GP Singapore, la SC “aiuta” le due soste

GP Singapore, la SC “aiuta” le due soste
Fermate anticipate rispetto al previsto, Kvyat il pilota che ci rimette di più. Non mancano le interpretazioni “alternative”

21.09.2015 ( Aggiornata il 21.09.2015 14:08 )

C’è una variabile chiave a determinare la stragrande maggioranza delle tattiche di gara adottate nel Gran Premio di Singapore: la safety car. Con i due ingressi dell’edizione 2015, prosegue la statistica che vuole la macchina di sicurezza impiegata in ogni appuntamento corso finora a Marina Bay. Team e piloti hanno sfruttato i due periodi di neutralizzazione per effettuare le soste ai box, anticipando in maniera decisa le previsioni della Pirelli, che per una gara a due pit indicava il 24mo e il 43mo giro come le finestre privilegiate. In particolare il primo stint si è accorciato notevolmente, vista la girandola di cambi gomme al 13mo passaggio. A pagare dazio più di tutti è stato Daniil Kvyat. Scattato quarto e con una posizione che sembrava poter conservare sulle Mercedes alle sue spalle, ha effettuato la sosta al giro 12, una tornata prima che venisse esposto il periodo di VSC, seguito al 15mo dalla safety car in pista. Sfortuna che l’ha bersagliato anche in occasione della seconda fermata, effettuata al 33mo giro, quattro prima dell’ulteriore neutralizzazione per l’ingresso in pista di uno spettatore. 1 Nella scelta dei compound, tra i primi 10 al traguardo sono stati Rosberg, Perez e Nasr ad affrontare non solo lo stint centrale di gara con gomme soft, ma anche a confermare la stessa mescola per il finale. Hamilton, poi ritirato, era un altro protagonista con strategia “alternativa” nella selezione delle mescole. Proverà la stessa mossa anche Grosjean, però le gomme non gli permetteranno di resistere a Nasr per la 10ma posizione finale. Il pilota francese ha effettuato lo stint più lungo con le gomme a mescola morbida, arrivando a coprire 33 passaggi, contro i 25 di Verstappen su supersoft usate. Un dettaglio interessante arriva dalla tabella dei tempi più veloci, nella quale svettano le due Toro Rosso e Maldonado, tutti a completare la gara con il compound più prestazionale e macchine scariche: Maldonado marca 1’50”175, davanti a Verstappen con 1’50”298 e Sainz con 1’50”401. Il venezuelano e lo spagnolo avevano entrambi gomme nuove, diversamente dall’olandese. Leggendo le prestazioni più rapide con gomme morbide, invece, si mette in evidenza la quasi perfetta sovrapposizione tra Vettel e Ricciardo, con un distinguo: aver marcato l’1’50”041 a gomma usata Ricciardo contro 1’50”069 di Vettel con morbide nuove. Raikkonen si ferma a 1’50”341. 2 Hanno giocato la carta delle tre soste ai box – teoricamente più veloci nelle previsioni Pirelli, ma con l’incognita traffico a pesare – Sainz (il migliore al traguardo), Ericsson, Maldonado e Button, in questo caso però una fermata obbligata dal contatto con il pilota della Lotus. «La strategia e la gestione degli pneumatici hanno svolto un ruolo fondamentale in questa gara. Le condizioni sono state davvero dure, con il caldo, l’umidità e la lunghezza della gara, ma la Ferrari e Sebastian Vettel sono stati in grado di sfruttare al meglio le gomme e la strategia, dosando bene quando spingere e quando, invece, alzare il piede. E’ stata una gara perfetta per il tedesco. La strategia di tutti è stata ovviamente influenzata dai due ingressi della safety car, che hanno aiutato la gran parte dei piloti a optare per due soste invece di tre», l’analisi di Paul Hembery. Fabiano Polimeni

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