F1: Vettel, il re decaduto

F1: Vettel, il re decaduto
Ha dominato negli ultimi tre anni. Adesso parla della sua crisi. Mentre Helmut Marko dice “è lui il pezzo più caro della Red Bull”

18.09.2014 ( Aggiornata il 18.09.2014 15:36 )

Dal nostro inviato a Marina Bay (Singapore): Alberto Antonini Negli ultimi tre anni è stato il re di Singapore. Adesso, Sebastian Vettel gioca in difesa. Non solo contro la Mercedes vincitutto, ma anche contro la sua stessa squadra. Dove Ricciardo sta facendo meglio di lui e Helmut Marko gli tira frecciate trasversali, mascherate da complimenti: “Non avrebbe senso oggi penalizzare un pilota con i giochi di squadra... specie considerando che è il ‘pezzo’ più caro di tutta la Red Bull”. Soldi, sempre soldi. Quelli che Seb prenderebbe dalla McLaren (o dalla Ferrari?), quelli che sicuramente Alonso non prenderebbe mai dalla Red Bull. Sebastian accetta anche le critiche: “Daniel ha fatto un grandissimo lavoro quest’anno, fate bene voi giornalisti a parlarne sempre... Così può chiedere più soldi!”. Quanto a lui, ammette che “quest’anno, per tante ragioni, non è andata come avrebbe dovuto. È stato difficile. Adesso ho un nuovo telaio, il numero 5. Mi piace il cinque, ma non mi piace arrivare quinto... I problemi del passato? Abbiamo scoperto che quelli avuti in Bahrain e in Cina non erano legati alla scocca, ma all’assetto”. Sebastian ha ancora il suo angelo custode al muretto, Guillaume “Rocky” Roquelin, che a fine anno passerà ad altro incarico. Ma le conversazioni famose, fra lui e il suo ingegnere saranno mutilate dalle regole Fia sulla comunicazione radio. “Gestire parametri come il consumo è semplice, non è difficile seguire un certo valore di riferimento. Più complicato quando si tratta di tenere d’occhio lo stato di carica del sistema elettrico. Se ai box ci sono gli schermi, se ci portiamo dietro tanta gente per tutto il mondo, è perché servono a qualcosa. Certe operazioni saranno impossibili da gestire da soli”. E infine, la battuta sibillina sul suo futuro: “Con la Red Bull ho un rapporto speciale, che dura da quando avevo dodici anni. Ma chi può dire se in futuro avranno ancora una loro squadra, o se invece non ne avranno due? Non ho la sfera di cristallo, io...”.

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