Juan Pablo Montoya si &egrave; aggiudicato la vittoria della gara di Indycar disputata a Pocono, in Pennsylvania.   Il colombiano &egrave; tornato alla vittoria con le ruote scoperte dopo quasi nove anni. Montoya ha sempre fatto parte del gruppo di testa, approfittando di un &ldquo;harakiri&rdquo; tattico del team Ganassi con Tony Kanaan e attaccando con grande aggressivit&agrave; il compagno Will Power con 34 tornate alla conclusione. Nonostante la perdita di una bandella dell&rsquo;ala anteriore nell&rsquo;attacco, Montoya ha subito preso la vetta e ha progressivamente allungato senza lasciare spazio a nessuno.  La prima parte della corsa ha vissuto su una lotta a distanza che ha coinvolto anche Franchitti e Power. Un testacoda di Graham Rahal e la conseguente &ldquo;caution&rdquo; hanno dato via ad una catena di eventi decisiva. Kanaan &egrave; stato chiamato ai box nel tentativo di anticipare l&rsquo;ultima sosta. Finalmente in palla su un tracciato che si adatta particolarmente alle sue caratteristiche di guida, il brasiliano si &egrave; trovato a dover effettuare uno &ldquo;splash&rdquo; con due giri alla conclusione, chiudendo undicesimo.  Capitolo a parte per Power. Probabilmente indispettito dal sorpasso all&rsquo;esterno con toccata di Montoya, l&rsquo;australiano ha chiuso la strada con una manovra decisa ad Helio Castroneves, rifilandogli una ruotata. Risultato, la quinta penalit&agrave; della stagione, un drive-through che gli &egrave; costato moltissimo.  Castroneves ha infatti terminato secondo e l&rsquo;ha ora &ldquo;agganciato&rdquo; in testa alla classifica anche grazie al doppio punteggio: sono state ben 39 le lunghezze di vantaggio gettate al vento da Power. In terza posizione, il ventiduenne Carlos Munoz, il migliore del team Andretti. Marco Andretti, in crisi di assetto, ha incassato anche una penalit&agrave; per eccesso di velocit&agrave; ai box cos&igrave; come James Hinchcliffe. I due hanno chiuso rispettivamente nono e dodicesimo. Ryan Hunter-Reay passando sulle irregolarit&agrave; di curva 2 ha riportato un danno alla sospensione anteriore sinistra ad inizio corsa. Ha terminato diciottesimo, sotto di 19 passaggi.  Marco Cortesi  &nbsp; Le classifiche 1. Juan Pablo Montoya (Team Penske); 2. Helio Castroneves (Team Penske); 3. Carlos Munoz (Andretti Autosport); 4. Ryan Briscoe (Team Ganassi); 5. Scott Dixon (Team Ganassi); 6. Simon Pagenaud (Team Schmidt); 7. Mikhail Aleshin (Team Schmidt); 8. Josef Newgarden (Team Fisher); 9. Marco Andretti (Andretti Autosport); 10. Will Power (Team Penske).  In campionato: 1. Power, Castroneves 446; 3. Pagenaud 402; 4. Montoya 391; 5. Hunter-Reay 388; 6. Munoz 340; 7. Andretti 325; 8. Dixon 297; 9. Briscoe 285; 10. Bourdais 271.

Il colombiano &egrave; tornato alla vittoria con le ruote scoperte dopo quasi nove anni

Indycar: Montoya perfetto sul triovale di Pocono

Una gara-1 rocambolesca sul cittadino di Houston con l&rsquo;asfalto bagnato, finisce con un podio interamente colombiano in Indycar: a sorpresa vince Carlos Huertas precedendo JuanPablo Montoya e Carlos Munoz. Mentre in uno dei tanti restart, il nostro Luca Filippi tocca l&rsquo;interno di una curva nel tentativo di attaccare Pagenaud, finendo a sbattere all&rsquo;esterno e concludendo l&igrave; la gara mentre era abbondantemente fra i top ten.  La gara parte dopo una pioggia che obbliga all'uso di gomme rain e con il poleman Simon Pagenaud che tiene la testa, ma rapidamente si mette in mostra Takuma Sato, che posizione su posizione sale dal 6&deg; al 1&deg; posto. Presto cominciano i guai che determinano diverse neutralizzazioni, e dopo una di queste Sato ha un&rsquo;incomprensione con Mikhail Aleshin che un po&rsquo; incomprensibilmente lo attacca, e male, da doppiato: Sato non lo vede, lo stringe verso il muretto e per entrambi la gara termina l&igrave;.  Un altro incidente significativo, fra i vari, &egrave; quello di Scott Dixon che coinvolge involontariamente anche Charlie Kimball e Pagenaud, costretto a perdere sei giri ai box per riparare un braccetto di sterzo. Nella parte centrale di gara si assiste inoltre al bel duello al comando fra James Hinchcliffe e Sebastien Bourdais, fino al loro ultimo pitstop.  Quando poi a pochi giri al termine un altro dei protagonisti si gira, cio&egrave; Sebastian Saavedra toccato da Ryan Briscoe, la situazione vede Huertas dietro alla safety car per aver ritardato il rifornimento, seguito da Montoya, Tony Kanaan, Graham Rahal e Munoz. C&rsquo;&egrave; tuttavia la possibilit&agrave; di un restart prima della bandiera a scacchi, che metterebbe in crisi Huertas con il carburante, ma proprio in quel momento Rahal tampona Kanaan facendolo girare e togliendogli il possibile podio. Cos&igrave; la neutralizzazzione prosegue fino alla fine, con Huertas davanti a Montoya e Rahal, che per&ograve; per il tamponamento subisce subito dopo l&rsquo;arrivo una penalizzazione di 30 secondi. Cos&igrave; l&rsquo;ultimo gradino del podio va a Munoz.  Gara-2 a Houston sar&agrave; alla stessa ora domani, cio&egrave; alle 22 italiane.  Maurizio Voltini   

Prima vittoria e podio tutto colombiano, con Montoya e Munoz a seguire in una gara-1 rocambolesca. Poca fortuna per Filippi, a muro

Indycar: Huertas si aggiudica Houston

Indycar Texas

Domenica 25 maggio, Kurt Busch prover&agrave; ad entrare nella storia. Sar&agrave; infatti il quarto pilota che prover&agrave; lo stesso giorno a correre la 500 miglia di Indianapolis e la 600 miglia di Charlotte, valida per il campionato Nascar Sprint Cup.  Un impegno difficilissimo, in precedenza tentato da John Andretti, Robby Gordon e Tony Stewart, e quest&rsquo;ultimo &egrave; l&rsquo;unico ad essere riuscito a completare entrambe le gare. Perch&egrave; parliamo di correre per 1.110 miglia in un giorno, ossia 1770 km.  Sfida cos&igrave; complessa che in passato Juan Pablo Montoya si &egrave; sempre rifiutato di affrontare, sebbene pi&ugrave; volte sollecitato da Chip Ganassi.  Impegno terribile, non tanto sotto l&rsquo;aspetto fisico - gli ovali non richiedono un grande sforzo aerobico - quanto per l&rsquo;intensit&agrave; mentale, la concentrazione e anche la vista. Perch&egrave; non bisogna solo considerare la lunghezza delle due gare, ma anche il tempo per trasferirsi in elicottero dallo Speedway di Indianapolis all&rsquo;aeroporto, poi con un aereo privato volare a Charlotte, poi un altro elicottero, verso lo Speedway dove si corre la gara Nascar.  Non solo, ma nella settimana precedente alla gara, Busch si &egrave; quotidianamente diviso tra Indianapolis e Charlotte per le prove, le qualifiche, i briefing tecnici, girando lo stesso giorno con entrambe le vetture. Forse per il troppo impegno, nelle prove libere a Indianapolis, ha commesso un errore, sbattendo contro le barriere. Kurt Busch, campione Nascar nel 2004, correr&agrave; a Indianapolis con una Dallara-Honda del team Andretti e a Charlotte con una Chevrolet del team di Gene Haas e Tony Stewart.  Prima di lui, altri campioni Nascar hanno corso a Indianapolis, come Tony Stewart o Cale Yarborough, ma all&rsquo;epoca di quest&rsquo;ultimo le gare di Indy 500 e Charlotte 600 non si correvano lo stesso giorno.  Dovesse riuscire a vincere in almeno una di esse, Kurt Busch, che a Indy si &egrave; qualificato in quarta fila, con il 12&deg; tempo, e partir&agrave; al fianco di Pablo Montoya e Scott Dixon, entrer&agrave; davvero di diritto nella storia.  Cesare Maria Mannucci

Sar&agrave; il quarto pilota che prover&agrave; lo stesso giorno a correre a Indy e alla 600 miglia di Charlotte

500 Miglia Indianapolis: Busch vuole entrare nella storia

Ed Carpenter (foto), &egrave; stato sabato 17 il pi&ugrave; veloce nelle prime qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis ed &egrave; perci&ograve; il favorito per la pole position che si asssegner&agrave; oggi, domenica 18 maggio.  Saranno 9 i piloti&nbsp;che&nbsp;lotteranno per la pole della gara che che si correr&agrave; tra una settimana, domenica 25 maggio. Sabato 17 si sono svolte le qualifiche finali, che secondo un nuovo meccanismo introdotto quest&rsquo;anno hanno visto coinvolti tutti i 33 piloti iscritti che prenderanno parte alla gara. Ma di questi solo i migliori nove potranno accedere alla battaglia per la pole di domenica 18.  Il miglior tempo nelle prime qualifiche di Ed Carpenter &egrave; stato segnato a una media di 230,661 miglia orarie (371,13 km/h). Ricordiamo che questa velocit&agrave; &egrave; quella media calcolata su 4 giri completi dell&rsquo;ovale di Indy. Carpenter ha preceduto Carlos Munoz, Helio Castroneves, James Hinchcliffe, Will Power, Marco Andretti, Simon Pagenaud, Josef Newgarden e JR Hilderbrand tutti con velocit&agrave; superiori a 230 miglia orarie (370 km/h) e quindi in un fazzoletto tra loro.  Ad Indy non si tiene conto del tempo sul giro ma si trasforma tale valore in velocit&agrave; media. Tutti i primi 9 sono quindi separati di appena 5 decimi nell&rsquo;arco dei 4 giri che si coprono in oltre due minuti e mezzo, quindi pensate quanto sono vicine le prestazioni delle varie auto.  I piloti classificati dal decimo al 33esimo posto quindi non potranno accedere alla battaglia&nbsp;per la pole position. Fra questi esclusi comi importanti, come Hunter-Reay (11&deg;) che guida la classifica del campionato Indy, oppure Montoya (13&deg;), l&rsquo;inglese Wilson (14&deg;), il giapponese Sato, ex F1 che &egrave; 18&deg;, Tony Kanaan, uno degli assi della IndyCar, finito soltanto 23&deg;, un altro ex F1 e 4 volte campione Indycar come Bourdais, solo 24&deg; e Jacques Villeneuve che al ritorno a Indy a 42 anni si &egrave; classificato per ora 27&deg; con una media di 228,171 miglia orarie. Villeneuve &egrave; preceduto anche dall&rsquo;unica donna in gara, l&rsquo;inglese Pippa Mann che &egrave; 25&deg;.  Comunque tutti e 33 i piloti scenderanno di nuovo in pista oggi per conquistare le posizioni nella griglia di partenza e i tempi di ieri sono azzerati. Le qualifiche di sabato di ieri servivano solo a decidere chi aveva diritto di accedere alla lotta per la pole e chi no. I primi 9 (Carpenter, Munoz, Castroneves, Hinchcliffe, Power, Andretti, Pagenaud, Newgarden e Hildebrand) lotteranno per la pole e i loro tempi varranno per occupare le prime tre file della griglia (a Indy si parte tre per fila), gli altri 24 lotteranno per le posizioni delle 8 file rimanenti, dalla quarta alla undicesima. All&rsquo;autore della pole position andr&agrave; un premio di 100mila dollari.  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;

&Egrave; stato il pi&ugrave; veloce nelle prime qualifiche e oggi in 9 si batteranno per la prima fila della 500 Miglia. Fuori dai top 9 Montoya e Villeneuve

Carpenter difende la pole Indy500

La pioggia continua a disturbare i test a Indianapolis in preparazione al pole day che si disputer&agrave; sabato 17. Ma sebbene con una attivit&agrave; in pista ridotta, le velocit&agrave; medie progressivamente migliorano.  Simon Pagenaud, con una Dallara-Honda del team di Sam Schmidt, vincitore la scorsa settimana della gara sul circuito stradale di Indy, si &egrave; spinto sino a 226,122 miglia orarie (363,83 km/h) - ricordiamo che sono velocit&agrave; medie sul giro, non di punta! -&nbsp;&nbsp;precedendo J.R Hildebrand, primo tra i motori Chevy,&nbsp; che ha ottenuto la velocit&agrave; media di 225, 854 miglia. Sono 29 i piloti scesi in pista.&nbsp; Ancora in difficolt&agrave; Jacques Villeneuve, compagno di Pagenaud, autore del 27&deg; tempo, e che per ora non riesce a passare le 222 miglia orarie (357 km/h), limite davvero alla portata di tutti.  Pablo Montoya, ieri autore della settima velocit&agrave; con 225,134 miglia orarie, si &egrave; mostrato subito a suo agio, mostrandosi pi&ugrave; veloce rispetto a quanto non sia successo nelle precedenti gare su i tracciati stradali.  Per ora, fortunatamente, quasi assenti gli incidenti, nonostante rispetto allo scorso anno, le velocit&agrave; medie siano salite, grazie a gomme pi&ugrave; performanti.  Contro il muro della curva 3 &egrave; finito Jack Hawksworth, mentre Kurt Busch, per ora la sopresa pi&ugrave; positiva tra i debuttanti o quelli che ritornano a Indianapolis dopo decenni di Nascar, ha approfittato della pioggia e della ridotta attivit&agrave; in pista, per volare a Charlotte e provare in vista della 600 miglia Nascar, che si terr&agrave; la sera dello&nbsp;stesso giorno della 500 miglia di Indy, e a cui Busch parteciper&agrave; con una vettura del team di Gene Haas.  Purtroppo il maltempo dovrebbe ostacolare anche le prove di giovedi e venerdi, creando cos&igrave; ulteriore incertezza per il pole day, che definir&agrave; le prime file dello schieramento per la prossima 500 Miglia.  Cesare Maria Mannucci

Ma la pioggia, al 4&deg; giorno di test, &egrave; ancora protagonista

500 miglia Indy: Pagenaud il pi&ugrave; veloce

Juan Pablo Montoya ha deciso di lasciare la Nascar per tornare in IndyCar. Dopo sete anni di stagioni travagliate, con pochissime vittorie nelle gare americane stock car ha deciso di rientrare nelle monoposto e nel 2014, ma non solo: Montoya ha anche divorziato dal suo storico team, quello di Chip Gasassi e correr&agrave; con la Dallara FW12 della rivalissima squadra di Roger Penske. Montoya affiancher&agrave; Will Power, pilota di punta di Penske e Helio Castroneves, il pi&ugrave; esperto della categoria. Quindi il sacrificato dovrebbe essere Ryan Briscoe.  Per Montoya, 37 anni, soprannominato fin dai tempi della F1 "Juancho" (ovvero grassottello) per via del suo aspetto robusto, &egrave; il terzo cambio di specialit&agrave; importante. Aveva gi&agrave; lasciato le monoposto Usa della Cart per la F1, poi abbandon&ograve; la F1 per la Nascar e ora torna alle monoposto IndyCar. Nello stesso tempo Montoya &egrave; al secondo "divorzio" da un team per abbracciare quello rivale: aveva fatto lo stesso nel 2005, quando abbandon&ograve; la Williams per passare alla rivale McLaren e far&agrave; lo stesso adesso lasciando Gasassi per Penske.  La carriera di Juan Pablo Montoya dal 1998 &egrave; sempre stata caratterizzata da un avanti e indietro dall'Europa agli Stati Uniti: nel '98 vinse il titolo di F3000 e forte di quel successo attravers&ograve; l'Atlantico per andare a sostituire Alessandro Zanardi nella serie Usa Cart (la categoria di allora) nel team vincente di allora, quello di Chip Ganassi. Lo fece talmente bene che nel 1999, al suo debutto sulle piste americane, Montoya vinse il titolo Cart e l'anno dopo conquist&ograve; la 500 Miglia di Indianapolis.  I risultati lo portarono in F1, perch&eacute; fu ingaggiato da Frank Williams e messo al volante della Williams-BMW. Con quella monoposto Montoya fu il rivale pi&ugrave; acerrimo di Schumacher nei mondiali 2002, 2003 e 2004 ma non fece mai meglio del terzo posto in campionato. Nel 2005 fece scalpore il suo passaggio dalla Williams alla McLaren al fianco di Raikkonen, ma non leg&ograve; mai bene con il team di Ron Dennis: salt&ograve; alcune gare per un incidente domestico su cui nacquero speculazioni e dicerie e l'armonia si ruppe presto, tanto che la McLaren gi&agrave; a fine di quella prima stagione si era convinta di appiedare Montoya a per prendere Alonso, operazione che avvenne a met&agrave; del 2006.  Cos&igrave; Montoya ritorn&ograve; negli Usa, richiamato da Ganassi, il suo storico team manager, per entrare nella ricca e popolare serie Nascar. Ma la sua carriera, con le ruote coperte, non &egrave; mai esplosa. Debutt&ograve; con un 11&deg; posto in Nascar e in sette anni di carriera ottiene solo una manciata di vittorie e lo scorso anno fu anche protagonista di un memorabile incidente centrando a Daytona in mezzo di soccorso durante la neutralizzazione della gara. Paradossalmente ottenne risultati migliori con i prototipi Grand-Am che Ganassi faceva correre solo alla 24 Ore di Daytona dove per tre volte Montoya ha vinto la famosa gara di durata.  In tutto Montoya ha ottenuto 7 vittorie in F1 (4 con Wiolliams e 3 con McLaren) ed &egrave; l'unico pilota ad aver vinto il trittico 500 Miglia di Indianapolis, il Gp Monaco F1 e la 24 Ore di Daytona. Non sar&agrave; prestigioso come l'aver conquistato il mondiale F1, Indy 500 e la 24 Ore di Le Mans (impresa riuscita solo a Graham Hill nella storia delle corse) ma &egrave; abbastanza per essere ricordato.

Il colombiano lascia la Nascar dopo anni di insuccessi e divorzia dal suo storico team

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