F1 e Ferrari: in Usa corre l'economia

F1 e Ferrari: in Usa corre l'economia
Le quotazioni del Cavallino in borsa faranno da riferimento per il "valore" di tante altre realtà economiche della F1, non tutte positive

31.10.2014 ( Aggiornata il 31.10.2014 18:32 )

da Austin: Cesare Maria Mannucci Ad Austin, tra i vari team, c'era molto interesse attorno alla annunciata operazione finanziaria di FCA di porre in vendita il 10% del 90% in loro possesso - l'altro 10% è nelle mani di Piero Ferrari - della Ferrari, sul mercato di Wall Street e probabilmente Francoforte (ne avevamo parlato anche qui). Dal valore che verrà assegnato alle azioni Ferrari, facendo le dovute proporzioni, si potrà avere anche un riferimento più preciso su quanto possano valere altri team importanti come McLaren o Red Bull. Perché per adesso l’unico parametro attendibile che esiste per valutare il valore di un team di F.1 - anche se chiaramente nella valutazione Ferrari ci sono molti più fattori che fanno aumentare la quotazione - è quello dell’azione Williams, venduta alla borsa di Francoforte, e che ieri ha chiuso al prezzo di 15,955 euro, con una svalutazione annuale del 7,24%. Nel paddock di Austin si parla molto di numeri, di finanza. Non solo per la situazione debitoria disastrosa di Caterham e Marussia, ma anche per quella di Lotus e Sauber. La prima continua a stare in piedi solo perché Gerald Lopez continua a prestare soldi propri - attenzione prestare, non investire - con il risultato che presto questa situazione atipica potrebbe anche determinare l’intervento delle autority che regolano il mercato finanziario. La Sauber invece presenta un buco nero senza fondo nel suo bilancio consolidato - oltre 140 milioni di euro - cifra che ha fatto scappare finanzieri abili, ricchi e appassionati di corse, come il banchiere russo Boris Rottenberg o l’americano Laurence Stroll, che hanno desistito all’idea di rilevare il team svizzero, dopo aver analizzato i libri contabili. Sul valore che il 10% della Ferrari riuscirà a spuntare a Wall Street, guardano con attenzione alla McLaren. Perché a prescindere di come andrà a finire il braccio di ferro tra Ron Dennis e Mansour Ojjeh, entrambi sono alla ricerca di partner finanziari per mutare l’attuale quadro finanziario. Anche di Mclaren Automotive, la società che produce le vetture stradali, che rispetto al team di F.1 presenta anche soci diversi, come il finanziere di Singapore Peter Lim, che detiene il 18% e che in futuro potrebbe anche essere coinvolto nel business del team di F.1. Ancora da stabilire dalla parte di chi. McLaren Automotive ha dichiarato nel 2013 un utile netto operativo di 5,7 milioni di euro. Così, mentre due team scompaiono a causa della loro scellerata gestione finanziaria e altri due team sono sull’orlo del baratro, tutti gli occhi sono puntati sul famoso 10% di azioni Ferrari che saranno piazzate a Wall Street e da decidere se alla borsa di Francoforte o di Londra. Perché in fatto di vendita, non bisogna dimenticare che presto CVC porrà sul mercato finanziario anche il suo 35,5 % che ancora possiede del business della F.1. Il cui valore, più o meno indirettamente, potrebbe risentire anche lui dal prezzo che riusciranno a spuntare le azioni della Ferrari. Come dire che anche se adesso il Cavallino non è al centro dell’attenzione per i risultati in pista, lo rimane comunque per l’interesse finanziario ed economico che riesce a generare.

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