L’AMARCORD: 10 anni fa il trionfo di Schumi a Imola

L’AMARCORD: 10 anni fa il trionfo di Schumi a Imola
Domenica 23 aprile 2006 Michael con la Ferrari vinceva il Gp di San Marino. Dall’archivio di Autosprint vi riproponiamo le pagine più belle del successo del tedesco davanti ad Alonso

22.04.2016 ( Aggiornata il 22.04.2016 10:39 )

IMOLA - Ecco, questa è esattamente la Ferrari che ci vuole. Capace di reagire, di rischiare, di emozionare e anche di far tremare. Capace di tornare a vincere a diciotto mesi e tredici giorni dall’ultimo vero successo (perché Indianapolis 2005 la contano solo i maniaci di statistica), Suzuka 2004. Rompendo un digiuno che era già il più lungo dopo quello fra Jerez ’90 e Hockenheim ’94; rompendo, soprattutto, una cortina di sfiducia che già si stava facendo pesante. E questo, naturalmente, è il Michael Schumacher che al sole di Imola spazza via i dubbi sul suo talento, se non quelli sul suo futuro. Velocità pura quando c’è da sfruttare il potenziale di una vettura che sembrava rinata (e in realtà non era mai morta), e mestiere, tanto mestiere, quando le cose si fanno difficili, come è successo in gara. Quando Alonso rimonta, incalza e preme per trentasette giri senza riuscire - e a Imola, grazie al tracciato, era l’unica sua possibilità - a innervosire l’avversario. «Con la mia esperienza...», sorrideva Michael, godendo nel rivedersi al video, ancora con i segni del passamontagna sulle guance. Letteralmente gongolante: per la gioia di avere dimostrato, soprattutto a se stesso, di poter essere ancora il punto di riferimento. Per la Ferrari e per tutti. Di riflesso, il sorriso di Montezemolo che ri-parte dopo il blitz al circuito. «Visto che non è bollito?». No, non è bollito Michael e non lo è, per fortuna, la squadra. Perché al di là della vittoria, peraltro meritatissima, c’è la dimostrazione di una superiorità dimostrata per tutto il week end. E questo è un fatto ripetibile, nel corso della stagione. Il fatto, invece, che questa superiorità sia svanita di colpo dopo un pit-stop, sarebbe meglio non si ripetesse. Perché la Rossa è tornata a vincere e convincere? Primo, perché dopo il Bahrain (gara obiettiamente perduta per un temporaneo annebbiamento nella grinta di Schumacher) c’erano state scelte sbagliate, tecniche e soprattutto tattiche, in Malesia e Australia. schumi1 Ora, che la 248 F1 non sia per la concorrenza quello che erano la F2004 e prima ancora la F2002, è un fatto acclarato. Ma una monoposto che ottiene pole, vittoria e secondo giro veloce non è neanche da buttare. Imola ha esaltato una caratteristica della vettura, l’ottima velocità di punta, dovuta a buona penetrazione aerodinamica (troppa, secondo le solite polemiche) e a un diffusore aerodinamico evoluto. E unita a una buona stabilità in frenata. Il motore, finalmente libero di girare a pieno regime, ha fatto il resto. In realtà, però, certe buone caratteristiche potrebbero vedersi anche su piste diverse, con più curve guidate. Grazie anche a una sospensione che non affatica le gomme. Ed eccole, le grandi protagoniste. Nel bene e nel male. Abituamoci, perché per tutto l’anno vittorie e sconfitte saranno in gran parte decise dall’abbinamento fra il telaio e le Bridgestone. Al San Marino c’era una mescola, nuova esclusiva per la Ferrari, fra le cinque specifiche fornite. Finalmente la squadra ha scelto l’opzione morbida e in prove e qualifiche Schumi e Massa - il primo più del secondo - sembravano volare in ogni condizione: dal giro veloce alle sequenze di passaggi (non più di dieci). Il tutto usando appena un set per le libere. In gara sappiamo però com’è andata. ferrari-amarcord Ross Brawn spiega perché: «Man mano che l’asfalto si gommava, era come se le gomme ci passassero sopra senza neppure consumarsi. L’usura in effetti è ridotta, ma viene a mancare il grip. È un fenomeno già osservato nel 2003 e 2004, che potrebbe essere conseguenza delle temperature più alte del previsto. Con il primo treno (che aveva già percorso tre giri, ndr) Michael era molto più veloce. Forse perché erano usate, forse perché aveva poca benzina al via, e anche perché grazie alla safety car a inizio gara ha avuto modo di non sforzarle subito. Con gli altri due set era davvero nei guai». Ma lui, Highlander, non si lamentava. Non come in Australia dove urlava alla radio «non riesco a tenerla, ‘sta macchina». Si è concentrato al volante senza parlare. «E alla fine mi ha detto - ridacchia Ross - che nella sua testa erano passate le immagini dell’anno scorso, qui a Imola». A ruoli invertiti, però. Sul bilancio di Imola mettiamo a favore di Ferrari le scelte strategiche sbagliate della Renault; fra le difficoltà impreviste - non imprevedibili - questa delle gomme. Totale: una vittoria piena. Bellissima, da far venire voglia di vederne ancora. Quando il pilota della Ferrari si è fermato per la seconda sosta al 42° giro, le gomme Bridgestone hanno subito offerto un rendimento ottimale e il problema di graining non si è ripetuto. Alonso ci ha provato, sempre e comunque, si è intraversato alla Rivazza, è arrivato lungo alla Villeneuve, curve dove una volta con il coraggio a Imola si vinceva, oggi invece sono diventati tratti curvilinei da affrontare senza difficoltà. PIÙ ADRENALINA NEL 2005 alonso-schumi In fondo la sfida del 2005 era stata più adrenalinica: perché il motore di Alonso era vicino a collassare, perché c’era la variabile dell’usura delle gomme che non si potevano sostituire, perché alla curva della Rivazza i piloti arrivavano a una velocità comunque più adatta (la variante alta era infatti più veloce) per tentare il sorpasso. In assenza, comincia il processo alle intenzioni. Alle qualifiche nelle quali la Renault ha indubbiamente toppato, calcolando la quantità di benzina da imbarcare al via solo al fine della prestazione cronometrica complessiva in gara: calcolo giusto, se non si corresse in un circuito che in realtà è una trappola. La prima fila a Imola è sempre così importante, che la Honda in Australia ha rinunciato ai punti di Button e ai soldi del campionato Costruttori proprio per poter disporre in riva al Santerno di un motore nuovo che le consentisse questo obiettivo. Con il risultato odierno, in realtà Alonso ha già messo le mani sul campionato, anticipare o ritardare il secondo rifornimento non avrebbe cambiato le cose. cop-as-story

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