Bianchi: Prost-Ecclestone sui rischi F1

Bianchi: Prost-Ecclestone sui rischi F1
Passi avanti enormi sulla sicurezza non eliminano un rischio di fondo che è parte stessa delle corse

20.07.2015 ( Aggiornata il 20.07.2015 10:11 )

Martedì 21 luglio. Sarà questa la data per dare l’ultimo saluto a Jules Bianchi, a Nizza, alle ore 10:00 nella cattedrale di Sainte Reparate. Intanto, continuano le parole di cordoglio di tutti i personaggio del mondo della Formula 1, mescolate a valutazioni che tornano prepotentemente d’attualità nove mesi dopo Suzuka. Una commissione d’indagine ha analizzato gli eventi che hanno portato all’incidente, fornendo giustificazioni non sufficienti alla famiglia Bianchi. La storia non si fa con i “se” e i “ma”, tuttavia, la tragedia di Suzuka ha riportato davanti alla cruda realtà dell’esistenza di un rischio di fondo, insito nella Formula 1. «E’ stato fatto molto per la sicurezza, non abbiamo avuto un incidente mortale in Formula 1 per 21 anni, significa aver fatto tanto lavoro. Ma come in ogni cosa, c’è sempre ancora un po’ da fare», ha commentato Alain Prost. Il quattro volte iridato ha voluto ribadire la sua visione sulla gestione delle fasi finali di gara a Suzuka, sebbene in contrapposizione con l’inchiesta, giunta alla conclusione che una molteplicità di fattori imprevedibili siano stati alla base dell’incidente, originato dal mancato rallentamento di Jules Bianchi nel settore con doppie bandiere gialle. «Ho detto quel che pensavo allora e non intendo cambiare idea oggi, anche se ci sono state delle inchieste, molte riunioni e discussioni. Penso ci sia stato un piccolo errore di valutazione, costato molto caro. C’era stato un incidente (quello di Adrian Sutil; ndr), pioggia battente e una pessima visibilità. Sarebbe dovuta entrare una safety car per rallentare la corsa prima dell’ingresso del mezzo di recupero in pista: quello è stato l’errore di valutazione. L’inchiesta ha svelato qualcosa di diverso, il che è un po’ scandaloso, pur conoscendo tutte le persone che vi hanno lavorato e le stimi. L’unica cosa che ancora doveva essere fatta sul piano della sicurezza, riguardava i mezzi di recupero che entrano in pista», spiega Prost. Purtroppo, si è intervenuti al richiamo più tragico. Anche le parole di Bernie Ecclestone nelle ultime ore vanno a ripercorrere cos’è andato storto il 5 ottobre 2014: «Quel mezzo che ha colpito non sarebbe dovuto essere lì. Se non ci fosse stato, avrebbe colpito le barriere, come l’altro pilota uscito di pista». Ecco, “se”: qualcosa non sufficiente a confortare i familiari di Jules. «Oggi la Formula 1 è sicura, le macchine sono super sicure, i circuiti sicuri, tutto va bene, come ho detto non sarebbe accaduto nulla senza quel mezzo lì. Abbiamo reso la Formula 1 la più sicura possibile ma ovviamente questi ragazzi guidano al massimo…». Una sicurezza, come dire, relativa. Infine, un pensiero anche alle ripercussioni che psicologicamente potranno vivere i piloti, impegnati domenica in Ungheria: «Tutti sanno che esiste un pericolo, col quale convivono. Quando accadono certe cose, tu pensi sempre che non possano capitarti, perciò non credo che farà alcuna differenza sui piloti», ha dichiarato a Sky Sports. Fabiano Polimeni

  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi