Non ha potuto nulla solo contro
la meccanica della sua Toro Rosso, che lo ha costretto al ritiro, privandolo di un arrivo a punti certo.
Max Verstappen ha impressionato a Shanghai, perché è stato tra i pochi a regalare azione e divertimento in una gara altrimenti ingessata. Due manovre su tutte: quella su
Marcus Ericsson, praticamente parcheggiato in curva 14 – la staccata violenta in fondo al rettilineo più lungo – e quella su
Sergio Perez, fulminato alla frenata di curva 6.
Due azioni che in comune hanno la
rapidità d’esecuzione, iniziate e concluse in 50 metri, gli ultimi, con l’effetto sorpresa a lasciare impotenti gli avversari. Non può non incassare i complimenti meritati, con
Martin Brundle che si sbilancia e va oltre:
«Abbiamo una megastar tra le mani, che si sta formando: che sicurezza in macchina. Verstappen sarà in un team in grado di vincere il titolo prima dei 20 anni», pronostica. Quel team, sempre che resti e indovini la macchina è destinato a essere la
Red Bull: impensabile che si facciano scappare il talento olandese.
«E’ giovane ma con una testa da veterano. E’ calmo. Commetterà degli errori, ovviamente, ma ha la velocità e non sta dimostrando di peccare di inesperienza», aggiunge l’ex pilota inglese. Quegli errori che hanno macchiato la gara di
Sainz, in testacoda mentre provava a rimontare nelle prime fasi di gara, prima che anche sulla sua macchina il cambio desse i numeri.
Tornando a
Verstappen, non nasconde il disappunto per come ha chiuso a Shanghai:
«Stavo facendo una gran gara, correndo nelle posizioni a punti, ma poi ho dovuto fermare la macchina quand’ero così vicino al traguardo: è molto frustrante». Non gli manca nemmeno la capacità di analisi, visto che al termine delle qualifiche aveva pronosticato possibile un arrivo tra i dieci, ma non tra i primi otto. Che dire, realista. Sui sorpassi, dice:
«Credo che quello su Ericsson sia stato piuttosto bello, con una frenata molto ritardata. Mi sono divertito con tutte le manovre».
Fabiano Polimeni