F1, Vettel: Amo Suzuka, pista al limite

F1, Vettel: Amo Suzuka, pista al limite
Le dichiarazioni del pilota Ferrari alla vigilia del GP Giappone “vincere qui ha un sapore speciale”

22.09.2015 ( Aggiornata il 22.09.2015 14:47 )

Dalla tortuosa Singapore, alla fluida e veloce Suzuka. Il cambio di scenario non poteva essere più netto, andando verso il Gran Premio del Giappone e proprio per la radicale diversità di palcoscenico le risposte che emergeranno a Suzuka saranno altamente indicative di quello che è il reale equilibrio delle forze in campo. Sulla carta sarà un appuntamento non tra i più semplici per la Ferrari, ed è Sebastian Vettel a sottolineare quale sia l’equilibrio da ricercare con gli assetti. «È un circuito diverso se lo paragoniamo a tutti gli altri, ci sono molte curve veloci e parecchie lente. Non c’è, quindi, un vero e proprio andamento e come sempre è necessario trovare il giusto compromesso.  L’attenzione si concentra sulle curve veloci, perché è soprattutto lì che il pilota deve sentirsi a proprio agio», spiega.
  Può considerarsi uno dei banchi di prova più esigenti del mondiale ed è circuito amato dai piloti: «E’ uno dei tracciati preferiti perché è veloce e scorrevole, con molte curve rapide, specialmente nel primo settore con la doppia esse. È molto bello perché senti di poter portare la macchina al limite e ti fa sentire vivo, sono sicuro valga non solo per me ma anche per gli altri piloti». Nel primo settore si possono far pesare le doti telaistiche e aerodinamiche della monoposto, più da motore il segmento conclusivo, con in mezzo la Spoon Curve, altra impegnativa piega a sinistra con due punti di corda che premia chi può vantare carico aerodinamico e precisione di inserimento. Sarà cruciale partire davanti, perché di vere chance per sorpassare non se ne presentano molte, circoscritte essenzialmente alla chicane conclusiva, dove però occorrerà arrivare vicini a chi precede, uscendo dalla 130R: «Le qualifiche sono importanti su ogni pista e il Giappone non fa eccezione, ma si può sorpassare, soprattutto all’ultima chicane, prima del rettilineo dove anche il DRS può dare un’ulteriore spinta». Fabiano Polimeni

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