Il ritorno della Lotus

11.03.2010 ( Aggiornata il 11.03.2010 17:25 )

È una delle scuderie debuttanti, malgrado il nome è una leggenda delle corse automobilistiche di sempre. Della mitica Lotus fondata dal geniale Colin Chapman, l’attuale ha soltanto il nome. Anche il logo è cambiato, disegnato stilizzando quello originale. La proprietà è infatti di una società malese. È tuttavia curioso che il ritorno del glorioso marchio inglese nello schieramento dei Gran Premi sia legato a quello della Cosworth. Il binomio Lotus-Cosworth ha infatti segnato un’epoca indimenticabile delle competizioni, non solo di Formula 1. Fu infatti Colin Chapman a convincere la Ford a finanziare la realizzazione del leggendario motore Cosworth V8 DFV che ha debuttato nel 1967 e ha, di fatto, permesso alla Formula 1 non solo di sopravvivere in un momento in cui scarseggiavano i fornitori di motori ai team indipendenti, ma anche di espandersi.
Ecco l’affascinante storia della Lotus, delle sue vetture e dei suoi piloti.
La Lotus Engineering è stata fondata nel 1952 da Colin Chapman, trasformando in officina le scuderie attigue alla locanda del padre, a Hornsey, a nord di Londra. Chapman, che aveva lavorava come ingegnere alla British Aluminium, iniziò la produzione in piccola serie di vetture sportive caratterizzate da un telaio multitubolare in struttura ultraleggera; quella della leggerezza resterà sempre il marchio di fabbrica della Lotus.
Il primo modello da competizione progettato da Chapman e dall’ingegnere Frank Costin, un esperto di aerodinamica che si era unito all’impresa, fu la Mk8 del 1954. Tre anni più tardi il geniale Chapman organizzò il Team Lotus – cioè la squadra per gareggiare in Formula 2 – mentre l’anno seguente, utilizzando le stesse monoposto di F.2 ma con motore Climax da 2.2 litri, la scuderia debuttò in Formula 1 con l’inglese Graham Hill come pilota ufficiale: la corsa d’esordio fu il BRDC Trophy a Silverstone. Nel 1960, seguendo l’esempio di John Cooper, anche Chapma passò al motore collocato dietro le spalle del pilota realizzando la monoposto 18, che subito si dimostrò molto competitiva. Un esemplare fu acquistato dalla scuderia privata di Rob Walker – proprietario di una famosa distilleria di wiskey – che l’affidò all’allora giovane fuoriclasse inglese Stirling Moss. Il quale, all’esordio con la monoposto di Chapman, vinse il Gran Premio di Monaco dando così alla Lotus il primo di 79 sucessi in Formula 1.
Le innovative e geniali intuizioni di Chapman portarono alla progettazione e costruzione di una della monoposto tecnicamente più importanti nella storia della Formula 1: la 25 del 1962 – letteralmente disegnata attorno Jim Clark – che è stata la prima F.1 ad adottare il telaio monoscocca. Nel 1963 l’asso scozzese, con la Lotus 25 equipaggiata col motore V8 Coventry Climax, si aggiudicò 7 gran premi su 10, conquistando il titolo di campione del mondo. Due anni dopo, al binomio Lotus-Clark riuscì anche l’impresa di vincere la 500 Miglia di Indianapolis, stabilendo così la prima affermazione nel leggendario ovale dell'Indiana di una monoposto, la 38, a motore posteriore. Lo scozzese, inoltre, riconquistò il titolo in Formula 1.
All'inizio degli Anni Sessanta, la Lotus si occupò anche della trasformazione sportiva di una vettura di grande diffusione, la Ford Cortina. Chapman, dalla base della versione a 2 porte, realizzò una versione speciale con motore 1.6 litri bialbero da 105 cavalli. L'iniziativa si rivelò un eccellente successo commerciale. In allestimento corsa Gruppo 2 – potenza circa 150 cavalli – le Ford Cortina Lotus ottennero centinaia di affermazioni, assolute e di classe, in tutto il mondo, sia in pista sia nei rally; conquistando, tra l'altro, il titolo piloti della divisione fino a 2000 cc nel Challenge Europeo Turismo del 1965 con l'inglese John Whitmore.
Nel 1967 La Lotus sviluppò un'altra monoposto destinata a grandi affermazioni: la 49 progettata per adottare il nuovo motore 3 litri V8 DFV realizzato dalla Cosworth degli ingegneri Mike Costin e Keith Duckworth; dalle cui iniziali deriva appunto il nome Cosworth. La vettura debuttò trionfalmente al Gran Premio di Olanda, a Zandvoort, conquistando subito la vittoria con Clark. L'anno seguente le monoposto Lotus si presentarono sui campi di gara in una insolita, per l'epoca, colorazione: il tradizionale "verde britannico da corsa" – "British Racing Green" – era stato sostituito dal giallo-oro e bianco del marchio di prodotti del tabacco Gold Leaf, che finanziava la squadra. Iniziava l'era moderna degli sponsor.
Dopo la tragica fine del campione scozzese nel 1968, durante una gara di Formula 2 a Hockenheim, toccò a Graham Hill il ruolo di prima guida della Lotus; l'inglese si aggiudicò il titolo mondiale di F.1. La 49 fu utilizzata anche nel 1969 da Hill al quale fu affiancato il velocissimo austriaco Jochen Rindt; e ancora l'anno seguente quando, in una delle corse dal finale più spettacolare nella storia dei Gran Premi, Rindt vinse a Monte Carlo. Quell'anno, tuttavia, la nuova monoposto Lotus era la rivoluzionaria 72: linea a cuneo, radiatori dell'acqua laterali, freni entrobordo. Durante le prove del Gran Premio d'Italia a Monza, Rindt, leader del campionato con 5 affermazioni, perse la vita schiantandosi poco prima della Parabolica con la 72. Il vantaggio in classifica dell'austriaco era comunque tale che nessuno riuscì a fare meglio e il titolo gli fu assegnato postumo. Chapman continuò a schierare la Lotus 72 fino al 1975 e ancora nel 1974 lo svedese Ronnie Peterson vinse i Gran Premi di Monaco, Francia e Italia.
so la fine degli Anni Settanta, la Lotus impresse una storica svolta alla tecnica introducendo il cosiddetto "effetto suolo"; perfezionato dal tecnico aerodinamico Peter Wright, fu applicato sulla innovativa monoposto Lotus 78. Che nel 1977 si impose in 3 Gran Premi con l'italo-americano Mario Andretti e in uno con lo svedese Gunnar Nilsson, e l'anno successivo dominò il campionato: Andretti primo nella classifica Piloti, la Lotus davanti a tutti in quella Costruttori.
Nel 1981 la FIA vietò alla Lotus di schierare la rivoluzionaria monoposto 88 a doppio telaio. Di fronte a quel divieto, l'interesse di Chapman per la F.1 calò, ma ciò non gli impedì di progettare e sviluppare il sistema di sospensioni attive a controllo elettronico, che avrebbe rappresentato un'altra pietra miliare nella tecnica delle vetture da corsa. Colin Chapman morì nel dicembre del 1982, a 54 anni, a causa di un attacco cardiaco. La direzione del Team fu presa dal tecnico Peter Warr, con l’appoggio di altri persone della squadra, tra cui la vedova di Chapman, Hazel, e suo figlio Clive. La Lotus 93T con motore Renault V6 turbo non si rivelò affidabile e a metà 1983 fu perciò assunto il progettista francese Gérard Ducarouge, con il compito di progettare una nuova monoposto modello: la 94T, con la quale Elio De Angelis concluse il campionato di F.1 del 1984 al terzo posto.
Nel 1985 La Lotus ingaggiò il brasiliano Ayrton Senna, che con la 97T vinse in Portogallo e in Belgio, mentre De Angelis trionfò a a Imola. Nel 1986 Senna stabilì 8 pole positions ma si affermò soltanto in due occasioni, Portogallo e Spagna.
L'anno dopo le Lotus 99T a sospensioni attive furono equipaggiate con i motori Honda V6 sovralimentati mediante turbocompressore: la vittoria di Ayrton Senna al Gran Premio di Monaco, il 31 maggio, sarà l'ultimo successo della Lotus in Formula 1.
La partnership con la Honda finì nel 1989 la Honda e le Lotus furono equipaggiate con i V8 della Judd, e poi, l'anno seguente, con i V12 della Lamborghini. Ma, ormai, il glorioso Team Lotus era in disarmo. Due ex dipendenti, Peter Wright e Peter Collins, acquistarono dalla famiglia Chapman la maggioranza delle azioni della Lotus; nel 1981 presero, come piloti, Mika Häkkinen, Julian Bailey e Johnny Herbert, e utilizzarono motore Ford V8.
Nel 1992 la Lotus concluse quinta nel campionato Costruttori. Poi, nel 1993, Häkkinen fu assunto dalla McLaren,e lo sostituì Alex Zanardi che al Gran Premio del Belgio, a Spa-Francorchamps, fu protagonista di un brutto incidente. Fu quella l'ultima vera stagione della Lotus: nell'ottobre del 1994 la società fu ottobre fu ceduta a David Hunt – fratello di James, campione del mondo di F.1 nel 1976 – ma a dicembre la situazione precipitò, ogni attività fu sospesa e i dipendenti licenziati. Nella sua lunga storia, la Lotus fondata da Colin Chapman ha disputato 493 Gran Premi di Formula 1 vincendone 79, ha rastrellato 107 pole position e 71 giri più veloci in gara, conquistato 6 titoli piloti con Jim Clark (1963 e 1965), Graham Hill (1968), Jochen Rindt (1970), Emerson Fittipaldi (1972) e Mario Andretti (1978), e 7 Costruttori. A ciò debbono essere aggiunti le centinaia di affermazioni nelle gare di Formula Junior prima e di Formula 3 poi, di Formula 2, la 500 Miglia di Indianapolis del 1965, i titoli nella Coppa Tasmania del 1965, 1967 e 1968 con Jim Clark, certamente il pilota simbolo nella storia della Lotus.


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