L'analisi: Ferrari, indietro su tutto

L'analisi: Ferrari, indietro su tutto
Le velocità scadenti, il surriscaldamento, le difficoltà di superare con la scia. Proprio su una pista di motore incassa una sconfitta bruciante

09.06.2014 ( Aggiornata il 09.06.2014 10:33 )

Dal nostro inviato: Alberto Antonini Non ci siamo, ed è inutile indorare la pillola. La Ferrari è la Ferrari, non può funzionare a corrente alternata, soffrire le piste “di motore”, lottare con la Toro Rosso nelle fasi inziali di un Gran Premio e non riuscire a beccare la Force India in quelle finali. Invece di guardare avanti alla Red Bull, l’obiettivo per il Canada, che adesso ha vinto la “sua” gara ed è scappata avanti a 139 punti contro 87, sarebbe il caso di chiedersi cosa sarebbe stato di quel terzo posto nel Costruttori salvato per miracolo proprio dalla squadra di Vijay Mallya (che spende due volte e mezzo meno della Rossa per ua stagione) se Perez fosse arrivato al traguardo invece di schiantarsi all’ultimo giro. «C’è veramente tanto da lavorare», ripete sconsolato Marco Mattiacci, che ormai si è reso conto di come sia veramente la situazione. Intanto, comunque, nella classifica Piloti il podio virtuale è sfumato, con Ricciardo meritatamente davanti ad Alonso (e su di lui pesa la squalifica, non per sua colpa, di Melbourne). Se la Ferrari, come dicevano a Maranello, ha una “power unit” migliore di quella Renault, se c’erano tutti questi aggiornamenti, come mai su una pista da cavalli (nel senso della potenza), con la Mercedes “vera” ferita, ha vinto la Red Bull e non loro? Come mai Alonso e Raikkonen in gara erano marginalmente più veloci di Ricciardo (330 Km/h Nando, 328,8 Daniel) ma anche meno di Vettel? È chiaro che la domenica contano molto di più le scie, però è anche chiaro che la “power unit” Ferrari resta ciò che era, una mezza ciofeca, appena più guidabile di prima. Così Alonso, nonostante una gara bella e d’attacco, nonostante l’incidente finale che gli fa guadagnare due posizioni, arriva solo sesto, cioè una posizione appena meglio che in qualifica. Restando dietro a Vergne nelle fasi iniziali e subendo la beffa di Button che passa davanti a lui e a Hulkenberg in quelle finali. «Le modifiche apportate erano soprattutto aerodinamiche. I dati mostrano che funzionano, ma anche gli altri hanno fatto progressi. Passare Hulkenberg era impossibile: una volta, fino all’anno scorso, per un sorpasso si poteva risparmiare un po’ di Kers per un punto diverso del circuito, adesso è quasi sempre in funzione. Stessa cosa per il Drs: quando hai tante vetture staccate di poco l’una dall’altra, l’unico a pagare pegno è quello che ta davanti, il resto non serve a niente. Ci mancava la velocità». Non c’è molto da aggiungere alle parole di Nando, se non che la Ferrari deve farsi un serissimo esame di coscienza, perché i problemi della F14 T riguardano tutte le aree: power unit, aerodinamica, sviluppo.

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