascondersi dietro a un dito. Ma si sa nelle corse, come nella vita, tutto pu&ograve; succedere. Consapevole che la sfida sar&agrave; durissima ma tutta da giocare riparte la stagione della Ferrari. La nuova Rossa sar&agrave; presentata a Maranello il 13 febbraio per poi essere in pista nei test invernale che andranno in scena in Bahrain dal 21 al 23 febbraio, una settimana prima del via del Mondiale 2024. &quot;La stabilit&agrave; nei regolamenti non consente rivoluzioni&quot; - ha spiegato Fredric Vasseur - Tuttavia modificheremo il 95% della vettura. Abbiamo cercato di migliorare ogni singolo dettaglio alla ricerca di maggiori prestazioni e i piloti sono stati coinvolti fin dall&rsquo;inizio del progetto. Ci aspettiamo di essere pi&ugrave; veloci e i riscontri al simulatore lo stanno gi&agrave; confermando, ma solo il confronto cronometrico con la Red Bull potr&agrave; dirci quanto&quot;. Per il team principal del Cavallino il 2023 &egrave; stato un vero anno di apprendimento di tutte le risorse interne, di analisi e primissimi provvedimenti per risalire la china. Nel 2024 sar&agrave; il vero primo anno sotto la gestione Vasseur non pi&ugrave; completamente &ldquo;ereditata&rdquo;. E allora i tifosi gi&agrave; si chiedono: che Rossa vedremo? Paolo Filisetti su questo numero analizza quali saranno le caratteristiche della Ferrari 2024, progetto 676. Inizia la tappa di avvicinamento a una nuova stagione.    LO SQUADRONE CHE TREMARE IL MONDO  L&rsquo;anno si apre col botto perch&eacute; &egrave; in vista un ritorno che fa battere il cuore. Un botto fragoroso che apre nuove orizzonti e ci fa fare un tuffo dentro un passato che non &egrave; mai davvero passato. C&rsquo;&egrave; un gigantesco rimpianto che giace inerte da pi&ugrave; di trent&rsquo;anni nella storia del Motorsport e dell&rsquo;Italia da corsa. &Egrave; l&rsquo;uscita di scena dal mondo delle competizioni della Lancia, regina incontrastata dei rally per un epoca durata vent&rsquo;anni e che ha riempito la bacheca con 10 titoli iridati nel Mondiale Costruttori. Un dominio assoluto per la Casa di Torino messo in atto dentro a una storia fatta di imprese epiche, genio, ingegno e abilit&agrave; in salsa tricolore. A un certo punto in quelle stagioni che ingolfavano le strade di pubblico e straboccante passione, questo squadrone che faceva tremare il mondo fu eletto a vera e propria Nazionale del Motorsport. Intere generazioni di appassionati si sono forgiati con le imprese di un team orgogliosamente tricolore che insegnava l&rsquo;arte della vittoria e del controsterzo a tutto il resto del pianeta. Lo Stivale era la culla dei rally e portava in giro per il globo una Lancia praticamente imbattibile o capace di sovvertire il pronostico anche quando partiva in condizioni nettamente sfavorevoli. &Egrave; stato la stella polare per tutti quanti la squadra di Cesare Fiorio, il comandante, l&rsquo;uomo che incarna il simbolo Lancia, il team principal che non era tanto garanzia di vittoria, ma di dominio.  SIAMO DAVVERO SULLA RAMPA DI LANCIA  Questo primo numero di Autosprint del 2024 racconta della rinascita di un sogno con un progetto che sta nascendo per riportare la Lancia nel Mondiale Rally. Un&rsquo;operazione che &egrave; gi&agrave; scattata, un piano d&rsquo;azione in fase di decollo. Proviamo a mettere insieme i tasselli di un complesso puzzle per ottenere un quadro d&rsquo;assieme che va oltre ogni suggestione. Un ritorno di fiamma della Lancia nella specialit&agrave; &egrave; davvero qualcosa di clamoroso, in un momento in cui la FIA deve decidere il futuro del WRC quando a fine 2026 verranno pensionate le attuali Rally 1 a favore, a quanto sembra, delle Rally 2 evolute. E vista la volont&agrave; del board di Stellantis di riservare un occhio di riguardo ai rally, si &egrave; deciso di dare semaforo verde ad una nuova avventura Lancia invece di puntare su un ulteriore sviluppo di un&rsquo;altra vettura del gruppo come la Citroen C3. La vettura prescelta sarebbe la Ypsilon che verrebbe prodotta in configurazione Rally 2, un programma di sviluppo che inizier&agrave; gi&agrave; nel 2024 con esordio nel 2025 per farsi trovare pronti l&rsquo;anno dopo per lo sviluppo della nuova vettura in configurazione WRC 2027. Tra gli obiettivi del Gruppo Stellantis c&rsquo;&egrave; quello di rivitalizzare e rilanciare il marchio Lancia. Sarebbe dunque la mossa giusta questo clamoroso ritorno di un marchio che ha fatto storia ma che ripartirebbe totalmente da zero, visto che la &ldquo;Squadra Corse Lancia&rdquo; &egrave; stata smantellata trenta anni fa, e che tutti quei fantastici meccanici e tecnici che facevano dei veri miracoli ormai non ci lavorano pi&ugrave;. Insomma, anno nuovo, si riparte con una Lancia nuova. E con quella Ypsilon che sfoggia fari posteriori ispirati alla Stratos. Gi&agrave; due anni fa, con la partecipazione al Montecarlo Storico del Ceo di Stellantis Carlos Tavares al volante dell&rsquo;iconica Lancia Stratos Alitalia a fare da detonatore, erano iniziati a circolare i primi sussurri ai quali avevano fatto seguito le prime flebili ammissioni. Adesso quel progetto di Stellantis di tornare nei rally con il marchio Lancia ha subito un&rsquo;accelerazione. Una bella ripartenza, con sbaffi neri di gomma lasciati sull&rsquo;asfalto di una storia che ora potrebbe avere un nuovo capitolo.  &nbsp; 

L&rsquo;anno si apre col botto perch&eacute; si delinea un ritorno bello fragoroso, ovvero quello della Lancia in modulazione Rally

L&#39;editoriale del Direttore: Ripartenza Lancia in resta

Per un mondiale Rally che vive la fase ibrida e Toyota a farla da padrone, c'è stato un tempo in cui il rally era abbinato automaticamente ai successi della Lancia e contro avversari agguerriti. Ecco una carrellata di modelli vittoriosi nel mondiale Marche, a partire dalla prima edizione del 1973

Da Toyota a Lancia: tutte le regine del mondiale rally

La Lancia 037 è stata una delle protagonisti dell'epopea del Gruppo B. Il progetto, nato dalla collaborazione tra Lancia, Pininfarina, Abarth e Dallara, contro ogni pronostico, vinse il Mondiale Costruttori nel 1983

Lancia Rally 037, gli anni folli del Gruppo B

        Il binomio rally-Lancia fa pensare innanzitutto alla Delta, vero, probabilmente la pi&ugrave; amata. Ma la storia Lancia &egrave; piena di auto che hanno vinto nei rally, e la pi&ugrave; bella di tutte &egrave; stata senza dubbio la Stratos, che oggi celebra i 50 anni dalla prima vittoria ottenuta in campo internazionale.  Stratos, bella e "brutale" La Stratos &egrave; stata un'auto sicuramente "brutale", ma altrettanto affascinante. Un contrasto, quello tra le sue caratteristiche meccaniche e il suo aspetto, che ha appassionato migliaia e migliaia di tifosi negli anni '70. Ispirata al prototipo Strato's Zero del 1970, la versione definitiva della Stratos viene presentata l'anno successivo. Disegnata da Marcello Gandini per Bertone, &egrave; una macchina progettata appositamente per i rally. Caratterizzata dalla futuristica forma a cuneo, ha un frontale affilato e ben armonizzato con i passaruota, mentre il parabrezza inclinato ingloba il montante anteriore e prosegue nei vetri laterali. Il tetto scende verticalmente sul piccolo lunotto posteriore, avvolto dal grande cofano motore. Cofano e baule, costituiti da due leggeri gusci, inglobano i rispettivi parafanghi, con un'apertura ampia per un rapido intervento durante l'assistenza di gara. Sul posteriore spiccano i fari rotondi e l'alettone, mentre il motore &egrave; il potente V6 della Dino 246 Ferrari da 190 cv a 7.000 giri/min e 225 Nm di coppia a 4.000 giri. In Francia l'inizio della leggenda Esattamente cinquant'anni fa, il 25 settembre 1973, la Lancia Stratos scriveva il primo capitolo della sua leggenda. Sponsorizzata dalla Marlboro, quell'anno viene iscritta alle competizioni, ancora tra i prototipi, e affidata alla coppia Munari-Mannucci. A settembre dello stesso anno ottiene la sua prima vittoria internazionale al Tour De France Automobile. Un successo che segue il primo trionfo, quello conquistato nell'aprile dello stesso anno nel Rally Firestone spagnolo, e che sarebbe stato precursore di un percorso incredibile. La Stratos inanella infatti una vittoria dopo l'altra: vince 3 volte il Campionato Mondiale Costruttori, dal '74 al '76, e ancora 3 volte l'Europeo Piloti. Sorride anche "il Drago" Sandro Munari, che grazie alla Stratos vince il titolo piloti (allora Coppa FIA Piloti Rally) nel 1977. SE C&rsquo;&Egrave; UN DIO DEI RALLY, LA LANCIA DEVE TORNARE!       

Il 25 settembre 1973 la vettura disegnata da Marcello Gandini ottenne la sua prima vittoria internazionale al Tour de France con la coppia Munari-Mannucci

Lancia Stratos, 50 anni fa l'inizio della leggenda

        Hanno gi&agrave; fatto coppia alla Dakar, nel team BRX con il buggy Prodrive, Sebastien Loeb e Guerlain Chicherit. Si ritroveranno, ancora da compagni di squadra, al via del mondiale rallycross, il prossimo 4 giugno in Portogallo. Chicherit nella duplice veste di pilota e "team principal", poich&eacute; direttamente impegnato nel progetto Special One Racing, nato dall'esperienza GCK motorsport.&nbsp;La struttura &egrave; affidata alla direzione tecnica di Sebastien Lesonneur, ex tecnico anche Hyundai, nel WRC. Accanto alla partecipazione al mondiale WRX, Chicherit ha avviato il business delle trasformazioni, retrofit, di auto storiche in elettriche. Tre proposte di conversione della Lancia Delta fanno parte del progetto, che porter&agrave; in gara, con Special One Racing, un Deltone elettrico. Sterzi a parte: La Ferrari 499P vale anche in quanto simbolo La carrozzeria ha le forme della Lancia Delta, sotto per&ograve; c'&egrave; un telaio tubolare e un sistema elettrico da 680 cavalli e due motogeneratori, in regime di monofornitura, con il bando FIA vinto da Kreisel Electric.  Cresciuto a pane e Deltone "Faccio parte di una generazione cresciuta con le vittorie delle Lancia Delta nei rally, perci&ograve; &egrave; naturale che abbia un debole per questa macchia", racconta Loeb, di ritorno nel mondiale rallycross dopo 4 anni di assenza. "Quando Guerlain mi ha parlato per la prima volta del progetto di affrontare una stagione di rallycross, ho pensato che fosse pazzo. Poi, ho provato la macchina lo scorso dicembre e mi ha immediatamente conquistato&nbsp;con le sue doti dinamiche. Ho grande fiducia nel progetto e non vedo l'ora di sostenerlo sulle piste di tutto il mondo. Sono molto motivato dalla sfida, credo che il rallycross sia la disciplina ideale per l'elettrificazione, perch&eacute; abbiamo grandi potenze e le gare sono brevi.&nbsp; Queste macchine sono entusiasmanti da guidare e il World RX &egrave; la piattaforma perfetta per promuovere quest'evoluzione". Loeb ha affrontato la categoria con Peugeot 208 WRX tra 2016 e 2018, in tutt'altre condizioni tecniche, per una categoria migrata all'elettrico gi&agrave; da un campionato.&nbsp; Portogallo, poi Norvegia, Svezia, Regno Unito, Belgio, Germania, Sud Africa e la chiusura con due appuntamenti in Cina. Sono queste le tappe del FIA WRX 2023. Chicherit punta in alto "Poter schierare due macchine nel mondiale, con un marchio tutto mio, era un sogno. Abbiamo creato la base per vedere diventare Special One Racing una squadra di vertice", racconta Chicherit. "Da questa stagione avremo l'opportunit&agrave; di fare la storia, diventando i primi a schierare una macchina retrofit in un evento del mondiale".       

Il progetto Special One Racing schierer&agrave; due macchine al via del WRX. Loeb sar&agrave; impegnato a tempo pieno con il prototipo carrozzato Lancia Delta

Loeb torna nel mondiale Rallycross con la Lancia Delta elettrica

All&#39;inizio degli anni &#39;80 Lancia torn&ograve; sul tetto del mondo del rally con la 037. Evoluzione della Stratos, prima del debutto della Delta, la coup&eacute; italiana ebbe una breve ma folgorante, culminata con il Titolo iridato del 1983

Lancia 037, il mito a 40 anni dalla vittoria nel Mondiale Rally

Abarth, Fiat, Lancia, storie di motori e di uomini che hanno dominato il Rally con l&#39;orgoglio del Tricolore

Quando l'Italia era padrona del Mondiale Rally

Meno male che si torna subito in pista senza macerarsi troppo dentro un&rsquo;attesa che prolunga e ingigantisce il rimpianto. Meno male che nel prossimo week end si corre a Monte Carlo in casa di Charles Leclerc e c&rsquo;&egrave; subito l&rsquo;occasione per una pronta rivincita. Gi&agrave; perch&eacute; non &egrave; facile metabolizzare una battuta d&rsquo;arresto come quella che ha devastato la domenica pomeriggio del popolo rosso e del suo nuovo idolo costretto alla resa per la prima volta quest&rsquo;anno a causa di un kappa&ograve; tecnico della F1-75. Dopo una pole da lacrime agli occhi e un avvio di Gp da dominatore &egrave; stato un vero colpo al cuore vedere la Rossa del monegasco perdere potenza, venire risucchiata da un gruppo che iniziava a guardare il distacco col binocolo e infine infilarsi muta dentro al box, inghiottita da una delusione profonda e un&rsquo;amarezza evidente. E ancora pi&ugrave; duro &egrave; stato vedere Max Verstappen mettere le mani sulla terza vittoria di fila nel giorno in cui pareva che non tutto filasse per il verso giusto, in casa Red Bull.    E invece una crudele porta scorrevole ha cambiato il volto della corsa e la classifica del Mondiale. Con il campione del mondo in carica che sale per la prima volta quest&rsquo;anno al comando tra i piloti e la Red Bull che supera la Ferrari nella corsa al Costruttori. Un vero ribaltone in vetta a un campionato pi&ugrave; bello che mai, crudele e beffardo che adesso va a giocarsi una sfida davvero emozionante sul circuito pi&ugrave; glamour della F.1, sopra un asfalto caro a Leclerc ma mai troppo amico. Bisogna guardare al bicchiere mezzo pieno &egrave; la parola d&rsquo;ordine del Cavallino. Magari un potente digestivo per mandare gi&ugrave; l&rsquo;esito di un Gp dove la Ferrari &egrave; stata punita dal risultato e dall&rsquo;affidabilit&agrave;, dopo aver mostrato che gli sviluppi che hanno debuttato sulla monoposto possono consentire di mantenere immutato il sogno di lottare fino all&rsquo;ultima curva del Mondiale per riportare il titolo a Maranello. Certo fa male dirlo adesso quando si &egrave; passati dal dominio alle briciole in poco tempo ma &egrave; ovvio che la strada &egrave; ancora lunga e la Scuderia ha tutto per far continuare a sognare i propri tifosi. L&rsquo;unica cosa certa &egrave; che sar&agrave; battaglia sempre pi&ugrave; dura ora che Verstappen &egrave; tornato sul gradino pi&ugrave; alto e ha raccolto il massimo da un Gp che (al netto dei due ritiri stagionali) &egrave; stato quello nel quale l&rsquo;olandese ha raccolto di pi&ugrave; senza lasciare il solito timbro gigantesco. A proposito di gigantesco. Quello che ha fatto Hamilton in Catalunya &egrave; qualcosa di veramente eccezionale. Al 7&deg; giro Lewis era ultimo a 59 secondi dal leader Leclerc, ha tagliato il traguardo a 54&rdquo;1 da Verstappen: una corsa da applausi.    ORMAI CI HA FATTO IL KALLE  Da standing ovation &egrave; anche la prestazione di Kalle Rovanpera in Portogallo. Per la terza volta di fila il baby prodigio del controsterzo ha messo tutti alle sue spalle nel Mondiale Rally. Il blitz messo a segno sui massacranti sterrati del Portogallo &egrave; un vero e proprio uppercut ai rivali che lo lancia sempre pi&ugrave; in vetta a una specialit&agrave; che proprio grazie al fenomenale finlandese pu&ograve; rilanciarsi e riprendere quota. Debbono fare un monumento a questo ragazzino nel WRC. &Egrave; lui la stella pi&ugrave; luccicante anche nella gara in cui tornano i Grandi Califfi Loeb e Ogier che, usciti quasi subito di scena per la corsa alla vittoria, lasciano tutto il palcoscenico al futuro che avanza e controsterza con perizia assoluta. Adesso &egrave; chiaro a tutti quanti che Rovanpera pu&ograve; davvero far riscrivere la storia della specialit&agrave; e agguantare gi&agrave; quest&rsquo;anno un titolo iridato sul quale non avrebbero scommesso neanche quelli di Toyota. Ma Kalle &egrave; nato per stupire. E ora sar&agrave; davvero interessante vederlo all&rsquo;opera in Sardegna, dal 2 al 5 giugno, nel prossimo round di un Mondiale fino ad ora dominato da questo nuovo finlandese volante, nuovo idolo di un intero paese.  INTRIGO LANCIA, ALTRE AMMISSIONI  Il ritorno della Lancia alle competizioni &egrave; un progetto che potrebbe prendere sempre pi&ugrave; forma. Dopo le prime ammissioni dal parte del boss di Stellantis Carlos Tavares nei giorni scorsi anche Luca Napolitano &egrave; tornato sull&rsquo;argomento chiarendo che il marchio sta considerando l&rsquo;opportunit&agrave; di sviluppare una versione HF per ognuno dei modelli che comporranno la gamma da qui al 2028. &quot;Non &egrave; un annuncio ufficiale - ha sottolineato lo Chief Executive Officier di Lancia - non c&rsquo;&egrave; nulla di deciso, ma ci piacerebbe utilizzare questa leva per esaltare il Dna della Lancia sul versante sportivo&quot;. Il progetto va avanti. Il sogno pu&ograve; diventare realt&agrave;. 

Dopo una pole da lacrime agli occhi e un avvio di Gp da dominatore &egrave; stato un vero colpo al cuore vedere la Rossa di Leclerc perdere potenza. E ancora pi&ugrave; duro &egrave; stato vedere Max Verstappen mettere le mani sulla terza vittoria di fila nel giorno in cui pareva che non tutto filasse per il verso giusto, in casa Red Bull.

L&#39;editoriale del Direttore: L&#39;amaro calice mezzo pieno

Col nostro Mario Donnini andiamo alla scoperta del numero 6 di Autosprint che qui viene spacchettato per voi

Sul nuovo numero di AS: "Il possibile ritorno di Lancia nei rally, la nuova Haas e l'intervista a Gunther Steiner"

C&rsquo;&egrave; un indiscrezione che accende la speranza e scalda il cuore, questa settimana su Autosprint. Dopo quello con Maserati in Formula E, Stellantis starebbe pensando a un nuovo programma nelle competizioni. Con bandierine piazzate in F.1, F.E e Mondiale Endurance, si vocifera che potrebbe essere completato il puzzle con l&rsquo;unico tassello mancante al Gruppo nei campionati internazionali di pi&ugrave; alto livello: il Mondiale Rally. La recente partecipazione di Carlos Tavares con una Stratos Alitalia al Rally Storico di Montecarlo ha finito inevitabilmente con il far accendere tutti i riflettori. E se fosse Lancia il marchio prescelto? Se si materializzasse davvero un clamoroso ritorno a trenta anni esatti dalla conquista dell&rsquo;ultimo titolo iridato?   Ipotesi, indiscrezioni, supposizioni e suggestioni. Sogni e realt&agrave;. A marzo ne sapremo di pi&ugrave; sui programmi Stellantis e sul rilancio della Lancia, ma nel frattempo &egrave; dolce cullare la speranza e andare a rileggere tutto quello che per le corse, e in particolare i rally, ha rappresentato la Casa torinese.  Se c&#39;&egrave; un Dio del Rally, la Lancia deve tornare!  HAAS TANTO INGEGNO TRICOLORE  Ora che gli ultimi (della passata stagione) sono stati i primi con la Haas che ha bruciato tutti sul tempo la F.1 si prepara a tornare al centro della scena. C&rsquo;&egrave; tanta Italia nella Haas VF-22. Progettata a Maranello nell&rsquo;antenna tecnologica creata da Simone Resta e costruita su telaio Dallara, &egrave; il primo mostro del Mondiale della nuova era, la prima F.1 a effetto suolo a svelare le sue forme. La nuova vettura del team americano, frutto di tanto ingegno tricolore, vanta un retrotreno Ferrari e apre la lunga serie di anteprime in vista di uno dei campionati pi&ugrave; attesi di sempre. La Haas VF-22 subir&agrave; molti cambiamenti nei test di Barcellona e una veste pi&ugrave; definitiva la si vedr&agrave; solo in Bahrain nell&rsquo;ultima serie di collaudi in preparazione del primo GP 2022, ma gi&agrave; questa versione di lancio offre una chiara visione di quella &egrave; che l&rsquo;identit&agrave; della macchina curata da Simone Resta.  Su questo numero, il team principal Haas, Gunther Steiner ha concesso un&rsquo;intervista a cuore aperto ad Autosprint dove racconta la particolare situazione vissuta in questa sorta di anno zero per la F.1. Dal canto suo Simone Resta ha sottolineato: &quot;Questo &egrave; probabilmente il progetto pi&ugrave; complesso che l&rsquo;Uralkali Haas F1 Team ha affrontato finora per molte ragioni. Si tratta di un regolamento completamente nuovo e in questa stagione abbiamo allestito un nuovo team per gestire la creazione della VF-22. Non tutti i tecnici sono nuovi, ma una buona percentuale di persone si &egrave; unita al team nel pieno di una ristrutturazione dell&rsquo;organico tecnico. Lo considero un grande successo all&rsquo;interno di un processo non semplice. Siamo ancora all&rsquo;inizio del progetto e stiamo attraversando una stagione di transizione per lavorare insieme su una macchina per un anno intero, perci&ograve; siamo solo all&rsquo;inizio, ma guardando da dove siamo partiti &egrave; gi&agrave; un successo&quot;. La Haas rappresenta un taglio netto con la show car che FIA e FOM avevano mostrato nell&rsquo;estate scorsa: &egrave; evidente come il tecnico romagnolo in prestito alla Haas con il diritto di riscatto Ferrari abbia interpretato i nuovi regolamenti con un indirizzo piuttosto coraggioso, quasi certamente in linea con molte soluzioni che il 17 febbraio rivedremo anche sulla Ferrari F1-75.    POTENZA DI UNA SIGLA  La Rossa 2022 &egrave; la monoposto pi&ugrave; attesa. La sessantottesima vettura costruita dalla Ferrari per la Formula Uno unisce il nome della categoria al numero 75 che fa riferimento all&rsquo;anniversario che nel 2022 celebra l&rsquo;azienda. Proprio a Maranello, infatti, il 12 marzo 1947 Enzo Ferrari accendeva per la prima volta il motore della 125 S. Quella volta nel 1947 il 12 marzo era un mercoled&igrave;. Alle 4 del pomeriggio dal cancello di un&rsquo;azienda, usc&igrave; una macchina incompiuta, imperfetta e ancora priva di carrozzeria: si notava solo il motore, un dodici cilindri. Alla guida c&rsquo;era un uomo quasi 50enne, le tempie gi&agrave; imbiancate, la camicia chiara e la cravatta, perch&eacute; quello era un giorno davvero speciale. Imbocc&ograve; la strada sollevando polvere e alla polvere attribu&igrave; quel filo di lacrime che scese lungo le guance. Pianse quel giorno l&rsquo;uomo alla guida perch&eacute; quell&rsquo;auto tutta sua l&rsquo;aveva vagheggiata per anni, l&rsquo;aveva sognata negli incubi notturni della Guerra, l&rsquo;aveva pensata in ogni dettaglio mentre le bombe minacciavano la sua piccola struttura a Maranello. Attravers&ograve; veloce le campagne tra la curiosit&agrave; dei contadini che vedendolo passare avevano subito capito chi fosse al volante.  Enzo Ferrari iniziava cos&igrave; a riscrivere la storia dell&rsquo;automobile, con quel prototipo che pochi mesi dopo avrebbe subito conquistato la prima vittoria nella storia della Scuderia con Cortese al Gran Premio di Roma. &quot;La Formula Uno, con il suo spirito di competizione e innovazione, &egrave; sempre stata fondamentale per la Ferrari e ha avuto un ruolo guida nello sviluppo delle nostre vetture stradali &ndash; ha affermato il Presidente John Elkann &ndash;. Dunque quest&rsquo;anno, in cui celebriamo il 75&deg; anniversario della prima uscita di una nostra vettura dai cancelli della fabbrica, abbiamo deciso di onorare quello spirito chiamando la nostra vettura 2022 F1-75&quot;. Ora parte una stagione decisiva per il Cavallino. 

E se fosse Lancia il marchio prescelto per il ritorno di un&#39;italiana nel Rally? Se si materializzasse davvero un clamoroso ritorno a trenta anni esatti dalla conquista dell&rsquo;ultimo titolo iridato?

L&#39;editoriale del Direttore: Lancia che suggestione!

Il caso Lancia &egrave; unico all&rsquo;interno dell&rsquo;epopea delle corse e, soprattutto, nella percezione del marchio nell&rsquo;animo degli appassionati, oltre che&nbsp;nella storia dell&rsquo;imprenditoria italiana e non solo.&nbsp;Lancia &egrave; tutto ci&ograve; che gli altri non sono mai stati, un&rsquo;industria&nbsp;importante ma mai elefantiaca e sempre dotata di un piglio caratterizzante&nbsp;e fascinoso, di classe ma non necessariamente da ricchi, ricconi o&nbsp;riccastri, capace di carezzare il fascino discreto della borghesia&nbsp;realizzando con la stassa lucentezza coup&eacute;, berline, presidenziali,&nbsp;camion, Formula Uno, prototipi e macchine da rally. Sempre cogliendo nel&nbsp;segno e dando un segnale di carattere, originalit&agrave; e spessore.&nbsp;Lancia in Formula Uno &egrave; sinonimo della leggendaria D50 a serbatoi&nbsp;laterali, nata, cresciuta e ammirata per una manciata di Gran Premi tra il&nbsp;1954 e il 1955, prima di finire vittima dell&rsquo;addio alle corse della Casa e&nbsp;per questo ceduta alla Ferrari nei suoi esemplari costruiti. Per&nbsp;trasformarsi e riconverstirsi in creatura del Cavallino Rampante, capace&nbsp;di vincere il mondiale Piloti 1956 con Juan-Manuel Fangio, nel suo unico&nbsp;anno di permanenza a Maranello.  Ma Lancia &egrave; anche e soprattutto sinonimo di rally e sfide e vittorie&nbsp;epiche in tutti gli angoli del Pianeta. Se Alberto Ascari con la D50 aveva&nbsp;sperimentato financo la navigazione marittima nel porto di Montecarlo, con&nbsp;le Lancia nei rally si va dalle nevi alle savane, alle meteore greche fino&nbsp;ai salti finlandesi attraversando gli asfalti della Corsica e i percorsi&nbsp;misti del Sanremo che fu, fino all&rsquo;epopea africana, la vittoria sempre&nbsp;negata al Safari e infine colta e ripetuta dal grande Biasion, con la&nbsp;Delta Gruppo A.  Lancia, diciamolo, &egrave; tante cose. Di forma e sostanza. &Egrave; il richiamo&nbsp;romantico della Fulvia di Munari al Montecarlo 1972,&nbsp;ma anche l&rsquo;avvento&nbsp;della Stratos, la belva nata per vincere, che cambia letteralmente la&nbsp;storia delle competizioni a note navigate, esplodendo in faccia e nel&nbsp;cuore ai race fans di tutto il mondo con la sua eterna linea&nbsp;ininvecchiabile, innamorante e vasocostrittrice: perch&eacute; da inizio Anni &rsquo;70&nbsp;a oggi, quando vedi una Stratos in Tv, sul telefono, o, rarissimamente per strada, se hai almeno un bicchiere di sangue nelle vene, si alza la&nbsp;pressione, il cuore ti manca un colpo e provi emozione, punto.  Si dice che perfino alla 24 Ore di Daytona e alla 12 Ore di Sebring dei&nbsp;Seventies, quando il privato Anatoly Arutunoff schierava la sua Stratos&nbsp;assolutamente indipendente e priva di supporto, quindi senza alcuna&nbsp;possibilit&agrave; di ben figurare e certa d&rsquo;essere innocua pluridoppiata nelle&nbsp;notti della Florida, i race fans la festeggiassero a ogni passaggio a&nbsp;bordo pista, dando vita comunque una deliziosa festa mobile per occhi e&nbsp;orecchie.  E la 037? Due sole ruote motrici contro la sempre pi&ugrave; imperante trazione integrale dell&rsquo;Audi, ma cosa importa, quando una vettura sa essere inno di italianit&agrave;, potenza, gestione geniale e trionfi a raffica?  Okay, Munari, Alen, Rohrl, Biasion, magari pure &ldquo;Tony&rdquo; con quel successo&nbsp;proprio da privato al Sanremo 1979, ma pure Darniche non scherza in salsa&nbsp;Chardonnet... Potremmo dirne tante, leggerne infinite di note dolci per&nbsp;suonare questo violino, ma c&rsquo;&egrave; un nome e pure un cognome che tutto&nbsp;assomma, tanto spiega e ogni cosa incarna, ovvero Cesare Fiorio.  Il Grande Cesare. Perch&eacute; molto, anche se non tutto, in Lancia, trae linfa e motivazioni dal suo impeto infinito d&rsquo;agitatore d&rsquo;uomini, d&rsquo;avvelenatore mentale d&rsquo;avversari e dal battitore di piste prima inesplorate. Da pioniere tattico di comunicazioni, strategie, alchimie, pieghe&nbsp;regolamentari e scelte stretegiche. Con un genio vivissimo, creativo,&nbsp;ottimizzante mezzi e budget ma anche culturalmente e meravigliosamente&nbsp;italiano. Nostro. Nostrissimo.  S&igrave;, per la sostanza tecnica, le caratteristiche, il motore Ferrari per la&nbsp;Stratos, il Volumex per la 037, le esasperazioni terrificanti della S4&nbsp;Gruppo B e il ritorno al rallismo dal volto umano con la Delta nelle sue&nbsp;molteplici versioni, a portare a casa una mitragliata impressionante di&nbsp;titoli mondiali, senza trascurare neanche le stordenti Ecv e Ecv2, attrici&nbsp;mai tifate e non sfreccianti del mai nato Gruppo S...  A latere la mini-saga endurance, con l&rsquo;arrivo della Lancia Beta Montecarlo&nbsp;a fine Anni &rsquo;70 che dapprima fa bingo nella categoria minore e poi con&nbsp;furbe scorribande, disturbando la Porsche nella classe di pi&ugrave; alta&nbsp;cilindrata, coglie la chance di andare a vincere e rivincere il mondiale&nbsp;endurance, riuscendo anche a far suo il campionato tedesco sport con Hans&nbsp;Heyer, col cappellino alla tirolese.  Prestando il fianco all&rsquo;arrivo della Lc1 Gruppo 6 nel 1982 e quindi della&nbsp;Lc2 fino a Le Mans 1986, a dare un segnale di vitalit&agrave; e anche un senso&nbsp;all&rsquo;intera categoria delle corse di durata, finendo per ingaggiare il&nbsp;veterano Bob Wollek accanto alla pattuglia degli italiani&nbsp;neoprofessionisti lodevolmente e meravigliosamente allevati da Fiorio&nbsp;medesimo, tra i quali brillano Alboreto, Patrese, Fabi, Martini, Nannini,&nbsp;De Cesaris, Ghinzani, Gabbiani e Barilla.  LEGGI ANCHE:&nbsp;Clamoroso torna la Lancia Delta nel Mondiale Rallycross  Dai, Lancia non &egrave; solo un marchio, ma il nome attribuito a un modo&nbsp;bellissimo d&rsquo;esercitare passione, talento e italianit&agrave; nelle competizioni&nbsp;pi&ugrave; estreme e affascinanti, con le livree pi&ugrave; belle mai viste nel mondo&nbsp;delle corse, prime su tutte quelle Alitalia e Martini. E, poche storie, il punto, nei decenni, non &egrave; pi&ugrave; solo questo ed &egrave;&nbsp;diventato un altro.  Da tre decadi Lancia &egrave; anche il nome e il sinonimo che gli sportivi pi&ugrave; duri e puri danno al dolore che d&agrave; la nostalgia. A quella mal&igrave;a pungente&nbsp;che assale pensando a cosa sono - e soprattutto a cosa non sono pi&ugrave; - ora&nbsp;i rally, anche a causa della perdurante, ammorbante e dolorosa assenza&nbsp;della Lancia.  Marchio che - da inno alla presenza, all&rsquo;attacco, allo spirito e&nbsp;all&rsquo;energia dirompente e dionisiaca applicata alle corse - &egrave; diventato&nbsp;progressivamente un grido strozzato di assenza, di mancanza, di vuoto&nbsp;rimpianto. Parliamoci chiaro, le corse non devono e non possono&nbsp;sopportarte ancora per molto il cratere mortifero che la Lancia ha&nbsp;lasciato volando via chiss&agrave; dove.  In un mondo delle corse in cui gli scenari sono sempre pi&ugrave; addomesticati, i tracciati amputati e le sfide rese meno odissea e pi&ugrave; reality show,&nbsp;s&rsquo;avverte un disperato bisogno di tracce antiche di credibilit&agrave;, di&nbsp;ricorso a nomi laicamente divini in grado di far tornare magia e&nbsp;sospensione d&rsquo;incredulit&agrave; tutte le volte in cui s&rsquo;accenna a un duello, a&nbsp;un campione o al suo bolide.  La Ferrari sta tornando nell&rsquo;endurance e questo &egrave; un gran bene, perch&eacute; cos&igrave; facendo viene a colmarsi una lacuna parallela e non pi&ugrave; sopportabile. Gi&agrave;, &egrave; proprio questo il centro della questione. Ora il processo di rinascita, di ricongiunzione e di ricreazione&nbsp;d&rsquo;un&rsquo;epicit&agrave; condivisa non pu&ograve; non interessare anche il nome Lancia.&nbsp;Lancia da sempre significa - guardando a ritroso a come e a dove se n&rsquo;&egrave;&nbsp;andata -, storie spezzate, lasciate malinconicamente l&igrave;, vicende d&rsquo;amore&nbsp;finite che andavano bene, alla grande e non certo male.  E quando le storie d&rsquo;amore finiscono mentre stavano trionfando, poi si&nbsp;fanno ricordare per sempre con inguaribile rimpianto, ecco. E allora, ci risiamo, vero, vecchi, inguaribili e ultimi romantici?  La verit&agrave; &egrave; che non solo gli italiani e i race fans ne hanno torturante bisogno, di questo ritorno, ma tutto il mondo delle corse. Perch&eacute;&nbsp;qualunque rally in ogni parte del mondo &egrave; pronto a tornare appetibile,&nbsp;bello e indimenticabile, a patto che ci sia una Lancia in controsterzo&nbsp;pronta a fare la sua parte.  Bottas: &quot;Pi&ugrave; sereno da quando ho firmato con l&#39;Alfa Romeo&quot; 

L&rsquo;assenza dolorosa e ripetuta della Casa italiana dalla disciplina dei traversi non &egrave; pi&ugrave; n&eacute; prorogabile n&eacute; sopportabile!

Se c&rsquo;&egrave; un dio dei rally, la Lancia deve tornare!

Il significato del Montecarlo 1972 &egrave; profondo, storico al limite del leggendario. Non &egrave; assolutamente vero che le vittorie sono tutte uguali, figurarsi quelle ottenute contro ogni pronostico e con una valenza che esula dal semplice traguardo sportivo.  Bottas: &quot;Hamilton si sente derubato, ed anche io ad Abu Dhabi ho perso molti soldi&quot;  Una vittoria epica  La mattina del 28 gennaio di 50 anni fa, Sandro Munari e Mario Mannucci scrivevano la storia dei rally, marchiando a fuoco la lunga tradizione del rally di Montecarlo. L&#39;edizione del 1972 &egrave; sicuramente quella pi&ugrave; struggente tra tante altre pagine di storia, per il semplice motivo che quella volta non fu solo una strepitosa affermazione di Munari e del suo copilota, no; fu un trionfo di popolo, con l&#39;orgoglio italiano a svolazzare insieme a quelle bandiere che, quella mattina, accompagnarono gli ultimi chilometri del Drago verso un traguardo da libro d&#39;epica.  GP Singapore, accordo fino al 2028  Lancia sfavorita, ma...  Alla vigilia tutti parlano dell&#39;Alpine, che pare aver gi&agrave; prenotato la vittoria. Tra i francesi ed il successo, si dice, c&#39;&egrave; solo la Porsche, della quale si potrebbe dire la stessa cosa, a parti invertite: tra la Porsche ed il successo c&#39;&egrave; solo l&#39;Alpine. Perch&eacute; s&igrave;, sulla carta dovrebbe essere un confronto tra francesi e tedeschi, ammesso e non concesso l&#39;inserimento della Ford, competitiva s&igrave; ma, forse, non all&#39;altezza delle altre due. E la Lancia? C&#39;&egrave;, ma pare defilata: la Fulvia HF 1600 &egrave; un progetto ormai gi&agrave; rassegnato alla pensione, in quanto &egrave; gi&agrave; partito lo studio della formidabile Stratos, ed &egrave; anche un modello pi&ugrave; datato rispetto alla Porsche 911S, alle Alpine A110 ed alle Ford Escort 1600. Eppure, un giovane direttore sportivo, Cesare Fiorio, ed un motivatissimo Sandro Munari, meravigliosamente navigato dal gi&agrave; citato Mario Mannucci, hanno un&#39;altra idea di quel rally di Montecarlo.  Loeb, quando l&#39;et&agrave; non conta: l&#39;ennesima impresa del Vaillant in carne ed ossa  Di traverso sotto la neve  Dell&#39;immagine del Davide che batte Golia a volte si finisce per abusare, ma &egrave; proprio quella che rende meglio l&#39;idea. All&#39;inizio si sfogano le Porsche, le pi&ugrave; veloci fino a quando il meteo decide di dire la sua: verr&agrave; gi&ugrave; talmente tanta neve che a tratti, pi&ugrave; che a Montecarlo, sembrer&agrave; di essere al 1000 Laghi. Ed in questo contesto, c&#39;&egrave; un altro segreto in casa Lancia, ovvero le eccezionali gomme Pirelli da neve, a rendere il trionfo tanto italiano che pi&ugrave; italiano non si pu&ograve;: macchina italiana, motore italiano, squadra italiana, equipaggio italiano e gomme italiane. Figurarsi che succede, in un&#39;Italia che a certe imprese non riesce a restare indifferente (i rally in quei tempi avevano un eco ben differente rispetto ad adesso), quando Munari esce allo scoperto e guida da maestro a Le Moulinon, alla terza speciale. Mentre le Porsche arrancano, Munari si prende la scena e balza in testa, con le Alpine che non mollano. La bufera di neve vera e propria si scatena alla prova speciale successiva, e l&igrave; s&igrave; che diventa difficile: Munari ci prova, fa quel che pu&ograve; ma le vetture francesi si prendono il comando, all&#39;apparenza per non mollarlo pi&ugrave;. E invece, succede ci&ograve; che non ti aspetti: Munari e Mannucci continuano a dar fastidio, le Alpine non possono restare tranquille, la meccanica chiede il conto e finiscono col cambio ko: prima salta l&#39;equipaggio Andersson-Davenport, quindi tocca a Darniche-Mah&eacute;. Insomma, nell&#39;ultima notte del 41&deg; Rally di Montecarlo, restano solo Munari, Mannucci, la Fulvia. E sulla strade, cominciano a comparire bandiere tricolori, con il verde al posto del blu.  Formula E, nuova vita: provaci ancora, Giovi  Vittoria, oggi come allora  Per Munari &egrave; un trionfo che sa di redenzione. Nell&#39;edizione di quattro anni prima aveva perso il fedele navigatore Luciano Lombardini, quattro anni dopo regala all&#39;automobilismo italiano una vittoria di cui andar fieri, non solo dal punto di vista sportivo: con quella vittoria la Lancia salva i conti e di conseguenza alcuni posti di lavoro, mentre la Fulvia si allunga la carriera agonistica. Cinquant&#39;anni dopo, pare incredibile che Sandro Munari vinca di nuovo: &egrave; appena tornato a casa dopo due settimane di ospedale, dove era stato ricoverato per una polmonite che sembrava averlo messo in condizioni molto gravi. E invece, oggi come allora, Sandro Munari ha vinto di nuovo, riuscendoci dove sembrava impossibile riuscirci. Proprio come a Montecarlo 1972. 

Sono passati 50 anni dall&#39;impresa di Sandro Munari e Mario Mannucci sulle strade innevate di Montecarlo, quando con la Lancia Fulvia HF 1600 la squadra diretta da un giovane Cesare Fiorio riusc&igrave; a sbaragliare la concorrenza di Alpine, Porsche e Ford

Montecarlo 1972, 50 anni dopo: Munari e quell&#39;impresa con la Lancia Fulvia

La squadra francese GCK Motorsport ha confermato il suo ritorno nel World RX, il mondiale rallycross, con la Lancia Delta Evo-e che debutter&agrave; l&rsquo;anno prossimo grazie al fondatore del team Guerlain Chicherit.  Delta elettrica per tornare in gara  Nella prossima edizione del Fia World Rallycross Championship 2022 che sar&agrave; caratterizzata da una nuova era elettrica, vedremo dunque in gara un modello a motorizzazione elettrica basato sulla leggendaria Lancia Delta Integrale.  Fondato dal quattro volte campione del mondo di freeride, Guerlain Chicherit, pilota di rallycross e stuntman, il team GCK &egrave; entrato a far parte del World RX nel 2018. Da allora fino al 2020, il team ha utilizzato vetture Renault per piloti come Andreas Bakkerud, Anton Marklund, Liam Doran e lo stesso Chicherit, ottenendo un trio di podi.  Delta Evo-e, la scheda tecnica  Nel 2022 la GCK torner&agrave; nel World Rx progettando, costruendo e gestendo una Lancia Delta Evo-e che utilizzer&agrave; il kit RX1e all&#39;avanguardia sviluppato dall&#39;azienda austriaca Kreisel Electric.  Ci&ograve; generer&agrave; prestazioni interessanti grazie ai 500 kW erogati da due motori gemelli, equivalenti a 680 CV, con 880 Nm di coppia istantanea che generano un&rsquo;accelerazione pi&ugrave; veloce anche della Formula 1. Dal canto suo Guerlain Chicherit, Presidente di Green Corp Konnection (GCK) &egrave; apparso molto soddisfatto. &quot;Sono super entusiasta &ndash; ha dichiarato - che la GCK ritorni nel FIA World Rallycross Championship sotto la sua nuova bandiera elettrica. Il format di gara si presta perfettamente ad offrire uno degli spettacoli sportivi pi&ugrave; emozionanti visti con le auto elettriche finora, e abbiamo scelto la Lancia Delta Integrale perch&eacute; &egrave; una vettura che ci ha fatto sognare tutti. &Egrave; infatti l&#39;auto da rally per eccellenza&quot;.   

La Regina dei rally torna correre grazie al team GCK nella prossima stagione del World RX

Clamoroso, torna la Lancia Delta nel Mondiale Rallycross

&Egrave; la Lancia Delta la grande regina del prossimo Autosprint Gold Collection, il numero 3 di questa stagione. Un autentico orgoglio tricolore capace di vincere titoli iridati a ripetizione producendo emozioni e passione.  Per gli italiani amanti del motorsport una vera e propria Nazionale con la livrea Martini, una vettura invincibile, due italiani al centro della scena (Miki Biasion e Tiziano Siviero) e un popolo di appassionati che la segue con trasporto in attesa di vivere insieme la sbornia collettiva del Rally di Sanremo che all&rsquo;epoca in ottobre &egrave; spesso teatro della sfida decisiva.  Dal 1987 al 1992 oltre a vincere il titolo Costruttori la Lancia non &egrave; mai stata battuta sulle strade di casa, quelle che danno vita all&rsquo;incredibile sarabanda del Rally d&rsquo;Italia. Sei edizioni e altrettanti successi per le Delta davvero imprendibili: nessun&rsquo;altra padrona della scena fuori dal marchio Lancia.  In un&rsquo;epoca in cui la Ferrari in F.1 fatica, sbuffa e s&rsquo;interroga sul futuro dopo la scomparsa del Drake, lo squadrone dei rally che tremare il mondo fa, si prende gran parte della scena con imprese leggendarie e pure smargiasse. Anni di trionfi che sembrano scontati e che invece di scontato non hanno nulla. &Egrave; una fantastica catena di montaggio di trionfi.&nbsp;  Ha sempre giocato d&rsquo;anticipo la Lancia con quella Delta Gruppo A subito vincente al debutto divenuta esempio da seguire. Fin dal progetto di partenza quella vettura, che magari non ha la cavalleria di alcune rivali, rappresenta fonte d&rsquo;ispirazione ed esempio da imitare. Essere partiti subito col piede giusto consente alla squadra corse di disporre sempre di un vantaggio sulla concorrenza.  Padrona del mondo dal 1987 al 1992. Sei anni di dominio incontrastato, un marchio e una vettura che hanno riscritto la storia dei rally, lasciando un segno indelebile sull&rsquo;ultima epoca romantica di una specialit&agrave; che di li a poco cambia pelle. E perde pure un bel po&rsquo; del suo fascino.  L&rsquo;unica cosa certa &egrave; che quelle sono state le ultime stagioni d&rsquo;oro del rallismo italiano. Rivista adesso sembra preistoria. In realt&agrave; sono tutte immagini che raccontano una realt&agrave; ancora molto presente in tutti quelli che hanno avuto a che fare con la Nazionale del Motorsport e il suo meraviglioso luna park del controsterzo. L&rsquo;ultimo meraviglioso affresco dipinto dall&rsquo;Italia nel mondo dei rally. Quello che trenta anni fa ci vedeva ai vertici, sbaffi di un orgoglio tricolore che riscalda antiche passioni e gonfia il cuore con ancora tanti (troppi) rimpianti. 

Dal 1987 al 1992 la Lancia ha vinto sei titoli iridati consecutivi con una vettura che inaugurando una nuova era della specialit&agrave; ha dominato la scena. Una storia di grandi successi in salsa tricolore. Dal 22 maggio in edicola

Autosprint Gold Collection: Delta, onore nazionale

La Lancia LC2 &egrave; una vettura costruita appositamente per gareggiare nel campionato mondiale sport prototipi Gruppo C tra il 1983 e il 1986, anno in cui la Lancia abbandon&ograve; le gare su pista per dedicarsi esclusivamente al mondiale rally. La vettura, nelle intenzioni della Casa di Torino, doveva spezzare il predominio Porsche in un campionato mondiale estremo come quello sport prototipi gruppo C, dove le limitazioni regolamentari erano davvero poche e riguardano per lo pi&ugrave; i consumi e il fatto che la vettura dovesse essere obbligatoriamente chiusa (niente barchette). La Lancia LC2 nasce con genoma Abarth (come rivelato nel nome di progetto Abarth SE036), motore V8 da 3 litri progettato in Lancia ma costruito in Ferrari, due turbocompressori KKK e telaio affidato alla sapienza dell&rsquo;ingegner Dallara. &nbsp; Il risultato &egrave; un&rsquo;auto potentissima, con 640 cavalli in gara (per tenere bassi i consumi) che potevano arrivare fino a 1000 cavalli in qualifica o in fase di sorpasso, con una semplice azione su un manettino che agisce sulla pressione delle turbine, azionato dal pilota. Un vero e proprio mostro incollato all&rsquo;asfalto grazie a una aerodinamica particolarmente efficace, ma che soffriva di non risolvibili problemi di surriscaldamento che ne compromettevano l&rsquo;affidabilit&agrave; nelle gare pi&ugrave; lunghe. La Lancia LC2 quindi era sempre molto efficace in qualifica e nelle prime fasi delle gare cui partecipava, ma spesso era costretta al ritiro dopo le prime ore di guida. Motivo per cui su 51 gare cui l&rsquo;auto ha partecipato tra l&rsquo;83 e l&rsquo;85, a fronte di 13 pole position, la LC2 &egrave; riuscita a vincere solo in 3 occasioni.

Lancia LC2, quel gioiello di tecnologia col V8 Ferrari

A guardarla oggi la Lancia Stratos Zero sembra davvero un&rsquo;auto proveniente dal futuro, atterrata nel 1970: fendente come una freccia, alta 84 centimetri, con motore centrale, senza portiere e con accesso possibile&nbsp; sollevando il parabrezza e spostando il piantone dello sterzo. Un&rsquo;auto nata per stupire, disegnata da Marcello Gandini per conto della Carrozzeria Bertone (su indicazioni del patron Nuccio), l&rsquo;auto non aveva la minima possibilit&agrave; di essere omologata, rientra nelle dream car e rappresenta un concentrato di studio e concettualit&agrave;, dove le esigenze aerodinamiche e le soluzioni tecnologiche la fanno da padrone. Forse per questo il motore, un 1.3 V4 di una Lancia Fulvia Coup&egrave; che motorizza l&rsquo;unico esemplare mai prodotto era stato recuperato da uno sfasciacarrozze. A significare che la cavalleria era un problema che poteva essere risolto da altri. L&rsquo;auto fu presentata al salone di Torino del 1970 e convinse non solo il pubblico ma anche Cesare Fiorio, all&rsquo;epoca a capo della HF (High Fidelity), il reparto corse di casa Lancia, da poco entrata nella famiglia Fiat, che assieme ai tecnici e ai piloti del gruppo rally, sulla base della Zero, stil&ograve; quelle che dovevano essere le linee guida della sostituta della Fulvia coup&egrave;: passo corto, motore centrale, aerodinamica ricercata e adattabilit&agrave; a pista, strada e sterrato. Una vera all in, presentata al salone di Torino l&rsquo;anno successivo ma senza motore, per il quale si dovettero prendere accordi con il commendator Ferrari in persona, che cedette per l&rsquo;occasione 500 dei suoi 2.5 V6 Ferrari Dino, capaci di scaricare a terra 190 cv. Nacque cos&igrave; la leggenda della HF Stratos, vincitrice di 3 campionati costruttori e un titolo piloti con Alessandro Munari. Auto leggendaria che aveva il genoma HF che avrebbe dato origine alla pi&ugrave; nobile e guerriera delle discendenze.

Lancia Stratos Zero, il prototipo della Regina dei rally

Quattro Mondiali con tre Costruttori diversi (Peugeot, Lancia e Toyota) e una Dakar compongono un palmares che in pochi possono vantare. Juha Kankkunen, leggenda finlandese del mondo del Rally compie oggi 61 anni e vogliamo omaggiarlo con una gallery che raccoglie alcuni dei momenti più belli della sua carriera. Capace di uno stile di guida unico, ha esaltato i tifosi a cavallo tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. La capacita di essere veloce, ma al tempo stesso di trattare con delicatezza le sue auto, gli hanno permesso di tagliare il traguardo per primo 24 volte e arrivare a podio in 75 occasioni sui 162 rally disputati in carriera. Mito.

Juha Kankkunen, 61 anni e una carriera di traverso FOTO

Se dovessimo scegliere alcuni tra gli apici per le corse tricolori, i nomi sarebbero presto fatti. C&#39;&egrave; Tazio Nuvolari quale eroe ante guerra,&nbsp;Alberto Ascari e Nino Farina come gli unici Campioni del Mondo italiani&nbsp;di Formula 1, e per i rally c&#39;&egrave; Sandro Munari. Lui, il Drago di Cavarzere, che oggi taglia il traguardo dei suoi meravigliosi 80 anni.  F1, #orgoglioitaliano: Patrese sbanca Monaco 1982  Un grande  Sandro Munari &egrave; semplicemente un grande. Anzi, un grandissimo. Con un volante in mano ha fatto cose che in tanti hanno provato a rifare senza riuscirci, perch&eacute; certi numeri li hai nel sangue, ed in una specialit&agrave; come i rally, dove la stessa curva l&#39;affronti una volta sola anzich&eacute; 50, 60 o 70 volte come per le corse su pista, l&#39;istinto ed il talento cristallino fanno ancor pi&ugrave; la differenza. Sandro Munari &egrave; stato un grande su terra, neve e asfalto, ma &egrave; stato un grande anche fuori dall&#39;abitacolo, perch&eacute; &egrave; stato un avanguardista: &egrave; stato lui il primo a curare gli aspetti apparentemente extra sportivi come la preparazione atletica o l&#39;alimentazione, spostando lo standard di un pilota di rally dall&#39;immagine di racer duro e puro a quella di professionista del volante, per tacere poi del continuo relazionarsi con i tecnici per una meticolosa preparazione della macchina. Anche cos&igrave; Sandro &egrave; riuscito a far strabordare la sua bacheca, che conta una sola Coppa Fia Piloti solo perch&eacute; prima del 1977 non era previsto alcun riconoscimento al conduttore. Una bella ingiustizia.  WRC, Rally d&#39;Italia rinviato  Dagli inizi alle vittorie  Prima di diventare il Drago, Munari inizia con i rally a 24 anni, nel 1964, con un&#39;esperienza non banale: &egrave; il navigatore di Arnaldo Cavallari, pilota di vertice delle corse su strada dell&#39;epoca. Sandro diventa pilota l&#39;anno dopo, con la partecipazione al campionato italiano che lo vede al top per due volte, nel 1967 e nel 1969. Successi buoni per fare un passo in pi&ugrave; ed entrare nel giro dei grandi, con le gare all&#39;europeo che lanceranno definitivamente la carriera del pilota veneto, il cui cammino si sublima con la Lancia. E&#39; con la casa di Torino che Sandro infatti vive i momenti pi&ugrave; belli della sua carriera: il primo hurr&agrave; &egrave; quello al Tour de Corse del 1967, cui seguiranno tanti altri splendidi successi, come ad esempio i quattro al Rally di Montecarlo, correndo con la Flavia, la Fulvia ed ovviamente la Stratos, regina del 1977, anno in cui come detto il Drago si porta a casa la Coppa Fia Piloti, un successo arrivato quattro anni dopo un altro traguardo fondamentale, ovvero il titolo europeo. Nel frattempo, in quegli anni Munari si toglie anche lo sfizio di correre per la Ferrari nel Mondiale Marche, con il prototipo 312 PB, con il quale si impone insieme ad Arturo Merzario nella Targa Florio del 1972. Sandro, una volta ritirata la Stratos, avr&agrave; pure il tempo di togliersi qualche soddisfazione con la Fiat 131 prima del ritiro nel 1984, arrivato dopo altre esperienze come il Rally Dakar o il Rally dei Faraoni.  F1, #orgoglioitaliano: Jody, Gilles ed il trionfo Ferrari a Monza 1979  Sandro oggi  Dal 27 marzo 1940, sua data di nascita, sono passati 80 anni precisi, un traguardo che il Drago si gode con moglie, i figli ed i nipotini. Non il miglior momento storico per darsi alla pazza gioia, ma ricordare vita e vicende sportive di Sandro magari strapper&agrave; un sorriso e nostalgici ricordi a tutti gli appassionati di rally e di corse in generale. Anche da qui, tanti auguri Sandro. 

Il Drago festeggia 80 anni d&#39;et&agrave;: facciamogli gli auguri ripercorrendo le tappe pi&ugrave; importanti della sua carriera, senza dimenticare che cose Sandro ha rappresentato per i rally

Rally, orgoglio italiano: gli 80 anni di Sandro Munari

Se esiste una vettura che rappresenta il mondo delle corse rally questa &egrave; la Lancia Delta. Un&#39;auto nata per le famiglie che grazie al lavoro caparbio di un team estremamente affiatato, voluto da cesare Fiorio, nelle versioni 4WD e Integrale, ha portato il marchio Lancia e qundi la Fiat, sul tetto del mondo del Gruppo A, rimanendo un&#39;auto vincente anche dopo l&#39;abbandono, nel 1991, dell&#39;attvit&agrave; agonistica della casa Torinese. Con 6 campionati mondiali costruttori e 4 campinati piloti, la Delta rimane l&#39;auto pi&ugrave; vincente del WCR. La dimostrazione che un&#39;idea vincente, supportata da un&#39;incredibile capacit&agrave; organizzativa, ottime competenze tecniche e i piloti migliori al mondo, pu&ograve; scrivere la storia e trasformarla in una saga che a distanza di quasi 30 anni viene ancora raccontata

33 risultati per 'lancia'

Finalmente è tempo di “Race for glory"!

L'editoriale del Direttore: Ripartenza Lancia in resta