Analisi F1: gara anomala, risultato solito

Analisi F1: gara anomala, risultato solito
Il GP che dà a Hamilton il 3° titolo mondiale è stato più avvincente di quanto mostri la classifica finale, tra situazioni, incidenti e safety car

26.10.2015 ( Aggiornata il 26.10.2015 01:07 )

Il risultato finale per così dire "troppo consueto" del GP F1 degli Stati Uniti, con Hamilton vincitore seguito da Rosberg e Vettel (podio non certo inedito), non rende giustizia a una gara che invece è risultata movimentata e ricca di situazioni, diremmo decisamente piacevole e avvincente. Basti dire che le Mercedes stavolta non sono state infastidite solo dalla Ferrari, ma pure da Red Bull e Toro Rosso, con Force India appena più in là. Sfortunata invece la gara della Williams, con entrambe le macchine ritirate. Viene da chiedersi se non sia il caso di ridurre le prove a una sola sessione, se il risultato è questo (o quello dello scorso GP russo). Tutto questo, peraltro, non solo per le varie safety car intervenute sia reali che virtuali, con queste ultime che hanno dimostrato una volta di più di richiedere quantomeno un'ulteriore messa a punto. Con tutto che sicuramente Nico Rosberg non la vedrà in modo altrettanto positivo, da vari punti di vista. Eppure una sua gara notevole è finita per farlo ancora considerare un perdente dopo varie situazioni tutte a suo sfavore e un solo ma decisivo errore sul finire. La sua gara comincia con una partenza poco brillante e con Hamilton che lo allarga fuori con tanto di ruotata. Poi da 5° riesce di nuovo a superare tutti, Hamilton compreso, prendendo anche un considerevole vantaggio. Che poi gli viene annullato dalla prima safety car (per Ericsson fermo). Poi sfrutta bene una successiva virtual safety car per il cambio gomme che invece Hamilton salta. Quindi capita l'incidente di Kvyat che permette a Hamilton di sostare e recuperare quella che sembrava ormai una situazione strategicamente sballata, mettendo gomme più fresche. Al restart Rosberg riesce di nuovo ad allontanarsi, ma successivamente una perdita di trazione sul cordolo gli fa perdere anche la linea di guida e soprattutto il comando, che non riprenderà più trovandosi anzi Sebastian Vettel in scia fino al traguardo. Insomma, l'errore è stata la "ciliegina" di una gara nella quale il tedesco è risultato velocissimo ma in cui quasi tutto gli ha girato contro. Poteva almeno chiudere con onore questo GP e tornare secondo in classifica, invece riceve anche l'insulto del cappellino tirato in faccia da Hamilton prima del podio. Lewis Hamilton insomma si è dimostrato una volta di più abbastanza strafottente, ma di quella arroganza che se non altro è più che giustificabile in chi ha quasi dominato questa stagione, conquistando un titolo non certo usurpato a prescindere dalla macchina che guida. Anche nei corpo-a-corpo di Austin ha dimostrato di non temere nessuno, pur se quella odierna non pensiamo si possa definire la sua miglior gara dell'annata. Tanto che ad un certo punto non si è trovato davanti solo Rosberg, ma pure Ricciardo! Non ha preso il comando durante la gara, ma pure Sebastian Vettel è stato fra i protagonisti e sul finire ha fin fatto sperare in un secondo posto che avrebbe tenuto aperto il discorso mondiale. E se non fosse stato per l'ultima safety car, avrebbe probabilmente potuto sfruttare meglio le gomme medie montate a metà gara. In ogni caso va pure considerata la sua 13ª posizione di partenza, che certifica la sua ottima prestazione complessiva al pari di quella della macchina. Quest'ultima è stata confermata dalla gara di Kimi Raikkonen, purtroppo conclusa anzitempo. Il finlandese è finito fuoripista non appena rientrato dopo il montaggio delle gomme slick sulla pista ancora un po' incerta: un errore magari comprensibile, ma che tuttavia una volta di più gli compromette una prestazione fino a quel momento di rilievo, appena alle spalle di Vettel dopo essere partito ancor più indietro (18°). Sportivamente bello però, come sia ripartito "di rabbia" litigando con le barriere. Come anticipato, la gara "anomala" ha messo in evidenza sia la Red Bull che la Toro Rosso, a dimostrare che le lamentele sui motori Renault saranno anche ingenerose e politicamente poco opportune, ma hanno una base tecnica, con tutto che in questo weekend non hanno dato problemi. Purtroppo per loro né Daniel RicciardoDaniil Kvyat sono riusciti a concretizzare quanto messo in mostra specie inizialmente: l'australiano per una resistenza un po' troppo sopra le righe ad un attacco peraltro incompleto di Hulkenberg; il russo per qualche esuberanza di troppo, con l'ultima che l'ha lanciato contro il rail fra la penultima e l'ultima curva. In ogni caso si sono trovati entrambi a "litigare" per le posizioni di vertice. Poco meno in gara e comunque molto meglio in classifica finale, cenno di merito anche per la Toro Rosso: Max Verstappen ottiene un eccellente quarto posto mentre Carlos Sainz dimostra di non patire le partenze dall'ultima fila, risalendo fino al 6° posto sul traguardo. Anche se pure stavolta si distrae in pitlane e rimedia uno stop&go di 5 secondi che, aggiunto al tempo finale, lo porta 7°. Cioè dietro a Perez e Button. Anche la Force India si è dimostrata abbastanza competitiva: lo era con Nico Hulkenberg prima che ci rimettesse una sospensione contro Ricciardo, lo è stata con Sergio Perez e non soltanto per aver sfruttato bene la tattica con le gomme. Brillante - nel contesto - il 6° posto di Jenson Button che è stato pure autore di bei duelli in pista. Un risultato importante e che poteva essere ancora più positivo per la McLaren-Honda se Fernando Alonso non avesse avuto un problema ad un sensore del sistema di alimentazione, che l'ha fatto rallentare mentre si trovava anche lui nelle posizioni di rincalzo. Invece è finito appena fuori dalla zona punti. In una gara dove le situazioni anche negative in pista sono state numerose e dove contiamo 8 ritirati, Pastor Maldonado non causa né subisce nulla e porta a casa un bel 8° posto, davanti a Felipe Nasr autore di una gara emblematica: fra musetto schiacciato dal compagno di squadra e indecisioni nel cambio gomme, fa ben 5 pitstop ma comunque termina 9° davanti a Ricciardo. Incoraggiante, anche se probabilmente per il 400° GP della Sauber si poteva augurare qualcosa di più. Maurizio Voltini

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