GP Cina, a Rosberg ne bastano due (soste)

GP Cina, a Rosberg ne bastano due (soste)
Tante strategie differenti nell’utilizzo delle gomme Pirelli. Vettel non usa le medie, Hamilton fa cinque soste

18.04.2016 ( Aggiornata il 18.04.2016 10:26 )

Non stupisce più la variabilità di strategie adottate dai team quest’anno in gara. La disponibilità di una terza mescola consente di creare situazioni molto differenti pur all’interno di uno stesso quadro, quello del numero di fermate. Il Gran Premio di Cina vede la prevalenza dei tre pit-stop, peraltro già anticipati dalla Pirelli come la soluzione più rapida, più che mai differenti sono state, invece, le mescole adottate in ciascun segmento di gara (13 piloti hanno usato tutti i tre compound). Poi abbiamo gli scenari “alternativi”, Rosberg e Massa gli unici due piloti a concludere la gara con due fermate ai box, possibilità che sembrava potesse sfruttare anche Button, a centro gruppo, salvo doversi fermare a 12 giri dalla fine per tornare sulle supermorbide. Un elemento comune a gran parte dei piloti è stata la scelta di terminare su gomme medie. Tra i primi 10 solo Vettel, Raikkonen e Verstappen hanno tagliato il traguardo con gomme morbide e, non è un caso, proprio questa differenziazione di mescola rispetto ai diretti avversari ha consentito di recuperare posizioni. Vettel è stato l’unico pilota tra i primi 13 a non utilizzare la gomma media, confermando, anzi, la capacità di girare a lungo con le mescole più morbide e su tempi competitivi. Nonostante si trovasse nella bagarre per recuperare dopo il contatto in partenza con Raikkonen, Seb ha effettuato 13 giri con le gomme supermorbide – altra “unicità”, solo lui ha montato le Pirelli rosse al giro 4, in occasione della prima fermata sotto safety car – e 21 con le morbide nello stint finale della corsa. Con gomme medie, invece, è Perez a portarle “al limite”: 28 giri, da metà gara al traguardo. Un discorso a sé merita la scelta di Rosberg di puntare sulle due soste. Aver disputato la Q2 al sabato con le morbide prefigurava l’intenzione di coprire uno stint iniziale di gara lungo, senza subire il decadimento delle supermorbide, seppur più veloci, con il pieno di benzina, situazione che al venerdì si era manifestata evidente sulle Mercedes. Nico non si ferma all’ingresso della safety car, fattore buono per allungare ulteriormente lo stint. Stessa scelta fanno Alonso, Gutierrez, Wehrlein, Haryanto e Palmer, tutti poi arretrati, con Fernando il migliore al traguardo (12mo). La prima fermata arriva al 20mo giro ed è al rientro in pista che si intuisce quanto forte fosse Nico. Vettel si ferma al giro 17 per montare le morbide, 3 giri di differenza tra i due, ma se Sebastian dopo un primo giro record di 1’40”8 fa 1’42” e 1’43” nei giri successivi e poi due passaggi sull’1’41”8, Rosberg fa 1’40”6, tre giri sull’1’40”8, poi 1’40”580 e amplia nettamente la forbice su Vettel, alle spalle di Kvyat.

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I migliori crono con ciascuna mescola confermano la forza Mercedes: con gomme medie Rosberg marca 1’40”418, Hamilton 1’40”662 e Ricciardo 1’41”015. Si tratta di riferimenti assolutamente indicativi, perché tutti usano la mescola più dura nello stint finale, con Rosberg verosimilmente in grado di estrarre qualcosa in più dalla gomma, essendo già in modalità gestione-gara, visto il vantaggio. Su gomme morbide è Verstappen a sfruttare il frangente favorevole, l’ultimo stint a macchina leggera lo porta a 1’40”399, contro l’1’40”580 di Rosberg (ottenuto a metà gara) e l’140”582 di Nasr a fine gran premio. Poco indicativi i giri veloci con le supermorbide, ottenuti a fine gara da Hulkenberg (1’39”824), Grosjean (1’39”923) e Button (1’40”298). Ultima nota, l’analisi della strategia Mercedes per Hamilton. Parte con gomme morbide per puntare a due stop solamente, però in curva 2 dopo la partenza danneggia l’ala (conseguentemente il fondo nella zona del tea-tray) e deve fermarsi. Entra la safety car al giro 4 e Lewis viene richiamato ancora un giro dopo, per montare le supermorbide, che però vengono tolte al giro 6. Piuttosto incomprensibile la scelta. L’unica ragione può leggersi nella volontà di utilizzare due mescole subito, approfittando della fase di neutralizzazione, per lasciarsi libera l’opzione di condurre il resto della gara sulle morbide, cosa poi non fatta visto lo stint conclusivo sulle medie. Altro dettaglio che ha inciso sulla strategia di Hamilton, l’essersi trovato dietro Raikkonen senza riuscire a superarlo, pur avendo gomme morbide usate contro le medie di Kimi. Lì la scelta di anticipare la sosta (giro 30, dopo appena 9 passaggi) e tornare in pista con le medie, riuscendo nell’intenzione di sopravanzare ai box la Ferrari, salvo poi trovarsi con gomme più “lente” rispetto a Kimi sulle morbide a macchina leggera. «La maggior parte dei team ha affrontato il Gran Premio di Cina, di cui quest’anno abbiamo avuto il piacere di essere sponsor,  con meno percorrenza sull’asciutto di quanto avrebbero voluto. Di conseguenza, le loro previsioni sulla strategia sono state ancora più complesse, ma Rosberg e la Mercedes hanno fatto esattamente le chiamate giuste, dopo essere partiti sulle soft, il che dimostra quanto la strategia inizi davvero prima delle qualifiche», spiega Paul Hembery. «Il circuito di Shanghai è uno dei più impegnativi dell’anno per le gomme, eppure la vittoria di Rosberg è stata conquistata con due soste soltanto, pur con l’aiuto di un breve periodo di safety car. Alle spalle del vincitore, tanti e diversi gli approcci utilizzati, a sottolineare con quanta efficacia i team utilizzino la scelta delle tre mescole 2016». Fabiano Polimeni infog-pirelli-gp-cina-2016-(2) infog-pirelli-gp-cina-2016

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