Arai e le differenze culturali

Arai e le differenze culturali
Il responsabile corse della Honda spiega perché non sono stati assunti tecnici da altre squadre nel progetto F1

12.08.2015 ( Aggiornata il 12.08.2015 11:11 )

In due precedenti articoli abbiamo già trattato le dichiarazioni di Yasuhisa Arai e le risposte di Eric Boullier, con il capo della sezione motorsport di Honda che spiegava come lo sviluppo della power unit andasse avanti (ora nella direzione di una maggior potenza) mentre il direttore sportivo della McLaren puntualizzava come la squadra inglese avesse però un po' più fretta di vedere dei risultati in gara. Il "battibecco" non è terminato: anche se in toni non polemici, Arai è tornato sulla questione commentando in particolare un aspetto sollevato da Boullier, quello per cui la Honda abbia perso molto tempo perché non aveva assunto tecnici già esperti di Formula Uno, magari provenienti da altre squadre. «Non è un'idea sbagliata - ha dichiarato Arai - ma credo che mettere sotto contratto un ingegnere dalla Ferrari, dalla Mercedes o da altri, avrebbe comportato molte difficoltà. Sarebbe difficile per questa persona lavorare con noi, perché il tipo di cultura è molto differente: parlo di equipaggiamenti, di simulazioni, di tutto. Per cui non è questione di capacità o di esperienza, ma del fatto che avrebbe richiesto troppo tempo imparare come operiamo. Poi c'è anche un altro aspetto: alla Honda vogliamo che i nostri dipendenti lavorino a lungo con noi. Di conseguenza, quando qualcuno viene per sei mesi e poi se ne va, è una situazione difficile. Non è così che lavoriamo». Quest'ultima considerazione può davvero far sorridere, in un mondo frenetico come quello della F1 dove è normale che a ogni fine stagione (e talvolta anche durante il campionato) vi siano numerosi cambi di casacca e non solo fra i piloti. Per non parlare della situazione economica che dalle nostre parti ha reso quasi un'utopia pensare al "posto fisso". Per la cultura giapponese, tuttavia, quello della fedeltà e della lealtà "per tutta la vita" nei confronti di un'azienda è un sentimento molto radicato nei lavoratori, tanto che un licenziamento viene vissuto in modo ancor più traumatico di quanto non sia in Europa: non è una semplice "perdita di lavoro", ma quasi una sorta di tradimento, da entrambi i lati. Tornando alla questione Honda-McLaren in sé, Boullier aveva suggerito si potesse utilizzare del personale McLaren per superare questo scoglio. «Un'idea valida dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse - risponde Arai - ma non da quello pratico: i loro sono ingegneri specializzati nella parte telaistica, non quella propulsiva, e anche se entrambe sono molto importanti, c'è una notevole differenza fra le due aree. Portare i tecnici dal lato telaistico a quello motoristico non funziona, e lo stesso sarebbe all'opposto se fossero quelli della Honda a passare in McLaren». Dunque quale sarebbe il modo migliore di far lavorare assieme due realtà così disomogenee come McLaren e Honda? «Dobbiamo solo continuare a lavorare assieme e a comprenderci a vicenda, discutendo apertamente e ampiamente sulle varie idee e cercando varie soluzioni per superare i problemi. Stiamo lavorando molto strettamente, analizzando le cose approfonditamente. Ora che siamo a metà stagione abbiamo parlato molto con Eric e gli altri ingegneri, e spero che siano orgogliosi di essere a lavorare con noi pure nel resto della stagione», conclude Arai per sottolineare come in ogni caso le due realtà starebbero lavorando in modo armonico. Maurizio Voltini

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