Schumi: "segnali positivi" per l'ex medico F1

Schumi: "segnali positivi" per l'ex medico F1
Il dottore che assisteva i piloti interpreta il bollettino medico

30.12.2013 ( Aggiornata il 30.12.2013 15:51 )

A fronte di tanto catastrofismo sulle condizioni di salute di Schumacher, una voce ottimistica viene dal dr. Gary Hartstein. Costui è uno dei medici dello staff della Fia che seguiva i Gran Premi F1 fino al 2012 (dopo la morte del professor Sid Watkins). In particolare era l'uomo che sedeva nella medical car, l'auto di soccorso che segue il gruppo delle monoposto nel primo giro di gara, pronto ad intervenire in situazioni d'incidente. Hartstein oltre a conoscere Schumacher personalmente, come tutti i medici della F1, è un anestesista-rianimatore, quindi sa benissimo quello di cui parla perché le condizioni in cui si trova Michael toccano anche la sua specializzazione. Va detto ad onor del vero che Hartstein non è a Grenoble, non ha visitato Schumacher né ha parlato con i medici che lo hanno in cura, ma esprime un parere personale sulla base del bollettino medico diffuso oggi lunedi 30 dicembre alle 11. Però è un medico rianimatore e sa "leggere" tra le parole generiche di un bollettino medico riconoscendone il significato. E per la prima volta traccia un quadro meno tragico di tutti quelli che hanno espresso pareri sulla vicenda, sottolineando che certe parole contenute nel bollettino sono segnali positivi per il decorso di Schumi. GARY HARTSTEIN "Prima di tutto, questa conferenza stampa è stato un po’ più rassicurante di quello che mi aspettassi. Devo ammettere che temevo un annuncio di una seconda operazione dovuta alla pressione intracranica (ICP) persistentemente elevata, e il fatto che questa non sia stata necessaria è una buona cosa. Quindi cosa sappiamo adesso? Sappiamo che oltre a mantenere Michael profondamente addormentato, i medici hanno anche un po' abbassato la sua temperatura corporea (a 34/35 gradi, ndr). Questo fa parte della strategia per ottimizzare lo stato metabolico del cervello. Insieme con l'aumento della fornitura di "sostanze positive" per il cervello, ridurre la temperatura riduce la necessità del cervello per le attività. Pertanto il rapporto tra le energie fornite che vengono fornite alla parte cerebrale e il consumo di queste è reso più favorevole. È stato detto che Michael ha “lesioni bilaterali”. Ciò significa che il cervello è ferito in entrambi gli emisferi. Questo non dovrebbe sorprendere. È stato un forte impatto. Che tipo di "lesioni"? Non è stato detto esattamente dai medici che lo hanno in cura, ma possiamo ipotizzare un mix di tre tipi. 1) L'ematoma stesso. Questa è una raccolta di sangue che può essere riassorbita. Cosa che è stata fatta con l’intervento, e il cervello di Michael sarà esaminato e scansionato regolarmente al fine di rilevare la formazione di nuovi ematomi , o ri-accumulazione di quello originale. 2) Poi ci sono le contusioni. Queste sono fondamentalmente segni in bianco e blu nel cervello. Sono il risultato di forze contundenti, e sono formate da aree di gonfiore e di sangue filtrato fuori dei vasi nei tessuti - proprio come avviene quando si urta una qualsiasi altra parte del corpo, come un braccio. Nel cervello, come altrove, quel sangue si assorbe e il danno guarisce. Di solito in modo ottimale, ma a volte lascia piccole cavità dietro di sé. 3) Il terzo tipo sono lesioni a livello microscopico. Sono costituite da danni ai fasci di "cavi" per così dire che collegano gruppi di cellule cerebrali. Questo tipo di danno non è facilmente visibile utilizzando le tecniche tradizional, ma è spesso associata a quello che viene definito in gergo medico "scarso esito neurologico". Queste lesioni non sono trattate specificatamente, anzi sono gestite tramite le terapie classiche neuro-intensive: ovvero massimizzando l’attività positiva del cervello e evitando quella negativa." IL "SECONDO PARERE" Sul quadro medico conseguente all'incidente di Michael Schumacher si è espresso anche un altro specialista, il dr. Uwe Kehler della clinica di Amburgo. Che ha spiegato come effettivamente questo tipo di emorragie cerebrali sia difficile da trattare e possa manifestarsi - e aggravarsi - anche in un secondo tempo. Persino durante il trattamento. Ciò perché proprio la riduzione della deleteria pressione endocranica, e il trattamento si sta proprio concentrando nell'adozione di farmaci che agiscono in questa direzione, favorisce il formarsi di nuovi punti di emorragia, perché incontrano meno "resistenza". Per questo è necesario un controllo costante. L'intervento vero e proprio effettuato domenica pomeriggio e durato 3 ore, invece, ha visto i chirurghi "entrare" nel cervello per togliere il sangue in eccesso e sigillare/cauterizzare con il calore i vasi sanguigni interessati. Un'operazione non tanto facile sia per l'area interessata, sia perché questi sono piccoli, numerosi e difficili da individuare. In più, come detto, possono manifestarsi in diversi punti e diversi momenti. Questo spiega tecnicamente anche il fatto che inizialmente Schumi fosse (più o meno) sveglio e in condizioni non preoccupanti, e poi la situazione si sia aggravata parecchio dopo l'incidente. Infatti prima di essere prelevato dalla pista di sci era ancora cosciente, ma già al primo ricovero ospedaliero aveva cominciato a rispondere in modo meno lucido alle domande, per poi arrivare in coma all'ospedale di Grenoble. Dunque è vero che i medici non hanno escluso che il loro paziente ex F1 stia ancora rischiando la vita, ma questo perché le possibilità di decorso sono davvero tutte e imprevedibili. Comprensibile ovviamente che non si volessero sbilanciare con eccessivo ottimismo, per essere poi smentiti in modo magari drammatico, ma semplicemente non si può escludere nulla, nè in un verso né in quello diametralmente opposto. Purtroppo resta il fatto che la situazione più probabile, anche in riferimento a casi statisticamente simili, è che difficilmente Schumi tornerà esattamente come prima. Pur se non si è mancato di sottolineare come la sua fibra - è sempre stato attento alla forma fisica - potrà aiutarlo in modo fondamentale.

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