        Un ritorno alle origini, con un omaggio ben preciso. Sebastian Vettel correr&agrave; il GP del Messico con un casco dedicato alla memoria di Dietrich Mateschitz, il fondatore della Red Bull scomparso lo scorso sabato, e che riprender&agrave; come tema quello usato dal tedesco al momento del suo debutto in F1. GP Messico: gli orari del fine settimana  Dietrich Mateschitz was a pioneer and legend not only of @redbullracing, but of our sport.As a tribute and mark of respect, Sebastian Vettel will return to one of his original, iconic helmet designs at this weekend's #MexicoGP.From everybody at @AstonMartinF1, Danke Didi. #F1 pic.twitter.com/XMu99Hf6A7 &mdash; Aston Martin Aramco Cognizant F1 Team (@AstonMartinF1) October 27, 2022     Il blu e l'argento a dipingere il casco, la scritta "Danke Didi", "grazie Didi", ad omaggiare un uomo fondamentale nella carriera di Seb, ma non solo nella sua, come il tedesco ha voluto ricordare: "Domenica in griglia eravamo in tanti a condividere un passato o un presente con la Red Bull". Per la precisione, otto: oltre agli attuali titolari di Red Bull ed AlphaTauri,&nbsp;vale a dire Verstappen, Perez, Gasly e Tsunoda, altri quattro sono passati per il vivaio della casa austriaca, e sono Sainz, Ricciardo, Albon e lo stesso Vettel. Perez cerca la vittoria a casa: "Non mi servono regali" Un ricordo toccante Il tedesco ha speso parole toccanti per Mateschitz, uomo con cui ha vinto i suoi quattro titoli: "E' una perdita molto, molto grande per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di stare con lui. Era estremamente umile, gentile e con un cuore grande e buono. L'impatto che la Red Bull ha avuto sulla F1 &egrave; stato probabilmente senza precedenti. Con lui ho avuto un ottimo rapporto, ed oggi apprezzo il fatto che nonostante fosse pi&ugrave; esperto e competente di me, soprattutto all'inizio, mi ha sempre trattato alla pari.  La notizia della sua scomparsa &egrave; stata uno shock, ed &egrave; un'enorme perdita non solo per la famiglia Red Bull, ma per tutti in F1, visto che il suo arrivo aveva portato due squadre e come detto tanti piloti. Per me &egrave; stato una grande ispirazione, &egrave; sempre rimasto s&eacute; stesso nonostante tante cose siano successe e si siano evolute nella sua vita, diventando cos&igrave; grandi intorno a lui. Penso che sia stata la sua mente creativa a plasmare questo percorso fino alla fine. Penso alla F1 ma anche a tanti altri sport in cui il marchio Red Bull ha avuto un impatto cos&igrave; grande, aiutando bambini, ragazze, ragazzi, uomini, donne lungo la strada e supportandoli nell'inseguire i loro sogni". Verso il Messico, Leclerc: "Red Bull favorita anche qui"       

Il tedesco della Aston Martin scender&agrave; in pista in Messico con un casco che riprende la colorazione del debutto accompagnata dalla scritta "Danke Didi"

Vettel, omaggio a Mateschitz: casco del debutto con dedica

La volevano a tutti i costi questa vittoria, Max Verstappen e la Red Bull. L&rsquo;hanno inseguita con ostinazione. Determinazione. Cattiveria. Per onorare Dietrich Mateschitz, l&rsquo;uomo che ha consentito a ognuno di quegli uomini in blu di portare avanti i loro sogni e trasformare in oro la loro vita. Un successo carico di significati quello conquistato in Texas dal campione del mondo e del suo team che torna a mettere le mani sul titolo Costruttori. L&rsquo;ennesima prova di forza dentro una stagione dove ancora si agitano ombre e sospetti. Come un cannibale Max ha messo le mani sulla vittoria n&deg; 13 in stagione, facendo masticare amaro Lewis Hamilton. Ha sperato fino a pochi giri dalla fine che questa fosse davvero la volta buona per tornare a rivedere le stelle, il sette volte campione del mondo che dal 2021 non riesce pi&ugrave; a prendere per mano quella vittoria che &egrave; stata sua compagna di giochi per tante annate. Ma alla fine si &egrave; dovuto arrendere al pi&ugrave; giovane rivale che da Abu Dhabi dello scorso anno &egrave; diventato il suo incubo peggiore.    La riproposizione del loro duello in chiave 2021 &egrave; stata una delle pagine pi&ugrave; emozionanti dentro a un GP che si trasformato in uno spettacolare rodeo con manovre e sorpassi da fiato in gola che hanno mandato in visibilio i 440mila spettatori che hanno preso d&rsquo;assalto nel week end la pista di Austin. Finalmente una bella risposta da parte della F.1 che nelle ultime gare era stata avvelenata da decisioni che hanno finito con accendere le polemiche, riducendo al minimo lo show. E intanto domenica prossima si torna in pista a Citt&agrave; del Messico per un&rsquo;altra gara che si annuncia di altissimo livello. E dove si attende la riscossa della Ferrari che in Texas ha colto meno del previsto.  Con il poleman Sainz messo ko al primo giro e Leclerc autore di una gran bella rimonta culminata con la conquista del terzo posto, il bilancio delle Rosse &egrave; stato meno concreto di quello che ci si poteva attendere. &Egrave; un bicchiere mezzo pieno anche se resta la speranza di rivedere le Ferrari sul gradino pi&ugrave; alto del podio. A proposito di gradino pi&ugrave; alto del podio.    In F.4 Kimi Antonelli ha completato l&rsquo;opera e dopo aver fatto saltare il banco in Germania, il bolognese si &egrave; ripetuto nello scorso week end nella serie italiana. &Egrave; il secondo titolo stagionale arpionato dal sedicenne emiliano, uno dei talenti sui quali punta tutto il nostro movimento in chiave futura. Da sei anni pilota Junior della Mercedes, Andrea &egrave; ora pronto per nuove avventure. Senza caricarlo troppo di pressioni &egrave; abbastanza evidente che per lui &egrave; appena iniziata una gran bella salita nel Motorsport di pi&ugrave; alto livello. Infine l&rsquo;ultima annotazione. &Egrave; davvero ricco di suggestioni e con un fascino molto particolare il clamoroso ritorno dell&rsquo;Isotta Fraschini nelle corse. Un&rsquo;avventura nella quale si ritrovano tanti personaggi coinvolti da una vita nel Motorsport uniti intorno a una LMH pronta a debuttare il prossimo anno a Spa e che parteciper&agrave; alla 24 Ore di Le Mans del centenario. Una bella pagina in salsa tricolore dentro a un Mondiale Endurance che si annuncia davvero incredibile. 

In un weekend spettacolare come un rodeo, Verstappen vince la gara e la Red Bull il titolo, onorando la memoria di Mateschitz

L&#39;editoriale del Direttore: Max ha fatto tredici

La conoscete la differenza tra una favola e una vita che sembra una favola? Il finale. Cambia solo il finale. Nel primo caso, l&rsquo;epilogo recita il classico nonch&eacute; solito &ldquo;e vissero felici e contenti&rdquo;, il secondo, assai pi&ugrave; realistico, chiosa semplicemente &ldquo;se ne and&ograve; sereno&rdquo;. Ed &egrave; cos&igrave; che Dietrich Mateschitz se n&rsquo;&egrave; andato a 78 anni, colpito da un mare incurabile che lo tormentava da tempo, perch&eacute; lui la favola sua se l&rsquo;&egrave; raccontata sino alla fine, trasformando sogni in realt&agrave; e sfide impossibili in trionfi.  A tutti i livelli. Quali? Due su tutti. Sapete quali sono i brand pi&ugrave; amati e iconici del mondo? Be&rsquo;, facile: Coca-Cola e Ferrari, entrambi rossi. Il primo &egrave; bevuto da tutti, il secondo gustato da pochi. Ebbene, Dietrich Mateschitz &egrave; riuscito a battere entrambi sfidandoli sul campo, creando dal nulla una bevanda e una monoposto. Partendo da zero. Sentendo d&rsquo;avere dentro di s&eacute; un mare di cose da dare e da dire, ma a modo suo. Evitando chiacchiere e mettendo in campo esclusivamente fatti. A questo punto bisogna sospendere l&rsquo;incredulit&agrave; e affidarsi non solo alla cronaca ma anche un po&rsquo; alla leggenda, ripercorrendo insieme un cammino che di sicuro prima o poi diventer&agrave; un film, statene certi, perch&eacute; nella sceneggiatura gi&agrave; lo &egrave;. A fine Anni &rsquo;70 Didi, come lo chiamano gli amici, &egrave; rappresentante di marchi d&rsquo;alto livello in missione in Oriente. Nato in Austria a Sankt Marein im M&uuml;rztal, il 20 maggio 1944 da genitori croati, vanta una laurea in economia e commercio conseguita in dieci anni, studiando e lavorando. Nel 1983 Didi durante un viaggio d&rsquo;affari Thailandia, resta stupito dal racconto che gli fa un tassista mentre lo porta dall&rsquo;aeroporto all&rsquo;albergo. Mentre il passeggero Mateschitz si lamenta d&rsquo;essere stanchissimo e stralunato a causa del jet lag, l&rsquo;uomo gli sorride racontandogli una strana storia. Questa. Non &egrave; facila la vita in Thailandia per un tassista. I guadagni sono bassi e l&rsquo;impegno estenuante. Per far quadrare i conti bisogna sottoporsi a turni di lavoro anche di ventiquattro ore consecutive nel traffico delle invivibili citt&agrave;. Mateschitz ascolta stupito: dove vuole arrivare, questo? L&rsquo;uomo giunge ben presto al punto: &quot;Signore, voglio dire che per risolvere il suo problema del jet lag, deve usare lo stesso mio rimedio contro il sovraffaticamento: mi creda, provi Krating Daeng e tutto andr&agrave; a posto&quot;. E che cavolo sar&agrave; mai Krating Daeng? - si chiede stupito Didi -, e la risposta gli arriva dal solito tassista estroverso, ben presto confermata da chiunque sia chiamato in causa sull&rsquo;argomento. Krating Daeng &egrave; una curiosa bevanda locale venduta dalle farmacie, consumata principalmente da operai e autisti per combattere gli effetti della stanchezza sul lavoro. Mateschitz sorride. E ricordatevelo bene, questo sorriso. Ma il suo sguardo non sorride accompagnando le labbra, no, s&rsquo;illumina elettrizzato. La sua &egrave; un&rsquo;agenda importante, ben fornita e incrociando due, tre, quattro telefonate riesce ad avere il recapito del fantomatico Chaleo Yoovidhya, creatore della bevanda, al quale chiede un incontro. Un meeting da leggenda Forse il senso di tutto, lo scopo della sua vita non &egrave; portare grandi firme in Oriente, ma magari percorrere il cammino inverso, collocando un prodotto orientale il Europa, per sconfiggere il prevedibile male del millennio successivo: la fatica da stress. L&rsquo;incontro con il fantomatico Chaleo Yoovidhya ha esito positivo. L&rsquo;affare si pu&ograve; fare. E la prima cosa che decidono i due &egrave; commissionare una costosa e capillare indagine di mercato, che ponga a un&rsquo;immaginaria moltitudine di normali acquirenti europei una domanda piuttosto scema ma interessante: se vi fosse sottoposta una bevanda energizzante, come vi piacerebbe fosse chiamata? Le tante persone comuni che partecipano al test hanno un range di nomi tra cui scegliere e la risultante d&agrave; per preferita una denominazione tra le varie proposte: Red Bull. Okay, contenti voi, contenti tutti.  &nbsp;  Il via vero nel 1984, con tanti rovesci  Nel 1984 Dietrich Mateschitz e Chaleo Yoovidhya fondano la Red Bull GmbH, che per ora &egrave; un drink asiatico che raffigura una coppia di tori rossi contrapposti, i quali si scontrano di fronte al sole, per la precisione due gauri. E qui viene il bello, perch&eacute; Red Bull, a dispetto della filosofia di vendita di qualsiasi prodotto, al di fuori dell&rsquo;Oriente &egrave; un&rsquo;offerta che non ha ancora domanda. In altre parole, se non hai mercato come fai a creartelo? E qui sta il secondo colpo di genio di Mateschitz: si stratta non solo di diffondere il prodotto, ma prima creare la precondizione: il desiderio del prodotto stesso. Pare facile, ma mica lo &egrave;. Ad arrivare, sulle prime, sono una serie di insopportabili rovesci. Tanto per cominciare, le esigentissime autorit&agrave; austriache nutrono una sfiducia schifata sull&rsquo;energy drink spinto da questo strano personaggio. E cos&igrave; per avere il disco verde ed essere importata in Europa la bevanda viene sottoposta a un&rsquo;estenuante sequenza di test per verificarne l&rsquo;essenza nonch&eacute; l&rsquo;assenza di sostanze additive. Mateschitz non si scoraggia, continua a crederci e, rispetto alla bevanda d&rsquo;origine, sceglie di rendere il drink frizzante, per farlo diventare pi&ugrave; appetibile possibile al gusto occidentale. La brand identity molto deve al logo prescelto dall&rsquo;indagine di mercato, che per&ograve;, guarda caso, era stato suggerito per primo da un ex compagno di studi di Didi, il quale ha fatto tutto gratis, proponendo 50 soluzioni alternative, ma tifando per i due tori.  Il blu e l&rsquo;argento derivano da cosa?  Non facile anche l&rsquo;individualzione dei colori dell&rsquo;accattivante lattina blu e argento, che viene appositamente commissionata al designer Rauch, colosso numero uno del packaging beverage in Austria, la quale entra effettivamente nel mercato a partire dal 1987. Propagandata da un jingle semplice e ossessivo, che da allora rester&agrave; tale, senza subire alcun cambiamento: &ldquo;Red Bull ti mette le ali&rdquo;.  &nbsp;  L&rsquo;offensiva del Buzz Marketing  A questo punto Mateschitz, se vuole sfondare, deve spendere fantastilioni in denaro per propagandare la lattina e la bevanda in tutto il mondo, sperando di ottenere i favori del pubblico, peraltro bizzoso e imprevedibile. No, sarebbe una battaglia persa in partenza. Neanche a parlarne. Per cogliere il successo ci vuole un&rsquo;impresa disperata, basata su una filosofia folle quanto alternativa, il cosiddetto Buzz Marketing, ossia il ricorso a strategie aggressive non convenzionali, dirette a far sorgere interesse a aspettative su un nuovo brand al fine di farne aumentare la notoriet&agrave; non dall&rsquo;alto, ma dal basso. Gi&agrave;, ma come? Red Bull &egrave; uno stile di vita Mateschitz ha la sua geniale intuizione, che si sintetizza in uno slogan: &quot;Noi non portiamo il prodotto ai clienti, portiamo i clienti al prodotto. Red Bull non &egrave; un drink, &egrave; uno stile di vita&quot;. E c&rsquo;&egrave; un solo modo di dar seguito al proposito. Investendo sulla messa in opera di un gran numero di auto brandizzate per fare assaggiare la bevanda a tutti coloro in genere combattono pi&ugrave; di frequente la stanchezza, ossia, credeteci o no, camionisti, sportivi e amanti delle discoteche. Cos&igrave; niente pubblicit&agrave; mainstream per la Red Bull, agli inizi, ma tanto proselitismo orizzontale portato avanti da un piccolo e irriducibile esercito di selezionati e aggressivi promoter, i quali distribuiscono lattine fuori dalle discoteche, alle stazioni di servizio e agli eventi sportivi pi&ugrave; disparati. C&rsquo;&egrave; del metodo in questa filosofia, un modo di agire del tutto innovativo, che non si &egrave; mai visto all&rsquo;opera, prima, su cos&igrave; vasta scala.  Il 1994 vede il boom Red Bull&nbsp;  Il primo anno di vendite si chiude con 830 mila euro in rosso, ma a inizio Anni &rsquo;90 il trend improvvisamente s&rsquo;inverte e il neonato brand sbanca prima in Austria e poi, a macchia d&rsquo;olio, si diffonde ovunque. Il 1994 diventa l&rsquo;anno della svolta. Le lattine varcano i confini dell&rsquo;Austria, raggiungendo il mondo. E la strategia di penetrazione orizzontale continua a penetrare il mondo come una lama nel burro, all&rsquo;insegna di un nuovo e decisivo step della filosofia di mercato e di vita propagandata da Didi: il no limit. E il mondo dello Sport, che era stato tra i terreni vergini della diffusione dal basso di Red Bull, diventa il target numero uno dell&rsquo;azione di propaganda che ormai pu&ograve; affidarsi al reinvestimento degli utili creando non una semplice pubblicit&agrave; ma, appunto, anche una filosofia di fondo. Red Bull diventa sinonimo di iniezione di energia non fine a se stessa, ma diretta preferibilmente al superamento dei limiti, meglio ancora alle sfide impossibili e alle attivit&agrave; sportive estreme.  &nbsp;  Did&igrave; vero rivoluzionario  Cos&igrave; Red Bull diventa in poco tempo non solo bevanda ma anche riassunto di una filosofia agonisticamente contrapposta a uno dei trend dominanti del nuovo millennio. Se da una parte alligna la stracca serenit&agrave; borghese, il viver quieto, lo star tranquilli a casuccia, a fare i gattucci da focolare, Red Bull propone una scala di valori opposta e squassante. Esistono i sogni? Rendeteli realt&agrave;. Ci sono dei limiti: bene, date tutto per superarli. Amate il senso della sfida impossibile? Concretizzatela, perch&eacute; realizandovi in essa farete di voi stessi degli uomini diversi e migliori. Mateschitz, un quasi ideologo Mateschitz non &egrave; un ideologo, ma ha l&rsquo;intuizione di collegare il suo prodotto non solo a un colore, un nome, un gusto dolce e caramellato oltre che frizzante, ma anche a un modo di interpretare migliorativamente la vita, strappandola all&rsquo;autoprotezionismo insopportabilmente piccolo borghese. Cominciando a legare sponsorizzazioni e investimenti non solo a giornali e Tv, ma anche a cimenti alle soglie dell&rsquo;impossibile e a programmi tecnologici e agonistici che lo mettono a confronto in primo piano sui terreni di competizione pi&ugrave; importanti del pianeta, a tutti i livelli. Il brand, parallelamente, diventa iconico grazie a un legame sempre pi&ugrave; forte con il mondo dello sport: Red Bull diventa sponsor di societ&agrave; sportive come Red Bull Racing F.1 e scuderia Toro Rosso, New York Red Bulls, societ&agrave; calcistica statunitense, e Red Bull Salzburg nel calcio austriaco, insieme a moltissimi altri, runners e maratoneti compresi.  Da Baumgartner a Hangar 7  E cos&igrave; ecco arrivare Red Bull Flugtag, competizione per fantasmagoriche macchine volanti home made, spinte dalla sola forza muscolare dei suoi spericolati e creativi partecipanti e via col cross, col motomondiale, col paracadutismo, col parapendio, ovvero la pi&ugrave; grande competizione mondiale tra DJ: Red Bull 3Styl. Quindi eccoti i Taurus World Stunt Awards per premiare i migliori stuntman del cinema, fino alla sponsorizzazione di Ninja, uno dei giocatori di Fortnite pi&ugrave; forti e famosi. Laddove il Fortnite &egrave; un videogioco sparatutto in terza persona del 2017, sviluppato da People Can Fly e pubblicato da Epic Games. E c&rsquo;&egrave; il tuffo nel nulla di Felix Baumgartner, che sotto le insegne Red Bull mette in atto il salto pi&ugrave; folle e veloce nella storia dell&rsquo;umanit&agrave;, a battere un record ma anche per diventare simbolo del marchio che volando si propaganda sublimandosi. E poi c&rsquo;&egrave; Hangar 7, la sala giochi di Mateschitz, l&rsquo;avveniristico mega-involucro presso Salisburgo, che diventa il personale scrigno nobile, tra collezioni di aerei, monoposto e opere d&rsquo;ingegno, a fissare un&rsquo;eccellenza di stile ai concetti di no limit e rischio, coniugandoli all&rsquo;arte.  &nbsp;  Mateschitz conquista pure le corse  Il fiore all&rsquo;occhiello di tutto &egrave; l&rsquo;automobilismo da corsa. Tutto inizia nel 2002 al Paul Ricard quando, sotto l&rsquo;egida Red Bull agli ordini dell&rsquo;ex pilota di F.1 Danny Sullivan, si radunano oltre cento freshboys che sognano di arrivare un giorno in F.1. Sono tutti sconosciuti ma tra loro ci sono futuri nomi noti, quali A.J. Allmendinger, Ryan Hunter-Reay e Scott Speed oltre a Paul Edwards, figlio dell&rsquo;ex pilota di F.1 Guy. Il resto me lo racconta direttamente Helmut Marko e ha del sorprendente. &laquo;Quello &egrave; solo un primo passo, ma il concetto va spiegato. Mateschitz non costruisce macchine per venderle agli uomini, ma vuole costruire uomini facendoli riappropriare del loro valore. A costo di mettersi a realizzare macchine per loro. Questa &egrave; la sua visione. E sai come comincia tutto tra noi? Sono proprietario di due alberghi e un bel giorno vengo a sapere che Dietrich Mateschitz, l&rsquo;uomo che ha creato il miracolo Red Bull nel mondo, &egrave; ospite di una delle mie strutture. Vado a salutarlo, ci conosciamo meglio e tra noi c&rsquo;&egrave; subito feeling. Lui mi espone la sua visione, con questo nuovo umanesimo al centro dell&rsquo;automobilismo da corsa, e io, che ho gi&agrave; un mio team, decido di seguirlo, chiudendo la mia struttura e entrando a far parte del suo progetto. S&igrave;, quello di arrivare ai massimi livelli dell&rsquo;automobilismo da corsa, costruendo uomini&raquo;.  &nbsp;  Missione compiuta, Did&igrave;  Red Bull inizia come semplice sponsor. Dapprima in F.3000 col team di Enzo Coloni smistandogli il lentissimo e pasticcione Markus Friesacher, ma poi si mette a far sul serio. Prima sponsorizzando la Sauber in F.1 e quindi rilevando il moribondo team Jaguar, craendo Red Bull Racing. Quindi debutta con le sue vetture in Australia 2005, subito quarta col vecchio Coultahrd e settima con Klien. L&rsquo;anno dopo sorge il team satellite, Toro Rosso, sulle ceneri Minardi. E la Red Bull nella seconda met&agrave; del 2009, quando arriva la prima vittoria in F.1 con Webber, &egrave; gi&agrave; un top team, anche se il primo centro della holding lo ottiene Vettel con Toro Rosso a Monza 2008. Dal 2010 al 2013 arrivano quattro titoli mondiali Piloti con Seb Vettel e altrettanti Costruttori, quindi nel 2021 Jos Verstappen fa strike in un finale di mondiale pur controverso, interrompendo la striscia vincente di Mercedes e Lewis Hamilton e confermandosi iridato 2022.  Costruire uomini    Red Bull &egrave; l&rsquo;unico team della storia ad aver vinto il mondiale con due piloti, Seb e Max, ingaggiati da teenager, ed &egrave; e rester&agrave; il solo ad fatto debuttare in F.1 e ad aver condotto a punti un diciassettenne. Avere alle dipendenze Adrian Newey, il pi&ugrave; grande genio tra i progettisti, permettendogli tramite Red Bull Technology di realizzare oltre a F.1 vincenti anche supercar e barche estreme, &egrave; solo un mezzo. L&rsquo;ultimo sogno di Didi Mateschitz, proprietario dell&rsquo;isola di Laucala, nelle Fiji, s&rsquo;&egrave; avverato, come tutti gli altri, partendo dal basso: costruendo uomini, prendendoli bambini e trasformadoli in giganti no limit. Adesso per lui &egrave; venuto il momento di fare il percorso inverso di Felix Baumgartner, volando lass&ugrave;, chiss&agrave; dove. Magari rivivendo la sua vita come un film e pensando che, se il viaggio &egrave; finito con l&rsquo;ennesimo trionfo in F.1, tutto era cominciato chiacchierando con un tassista. E allora viene tanto da pensare che, proprio come come per Bob De Niro nel film &ldquo;C&rsquo;era Una volta in America&rdquo;, l&rsquo;ultima immagine nella storia di Didi Mateschitz che se ne va, sta tutta in una dissolvenza e un sorriso. 

Ecco come &egrave; diventato grande il fondatore della Red Bull, appena scomparso

La vera storia di Dietrich Mateschitz

        &Egrave; un weekend molto difficle in casa Red Bull, quello del GP degli Usa, con i pensieri del team che sono tutti per Dietrich Mateschitz. Il fondatore e proprietario della scuderia di Milton Keynes se n'&egrave; andato ieri a 78 anni, dopo una lunga malattia, lasciando sconvolti tutti soprattutto Max Verstappen.&nbsp; Il primo a credere in Max L'olandese, che solo due settimane fa festeggiava anche con lui il suo secondo titolo iridato in carriera, ha voluto sottolineare quanto sia stato importante Mateschitz nella sua vita ai canali Red Bull: &nbsp;"E' stato difficile sentire la notizia prima delle qualifiche, il risultato di oggi non ha molta importanza. Ci&ograve; che conta &egrave; riflettere su Mateschitz e su ci&ograve; che ha fatto per noi come team, per l'intera Formula 1 e per l'ampia famiglia Red Bull. Dietrich &egrave; stato sempre super gentile e premuroso con me. Ricorder&ograve; per sempre l'ultima visita che gli ho fatto circa un mese fa, era stata molto speciale e da ora in poi lo sar&agrave; ancora di pi&ugrave;. Ha creduto in me fin da quando ero giovanissimo ed in molti altri giovani piloti, ha dato incredibili opportunit&agrave; a cos&igrave; tante persone. Senza di lui non sarei qui oggi. E' una giornata incredibilmente dura". "Sappiamo che continuerai a guardarci da lass&ugrave;" Max poi ha voluto dedicargli un commovente ricordo sui propri canali social: "Caro Dietrich. Grazie per tutto quello che hai fatto per lo sport e soprattutto per noi come squadra. Mi hai dato la possibilit&agrave; di gareggiare in F1 e tutti gli ingredienti per avere successo in questo sport. Ci mancherai moltissimo perch&eacute; eri una persona generosa, gentile e premurosa, sempre disponibile per chiunque. Non dimenticher&ograve; mai i momenti speciali che abbiamo vissuto insieme e li conserver&ograve; per sempre. Continueremo l'eredit&agrave; che hai costruito e ti ricorderemo per l'uomo che eri. Sappiamo che ci guarderai.&nbsp;Che tu possa riposare in pace".        

L'olandese ha voluto affidare ai suoi canali social un pensiero per il fondatore della Red Bull, scomparso ieri a 78 anni, dopo una lunga malattia

Verstappen ricorda Mateschitz: "Senza di te non sarei in Formula 1"

        Un terzo tempo che diventer&agrave; seconda posizione sulla griglia di partenza del GP degli Usa per Max Verstappen, ma chiaramente l'aspetto agonistico in casa Red Bull &egrave; passato in secondo piano nel sabato texano, dal momento che &egrave; arrivata la triste notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz. Max punta alla gara "E' stata una notizia brutta per tutti - ha esordito Max a caldo dopo le qualifiche -, per tutto quello che ha significato per la Red Bull, per lo sport ma specialmente per me. Considerando ci&ograve; che ha fatto per tutta la mia carriera finora ed in generale per la mia vita &egrave; una notizia davvero dura, &egrave; una giornata molto difficile. Abbiamo provato a dare tutto in qualifica, purtroppo ci &egrave; mancato qualcosa, ma c'&egrave; una gara davanti a noi e cercheremo di renderlo fiero di noi domani. La nostra macchina in gara &egrave; solitamente un po' pi&ugrave; forte rispetto alla qualifica, e gi&agrave; oggi c'erano margini molto piccoli, fossimo riusciti a scaldare meglio le gomme credo avrebbe fatto la differenza. Ma comunque siamo l&igrave; e ci aspettiamo di fare una buona gara". Rivivi le qualifiche di Austin        

L'olandese della Red Bull, che scatter&agrave; in seconda posizione, punta ad una vittoria in gara per rendere fiero Mateschitz, scomparso proprio nella giornata di sabato

Verstappen: "La Red Bull è più forte in gara che in qualifica"

        Dieter Mateschitz &egrave; morto. E' stata questa la notizia che ha scosso il sabato pomeriggio texano, perch&eacute; mentre la F1 si preparava per andare in pista per le qualifiche di Austin il proprietario della Red Bull si &egrave; spento dopo una lunga malattia. Tutto cominci&ograve; nel 1984 Mateschitz, nato a Sankt Marein im M&uuml;rzal (Stiria, Austria) il 20 maggio 1944, &egrave; stato un visionario che ha rivoluzionato non solo il mondo del marketing ma anche quello dello sport. Laureato a Vienna in marketing, ha compiuto le prime mosse da imprenditore nell'ambito dei dentifrici, e fu proprio in un viaggio di lavoro che scopr&igrave; la Krating Daeng, la bevanda che lui, acquistandone la ricetta, avrebbe fatto conoscere in tutto il mondo come Red Bull. Quest'ultima, fondata nel 1984 insieme al socio thailandese Chaleo Yoovidhya (fondatore della Krating Daeng), &egrave; poi entrare nel mondo dello sport, toccando qualunque disciplina: automobilismo, motociclismo, calcio, sci e tantissime altre specialit&agrave;. Il ricordo di Horner Toccante il ricordi di Christian Horner, visibilmente commosso a pochi minuti dalla notizia: "Era un uomo incredibile, gli dobbiamo tutto - ha detto il team principal della Red Bull ai microfoni di Sky -, tutti noi gli dobbiamo essere grati per ci&ograve; che ci ha permesso di fare e per ci&ograve; che lui ha fatto. Ha dato tanti contributi in tutto il mondo per tantissimi sport. Aveva una grande passione per ci&ograve; che facciamo in F1, quello che avrebbe voluto pi&ugrave; di ogni altra cosa era che noi andassimo in pista e facessimo del nostro meglio, e noi lo faremo per lui".       

Il proprietario del team austriaco &egrave; morto all'et&agrave; di 78 anni dopo una lunga malattia, lasciando un impero costruito a partire dal 1984, quando acquist&ograve; la ricetta della bevanda che poi avrebbe fatto conoscere in tutto il mondo

Lutto in casa Red Bull: è morto Dieter Mateschitz

        La domanda su quale sar&agrave; il futuro di Sebastian Vettel &egrave; la pi&ugrave; gettonata da almeno due mesi, da quando il tedesco e la Ferrari hanno comunicato il loro divorzio a fine 2020. Sul 2021 del tedesco niente &egrave; ancora ufficiale, ma le strade sembrano due: Racing Point, futura Aston Martin, oppure un clamoroso ritorno alla Red Bull. Gp Ungheria, Vettel: "In gara dovremo essere svegli" Ritorno a Milton Keynes, circolano indiscrezioni Sette giorni fa Vettel sembrava con un piede e mezzo fuori dalla F1. La McLaren gi&agrave; da tante settimane ha ufficializzato Ricciardo, la Renault ha recentemente confermato il ritorno di Fernando Alonso mentre in Austria Otmar Szafnauer aveva detto che la Racing Point ha sotto contratto gi&agrave; due piloti, ovvero gli attuali Perez e Stroll. In questi giorni per&ograve; la stampa tedesca ha riportato dei contatti tra Vettel e la squadra con base a Silverstone, prima che nel paddock di Budapest (ri)cominciasse a circolare la voce di un ritorno alla Red Bull. Voce che era gi&agrave; girata a Spielberg, con Marko ed Horner che per&ograve; avevano chiuso le porte a Vettel dicendo che sul fronte 2021 la Red Bull &egrave; a posto. C'&egrave; per&ograve; Dieter Mateschitz, capo Red Bull, che invece, secondo le indiscrezioni, vedrebbe di buon occhio un Vettel in versione figliol prodigo. E che si sarebbe gi&agrave; messo in moto per riportare Seb nella scuderia con cui ha vinto quattro mondiali, chiedendo a Marko di mettere in piedi una trattativa. Stroll: "Domani voglio tanti punti" Albon, posto a rischio A dare linfa a queste voci le prestazioni non eccezionali di Alexander Albon, oggi addirittura fuori dal Q3. La Red Bull ha sempre preferito allevare "in casa" i propri piloti, ma la politica fin troppo severa di Helmut Marko negli ultimi anni non ha pagato: nessuno dei piloti del vivaio Red Bull infatti sembra in grado di reggere il confronto con Verstappen, con la scuderia anglo-austriaca che si ritrova per la seconda stagione con una sola punta. Dopo aver allontanato gente come Buemi e Vergne, e dopo aver praticamente "costretto" Ricciardo a cambiare aria, al team di Milton Keynes sta mancando una vera alternativa a Verstappen, con la squadra che ci rimette punti nel Costruttori. Indubbie le capacit&agrave; di Verstappen (tanta differenza con Gasly ed Albon &egrave; dovuta anche al manico di Max), ma a Milton Keynes vorrebbero tornare a schierare due piloti pi&ugrave; o meno allo stesso livello. I contatti con Vettel ci sono stati, ed &egrave; stato lo stesso tedesco a raccontarlo. In pratica, subito dopo aver ricevuto il benservito da parte della Ferrari, Sebastian ha chiamato Marko, un amico, a suo dire non per chiedere un posto, ma un consiglio; tuttavia, viene difficile pensare che i due in questi mesi non abbiano mai neanche parlato di una possibile nuova collaborazione. Hamilton: "90 pole? Pizzicatemi, non ci credo" Aston Martin pista ancora calda Per ora si trattano di indiscrezioni, con Vettel che fa bene a tenere viva anche la pista Racing Point. Lawrence Stroll d&agrave; tutta l'idea di voler fare le cose in grande, e la sua squadra potrebbe essere una di quelle da tener d'occhio per la rivoluzione regolamentare del 2022, quando i valori in campo potrebbero cambiare (ma vale per tutti). Quando Vettel dice che non ha ancora un contratto per il 2021 probabilmente, anzi quasi sicuramente, &egrave; vero, ma queste potrebbero essere le settimane decisive per scoprire il futuro di Seb. Gp Ungheria, Leclerc: "Fiducia nel nostro passo gara"       

Secondo le indiscrezioni, il capo Red Bull Mateschitz avrebbe dato il via libera ad Helmut Marko per riportare a Milton Keynes Vettel, che nel frattempo tiene viva la pista Racing Point

Vettel-Red Bull, via libera di Mateschitz a Marko?

        Da Melbourne ad Abu Dhabi &egrave; stato come assistere a una metamorfosi.  Un'escalation della competitivit&agrave; netta, in Red Bull. Tra i top team ha  segnato la crescita pi&ugrave; evidente, stante una Mercedes agevolmente in  grado di conservare la propria supremazia. Adesso a Milton Keynes  cercano il salto di qualit&agrave;. Un po' come accadde in Ferrari nel  passaggio dai risultati convincenti del 2015 alle aspettative, per&ograve;  tradite, sul 2016. Sperano nella sfida alla pari con Mercedes. Forse non  da subito, il concetto tra le righe delle parole dette da Dieter  Mateschitz, ma &egrave; innegabile che l'intervento di un nuovo regolamento  tecnico &egrave; l'occasione da sfruttare per contendere i due titoli. Riusciranno  a tener fede ai proclami? &laquo;Renault ha introdotto persone nuove,  ambiziose e, soprattutto,  competenti nel 2016. C'&egrave; stato un gran passo  avanti con Illien, mi  aspetto quest'anno di avere la potenza necessaria  per avvicinarci alla Mercedes. Vogliamo essere assolutamente  competitivi a met&agrave; campionato, attaccare  Mercedes e lottare per  vincere. Sul telaio sono certo possiamo essere  ancora il riferimento.  La grande incognita resta la Ferrari, comunque.  Poi, per quanto  riguarda i piloti, Ricciardo-Verstappen &egrave; un ovvio  elemento a nostro  vantaggio&raquo;, racconta Mateschitz in un'intervista a Speedweek. Met&agrave;  campionato per rivaleggiare alla pari potrebbe rappresentare un  traguardo tardivo in ottica iridata, tanto pi&ugrave; se il rendimento dei  campioni del mondo sar&agrave; quello che ne ha contraddistinto gli ultimi tre  campionati. L'incognita Ferrari &egrave; reale, cosa attendersi dalla Rossa? Avr&agrave; colmato il chiaro gap che si trascina da tempo sul fronte  aerodinamico e telaistico? Aver fatto meglio lo scorso anno &egrave; una  medaglia da appuntarsi al petto, per Mateschitz: &laquo;Nel complesso siamo  andati meglio di quanto non ci aspettassimo, grazie alla collaborazione  con Mario Illien e il gruppo di tecnici Renault. Aver distanziato la  Ferrari &egrave; meno importante sotto un profilo finanziario, per i premi,  piuttosto &egrave; una questione d'onore&raquo;. Non manca un breve passaggio  anche su Sebastian Vettel: &laquo;Ho dei contatti di tanto in tanto, quando  vado ai gran premi o telefonicamente, quasi sempre per&ograve; si parla per  poco. Gliel'ho sempre detto, il rosso non &egrave; il tuo colore&raquo;.       

Le previsioni sono di un progetto in grado di lottare alla pari a met&agrave; campionato. E stuzzica Vettel: &laquo;Il rosso non ti si addice&raquo;

Formula 1, Mateschitz: Ferrari incognita, Red Bull sfida Mercedes

Intervistato da un&rsquo;emittente televisiva austriaca, Dieter Mateschitz ha confermato le trattative che dovrebbero portare all&rsquo;accordo con la Ferrari per la fornitura delle power unit di Maranello nelle prossime due o tre stagioni. Due gli obiettivi della Red Bull: garantirsi la possibilit&agrave; di tornare a lottare con continuit&agrave; per il podio, e parallelamente avere del tempo per sondare sul mercato dei grandi costruttori automobilistici mondiali la possibilit&agrave; di una futura partnership in esclusiva.  &laquo;Quella Ferrari per i prossimi due o tre anni sarebbe una soluzione ideale&raquo;, ha confermato Mateschitz, che ha poi detto la sua anche sulla possibilit&agrave; che Red Bull possa tornare subito una contendente al titolo: &laquo;Se il team Ferrari, con Vettel, non &egrave; ancora in grado di vincere il campionato, non credo che potremmo farlo noi come clienti. Ma oggi come prima cosa vogliamo tornare a posizionarci nelle prime tre file della griglia di partenza, e da l&igrave; poter puntare al podio. E questo lo vedo come un obiettivo raggiungibile&raquo;.  &laquo;La nostra ambizione non pu&ograve; essere quella di terminare il campionato al quinto o al sesto posto &ndash; ha proseguito il boss Red Bull - quindi abbiamo necessit&agrave; di passare ad un nuovo motore. La separazione dal nostro attuale partner (Renault) avverr&agrave; alla fine della stagione in modo consensuale, non aveva pi&ugrave; senso lavorare insieme&raquo;. Mateschitz ha infine rimesso sul tavolo il suo asso nella manica, ovvero la minaccia di ritirare le sue due squadre se non sar&agrave; trovato un accordo che possa garantire ai suoi team le migliori garanzie tecniche: &laquo;Se dovessimo lasciare la Formula Uno i nostri dipendenti (oltre 1000, sommando Red Bull e Toro Rosso, ndr) non rimarrebbero comunque senza lavoro, ma dovremmo trovare per loro altre attivit&agrave; all&rsquo;interno del gruppo&raquo;.  Roberto Chinchero

Il boss della Red Bull ha confermato la trattativa con Maranello per i motori. L&rsquo;obiettivo &egrave; di tornare al pi&ugrave; presto nelle prime 3 file dello schieramento

Mateschitz: &laquo;Ferrari la migliore soluzione per i prossimi anni&raquo;

Dietrich Mateschitz &egrave; deluso per il momento difficile della Red Bull. In Austria non ha certo usato mezze parole: &laquo;La Renault e i suoi motori poco competitivi ci hanno tolto non solo tempo e soldi, ma anche la speranza e le motivazioni. Non esiste nessun pilota o telaio che possano compensare tale mancanza di potenza, dal momento che le regole aerodinamiche sono cos&igrave; restrittive e un genio come Adrian Newey non pu&ograve; usare il suo talento per modificare le cose.   Abbiamo gi&agrave; passato il limite dei 4 motori per ogni pilota, cos&igrave; adesso saremo penalizzati in griglia ogni volta che ne cambieremo uno. Cosa altro deve succedere per farci perdere del tutto la voglia? La Red Bull ha firmato un contratto con Ecclestone per correre sino al 2020, ma quanti team se ne sono andati nonostante questo impegno? Se vuoi andare via, nessuno pu&ograve; costringerti a restare. Non posso prevedere tra tre anni chi arriver&agrave; in F.1 o chi andr&agrave; via e se noi ci saremo ancora. Con le regole attuali, con le attuali restrizioni aerodinamiche, non potremo mai vincere il campionato. Ma non siamo abituati a fare i comprimari&raquo; - ha concluso minacciosamente il boss Red Bull.

Nuove minacce di lasciare la Formula Uno se la Red Bull non torna al top

F1, Mateschitz: ancora tanti lamenti

Anche il 2015 sar&agrave; un anno all'insegna della Mercedes. Ad esserne convinto &egrave; Dietrich Mateschitz, fondatore e capo della Red Bull, che dopo aver osservato i primi test collettivi a Jerez vede le Stelle d'Argento come favorite anche per questa stagione.  Nonostante i piloti Ferrari abbiano fatto segnare i migliori tempi sul giro nel corso della prima uscita invernale, le monoposto di Brackley hanno infatti dimostrato di essere in buona forma sulla copertura di elevati chilometraggi (senza dimenticare i due stop, per&ograve;). L'imprenditore austriaco ha avuto modo di parlare con i suoi piloti e con i capi delle scuderie Red Bull e Toro Rosso, dichiarando che &laquo;le Mercedes sono ancora davanti e sembrerebbero non lasciare spazio ad un cambiamento nella loro posizione di team dominante&raquo;.  Prima della presentazione dei team 2015, Adrian Newey predisse che la cosa migliore che le squadre avrebbero potuto sperare per quest'anno sarebbe stato di potersi avvicinare alla Mercedes, in quanto ridurre il divario di potenza con le unit&agrave; tedesche sarebbe stato impossibile.  Un pensiero condiviso da Mateschitz, che indica nel fornitore dei propulsori alla Red Bull l'unica speranza per poter "agguantare" le Mercedes. &laquo;Se la Renault riuscisse a ridurre il gap di 40 o 50 cv (intento peraltro gi&agrave; manifestato da Cyril Abiteboul, capo ingegnere Renault Sport F1) allora dovremmo essere in grado di "giocarcela&rdquo;. A patto ovviamente di avere di nuovo una buona vettura: ma di questo non ne dubito&raquo;.  La Toro Rosso, che ha iniziato bene questi test, al punto da portare Franz Tost, team boss della scuderia, a predire di poter puntare al 5&deg; posto nel Campionato Costruttori quest'anno grazie a Carlos Sainz Jr e a Max Verstappen, incoraggia anche il numero uno della Red Bull, che dichiara: &laquo;Abbiamo due ottimi giovani piloti l&igrave;. L'obiettivo non &egrave; cambiato, la Toro Rosso rappresenta per noi un'ottima scuola per i giovani talenti. Condivido il parere espresso da Franz: la Toro Rosso dovrebbe essere in grado di lottare per il quinto posto nella classifica costruttori quest'anno&raquo;.  a.c.

Il fondatore della Red Bull ha pochi dubbi su chi dominer&agrave; anche il prossimo campionato. Ma spera in Renault

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