Vettel si racconta: Io e quei fischi dei tifosi

Vettel si racconta: Io e quei fischi dei tifosi
Il campione del mondo in una lunga intervista dopogara si confessa e spiega che non ce l'ha con i fan avversari per le contestazioni

28.10.2013 ( Aggiornata il 28.10.2013 17:32 )

Neo-incoronato quattro volte campione del mondo, Sebastian Vettel parla a ruota libera del suo ultimo trionfo, dei fischi durante la stagione e dei suoi rivali. Ecco quello che ha detto dopo la corsa alla conferenza stampa in India dove si è aperto come mai prima. E ha aprlato anche molto dei fischi di Monza dei tifosi ferraristi e di come non si è sentito mortificato perché ne ha compreso le ragioni. - Dì la verità, temevi anche stavolta i fischi e per quello hai fatto i tondi, per ricevere applausi dal pubblico? O è stata una reazione istintiva? «No, non ci ho mai pensato prima. Il mio ingegnere, Rocky (si chiama in realtà Guillaume Roquelin, ndr) ha chiesto la procedura usuale, cioé portare la macchina al parco chiuso. "Ma gli ho detto: “Non questa volta", io vado lì dove c’è la folla sulla tribuna principale e voglio dare divertimento lì. E poi c’erano così tante persone qui sulla tribuna principale, che ho voluto fare i tondi. Solitamente non siamo autorizzati a farli, ma lo sentivo in quel momento. E mi sono divertito un sacco. Volevo dare un forte ringraziamento al pubblico ma anche alla squadra, a tutte le persone che ci sono dietro di me. Lo spirito della squadra è sempre stato fantastico. Di sicuro non è stata una stagione facile, anche se le persone dal di fuori si sono fatte l'idea che abbiamo avuto nelle nostre mani il titolo facilmente, visto anche le ultime due gare. Ma credo che sia stato un anno difficile, molto difficile per me personalmente. Ho ricevuto fischi, anche se il pubblico non mi ha fatto niente di male. Volevo superare queste critiche dando la risposta giusta in pista e finalmente farmi accettare da tutti. Penso che tutti noi piloti siamo alla ricerca di questo consenso. E sono orgoglioso di unirmi a gente come Prost, Fangio e Michael che hanno vinto 4 titoli mondiali. È incredibile».
- Ti sono dispiaciuti i fischi di Monza? «Ad essere onesti, non incolpo i tifosi della Ferrari. Purtroppo, al giorno d'oggi il mondo va così di fretta che le persone non sempre ascoltano esattamente quello che sto dicendo. Non biasimo le persone che mi hanno fischiato. Se vado allo stadio di calcio, per esempio, io tifo per la squadra di casa. Il primo momento in cui forse non si apprezza l’avversario nello sport è allo stadio, quando la squadra in trasferta segna un gol; il ragazzo che in realtà fa il gol viene fischiato, anche se magari è un giocatore fantastico perché le altre persone lo fischiano. Quindi, in questo senso, so quel che passa per la testa ai tifosi. C’è stato in realtà un ragazzo che mi ha scritto una lettera dopo Singapore. Mi ha chiesto scusa perché era in mezzo alla folla, fischiavano e ha fischiato pure lui. Poi si è scusato, ha capito che era la cosa sbagliata da fare. Penso che la gente nella foga del momento, si sa, aisce magari diversamente da quel che pensa davvero, per cui non c'è nessuno veramente da biasimare. Qualcuno inizia, alcune persone si uniscono in coro, altri no. Siamo appassionati di questo sport e se alcune persone hanno una passione per la Ferrari, ed hanno il diritto di tifare Ferrari, poco capire che a loro non piaccia se vince un altro. Ma non è necessariamente colpa mia. Credo di essere abbastanza maturo per capireil loro disappunto senza prendermela». - Vuoi dire che la gente è stata ingiusta con te quando sostengono che la F.1 è diventata noiosa per le tue continue vittorie? «No, io non sono... Non ho risentimento. Non biasimo le persone. Essi fischiano perché sono tifosi della Ferrari in quel momento. Fa male, come ho detto, perché non si ottiene l'accoglienza che ci si aspetta, ma, allo stesso tempo penso di essere abbastanza intelligente da capire perché lo fanno. Non sto dando la colpa loro. Forse se fossi stato un fan di McLaren, Ferrari, qualunque altro delle squadre tradizionali, non vorrei che lo stesso team vinca ancora e ancora. Penso che la cosa più importante per me è di ottenere il rispetto della gente che conosco e la gente contro cui ho corso. E mi sento rispettato tra i piloti. Certo si deve lottare per ottenere quel rispetto quando si arriva, ma io non sto incolpando i tifosi. È molto difficile per i tifosi, ad essere onesti, capire che cosa succede dietro le quinte perché ottengono un'idea parziale di chi siamo, ma è impossibile presentarsi a tutti e spiegare che tipo di persona sei. Se posso lo faccio, è è bello rivolgersi a persone che incontri in hotel, in pista, al di fuori della pista, magari a far la spesa. Alle persone che ti riconoscono. Pertanto , credo che sia importante ottenere il rispetto da parte di persone che si conoscono davvero. Poi ci sarà sempre da lottare, ci saranno sempre quelli pro e quelli contro di te». Formula One World Championship, Rd16, Indian Grand Prix, Buddh International Circuit, Greater Noida, New Delhi, India, Race Day, Sunday 27 October 2013. - Qui, lontano dalla macchina da corsa come ti senti? «Sono sopraffatto, non so cosa dire, penso che sia uno dei migliori giorni della mia vita finora. Torno a quando ero piccolo, quando pensavo a diventare pilota e la Formula Uno era così lontana allora... Correre contro questi piloti, che sogno! Ci sono così tante persone che devo ringraziare lungo la strada dal go-kart alle Formule junior (F.Bmw, F.3 ecc) fino ad ora, che mi hanno insegnato un sacco. Ho sempre cercato di ascoltare e imparare da tutti». - Sei in corsa per battere tutti i record: entro fine anno puoi ancora stabilire il record delle vittorie in una stagione (ne hai 10 e il record è 13) e di quelle consecutive (ne hai 6 e il record è 9... «Come ho detto, credo che se guardiamo ai numeri e alle statistiche che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni è incredibile! Non mi sento vecchio - oddio, sto invecchiando ma penso che io non sono così vecchio ancora - ma ottenere altri successi in un lasso di tempo così breve sarà molto difficile. Forse tra dieci anni mi renderò meglio conto di quello che abbiamo fatto finora». - Ti sei inginocchiato davanti alla macchina, quasi l’hai baciata. Perché? «È stato solo un apprezzamento piuttosto speciale per l'auto e per la squadra. Lavoriamo così duramente tutto l'anno per cercare di rendere quella macchina più veloce. È la quinta stagione di questa generazione di vetture. L’ultima. L'anno prossimo sarà una nuova verisone di monoposto, ma si vede ancora che qualche problema non è superato. Purtroppo Webber ha avuto un problema con l'alternatore, simile a me lo scorso anno. Per precauzione dopo il suo guasto mi è stato detto di non usare la bottiglia di bevande in gara, abbiamo spento il Kers, abbiamo fatto di tutto per cercare di risparmiare energia elettrica per evitare di sovraccaricare l’aternatore. Le nostre macchine sono costruite al limite. E i meccancii ci mettono tanto impegno nel lavoro. Io non sono egoista, non voglio prendermi tutto il merito io. Sono molto grato per quello che questi ragazzi stanno facendo. Se si guarda alla loro busta paga alla fine del mese, si sarebbe sorpresi se si guardasse alla quantità di ore di lavoro che fanno per lo stipendio che prendono. Penso che sia meglio lavorare da McDonald che fare quello che fanno per quello stipendio! Ci mettono il cento per cento dell’impegno, amano il loro lavoro, amano il fatto che si sta lavorando su una vettura di Formula Uno e di arrivare a vedere una tecnologia come quella. I tondi? Li ho fatti epr dare un po’ d’emozione al pubblico in tribuna. È un peccato, in un certo senso, che con i circuiti moderni il pubblico non riesca a avere di più l’emozione delle velocità stando più vicino alle curve, purtroppo ci sono motivi di sicurezza per cui el tribune sono distanti dalle curve e l’effetto si perde. Per cui il mio piccolo gesto finale era solo un modo per dire grazie a tutti». AUTO-PRIX-IND-F1 - È stato questo il tuo giorno più emozionante come pilota di F.1? «In un certo senso sì. L’anno scorso è stato molto speciale, se si guarda alla gara dello scorso anno, in Brasile, è stato... Beh, se cercavi di scrivere una storia emozionante sulla vittoria dell’anno scorso non si poteva, perché non si riusciva ad essere abbastanza creativi! Forse quest'anno la differenza è che è successa in un posto come l’India. Voglio dire è che vorrei davvero prendermi il tempo e di viaggiare attraverso India per scoprirla perché credo che questo paese abbia la possibilità di insegnare tanto. La maggior parte delle persone sono molto povere, se si confrontano le condizioni di vita in Europa. Penso che sia nella natura umana che si trova sempre qualcosa di cui lamentarsi. Essendo tedesco, forse è nelle mie radici trovare qualcosa di cui lamentarsi, ma se vieni qui vedi che la maggior parte delle persone ha una vita molto difficile ma sono molto felici. È un insegnamento per tutti noi. Ovviamente non riusciamo a vedere molto dell’iIndia perché la F.1 sta isolata, siamo nel paddock quindi se si arriva a vedere un po' dei dintorni è abbastanza spaventoso a volte vedere le situazioni in cui le persone devono vivere, ma la grande lezione è che essi sono felici». - Eri nervoso prima della gara? «Si, ero molto nervoso, ma lo sono tutto il tempo. Io sono nervoso, di solito l'ultima ora del mio sonno nella notte tra sabato e domenica pre-gara è abbastanza scarsa perché non vedo l'ora che arrivi la corsa e mi disegno tutti i tipi di scenari nella mia testa. Penso che ci vorrà tempo perrealizzare bene questo successo, ma penso che sia anche una speciale posto per vincere». Buddh International Circuit, Greater Noida, New Delhi, India, Race Day, Sunday 27 October 2013. - Solo quattro nomi: Fangio, Schumacher, Prost, Vettel. Chi è meglio? «È molto difficile. Mettiamola così ero uno spetattore in Tv della F.1 quando Fernando ha iniziato a vincere le gare e ora sto correndo contro di lui. Fernando è stato il mio avversario più duro nell'ultimo paio di anni. Credo che sia di grande talento, ha molto talento al volante. Lui è spagnolo, è molto passionale, in un modo e l'altro. Ora, correre contro persone come lui, come Lewis che penso abbia un incredibile talento naturale, come Mark (Webber, ndr) che valuto allo stesso modo, come Nico (Rosberg, ndr) che credo sia sottovalutato un sacco. Poi Kimi, Jenson, e vincere quattro titoli... Fangio ha vinto cinque titoli, tutti lo apprezzavano come il miglior pilota del mondo. Michael è arrivato un po’ di anni più tardi, epoca diversa. Non fraintendetemi, sto solo parlando come un fan di questo sport. Sì, aveva una macchina dominante ma l’ha creata lui in Ferrari. Ha lavorato molto duro, aveva alcune sfide difficili, rivali come Montoya, David, Kimi, Fernando. È incredibile che un tizio come lui sia riuscito a vincere in realtà più campionati di Fangio. Ma quando si parla di vere e proprie leggende di questo sport, gente come Stirling Moss, che in realtà ha il coraggio di dire che lui era meglio di me, ha meritato di vincere. E Stirling Moss di sicuro non era uno qualunque, ha finito non so quante volte in campionato alle spalle di Fangio. Quindi io messo in mezzo a gente come Michael, Fangio, Prost è molto difficile da mettere in prospettiva. Sono troppo giovane per capire davvero quale valore ha. Forse a 61 anni capirò davvero al portata di quel che ho fatto».

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