Radiosprint, quello che hanno detto i piloti al GP di Monaco

Dalla delusione di Ricciardo alla gioia di Perez. Tanti episodi a Montecarlo, riviviamoli nei team radio tra piloti e muretto box

Fabiano Polimeni

30.05.2016 17:20

La faccia di Daniel Ricciardo, appena sceso dalla Red Bull, al termine del Gran Premio di Monaco raccontava più di mille parole. E ne ha riservate poche, chiare, sintesi estrema per far capire che è meglio tacere anziché arrampicarsi alla ricerca di spiegazioni per quel che non ha spiegazione, via radio. Perde il gran premio e il buon umore, perde sorriso e pazienza, perché se a Barcellona gli erano serviti diversi giorni per smaltire l'arrabbiatura, quella di Montecarlo non passerà facilmente. «Non c'è niente che possiate dire per migliorare le cose, risparmiatevi», firmato Ricciardo. 

Non dire, ma fare: un pit-stop normale, con le gomme giuste pronte. Questo potevano e non hanno fatto. Prima, nella lotta con Hamilton, hanno cercato anche di spronarlo: «Sei più veloce di lui, andiamo!»

In Red Bull scoprono un Verstappen cultore dell'Opera. Parcheggia per due volte la RB12 a Massenet, sabato e in gara. Ma il rail impedisce di entrare al teatro ed evidentemente il colpo si è fatto sentire: «Aahh, ho sbattuto. Aaahh»

Il giubilato Kvyat si dispera ancor prima che inizi la corsa vera, causa problemi elettrici che tormentano la sua Toro Rosso: «Sono bloccato a velocità costante, ragazzi. Che ca***». Rientra ai box, cambia volante. Va meglio? «Ho ancora problemi, non funziona, non funziona, tsz... non funziona. Perché capitano tutte a me...». Prossimo alla disperazione il ragazzo. Peccato. 

Gara che parte dietro safety car, 7 giri a seguire Maylander e non tutti gradiscono la giostra: «La pista è pronta, possiamo iniziare a correre, andiamo!», azzarda Magnussen. «Lo spray adesso è migliorato, andiamo!», rilancia Hamilton. Di acqua in sospensione, alzata dalle ruote di chi sta davanti, trattasi e non spray per acconciatura perfetta per la serata.

Hamilton è tornato e ora fa paura

Palmer sbatte subito e parcheggia la prima Renault a Sainte Devote. Magnussen gira un po' di più, quanto basta per vedersi l'arrembante Kvyat provare la manovra alla Rascasse, dopo una lotta iniziata in uscita dal Tabaccaio, proseguita alle varianti della Piscina e conclusa malamente: «Che ca**o fa Kvyat...». Molto pacato, sempre, Kevin. 

Chi, a parole, ha riservato più pensieri all'avversario è Romain Grosjean, per sua sfortuna trovatosi con Raikkonen a sbarrargli la strada tra Loews e Mirabeau, causa ala finita sotto la Ferrari. «Che sta facendo Kimi?!». «Ha toccato il muro!», gli spiegano dal muretto (qualcosa peraltro abbastanza evidente anche a Romain, che arrivava poco dietro Kimi e Massa. «(Lungo bip) Mi ha bloccato!». E sull'episodio torna anche a fine corsa: «E' stata la gara peggiore della nostra vita».

«Sì...», lo assecondano dal box.

Ma rilancia: «Kimi ci ha completamente fo*****. Alla grande».

«Assolutamente, assolutamente», conforto-bis.

«Non è normale fare in quel modo, continuare a girare con una macchina danneggiata e spingere qualcun altro fuori, non è qualcosa normale», l'ultimo affondo del francese, prima che gli spieghino: «Sì, sono totalmente d'accordo, i commissari stanno investigando. A ogni modo, grazie per essere rimasto in pista a spingere Romain, non si sa mai cosa può capitare. Non è stata una giornata divertente, mi dispiace. Ci rifaremo alla prossima». Per la cronaca, nessun provvedimento preso per Raikkonen.

Per una Haas fuori dai punti, un super-Perez porta la Force India a podio e riconosce tutti i meriti del team: «Ben fatto Checo!». E lui: «Sììì. Lavoro fantastico ragazzi, che lavoro! Il pit, le chiamate, ben fatto tutti, vi meritate questo podio. Grazie ragazzi».

«Ben fatto Checo, hai conquistato il podio a Monaco, goditelo!».

Finale di Radiosprint del Gran Premio di Monaco dedicato al teatrino messo in scena in Sauber. Team che non riesce a fare i test per problemi economici, a Montecarlo si ritrova col box senza pavimento e con il terrore di andare a muro e fare danni che peserebbero non poco sulle casse (vuote?) della scuderia. Ci pensano Ericsson e Nasr a fare la frittata, in lotta per posizioni certo non di chissà quale pregio.

«Felipe, se Marcus non prenderà il largo riavrai la posizione», spiegano via radio dal muretto a un Nasr che di lasciar passare lo svedese non ha alcuna intenzione: «Per quale motivo? Dammi una ragione, perché?». La ragione gliela danno, anche piuttosto valida: «Lui è molto più veloce al momento. Se Marcus non andrà via riavrai la posizione». Un "compromesso" di buonsenso, lasciar strada per provare a recuperare con una macchina più veloce. Ordine ribadito dai piani alti: «Ok, Felipe, questa è dal vertice: scambiatevi la posizione, fatelo in curva 1». 

Ericsson che, nel frattempo, elegantemente sottolinea come se ne stia fregando dell'ordine di scuderia, il brasiliano: «Credo ci sia qualcosa di rotto con la sua radio...»; dal muretto: «Sembra, sembra...». Nel dubbio che non abbia capito il messaggio, Ericsson forza la manovra, scambia Sainte Devote con la Rascasse, prova l'interno e finisce addosso all'altra Sauber. La beffa: ripartendo passa sull'ala anteriore di Nasr. Chiaramente non voluto, ma sa quasi di "opera completata". Al brasiliano resta il ritiro, seguito poi da Ericsson: «Perché Marcus ha fatto quella manovra? Perché? Dalla macchina esce fumo da qualche parte»

A noi resta un epilogo tanto divertente quanto incomprensibile. 


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