F1: più personaggi e semplificazione

F1: più personaggi e semplificazione
Secondo l’organizzatore del Gran Premio a Austin, gli USA sono un terreno fertile per vendere il prodotto F1

22.10.2015 ( Aggiornata il 22.10.2015 10:27 )

E’ un’America che ha voglia di Formula 1, però altra cosa, altro “format” rispetto a oggi. E il termine non è casuale, ripreso dal mondo dell’intrattenimento. C’è un perché ed è legato a una visione. Quale clima abbia accompagnato gli appuntamenti oltreoceano nel corso degli anni, e quali gli scenari futuri, ne parliamo sull’ultimo numero di Autosprint in edicola, considerazioni sulle quali si innestano quelle di Bobby Epstein, organizzatore della gara di Austin, per il quale «Hollywood è in America ed è qui il cuore del business legato all’intrattenimento. La Formula 1 ha alcuni grandi personaggi e non dovremmo tenerli lontani, sono quelle figure in grado di far vendere i biglietti». Al momento, potenziali personaggi se ne contano diversi, ma uno solo ha assunto il lifestyle che piace a Epstein e non dispiace a Ecclestone: Hamilton. «Lewis è uscito dalla consueta area nella quale vivono i piloti di Formula 1, è grandioso, serve che anche altri lo facciano. E’ un personaggio, non altrettanto le macchine», spiega al The Guardian. Una visione dello sport incentrata essenzialmente sull’uomo, prima ancora degli aspetti tecnici, un prodotto da vendere al pubblico sfruttando la leva del pilota, essendo le monoposto quasi un contorno: «I tifosi si relazionano con gli esseri umani, non con gli oggetti e quel che Lewis sta facendo è fantastico per il business». Per l’appunto, gli affari. Ovviamente, il personaggio dev’essere un vincente, «da queste parti ci piace chi vince e Lewis è quello che vince di più, non ci piace tifare per il tizio che arriva 20mo». Alla portata dei tifosi, vincente, con uno stile di vita sopra le righe, non da impiegato. Sembra essere il profilo del perfetto ambasciatore della Formula 1 per il mercato nord americano. «La Formula 1 dovrebbe lasciarlo libero il più possibile, è un gran pilota e un ottimo ambasciatore: più la Mercedes lo lascia essere se stesso, meglio sarà. E’ un ragazzo straordinariamente spendibile sul piano del marketing». Alla componente umana va aggiunta quella sportiva, puntando alla semplificazione a vantaggio dello spettatore - «Nessuno vuole far la parte dell’idiota all’interno della stanza», la metafora usata – maggiore azione e meno tecnologia complessa da spiegare (e irrilevante da comprendere per il tifoso che vuole divertirsi). Piuttosto, un impiego diverso della tecnologia andrebbe fatto per interagire con gli spettatori in pista: «La Formula 1 dovrebbe essere più facile da seguire, dobbiamo usare meglio la tecnologia per comunicare con i tifosi sul posto, è difficile identificare i piloti in pista, chi è Lewis e chi Nico Rosberg», aggiunge Epstein. Esperimenti come quelli della tabella luminosa sulle monoposto, a favore di tribuna, sono già stati sperimentati, ma denotano chiaramente il bisogno di rivolgersi al pubblico più generalista che ci sia, lontano anni luce dal tifo specializzato, d’”elite”, che Rosberg e Hamilton è chiaramente in grado di distinguerli dagli spalti. Fabiano Polimeni

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