Formula 1: Amon Af101, brutta e impossibile

Formula 1: Amon Af101, brutta e impossibile© Sutton

Adesso tutte le F1 sono uguali. Invece nel 1974  il pilota neozelandese Chris Amon per la sua creatura volle un progettista giovane e inesperto, perché ciò era garanzia di approccio fresco e originalità assicurata. Dando vita però a un’incredibile odissea in pista con la recalcitrante Af101.  Una storia a suo modo, secoli dopo, a lieto fine

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01.04.2020 16:44

Fine 1973: Amon diventa pilota-costruttore!

Ecco, pensate un po’. Sulle gloriose tracce di Bruce McLaren e di Jack Brabham, due campioni provenienti dal continente nuovissimo, Chris Amon a fine 1973 decide di diventare pilota-costruttore. E l’intero Circus della F.1 s’incuriosisce su cosa riuscirà a combinare, perché, eh già, mo’ lo sappiamo, nessuno come lui sa sviluppare una macchina partendo da zero. Di più. Finalmente potrà fare come desidera in tutto e per tutto e chissà come la vorrà, la sua F.1. Giuste domande, giustificate aspettative, stuzzicanti curiosità.

Arriva la Dalton-Amon International!

Per i nerd amanti di corse e ricorsi, non è la prima volta che Chris fa quasi tutto da sé. Gia nel Gp d’Italia 1966 aveva provato a qualificarsi con una Brabham autogestita, ma non c’era riuscito. Mmmh, già: brutta premessa. E, otto anni dopo, sentite il resto, per come Chris me lo confidò, in una memorabile notte al telefono, tre lustri orsono: «Certo, investo anche qualche soldo mio, ma conto molto sul mio socio John Dalton, tanto che la ragione sociale è Dalton-Amon International, anche se la monoposto si chiama Amon AF101. La A della siglia è l’iniziale del mio cognome, mentre la F sta per Gordon Fowell, il progettista che ho conosciuto pochi mesi prima, quando ha concepito un interessante modello della Tecno, che però non ha mai preso il via a un Gran Premio».

E a questo punto ci sta una domanda: ma, caro Chris, che senso ha ingaggiare un tecnico inesperto, giovane e ancor privo di successo per un progetto nuovo, in un team neonato? «Per un motivo semplice. Pensavo che prendere uno sperimentato avrebbe portato a una macchina convenzionale, già vista e quindi inutile. No, su, il motore Cosworth e il cambio Hewland li avevano tutti meno che Ferrari e Brm: se volevo stare davanti, dovevo osare. Fowell mi garantiva un approccio fresco. Non voleva copiare nessuno e questo mi piaceva tanto. La Amon non poteva che essere originalissima, per provare a fare la differenza. Sì, lo so. Ora queste mie frasi verranno lette col senno di poi e sembrando molto ingenue. In realtà al tempo ragionavo in maniera naïf, sembravo un uomo fatto, ma avevo trent’anni in tutto. La verità è che avevo rischiato molto in macchina, ero andato assai forte, ma avevo pensato poco ed ero molto più avanti come pilota che come uomo fatto e maturo. Da qui questo idealismo di base che spiega tutto ciò che segue nell’avventura della Amon-Dalton».


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