Marchionne: prima fila a Melbourne

Marchionne: prima fila a Melbourne
Dal salone di Ginevra il capo della Ferrari pone un ambizioso obiettivo ma teme la Mercedes. Dura critica alle qualifiche di Ecclestone

02.03.2016 ( Aggiornata il 02.03.2016 07:57 )

Dal nostro inviato a Ginevra:  Alberto Sabbatini

La baldanza dei giorni d'inverno a motori spenti Marchionne l'ha un po' persa. Dal salone di Ginevra il capo della Ferrari ammette, dopo i primi test F1, che la Mercedes F1 lo preoccupa ancora tanto. Ma continua a sognare una Ferrari in prima fila al primo Gp stagionale, a Melbourne. E lancia una violenta critica al nuovo sistema di qualifica voluto da Ecclestone.

Marchionne parla rilassato, seduto su una poltrona rossa dentro lo stand Ferrari. Ha al fianco tutto lo staff dirigenziale del Cavallino, sia produzione e corse: l'amministratore delegato Felisa, il direttore delle vendite, il capo del design Manzoni e pure Arrivabene, capo della squadra F1. Siamo nell'atelier del design, un angolo riservato nel retro dello stand Ferrari al salone di Ginevra. La stanzetta esclusiva dove quelli della Ferrari portano i clienti Vip in visita al salone che vogliono comprare l'ultima auto del cavallino per fargli scegliere tessuti, materiali e finiture delle Ferrari personalizzate. E che gli faranno ovviamente pagare a peso d'oro. In alto, appeso al muro a fare coreografia, il musetto della F1: non quello nuovo, corto, di quest'anno ma quello lungo ormai in disuso della SF15-T. Perché in Ferrari non si butta mai niente: anche il vecchi pezzi che compongono le auto di F1 ormai messe da parte, vengono riciclati come oggetti d'arredamento.

Qui in questa saletta Montezemolo ogni anno faceva le sue conferenze in piedi, dominando la platea e non cedeva mai la parola a nessuno; Marchionne invece resta seduto nella poltrona rossa, parla a bassa voce e appena può lascia volentieri il microfono ai suoi uomini di fiducia per una risposta.

Ha viaggiato tante ore Marchionne, tutta la notte dagli Stati Uniti, per essere al salone dell'Auto di Ginevra. Prima della conferenza si è fatto aggiornare sulle ultime vicende da Arrivabene davanti a un piatto di pasta. Poi fa il punto della situazione chiarendo subito che la Mercedes è e resta un pericolo.

"I test fatti a Barcellona sono incoraggianti. Primo, per il fatto che l'auto c'è e la power unit funziona bene. Ma abbiamo tantissimo lavoro da fare nei prossimi i 20 giorni”. Poi si lascia andare a una previsione incoraggiante: “Ho fiducia ché riusciamo a riportare la Ferrari già in prima fila al primo Gran Premio. Ma poi non ho tanta fiducia nel comportamento della Mercedes: mi sembrano un po' cauti e quando li vedi così cauti non c'è da fidarsi. Hanno fatto il giro del mondo in 4 giorni...”.

Poi rincara la dose per spiegarsi meglio: “Quando vedo piloti che guidano come tassisti (il riferimento è ad Hamilton e Rosberg che nella prima settimana di test giravano in continuazione senza fermarsi mai, ndr) per quattro giorni di seguito vuol dire solo due cose: o che non hanno una macchina buona, o che nascondono il proprio potenziale perché sanno di avere qualcosa di competitivo tra le mani. Siccome la possibilità che la macchina (la Mercedes, ndr) non sia buona è pari a zero, io giustamente mi preoccupo”.

Tanto è vero che dopo i baldanzosi proclami invernali, stavolta “vola basso” sull'obiettivo stagionale. Quando gli si chiede quale risultato minimo giudicherebbe positivo, esclama con decisione: “Far meglio dello scorso anno”. Il che significa tante cose: il titolo mondiale ma può anche voler dire che si accontenterebbe di 4 vittorie.

Infine lancia una critica decisa al sistema di qualifica voluto da Ecclestone: quello dello shoot out, ovvero l'eliminazione diretta: “Questo discorso di come riorganizzare la F1 ha bisogno di molta più discussione di quanto ha fatto Ecclestone. Bisogna stare molto attenti a non cambiare troppo il sistema che governa la F1; non sono sicuro che i ragionamenti che ha fatto lui siano accettabili da parte di Ferrari. E non credo nemmeno che abbia l'appoggio di tutte le scuderie”. Insomma, il format di qualifica potrebbe tornare in discussione perché i team prima della votazione del consiglio Mondiale potrebbero ripudiarlo.

Per ultimo ritorna sull'annoso tema dell'Alfa Romeo in Formula Uno per ribadire che ci terrebbe davvero. “Confermo che l'Alfa in F1 sarebbe una grandissima cosa. Credo che sia importante: afferma il marchio commercialmente. Però bisogna prima vedere se riusciamo a far quadrare i conti, a vendere le automobili che vogliamo costruire. E comunque si tratterebbe di Formula Uno, nn di altre categorie perché nel Dna dell'Alfa Romeo c'è la F1, non le altre corse (Forse non ha mai sentito parlare dei Prototipi, ndr).”.

Ma come potrebbe correre l'Alfa in F.1? Costruendosi da sola telaio e motore? “Non ho intenzione di costruire niente. La Ferrari potrebbe anche fargli da spalla, almeno all'inizio, finche Alfa non si lancia con le proprie forze. In fondo lo stiamo facendo con Toro Rosso. E poi vorrei convincere altri Costruttori a entrare in F1: Volkswagen per esempio dovrebbe farlo: per loro è un atto dovuto, io pensavo davvero a un certo punto l'anno scorso che sarebbero entrati in F1 prima di quel piccolo problemino che hanno avuto (il dieselgate, ndr)”.


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