Tutti a parlare di Superlega calcistica in questi giorni e tanti a riderci su, definendola un&rsquo;idea insensata, esagerata, paradossale, avida, elitaria e per niente rispettosa della radice popolare, inclusiva e orizzontale dello Sport in generale e del calcio in particolare. Bene. Sar&agrave;. Non entro nel merito. Ma se c&rsquo;&egrave; qualcuno che deve tacere e provare un senso di colpevole disagio nei confronti di idee del genere, be&rsquo; siamo proprio noi dell&rsquo;automobilismo da corsa. Perch&eacute; se c&rsquo;&egrave; chi la Superlega l&rsquo;ha fatta eccome, alla barbaccia dei piccoli, dei deboli, dei vulnerabili e, soprattutto, dello Sport medesimo, con un lungo lavorio partito dalla met&agrave; degli Anni &rsquo;70 e condotto comodamente indisturbato in porto venti anni dopo, &egrave; proprio l&rsquo;uomo pi&ugrave; sinonimo di F.1 di qualsiasi altro, negli ultimi decenni: Bernie Ecclestone.  Con un&rsquo;intelligenza, una strategia e un chirurgico savoir-faire tali da fare nettamente scuola, da sovrastare, da dare dieci piste alla sparuta esgangherata brigata degli artefici della successiva e per ora mancata Superlega pallonara. Perch&eacute; Bernie Ecclestone la Superlega personale l&rsquo;ha costituita nel Circus non gi&agrave; facendo fuoriuscire i grandi team dalla F.1 degli Anni &rsquo;80e &rsquo;90,&nbsp; prendendo letteralmente a calci nel sedere i piccoli. Nessuna diaspora dei nobili e dei grandi, quindi, ma tutto il contrario. Con la pulizia etnico-economica dei meno abbienti, sfiancati e messi alla porta dalle spese sempre pi&ugrave; esorbitanti del turbo, e poi, tornato l&rsquo;aspirato, dal carnaio delle pre-qualificazioni - che il venerd&igrave; mattina matavano i due terzi di quelli politicamente meno forti -, e infine, dalle gomme calmierate, peggio, dalle coperture di legno che venivano rifilate ai poveri.  Superlega, quella volta che la F1 minacci&ograve; la Fia con il campionato alternativo  Un genio, Bernie. Scaltro, imprenditorialmente meraviglioso, dotato a suo modo anche di un gran cuore, di una dignit&agrave;, di un profondo senso dell&rsquo;amicizia e della gratitudine, giacch&eacute;, secondo i suoi principi molto ferrei, mai e poi mai una persona amica e corretta nei suoi confronti ha mai subito un torto da lui. Per&ograve;, se con lui sei pari e finisci sulla sua strada, be&rsquo;, scansati. E a scansarsi sono tanti, quasi tutti, dal 1977 in poi. Weekend del Gran Premio di Gran Bretagna &rsquo;77 a Silverstone: per la prima volta la Foca, ossia l&rsquo;associazione dei Costruttori inglesi capeggiata da Bernie, indice le famigerate pre qualificazioni, ossia una sessione rusticana di 14 piloti privati di piccoli team per falciarne 9 - tra i quali anche la gloriosa Brm, di gran blasone, seconda solo alla Ferrari per militanza iridata, ma ormai economicamente e tecnologicamente alla frutta, quindi da scaricare - e salvarne solo 5 in chiave weekend di Gp. &Egrave; solo un episodio insignificante, ma da l&igrave; comincia la mattanza che andr&agrave; avanti per tutto il 1978 con qualche strascico nel 1979 e che riprender&agrave; alla grande nel 1989 con l&rsquo;abolizione del turbo e il ritorno dell&rsquo;aspirato, che riporta subito una quarantina di macchine in pista, ben presto polverizzate da Bernie nel giro di un paio d&rsquo;anni col solito metodo delle pre qualifiche, che distrugge perfino la carriera a gente come Tarquini, ma tant&rsquo;&egrave;.  Il progetto epocale e kolossal resta quello di creare una F.1 stellare, alla quale possono accedere solo i pi&ugrave; grandi Costruttori del mondo, che si cimentano in diretta televisiva planetaria con diritti d&rsquo;immagine alle stelle, sponsor multinazionali, sedi esotiche, ambientazioni briatoriane da sciogno e introiti da far sembrare Paperon de&rsquo; Paperoni uno da reddito di cittadinanza.   Cos&igrave; fanno fuori dal 1993 il mondiale Endurance, devastano progressivamente i rally mondiali trasformandoli sempre pi&ugrave; in costose para-gimkane a margherita e creano un sistema automobilistico monocratico e formulaunocentrico all&rsquo;insegna del monopensiero Gp oriented, all&rsquo;interno di un Motorsport che invece &egrave; e dovrebbe essere frastagliato, pluralista, inclusivo e complessissimo. Pi&ugrave; Superlega di cos&igrave;, si muore. E rispetto alla spallata velleitaria della Superlega di calcio, Bernie fale cose pi&ugrave; in grande, che sarebbe da abbracciarlo se si volesse solo giudicare l&rsquo;acume mostrato e la sua gestione secca, pregressa e lungimirante della realt&agrave;.  Perch&eacute;, vedete, la Superleague di calcio viene arginata visto che gli enti di autorit&agrave; sportive centrali, continentale e internazionale, ossia Uefa e Fifa, fanno quadrato ottenendo solidariet&agrave; addirittura politico-amministrativa a livello di singole nazioni - vedi il premier Draghi -, mentre per l&rsquo;automobilismo le cose vanno in modo esattamente opposto, all&rsquo;inizio degli Anni &rsquo;90. Ci&ograve; in quanto nell&rsquo;autorit&agrave; centrale, ossia la FIA, a presidente viene eletto Max Mosley, ossia l&rsquo;ex socio March e ex avvocato di fiducia di Bernie, e a vice Presidente Bernie stesso.  Bingo. Zaini a terra. Come pu&ograve; lo scoglio arginare il mare, se diventa esso stesso mare? E quello &egrave; il principio di tanti se non di tutti i mali, perch&eacute; progressivamente la F.1 diventa esclusivo terreno di grandi Club pi&ugrave; la Minardi - non pi&ugrave; gestita dal buon Gian Carlo -, tenuta l&igrave; a far da valvola d&rsquo;entrata, creando una sorta di paradiso del Quattrino, con tanti SuperTeam pi&ugrave; una squadretta piccola. E, a differenza dell&rsquo;Uomo Ragno, a grandi poteri corrispondono sempre meno responsabilit&agrave;. A farne le spese, negli anni e nei decenni che seguono, non sono solo i piccoli racer, ma, progressivamente, gli organizzatori pi&ugrave; indipendenti e i circuiti pi&ugrave; storici, spettacolari e probanti del mondiale, in luogo di location riccastre e un po&rsquo; cafone, da show tutto luci e paillettes. Con sempre meno sostanza agonistica e tecnologica, visto che calmieri, freezing e limitazioni dei test rendono sempre pi&ugrave; la F.1 una specie di monomarca per Corporation a sintonia fine, con regolamenti che obbligano tutto quasi uguale per tutti, anche se qualcuno, come nella Fattoria degliAnimali di Orwell, alla fine risulta pi&ugrave; uguale degli altri.  E se la Superlega del calcio invocherebbe Supersquadre, superstadi, superpartite e supertelevisioni viste solo da supertifosi, anche in questocaso la F.1 &egrave; avanti, perch&eacute; da Sport in chiaro ormai da anni e anni &egrave; diventata disciplina visibile in diretta solo a pagamento. E neanche a duelire, neh. Belli i tempi in cui Montezemolo ancora diceva: &quot;Mai e poi mai i Costruttori che corrono e intanto vendono automobili a tutti accetteranno di fare uscire la F.1 dalle case di chiunque, per limitarsi a essere seguiti dai soli abbonati&quot;.  No pasaran ma alla fine son passati. Avoja. E poco importa che dal 2008 in poi, con la crisi economica globale, del sogno di Bernie sia rimasto mica troppo. Molti Costruttori se ne sono andati, i pochi che restano formano una specie di DTM quadripartito e senza parafanghi, che tutto sommato si muove ancora con logiche economiche e di potere para-ecclestoniane, laddove la torta resta grande e meno siamo pi&ugrave; grandi son le fette.  Morale di tutta questa simpaticissima favola, noi dell&rsquo;automobilismo da corsa abbiamo ben poco da sfottere il calcio e i recenti sogni velleitari dei padroni del vapore pallonaro. Da noi quella rivoluzione, proprio la stessa rivoluzione settaria, cattivella, spocchiosa e famelica, &egrave; stata fatta da mo&rsquo;, senza nemmeno qualcuno che proferisse verbo. In silenzio, tutti zitti. Perch&eacute; i grandi racer tacevano a bocca e trippa piene, gran parte dei media pure, anestetizzati da pass esclusivi e pasticcini ripieni, mentre i tifosi, come sempre, subivano e, per certi versi, subiscono ancora.  Quindi, in definitiva, &egrave; bene che noi delle corse evitiamo di prendere per il culo quelli del calcio per la millantata Superlega. Perch&eacute; sarebbe come se un coniglio vero ridesse per le grandi orecchie di un somaro dipinto sul muro. 

Il sogno naufragato del calcio nel Circus ha funzionato eccome, con una tattica molto pi&ugrave; furba

La Superlega in F.1 c&#39;&egrave; da mo&#39;!

        Superlega nel calcio? Niente di nuovo sotto la luce del sole. Ci &egrave; passata anche la Formula 1, in tempi pi&ugrave; o meno recenti. Era il 2009, il Circus si stava ancora attrezzando per rispondere alla crisi che colpiva tutto il globo e, mai come quella volta, si rischi&ograve; la secessione con un campionato alternativo. Incidente Russell-Bottas, le scuse di George Mosley ed il tetto di spesa Anche quella volta, fu una questione di soldi. Ma se ora la Superlega nasce per guadagnare di pi&ugrave;, allora in F1 si litig&ograve; per spendere di meno. E non &egrave; proprio la stessa cosa, perch&eacute; quell'anno il Circus si vide quasi imporre dall'allora presidente della Fia, Max Mosley, un tetto alle spese (sempre l&igrave; torniamo) di circa 45 milioni di euro annui. Una cifra che la Formula 1 non era pronta a rispettare, e che non sarebbe in grado di rispettare neanche oggi. Sarebbe stato un taglio drastico al quale le squadre, abituate a fare altri conti, non sarebbero state in grado di sottostare. &ldquo;Solo la F1 continua a spendere mentre la recessione colpisce tutti&rdquo;, tuonava Mosley, mentre tutti gli altri, da Montezemolo e Briatore in gi&ugrave;, rispondevano che una F1 dai costi cos&igrave; bassi sarebbe stata impossibile da realizzare. Soprattutto da un anno all'altro. GP Emilia Romagna: la gara in 5 punti Fia vs Fota La battaglia si scald&ograve; a Monaco, con i rappresentanti dei team di F1 che si riunirono sul Force Blue, lo yacht di Flavio Briatore (come forza d'immagine, non il massimo per trasmettere l'idea di un contenimento dei costi), ancorato al porto di Montecarlo. L'unione delle squadre si chiamava Fota &ndash; acronimo di Formula One Team Association -, ma anche allora c'erano dei dissidenti: non tutte le squadre erano contrarie ad un Circus low cost, ed i primi ad iscriversi al campionato Fia 2010 furono Williams e Force India. Gli altri otto, invece, studiarono un piano per un campionato alternativo, con tre macchine ciascuno. Le &ldquo;armi&rdquo; di Mosley furono i nuovi team, aspetto ancor pi&ugrave; negativo per le &ldquo;vecchie&rdquo; squadre: dare il benvenuto (eufemismo) a nuovi team sarebbe significato dover spartire i proventi dei diritti tv ad un numero maggiore di partecipanti, con guadagni inferiori per chi gi&agrave; era presente. Il culmine si raggiunse nel fine settimana del Gran Premio di Turchia, due settimane pi&ugrave; tardi, ma dal muro contro muro iniziale, a poco a poco si giunse a pi&ugrave; miti consigli. Da entrambe le parti. Ferrari, le certezze dopo Imola. VIDEO Dal braccio di ferro al compromesso La vicenda infatti si concluse con l'iscrizione al campionato 2010 di tutte le vecchie squadre, che erano riuscite a strappare la continuit&agrave; dei regolamenti, dunque evitando l'introduzione del tetto di spesa. In cambio, furono aperte le porte a tre nuovi team, Virgin, Lotus (poi Caterham) ed Hispania Racing Team (le quali debuttarono con budget molto inferiori, sfornando di fatto vetture ben lontane dalle prestazioni altrui), con la promessa di pensare ad un serio contenimento dei costi a partire dal biennio successivo. Insomma, per farla breve, le due parti, Fia e Fota, in un primo momento mostrarono rispettivamente i muscoli, in un braccio di ferro che and&ograve; ad allentarsi per poi giungere ad un compromesso che soddisfacesse entrambe le parti: i team riuscirono a garantirsi gli introiti (un'altra paura era che, con una F1 non pi&ugrave; al massimo livello tecnologico per via dei costi inferiori, l'interesse del pubblico potesse venir meno), la Federazione strapp&ograve; la promessa di rivedere le spese, in un processo che continua, o sembra continuare, anche oggi. Finir&agrave; cos&igrave; anche nel calcio? Incidente Lonato, pugno duro della Fia contro Corberi       

Quello che sta accadendo nel mondo del calcio il Circus lo ha vissuto nel 2009, quando la frattura tra F1 e Federazione port&ograve; i team storici a valutare l'idea di una serie parallela

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