Todt, F1 migliore con regole diverse

Todt, F1 migliore con regole diverse
Il presidente FIA torna sul problema della ripartizione dei guadagni tra i team e invoca regolamenti che riducano il gap tra “ricchi” e “poveri”

21.01.2016 ( Aggiornata il 21.01.2016 12:56 )

E’ un Jean Todt che, non troppo indirettamente, caldeggia le posizioni di Force India e Sauber, i due team che hanno avanzato un ricorso al Commissario europeo per la concorrenza, contestando la presenza di fatto di un cartello in Formula 1 che impedisce alle piccole scuderie di competere alla pari con chi riceve una fetta molto più ampia dei ricavi generati dal Circus. Ma, al tempo stesso, sa di non poter intervenire in alcun modo per cambiare la situazione, se non per via regolamentare: «La FIA non ha nulla a che vedere con una questione che riguarda squadre, costruttori e detentore dei diritti commerciali. Ovviamente si tratta di chiedersi cosa accade se dai ai ricchi gran parte dei soldi e ai più poveri di meno. Da parte mia so esattamente quali poteri ho e su cosa posso incidere, non ho quello di poter dire “dai questi soldi in più a questo anziché a quello”. In questa situazione, proviamo a individuare delle regole che non penalizzino chi ha meno soldi degli altri», commenta il presidente della FIA, citato da Sky Sport. Il primo passo si è compiuto con l’accordo su un prezzo molto inferiore per la fornitura di power unit dal 2018, ridotto di qualcosa come 8 milioni di euro. Per andare oltre, tuttavia, Todt invoca un maggior senso di responsabilità da parte di chi è coinvolto nel processo decisionale. Qualcosa evidentemente difficile da realizzare: «Nel giardino dorato della Formula 1 dovremmo confrontarci con persone responsabili e fare quel che è bene per il nostro sport. Sfortunatamente, molto spesso, si discute dell’interesse personale anziché globale e sono d’accordo che sarebbe una Formula 1 molto più in salute se ci fosse un governo che detta le regole e rende le cose uguali per tutti, è quello che dovremmo avere e se vorranno sarò lieto di portare il tema in Consiglio». Fabiano Polimeni

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