        Dal mental coach al consigliere tecnico, una figura da affiancare al campione per migliorare ed essere ancor pi&ugrave; completi. Sir Jackie Stewart sottolinea il bisogno di &ldquo;allenatori&rdquo; in Formula 1, che siano accanto ai grandi piloti della categoria. Lui stesso si propose, in due occasioni, per supportare Romain Grosjean: nel 2012 e lo scorso anno, quando il pilota della Haas fatic&ograve; a ottenere risultati nella prima parte di campionato, mai a punti, fino all&rsquo;incidente di Barcellona.&nbsp; Adesso torna sul tema per dire: &ldquo;Semplicemente non lo capisco ai giorni d&rsquo;oggi. I piloti sono cos&igrave; intelligenti che non hanno bisogno di allenatori. &Egrave; assolutamente errato. Non c&rsquo;&egrave; un solo pilota al massimo delle sue abilit&agrave; che non dovrebbe essere assistito dalla saggezza e dalle osservazioni alle quali lui probabilmente non aveva mai pensato&rdquo;. E Stewart contrasta l&rsquo;idea che, nell&rsquo;era della telemetria a guidare i progressi in pista, un consigliere, un mentore accanto sia superfluo, anzi. &ldquo;I piloti oggi sono allenati e hanno dei preparatori che li aiutano con la condizione atletica ma non nelle capacit&agrave; mentali. Credo sia completamente errato. Oggi la telemetria &egrave; cos&igrave; chiara e se ascoltassero quello che un coach potrebbe dirgli, vedrebbero la differenza&rdquo;, racconta ad Autosport. Del mental coach si &egrave; a lungo discusso negli ultimi anni, quanto alla sorta di consulente-allenatore che immagina Stewart &ndash; a ricordare come abbia avuto nella sua carriera i consigli fondamentali di Graham Hill prima e Jim Clark a soddisfare la sua fame di apprendere &ndash; viene da chiedersi se sia davvero la strada giusta, nella Formula 1 ipercontrollata di oggi. F1 2019, Ferrari: tutti per uno, uno per tutti Coaching, nel senso pi&ugrave; ampio, di assistenza alla guida mentre si &egrave; al volante, che i regolamenti, negli anni scorsi, hanno provato a limitare nelle informazioni trasferibili, via radio, dagli ingegneri. L'editoriale del Direttore: E ora la Ferrari ha la top university Immaginare l&rsquo;affiancamento al top driver di un&rsquo;ulteriore figura &ndash; a suggerire il miglior approccio alla corsa o pi&ugrave; direttamente coinvolto nei temi della guida &ndash; oltre alla miriade di dati gi&agrave; disponibili e interpretati insieme ai propri ingegneri di pista, appare come un eliminare le ridottissime aree di &ldquo;imperfezione umana&rdquo; - frutto di fragilit&agrave;, rendimento sotto stress &ndash; tra i pochi fattori ancora in grado di fare la differenza in pista e definire il campione perfetto. WRC, il Mondiale Piloti compie 40 anni       

Sir Jackie spiega l'importanza di essere affiancati da una figura che sia allenatore e assistente, sul piano psicologico e tecnico. I benefici per i top driver sarebbero immediati

Formula 1, Stewart: ai piloti serve un mentore

        Non &egrave; per nulla indulgente con la condotta di gara tenuta da Hamilton ad Abu Dhabi, Jackie Stewart. Un pilota deve anzitutto comportarsi secondo quelle che sono le richieste del team, anche se in palio c'&egrave; un mondiale piloti. Tanto pi&ugrave; se viene pagato un importante ingaggio multimilionario. &laquo;Lewis si &egrave; rifiutato di seguire le istruzioni, ed &egrave; andato contro chi dirige il team. Ora, mi dispiace, ma quando vieni pagato tra i 20 e i 30 milioni di sterline all'anno, e ti viene detto di fare qualcosa, devi farla. Non importa chi sei. Fa solo 21 gare all'anno, non &egrave; un grande affare. Noi lavoravamo sodo per avere un buon guadagno, oggi non fanno nemmeno tanti test&raquo;.&nbsp; Una visione legittima, aziendalista, quella sostenuta dall'ex pilota. Dall'altra parte si schierano quanti giustificano Lewis, anzitutto perch&eacute; non ha arrecato alcun danno concreto, ma ha semplicemente gestito una tattica di gara puntanto al raggiungimento dell'obiettivo massimo, per quanto irrealistico potesse essere: strappare il mondiale dalle mani di Rosberg. Lo stesso Toto Wolff ha analizzato la vicenda dalle due prospettive, non escludendo che possano essere adottati dei provvedimenti disciplinari o, all'estremo opposto, allentare la morsa delle regole interne in scenari particolari come pu&ograve; essere un'ultima gara stagionale con un mondiale in palio.&nbsp; Grande Hamilton a fare come gli pare! &laquo;Credo che Hamilton possa essere una piccola ballerina. Toto Wolff e Niki Lauda non sono degli stupidi, n&eacute; lo &egrave; il presidente della Mercedes, che spesso va ai gran premi. Un marchio globale di quel rilievo non pu&ograve; essere messo a rischio da un uomo che non fa le cose nel modo giusto. Non &egrave; la prima volta che va contro le istruzioni e se continuer&agrave; a farlo in Mercedes avranno la possibilit&agrave; di scaricarlo&raquo;, prosegue sir Jackie, aggiungendo che a Lewis dovrebbe essere dato un ultimo richiamo, prospettando quale sar&agrave; il passo successivo, se dovesse ancora mostrarsi riottoso. &laquo;Un'altra via che potrebbero seguire &egrave; di multarlo&raquo;. Radiosprint Abu Dhabi, non solo Hamilton Test Abu Dhabi, tre team in pista con le gomme larghe       

Sir Jackie ritiene inaccettabile il comportamento di Lewis ad Abu Dhabi, il rifiuto di seguire le istruzioni del team, e prospetta una multa, ultimo avviso prima di un licenziamento

Stewart polemico: Hamilton deve obbedire a Mercedes

Tre giornate difficili, quelle del GP di Singapore per Lewis Hamilton. I problemi tecnici al venerd&igrave; hanno condizionato la preparazione del week end, salvato in extremis grazie alla strategia, che perlomeno lo ha riportato sul podio. Una battuta d&#39;arresto mentre Nico Rosberg annichiliva tutti con un giro da qualifica, quello s&igrave;, alla Hamilton. C&#39;&egrave; la leadership del mondiale persa, ma ancora sei gare per riprendersela. Sar&agrave; una partita che si decider&agrave; ad Abu Dhabi, chiaro, ma le prestazioni opache di Singapore hanno portato Jackie Stewart a interrogarsi sullo stato di forma di Lewis.  &laquo;Pu&ograve; capitare che in una fase di costante successo tocchi il fondo, perch&eacute; quando hai successo di continuo, tutto pu&ograve; sembrarti cos&igrave; semplice. All&#39;improvviso le cose possono andare meno bene, la tua guida diventa va oltre i limiti, non sei in guardia o vivi una vita che ti distrae per un verso o per l&#39;altro&raquo;, ha analizzato il campione scozzese.&nbsp;  Hamilton distratto dalla vita extra-Formula 1 &egrave; un tema ricorrente quando le prestazioni di Lewis non sono sui livelli ai quali ci ha abituato. Guardando alle gare dalla ripresa dalla pausa estiva, a Spa ha completato la rimonta dal fondo dello schieramento come ci si attendeva, a Monza ha staccato un giro da qualifica sensazionale, rifilando un divario netto proprio a Rosberg, marcando la differenza senza possibilit&agrave; di replica; a Singapore, il vero passaggio a vuoto. Sepang rappresenta l&#39;occasione per rilanciarsi.&nbsp;  Predica il verbo della dedizione e concentrazione, Stewart: &laquo;Se sei al vertice in ogni ambito lavorativo, puoi farti trasportare dal successo, dalle cose, poi arriva qualcun altro e guida meglio o &egrave; pi&ugrave; consistente. Io ho sempre temuto di esseere battuto, ho sempre pensato che ci sarebbe potuto essere qualcuno l&agrave; fuori migliore o che avrebbe avuto una macchina migliore. Ho sempre lavorato su queste basi, non potrei mai sedermi e rilassarmi&raquo;.  E non manca di fare una previsione in ottica iridata, convito dall&#39;attuale stato di forma di Nico Rosberg, che anche dopo la vittoria di Singapore ha ribadito di pensare gara per gara, senza farsi trasportare da ragionamenti in prospettiva mondiale: &laquo;Rosberg mi d&agrave; l&#39;impressione di essere pi&ugrave; sereno dopo Spa. Ha l&#39;aria d&#39;essere pi&ugrave; in forma e costante. Lo vedo in testa alla classifica a fine campionato. Lewis &egrave; certamente un pilota pi&ugrave; veloce e aggressivo, ma a volte non serve a nulla quando si tratta di tattica o strategia&raquo;. 

Il cambio al vertice della classifica piloti fa pronunciare sir Jackie in favore di Nico nella lotta per la conquista del titolo

Stewart scommette su Rosberg, anche se Hamilton &egrave; pi&ugrave; veloce

&quot;When you drive never drink&quot;, lo dice Sir Jackie Stewart, tre volte Campione del mondo di Formula 1 e da sempre paladino della sicurezza nelle corse. When you drive never drink, ribadisce pure Heineken che della F1 &egrave; appena diventato global partner, legando anche il suo nome a tre gran premi tra cui quello d&rsquo;Italia che si correr&agrave; questo weekend a Monza. Una cassa di risonanza molto importante per diffondere ancora una volta la cultura del bere responsabile, attivit&agrave; in cui Heineken &egrave; storicamente pioniera. Per trasmettere questo messaggio &egrave; sceso in campo anche Jackie Stewart, con uno spot che mescola presente e passato spiegando in maniera inequivocabile come si comporta un vero campione.  &nbsp;  Nei filmati d&rsquo;epoca si vede il campione britannico impegnato tra i cordoli e in diversi altri momenti di vita di autodromo, varie occasioni in cui gli viene offerta una birra. Stewart la rifiuta sempre, dovendo mettersi al volante. Passano gli anni, ma il suo approccio non cambia: anche oggi Stewart sceglie di non bere quando deve guidare, come quando nello spot lo vediamo salire a bordo di un&rsquo;auto sportiva per lasciare una festa. A un comportamento evidente si accompagna uno slogan altrettanto esplicito &ldquo;When You Drive Never Drink&rdquo;. Un messaggio e un impegno chiari che Heineken porta avanti sin dal 1999, quando invitava i fan a raggiungere l&rsquo;Heineken Jammin Festival in treno piuttosto che in auto.&nbsp;  &nbsp;  Un messaggio che verr&agrave; ribadito ancora, con forza, sia a tutte le persone che seguiranno i prossimi Gran Premi &ndash; dal vivo o in televisione &ndash; sia durante l&rsquo;appuntamento di Monza, in corso in questo weekend. Sul circuito lombardo si corre ininterrottamente dal 1922 (tranne quattro eccezioni) ed &egrave; la pista che tutt&rsquo;ora detiene il record di velocit&agrave; di Formula 1. Nel 2005, infatti, Kimi R&auml;ikk&ouml;nen su Mclaren raggiunse i 370,1 km/h. 

Heineken diventa global sponsor del campionato mondiale di Formula 1 e partner del Gran Premio di Monza

Heineken, se guidi non bere parola di Jackie Stewart

Jackie Stewart, se guidi non bere: foto

Dopo oltre tre anni a secco, Tony Stewart &egrave; tornato al successo nella Nascar Sprint Cup Series a Sonoma, in California, nel primo appuntamento del 2016 su un circuito stradale. Stewart ha vinto grazie alla scommessa fatta dal suo muretto che, vedendo dei detriti in pista, l&rsquo;ha chiamato per l&rsquo;ultimo pit-stop sperando in una caution che &egrave; poi arrivata. Ritrovatosi al comando, Stewart si &egrave; dovuto difendere da un arrembante Denny Hamlin in una gran battaglia all&rsquo;ultimo giro. Il pilota della Toyota &egrave; riuscito infatti a passarlo nella parte &ldquo;bassa&rdquo; della pista che segue il saliscendi iniziale, ma un&rsquo;uscita non perfetta l&rsquo;ha penalizzato facendolo arrivare lungo all&rsquo;ultima curva.&nbsp;    La porta aperta &egrave; stata cos&igrave; sfruttata appieno dal tre volte campione della categoria, che non senza una sonora sportellata ha tagliato il traguardo al comando. Dopo aver saltato le prime gare del 2016 per una frattura vertebrale rimediata nell&rsquo;inverno, Stewart &egrave; ora vicinissimo a conquistare un posto nei playoff della Chase For The Cup alla sua ultima stagione prima del gi&agrave; annunciato ritiro. L&rsquo;ultima affermazione per lui era arrivata nel 2013, prima di una doppia frattura ad una gamba che l&rsquo;aveva costretto ad un lungo periodo di recupero, e che si era sommata l&rsquo;anno successivo al tragico incidente in una gara sprint car che era costato la vita al rivale Kevin Ward.    Hamlin ha terminato secondo, nonostante un urto in extremis contro il muretto, mentre Joey Logano ha battuto il poleman Carl Edwards e Martin Truex Jr. Sesto Kevin Harvick, che non &egrave; mai riuscito ad impensierire i rivali, mentre Kyle Busch, a sua volta favorito da una &ldquo;caution&rdquo; nel corso delle prime soste, ha terminato settimo. Solo decimo invece il fratello maggiore Kurt, in testa a met&agrave; gara, mentre Clint Bowyer &egrave; finito subito fuori dai giochi per un guaio elettrico che ha riempito il suo abitacolo di fumo.&nbsp;    Tredicesimo Jimmie Johnson davanti ad AJ Allmendinger. Specialista delle piste stradali che partiva dalla prima fila, il pilota del team JTG &egrave; stato penalizzato per un eccesso di velocit&agrave; in corsia box. Da sottolineare anche il debutto di Dylan Lupton, protagonista in passato del programma Nascar Next riservato ai giovani pi&ugrave; promettenti del panorama Stock Car.  L&rsquo;ordine d&rsquo;arrivo della Toyota Save Mart 350 di Sonoma, settimo appuntamento della Nascar Sprint Cup Series 2016:  1 - Tony Stewart (Chevy) - Stewart/Haas - 110 giri  2 - Denny Hamlin (Toyota) - Gibbs giri - 110  3 - Joey Logano (Ford) &ndash; Penske - 110  4 - Carl Edwards (Toyota) &ndash; Gibbs - 110  5 - Martin Truex Jr. (Toyota) - Furniture Row - 110  6 - Kevin Harvick (Chevy) &ndash; Stewart/Haas - 110  7 - Kyle Busch (Toyota) &ndash; Gibbs - 110  8 - Ryan Newman (Chevy) Childress - 110  9 - Kasey Kahne (Chevy) &ndash; Hendrick - 110  10 - Kurt Busch (Chevy) &ndash; Stewart/Haas - 110  In campionato  1. Kevin Harvick 562;&nbsp;  2. Kurt Busch 527;&nbsp;  3. Carl Edwards 510;&nbsp;  4. Brad Keselowski 506;&nbsp;  5. Joey Logano 493. 

Il tre volte campione vicino ad un posto in Chase For The Cup

Nascar,&nbsp;Stewart torna alla vittoria a Sonoma

Sono parole che suonano un po&rsquo; come una risposta a quanti, recentemente, hanno invocato una Formula 1 pi&ugrave; &ldquo;rischiosa&rdquo;. Jackie Stewart parla al Der Tagesspiegel e ripercorre gli anni in cui le vittime in pista non erano evento raro: Courage, Cevert, due esempi tra i pi&ugrave; tragici ricordati dal 76enne scozzese e, sebbene la morte in Formula 1 sia stata allontanata da Imola &rsquo;94, non si pu&ograve; nascondere il rischio insito nelle corse, con il caso Bianchi a insegnarlo. &laquo;LaFormula 1 &egrave; il miglior esempio di quella che &egrave; la gestione del rischio. Sul retro di ogni biglietto c&rsquo;&egrave; scritto: &ldquo;il motorport &egrave; pericoloso&rdquo;. Lo &egrave; ancora&raquo;.  Torna, poi, su due incidenti occorsi recentemente, quello di Verstappen a Monaco e il botto di Stroll a Monza in Formula 3, per ribadire come i piloti oggi prendano troppi rischi: &laquo;L&rsquo;incidente di Max Verstappen sarebbe potuto essere fatale. E&rsquo; stato un botto tremendo, &egrave; stato salvato dalle barriere deformabili, uno sforzo prodotto per un motorsport pi&ugrave; sicuro. Alla fine di maggio c&rsquo;&egrave; stato il serio incidente in Formula 3 a Monza, terribile. Lance Stroll &egrave; sceso dalla macchina ed &egrave; tornato ai box. Suo padre Lawrence mi ha mostrato il video a Montreal e sono rimasto shockato. Il padre era piuttosto colpito dall&rsquo;aver realizzato cosa pu&ograve; capitare a suo figlio&raquo;.  Secondo Stewart, i piloti dovrebbero tornare a interessarsi della sicurezza e fare pi&ugrave; di quanto non facciano oggi, tuttavia riconosce come &laquo;le loro parole non hanno alcun peso. Ai nostri tempi boicottavamo i circuiti, molte persone in Formula 1 sono spaventate che i piloti possano di nuovo avere un peso, dovrebbero avere un impatto maggiore soprattutto per quanto riguarda i problemi legati alla sicurezza&raquo;.  Con una GPDA balzata recentemente agli onori della cronaca per il sondaggio lanciato tra i tifosi, un&rsquo;occasione buona per accorgersi ancora dell&rsquo;esistenza di quello che dovrebbe essere il sindacato dei piloti, Stewart non si sottrarrebbe dal dare un contributo e quando gli chiedono se potrebbe essere il presidente dell&rsquo;associazione dei piloti, dice: &laquo;Ovviamente darei una mano, ma dev&rsquo;essere richiesta. Molti pensano che lo sport non sia pi&ugrave; come una volta, ma i rischi sono gli stessi. E&rsquo; triste, per&ograve; probabilmente serviranno una o due morti prima di tornare a capirlo. Non devi chiederlo a me, ci sono campioni del mondo come Piquet o Lauda o uno dei piloti che hanno smesso da poco come Herbert e Coulthard&raquo;.  Fabiano Polimeni

L&rsquo;ex campione scozzese ammonisce sui rischi sempre presenti in F1 e stimola i piloti a far di pi&ugrave;

 Stewart e la sicurezza in F1: i piloti non hanno peso

&laquo;Solo una mente paranoica pu&ograve; partorire una teoria del genere&raquo;. I destinatari del messaggio di Toto Wolff &egrave; per chi ha ipotizzato che Nico Rosberg abbia finto di sbagliare la frenata alla prima variante per dare strada al compagno Lewis Hamilton. Un modo per mettere &ldquo;a posto&rdquo; i problemi sorti dopo Spa. Tra i complottisti c&rsquo;&egrave; stato anche Jackie Stewart, stupito dal vedere Rosberg non provare a fare la curva per entrare in variante. Ma siamo sul fronte dello scandalo a tutti i costi. Anche perch&eacute; con questo sistema di punteggio per Rosberg una seconda posizione &egrave; solo un piccolo passo indietro, ma un possibile testacoda con rischio di spegnere il motore sarebbe stato una catastrofe.  &laquo;Nico, come molti altri piloti, ha dovuto gestire il degrado degli pneumatici posteriori per evitare di dover ricorrere ad una seconda sosta &ndash; ha proseguito Wolff - che a Monza vuol dire abbandonare la lotta per il podio. In frenata ha cos&igrave; provato a spostare il ripartitore sull&rsquo;anteriore della vettura, e per due volte &egrave; stato sorpreso dalla reazione della monoposto alla staccata della prima variante. Onestamente credo che, soprattutto nel secondo errore, abbia influito anche la pressione di Lewis, che risaliva alle sue spalle giro dopo giro&raquo;.  Roberto Chinchero  

Il responsabile della Mercedes mette a tacere le voci di uno sbaglio &ldquo;pilotato&rdquo; da parte di Rosberg nel GP d&rsquo;Italia

Toto Wolff risponde a Jackie Stewart

Tragedia al Canandaigua Motorsport Park, nei pressi di Syracuse. Kevin Ward Jr, 20 anni, &egrave; morto durante una fase di caution di una gara Midget dopo essere stato investito dalla vettura di Tony Stewart. In seguito ad un contatto di gara con il tre volte campione Nascar, Ward &egrave; sceso dalla sua vettura per affrontarlo, attraversando a piedi la pista. Ma nel momento in cui transitava Stewart, la sua Sprint Car ha apparentemente scodato, agganciando Ward con la posteriore sinistra, trascinandolo in basso prima di scaraventarlo a diversi metri di distanza. Nulla da fare per lui: &egrave; stato dichiarato deceduto prima dell'arrivo in ospedale.  L'evento &egrave; stato immediatamente cancellato, e la polizia dello stato di New York &egrave; arrivata in forze per iniziare gli accertamenti su eventuali responsabilit&agrave;. Sequestrate sia le vetture che le on-board camera. Stewart, che dovrebbe correre stasera a Watkins Glen nella Sprint Cup Nascar, &egrave; solito prendere parte ad eventi midget quando possibile. Proprio di un anno fa l'incidente che gli cost&ograve; fratture multiple e un lungo stop.  A seguire, il video dell'incidente: attenzione, per&ograve;, &egrave; piuttosto cruento!  Marco Cortesi Stewart lascia il volante a Smith nella gara Nascar Dopo l'infausto incidente con Kevin Ward, di cui parliamo sopra, Tony Stewart ha deciso di fermarsi e non correre nella tappa della Sprint Cup Series in programma stasera a Warkins Glen. Il pilota e team principal, tre volte campione della categoria, &egrave; tuttora indagato, anche se non dal punto di vista penale.  Soprattutto, &egrave; risultato comprensibilmente molto scosso dall'accaduto tanto da cedere il volante a Regan Smith, che gi&agrave; lo scorso anno lo aveva rimpiazzato in seguito al noto infortunio a tibia e perone, dopo che in un primo tempo si era parlato anche della possibilit&agrave; che potesse correre Max Papis, che gi&agrave; l'aveva rimpiazzato l'anno scorso proprio in conseguenza delle fratture per un incidente avuto sempre con le Sprint Car, con le quali corre appena pu&ograve;.  

A Syracuse il pilota Nascar ha travolto e ucciso l'avversario, sceso dalla macchina per protestare dopo un contatto in gara

Incidente mortale in midget: Stewart investe Ward [video]

Sar&agrave; un&rsquo;esibizione da urlo quella cui assisteranno i fortunati spettatori inglesi del Gp d&rsquo;Inghilterra a SIlverstone nel week end 4/6 luglio. Quello di Silverstone sar&agrave; il 50esimo Gp d&rsquo;Inghilterra che si svolge sul circuito della contea del Northamptonshire, per cui gli organizzatori hanno pensato a una parata veramente straordinaria per accendere l&rsquo;entusiasmo del pubblico. Una esibizione di parecchie F1 degli ultimi 50 anni che hanno fatto la storia di questo Gran Premio. E al volante di queste auto piloti e personaggi di rilievo della F1 passata e presente.  Il pi&ugrave; titolato &egrave; Alain Prost, che guider&agrave; la Red Bull-Renault Rb8 con cui Webber vinse nel 2012 il Gp d&rsquo;Inghilterra; la Red Bull guidata da Prost &egrave; anche la monoposto pi&ugrave; moderna dell&rsquo;esibizione. A rappresentare gli anni &lsquo;90 ci sar&agrave; la Williams Fw07 che vinse a Silverstone con Clay Regazzoni, guidata per l&rsquo;occasione da Rubens Barrichello; Andando ancora pi&ugrave; indietro, vedremo la March 711 del 1971 condotta niente di meno che da Adrian Newey, il geniale progettista della Red Bull F1.  Poi si esibir&agrave; Jackie Stewart, l&rsquo;indimenticato 3 volte iridato al volante della sua vecchia Matra Ms80 F1 del 1969; quindi Dario Franchitti, il campione di IndyCar e tre volte vincitore della Indy 500 che sieder&agrave; nella leggendaria Lotus 25 che nel 1963 era guidata da Jim Clark. E Infine David Brabham, al volante di una delle monoposto di suo pap&agrave; Jack, la Cooper Climax T53 con cui &ldquo;Black Jack vinse&rdquo; il Gp d&rsquo;Inghilterra 1960.  La Silverstone50, com&rsquo;&egrave; soprannominata la parata, si svolger&agrave; tutti e tre i giorni del week end, da venerdi a domenica, fra un turno di prove e l&rsquo;altro, e domenica mattina prima del Gp.

Esibizione a Silvertsone con vecchie F1 leggendarie prima del Gp d'Inghilterra

Prost sulla Red Bull F1, Newey con la March di Peterson

Domenica 25 maggio, Kurt Busch prover&agrave; ad entrare nella storia. Sar&agrave; infatti il quarto pilota che prover&agrave; lo stesso giorno a correre la 500 miglia di Indianapolis e la 600 miglia di Charlotte, valida per il campionato Nascar Sprint Cup.  Un impegno difficilissimo, in precedenza tentato da John Andretti, Robby Gordon e Tony Stewart, e quest&rsquo;ultimo &egrave; l&rsquo;unico ad essere riuscito a completare entrambe le gare. Perch&egrave; parliamo di correre per 1.110 miglia in un giorno, ossia 1770 km.  Sfida cos&igrave; complessa che in passato Juan Pablo Montoya si &egrave; sempre rifiutato di affrontare, sebbene pi&ugrave; volte sollecitato da Chip Ganassi.  Impegno terribile, non tanto sotto l&rsquo;aspetto fisico - gli ovali non richiedono un grande sforzo aerobico - quanto per l&rsquo;intensit&agrave; mentale, la concentrazione e anche la vista. Perch&egrave; non bisogna solo considerare la lunghezza delle due gare, ma anche il tempo per trasferirsi in elicottero dallo Speedway di Indianapolis all&rsquo;aeroporto, poi con un aereo privato volare a Charlotte, poi un altro elicottero, verso lo Speedway dove si corre la gara Nascar.  Non solo, ma nella settimana precedente alla gara, Busch si &egrave; quotidianamente diviso tra Indianapolis e Charlotte per le prove, le qualifiche, i briefing tecnici, girando lo stesso giorno con entrambe le vetture. Forse per il troppo impegno, nelle prove libere a Indianapolis, ha commesso un errore, sbattendo contro le barriere. Kurt Busch, campione Nascar nel 2004, correr&agrave; a Indianapolis con una Dallara-Honda del team Andretti e a Charlotte con una Chevrolet del team di Gene Haas e Tony Stewart.  Prima di lui, altri campioni Nascar hanno corso a Indianapolis, come Tony Stewart o Cale Yarborough, ma all&rsquo;epoca di quest&rsquo;ultimo le gare di Indy 500 e Charlotte 600 non si correvano lo stesso giorno.  Dovesse riuscire a vincere in almeno una di esse, Kurt Busch, che a Indy si &egrave; qualificato in quarta fila, con il 12&deg; tempo, e partir&agrave; al fianco di Pablo Montoya e Scott Dixon, entrer&agrave; davvero di diritto nella storia.  Cesare Maria Mannucci

Sar&agrave; il quarto pilota che prover&agrave; lo stesso giorno a correre a Indy e alla 600 miglia di Charlotte

500 Miglia Indianapolis: Busch vuole entrare nella storia

Con 25 vittorie Lewis Hamilton diventa l&rsquo;ottavo pilota pi&ugrave; vincente di sempre nella storia della Formula Uno: raggiunge e affianca Jim Clark e Niki Lauda nella classifica di chi ha vinto pi&ugrave; Gran Premi. Quella classifica che &egrave; guidata da Schumacher, inarrivabile a quota 91 successi, seguito da Prost (51 vittorie), Senna (41 vittorie) e Vettel (39 vittorie).  &nbsp;Ma quanto valgono le 25 vittorie di Hamilton, le 32 di Alonso e le 39 di Vettel dei giorni nostri rispetto alla storia? I paragoni sono sempre difficili perch&eacute; oggi si corrono mediamente 19/20 Gp a stagione contro i 16 dell&rsquo;epoca di Senna e i 14/15 dell&rsquo;epoca di Lauda e Stewart e gli appena 9/10 dei tempi di Clark. I piloti hanno un carriera pi&ugrave; longeva, le monoposto sono pi&ugrave; affidabili e finiscono tutte le corse. L&rsquo;unica costante tra tutte le epoche &egrave; che ci sono macchine vincenti e binomi piloti-auto che iniziano striscie di successo che durano anni. Successe cos&igrave; con la Ferrari 312 T di Lauda&nbsp;elle sue varie versioni, con la McLaren-Honda Mp4 di Prost e Senna, con le Williams Fw12/15 di Mansell e Prost, con le Red Bull degli ultimi anni.  Per cui il modo migliore per valutare i successi di un un pilota nella storia delle corse non &egrave; calcolare il numero assoluto di vittorie, ma dividerle per il numero dei Gran Premi cui ha preso parte. Fare la media vittorie/gara. Chi ha vinto pi&ugrave; corse disputando il minor numero di Gran Premi &egrave; il pilota di maggior successo.  &nbsp;E allora facendo due conti si vede che senza andare a scomodare Fangio che apparteneva a un&rsquo;epoca davvero pionieristica della F1, il pilota che ha vinto pi&ugrave; corse in proporzione ai Gran premi disputati resta Jim Clark, l&rsquo;asso scozzese che conquist&ograve; con la Lotus due titoli mondiali e mor&igrave; a 33 anni a Hockenheim, nel 1968. Clark, che con la Lotus di Chapman aveva formato un binomio imbattibile quanto quello di Senna con la McLaren e di Vettel con la Red Bull, ha conquistato fra il 1962 e il 1968 25 vittorie in F1. Come Hamilton. Solo che Clark le ha ottenute prendendo parte ad appena 72 Gran premi, il che significa una media incredibile: 1 vittoria ogni 2,88 gare.  Dietro di lui Vettel, che con 39 trionfi in 124 Gp ha la notevole media di 1 vittoria ogni 3,17 corse. Appena sotto dai lui c'&egrave;&nbsp;Schumacher, i cui 91 successi in 307 Gp gli valgono la bella media di 3,37 gare/vittorie. E se Schumi non avesse rovinato la media con i tre anni a bocca asciutta in Mercedes dopo il rientro alle corse, oggi sarebbe alla pari con Jim Clark.  Un poco pi&ugrave; indietro, ma sempre nell&rsquo;eccezionale media di 1 vittoria ogni meno di 4 Gp sono Jackie Stewart (3,66 gare/vittorie), Prost (3,90) e Senna (3,92), questi ultimi due ancora uniti nelle statistiche come in tutta la carriera. Hamilton, con 1 vittoria ogni 5,32 corse disputate, &egrave; indietro in questa classifica media di gare/vittorie ma comunque meglio di Lauda (6,84) con cui condivide il numero dei Gp vinti.  Ancora pi&ugrave; indietro &egrave; Alonso, che sconta pi&ugrave; che gli anni in Ferrari, il biennio quasi a secco con Renaut fra il 2008 e il 2009: Fernando ha una media di 6,87, vale a dire 1 vittoria quasi ogni 7 gare. Paradossalmente &egrave; avanti in questa classifica &nbsp;Damon Hill, che ha vinto solo 22 Gp in carriera ma ha quasi sempre corso con macchine vincenti che gli hanno migliorato la media: 5,22 gare tra una vittoria e l&rsquo;altra.  &nbsp;  Chi ha vinto pi&ugrave; gare disputando meno Gran premi  Clark &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;2,88 gare/vittorie Vettel &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 3,17&nbsp;gare/vittorie Schumacher &nbsp;3,37&nbsp;gare/vittorie Stewart &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 3,66&nbsp;gare/vittorie Prost &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 3,90&nbsp;gare/vittorie Senna &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 3,92&nbsp;gare/vittorie D. Hill &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;5,22&nbsp;gare/vittorie Hamilton &nbsp; &nbsp; &nbsp; 5,32&nbsp;gare/vittorie Mansell &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 6,03&nbsp;gare/vittorie Lauda &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 6,84&nbsp;gare/vittorie Alonso &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp; 6,87&nbsp;gare/vittorie  &nbsp;

Per valutare il pilota di maggior successo non contano i primi posti assoluti, ma i trionfi in funzione delle corse disputate. Ecco questa speciale classifica

Perch&eacute; le 25 vittorie F1 di Hamilton non valgono Clark

Il settimo round della Nascar Sprint Cup Series &egrave; stato rimandato ad oggi, luned&igrave; 7 aprile. La corsa, che si doveva disputare ieri al Texas Motor Speedway di Fort Worth, non ha potuto prendere il via a causa di diversi temporali che si sono abbattuti sull'area metropolitana di Dallas.  La partenza &egrave; in programma per le 12 locali, le 18 italiane. In pole position ci sar&agrave; Tony Stewart, ritornato al vertice delle classifiche dopo l'infortunio dell'anno scorso e le difficolt&agrave; iniziali di questa stagione.

La corsa, che si doveva disputare ieri, non ha potuto prendere il via a causa di diversi temporali 

Nascar in Texas: slitta alle 18 di oggi (ora italiana)

Seguivate la F.1 negli Anni &lsquo;70? Amate andare su YouTube a rivedere filmati d&rsquo;epoca dei Gp? Siete fra quelli convinti che era pi&ugrave; bello e avvincente vedere i sorpassi di una Tyrrell 005 contro la Lotus 72 o la Ferrari 312B piuttosto degli scialbi scambi di posizione &ldquo;pilotati&rdquo; di oggi col Drs? Allora non perdetevi la bellissima intervista a Jackie Stewart che appare sul numero di Autosprint in edicola dal 30 dicembre. A 40 anni di distanza dal suo ritiro dalle corse il leggendario pilota scozzese ha parlato con noi del passato, del presente e del futuro. Una intervista avvincente anche perch&eacute; Stewart &egrave; l&rsquo;unico personaggio del motorsport che correva e vinceva negli Anni &lsquo;70 ed &egrave; rimasto fino ad oggi nel giro della F.1, dove lavora per la finanziaria che &egrave; di propriet&agrave; della Lotus F.1. Quindi &egrave; perfettamente aggiornato sulle problematiche odierne ed &egrave; uno dei pochi che pu&ograve; confrontare i piloti del passato con quelli attuali. Ecco uno stralcio dell&rsquo;intervista che trovate integrale su Autosprint in edicola.  - A 40 anni di distanza, sei pentito di quella decisione di ritirarti dalla F.1 cos&igrave; presto? &laquo;No, resto convinto che sia stata la decisione corretta presa al momento giusto. Gi&agrave; nel 1971 avrei voluto ritirarmi causa problemi fisici. Mi ero malato di mononucleosi, avevo attraversato 86 volte l&rsquo;Atlantico, 43 viaggi in America, per seguire i miei impegni promozionali con la televisione Abc, la Ford, la Goodyear, per girare pubblicit&agrave;, per correre nella Can-Am e in F.1. Avevo deciso di ritirarmi, ma come l&rsquo;anno precedente, verso novembre sono stato meglio, cos&igrave; ho deciso di darmi un altro anno. Ma quello sarebbe stato davvero l&rsquo;ultimo&raquo;. - Essere cos&igrave; competitivo nel 1973 pur avendo deciso ad inizio anno di smettere, dev&rsquo;essere stato difficile... &laquo;Ancora oggi ho lo stesso desiderio di vittoria, non &egrave; mai andato via. Io sono dislessico e quando soffri di questa malattia, ci sono molte cose che ti sono precluse. Perci&ograve; quando un dislessico trova una cosa che riesce a fare bene, si impegna ossessivamente per risultare il migliore di tutti&raquo;. - Per essere un dislessico che aveva gi&agrave; deciso di ritirarsi, a Monza nel 1973 hai fatto una delle gare pi&ugrave; belle nella lunga storia della F.1... &laquo;Eh gi&agrave;, forai e dovetti andare ai box. Ricordo che una volta ripartito, uscivo dalla Parabolica e non vedevo nessuno: ero ultimo. Ken Tyrrell dai box, per mantenermi attento, mi mandava strani segnali con il pannello, tipo meno 20 secondi da Fangio. Era divertente. Capivo che stavo guidando bene, quando te ne rendi conto, &egrave; una sensazione meravigliosa. Forse la gara dove ho guidato meglio in vita mia, eppure alla fine sono arrivato solo quarto, per questo complessivamente il ricordo di quella giornata non &egrave; piacevole&raquo;. - Quali differenze tra essere pilota allora e oggi? &laquo;Alla mia epoca dovevamo convivere con l&rsquo;angoscia. I piloti moderni non sanno cosa voglia dire questa parola, cosa sia il dolore. Non sanno come comportarsi qualora dovessero affrontare una lunga serie di tragiche fatalit&agrave;. Ripenso al 1968: il 7 aprile muore Jim Clark, il 6 maggio muore Mike Spence, la stessa settimana di giugno muore Ludovico Scarfiotti, in luglio &egrave; la volta di Jo Schlesser. Tre settimane dopo correvamo al N&uuml;rburgring in mezzo alla nebbia...&raquo;.  L&rsquo;intervista integrale su Autosprint n.51/52 del 30 dicembre.

Uno stralcio anteprima dell'intervista su Autosprint in edicola

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