Hamilton e Verstappen, innaffiati dalla pioggia di Sochi che ha scombussolato tutte le carte e trasformato i giri finali in un’autentica lotteria, in cui per 13 giri ha dominato anche Sainz
Sochi senza frontiere dentro a un Mondiale di F.1 che in Russia si regala un finale con scivoloni inattesi, causa pioggia battente. Acqua santa per Lewis Hamilton che emerge da un week end senza squilli, riscrive ancora la storia della specialità raggiungendo la cima Coppi delle 100 vittorie in carriera e si riprende la leadership del campionato. Il sette volte campione del mondo emerge in un finale convulso con Giove Pluvio a rimescolare le carte e capitalizza un clamoroso errore da parte di Lando Norris che invitato dal team a rientrare ai box per montare le intermedie, si ostina a voler restare in pista, scivolando come una trottola nelle retrovie. Acqua santa anche per Max Verstappen, autore di una rimonta incredibile, che dagli inferi dello schieramento porta a casa un secondo posto che lo tiene a contatto con la vetta ora distante due lunghezze. Il massimo per l’olandese, un mastino che non molla l’osso, esaltante in condizioni di aderenza precaria, pronto a trarre il massimo da una gara tutta in salita. In un week end che sembrava voler voltare le spalle ai grandi protagonisti del Mondiale, i due diavolacci che si contendono il titolo 2021 si sono ritrovati a far festa sul podio, come se Monza non fosse esistita. Uno accanto all’altro, la pioggia di spumante, la consapevolezza che è ancora tutto in gioco, che sì poteva andare anche molto peggio. Due diavoli, Hamilton e Verstappen, innaffiati dall’acqua santa (almeno per loro) che ha scombussolato tutte le carte e trasformato i giri finali in un’autentica lotteria.
Un capitolo a parte merita la terza piazza di Carlos Sainz. Autore di una qualifica da califfo, scattato dalla prima fila, lo spagnolo è balzato al comando del Gp con un guizzo felino. Una manovra davvero incisiva la sua in partenza dopo uno scatto non proprio felice. Carlos ha messo dietro tutta la concorrenza e per tredici giri ha menato la danza prima che problemi di graining rallentassero il suo passo fino a subire il sorpasso da parte di Norris. Da lì il ferrarista ha ricostruito la sua gara e ancora una volta è riuscito a concludere sul podio. Una prestazione di tanta sostanza che sottolineano la grande determinazione del madrileno che nel finale sotto la pioggia ha saputo galleggiare alla grande.
Il Gp di Sochi è stato preceduto dalla notizia della scomparsa di Nino Vaccarella. Un uomo, una leggenda il Preside Volante. Con lui se ne va un testimone fondamentale dell’automobilismo tricolore degli Anni Ruggenti. Quelli nei quali ai bordi delle strade si radunavano folle oceaniche e le corse riuscivano a produrre una passione senza confini. E in questo mondo che affascinava, popolato da idoli assoluti, Nino era uno dei Re capaci di caricarsi sulle spalle una regione intera, la Sicilia, e farla sognare con i suoi successi. Un gran signore Vaccarella, un corridore eclettico, straordinario stradista ma altrettanto redditizio in pista. Il suo palmares è lì a testimoniare che l’Italia da corsa perde uno dei suoi interpreti più grandi. Elegante e arguto, il Preside ci ha lasciato una grande lezione. Non c’è sogno così grande da non poter essere raggiunto. Lui ci era riuscito coniugando la sua carriera da pilota con l’impegno nella scuola, senza mai perdere l’essenza delle cose, anticipando le curve della vita come quando faceva sognare tutti tra i contrafforti delle sue Madonie. A Nino Vaccarella su questo numero Mario Donnini dedica un Racconti della Passione molto emozionante. Autosprint perde un amico. L’Italia un campione. Che la terra ti sia lieve, Preside!
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