Quando Longhorn portò la Williams a Indy

Quando Longhorn portò la Williams a Indy

La storia di Bobby Hillin Sr, che fece sua la Williams Fw07 al top del mondiale 1980 per assalire la serie USA e la classica 500 miglia

06.02.2020 16:50

Il caso Chaparral

Hall dopo un lungo periodo di pausa dalle corse è tornato col suo team prima nella Can-Am associandosi a Carl Haas e poi in Indycar in proprio, portando nel 1978 Al Unser al successo alla Indy 500 con una Lola-Cosworth. E per il 1979 ha pronta la Chaparral 2K, disegnata e fatta realizzare in Inghilterra dal giovane genio John Barnard reduce da McLaren e Parnelli, che proprio con la meravigliosa 2K per primo impianta la filosofia del ground effect di là dall’Atlantico. Tanto che il pilota Al Unser al volante del debuttante “Yellow Submarine” potrebbe vincere Indy 1979 se a fermarlo non fosse un guasto tecnico. Poche storie: in prospettiva, il connubio ha tutte le carte in regola per diventare a lungo imbattibile, tanto che Big Al vince l’ultima gara della stagione a Phoenix, apparendo lanciatissimo per l’avvenire.

Divorzi da telenovela

Ma nel delicato meccanismo Chaparral qualcosa si incrina e tutto va in pezzi. Il progettista John Barnard a fine 1979 divorzia da Hall, che viene lasciato anche dal motorista Franz Weiss e, incredibilmente, perfino dal pilota Al Unser, che sorprendendo il mondo Usa e non solo quello, a 40 anni suonati decide di ripartire da zero, rispondendo alla chiamata del sognatore Bobby Hillin Sr. Al Unser non commenta più di tanto. La moglie lo descrive come un uomo profondo, intenso ma laconico che non finisce mai una frase, lasciando sempre un po’ di saggezza solo per sé. Circa il suo divorzio con Hall nei decenni si limita a dire solo che: «Non andavamo d’accordo. Ci sono stati weekend in cui non ci siamo neanche guardati in faccia. Abbiamo vinto a Phoenix 1979 senza neanche fare un chilometro di test. Non mi piaceva il clima e così me ne sono andato. Hillin? L’ideale per ricominciare». Bene. Hillin in pochi mesi vuole costruire una macchina ad effetto suolo in grado di battere la Chaparral e diventare leader di tecnologia nella Usac - l’entità che sanziona Indy - e soprattutto nel neonato e concorrente campionato Cart. Come, dove e perché? Be’, è questo il bello e l’affascinante della faccenda.

Nasce la Longhorn per Indy

Lo stato dei fatti è chiaro: in F.Indy la Chaparral è avanti di un anno o due su tutti. Per raggiungerla e bruciarla a proposito di effetto suolo, bisogna bypassarla e tagliarle la strada. E, per quanto pazzesco possa sembrare, c’è un solo modo. A fine 1979 il patron Bobby Hillin contatta il team Williams in F.1 e chiede di poter acquisire i diritti per lo sfruttamento dei disegni e del progetto della favolosa Fw07, segnatamente per quanto riguarda l’utilizzo alla Indy 500 e nella Cart. L’offerta è di quelle che non si possono rifiutare e Frank Williams ci sta, incassando una cifra colossale, al prezzo di una fascio di fogli lucidi e due pacche sulle spalle. Il resto è una stupenda, vorticosa, frettolosa ma eroica avventura che vede in pochi mesi nascere dal nulla una nuova Casa automobilistica, la Longhorn, con sede a Midland, recante il nome della razza bovina dalle lunghe corna, simbolo del Texas nella pura accezione old western style.


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