L'editoriale del Direttore: ombre inquietanti sulla F1

L'editoriale del Direttore: ombre inquietanti sulla F1

Nei giorni che separano il GP di Singapore da quello di Suzuka la Formula è trapassata dalle polemiche e dai veleni, tra le accuse sul Budget Cap

Andrea Cordovani

04.10.2022 10:17

Luci sfavillanti ma soprattutto ombre inquietanti si allungano nella notte di Singapore e diventano giganteschi punti interrogativi sul futuro della F.1. Mentre il Mondiale si sposta da Marina Bay a Suzuka il mondo dei GP è trapassato dalle polemiche e dai veleni. Tracima il pozzo dei sospetti con le acque che sono state avvelenate dalla vicenda del Budget Cap e sulle quali galleggia una serie di accuse. Adesso la Federazione Internazionale darà conto delle risultanze dell’indagine svolta sul regolamento finanziario in un clima arroventato e con una fuga di notizie che ha alimentato illazioni e troppi sussurri. È una settimana fondamentale questa per la Formula Uno. Segna una chiara linea di demarcazione, comunque vada a finire tutta questa vicenda.

La lunga attesa dopo la vittoria di Perez

E poi di mezzo ci si è messo un altro finale in cui la Fia non ha brillato, quantomeno, per prontezza. Vince Sergio Perez davanti alle Ferrari di Charles Leclerc e Carlos Sainz. Ma per avere l’ufficialità del risultato passano più di due ore. La vittoria del messicano è meritatissima intendiamoci ma le lungaggini a livello decisionale da parte dei commissari sono state stucchevoli. Infinite e prive di ogni tipo di logica. Così dopo il finale contestato di Monza, ecco che ancora una volta è la Fia a mettere il sale sulla coda al GP di Singapore dilatando i tempi di un’attesa mentre Perez ha festeggiato roso dal tarlo di essere punito...

C’è qualcosa da rivedere in questo perverso meccanismo che si inceppa dinanzi alle evidenze. È abbastanza chiaro che c’è un mondiale a due velocità: quello che si corre in pista e quello che attiene alle decisioni dei commissari. La stucchevole attesa e il lungo tiramolla sull’esito della sfida di Singapore è un esempio plastico di come sia cavillosa l’interpretazione delle regole e di quanto tutto questo sia distante in quest’epoca che vuole risposte immediate non fosse altro perché trattasi dello sport più veloce del mondo. È un porto delle nebbie quello nel quale si è infilato questo Mondiale nel quale Max Verstappen domenica prossima in Giappone potrebbe già festeggiare la conquista del titolo iridato. Sono giorni agitatissimi per l’olandese e fondamentali per la F.1. Messa sotto accusa e indispettita dalla fuga di notizie della vigilia del GP di Singapore, la Red Bull ha risposto con una vittoria di Sergio Perez nel week end in cui in casa Red Bull è stato Max Verstappen a perdere la bussola.

Si fa presto a dire che tutto quello che è successo non abbia avuto riflessi nella prova del campione del mondo e del team. Le pronte repliche di Horner e Marko, lasciano pochi dubbi. La tensione si taglia con la mannaia e comunque vada con il verdetto della Fia, tutta questa vicenda lascerà tracce indelebili dentro a una vicenda che chiarirà contorni ed eventuali responsabilità, aprendo al tempo stesso profonde divisioni.

La favola a lieto fine di Kalle Rovanpera

Nel frattempo, mentre veleni e sospetti ammorbano l’aria della F.1, nel Mondiale Rally arriva, con largo anticipo, il lieto fine nella favole di Kalle Rovanpera, classe 2000, il più giovane campione del mondo nella storia del traverso iridato. Ricorderà a lungo il 2 ottobre 2022. Il giorno prima ha festeggiato il 22esimo compleanno e in quello successivo si è regalato il primo titolo della sua carriera, polverizzando il record di precocità che da ben 27 anni deteneva il mitico Colin McRae, che aveva vinto il suo primo mondiale rally nel novembre del 1995 al RAC all’età di 27 anni e 89 giorni. Quella compiuto dal fenomeno Kalle è uno spettacolare controsterzo nella storia della specialità, lo spot più bello.

Racconta il team principal della Toyota Jari-Matti Latvala: «Ci ha stupiti tutti battendo durante questa stagione un record dietro l’altro. Fa davvero impressione la sua freddezza e determinazione nell’affrontare i momenti topici di ogni singola gara, sembra abbia 35 anni non 22 per come li gestisce». Aggiunge il papà di Kalle, Harri Rovanpera: «Kalle lo abbiamo fatto crescere passo dopo passo nei rally, continuandogli a far fare la sua vita normale di sempre. Lui è rimasto lo stesso, con i piedi per terra». Piedi per terra, testa sulle spalle e soprattutto un futuro sul quale dipingere una carriera da leggenda. Analizza il suo manager Timo Joukhi, che ha tenuto sotto la sua ala i più grandi finlandesi volanti della storia: «A mio avviso Kalle sembra avere un talento anche superiore a quello di Toivonen, un talento straordinario visto quanto ha fatto vedere anche in questi anni. Come ha avuto modo di fare esperienza e km è subito cresciuto ed i risultati si sono visti, anche sull’asfalto. Ho avuto tanti top driver nella mia scuderia come Kankkunen, Makinen, suo padre Harri, Hirvonen e Latvala, ma lui ha tutto il “package” per fare quanto e più di loro. E non sarei sorpreso se nella sua carriera facesse meglio dell’altro baby prodigio Max Verstappen». Hanno storie simili, il finlandese e l’olandese, e un futuro da percorrere in parallelo sul tetto del mondo.

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