GP Cina, McLaren: a Shanghai con i piedi per terra

GP Cina, McLaren: a Shanghai con i piedi per terra
Alonso e Boullier frenano sulle possibilità di ulteriore recupero nell’immediato e Watson prevede: “In lotta per il titolo tra due anni”

08.04.2015 ( Aggiornata il 08.04.2015 10:11 )

Una strada tutta in salita, che darà i suoi frutti solo nel lungo periodo. E’ quanto pensa John Watson, che in McLaren ha trascorso 5 anni tra il 1980 e il 1985: «Ci vorrà forse fino al termine della stagione per mettere in mostra il pieno potenziale di cui dispongono. Nel 2016 potranno pensare a vincere delle gare ed essere degli avversari temibili, nel 2017 poi quando si appiattiranno tutte le cose, sarà il momento in cui si potranno considerare in una posizione per puntare al campionato», dice a Gpupdate. Roadmap decisamente dilatata nel tempo se si pensa al raggiungimento del risultato che conta, quello per cui si è scesi in campo. Ma c’è un risvolto poco piacevole dal punto di vista dell’immagine: doversi trascinare di circuito in circuito collezionando magre figure in questa prima parte del campionato: «Stanno affrontando una fase dolorosa, quella di dover fare lo sviluppo in pubblico», commenta Watson. Intanto, con il Gran Premio di Cina alle porte, a Woking non si attendono ulteriori progressi sul fronte prestazionale rispetto a quanto espresso a Sepang, dove Alonso e Button in certi frangenti sono riusciti a “limitare” il gap dai primi, almeno se confrontato con i distacchi rimediati in Australia. Questione di layout del circuito, con il rettilineo più lungo del mondiale a rappresentare un ostacolo enorme per le attuali capacità della power unit Honda. «Non credo che il pacchetto si adatterà bene qui come in Malesia, specialmente se il meteo (è previsto un week end sull’asciutto, con temperature ambientali tra i 17 e 22° C per qualifiche e gara; ndr) sarà freddo e ventoso, come solitamente accade in questo periodo a Shanghai», anticipa Alonso. Sulla stessa linea di pensiero anche Eric Boullier, che guarda non solo alla Cina ma anche al Bahrain, distante solo sette giorni e altra pista di motore: «Non prendiamo niente per garantito, siamo del tutto consapevoli che le prossime due gare probabilmente non sveleranno lo stesso tasso di sviluppo che abbiamo visto a Sepang». Non c’è solo la questione legata alla configurazione del circuito, ma anche del lavoro in fabbrica, diviso in diverse aree, tra ricerca della prestazione e dell’affidabilità, per cui un passo avanti sul primo fronte previsto per un gran premio può tramutarsi in un consolidamento dell’affidabilità per l’appuntamento successivo. «I miglioramenti che stiamo cercando non seguono un percorso lineare e le varie piste mascherano la velocità in un modo che può essere difficile da interpretare, soprattutto dall’esterno. L’obiettivo è di portare sviluppi continui sia al telaio che alla power unit in ogni gara, con una percentuale che ci permetta di prendere e superare i team davanti a noi». Fabiano Polimeni

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