Formula 1 Monza, Mercedes imbattibili con qualsiasi gomma

Formula 1 Monza, Mercedes imbattibili con qualsiasi gomma

In pochi hanno optato per l'unica sosta, tante diverse interpretazioni tra chi ha effettuato due pit

Fabiano Polimeni

05.09.2016 12:13

Quasi non fanno testo, loro due. Rosberg e Hamilton, per manifesta superiorità tecnica della Mercedes, avrebbero ottenuto la doppietta nel Gran Premio d'Italia probabilmente con qualunque scelta strategica. L'introduzione quest'anno delle gomme supermorbide a Monza ha portato un netto incremento delle fermate ai box, che passano dai 23 stop del 2015 a 39 fermate registrate domenica scorsa. Pochissimi hanno provato la strada che storicamente è risultata premiante sul circuito brianzolo: oltre ai due Mercedes, Grosjean, Ericsson e Ocon chiudono i  53 giri di gara con un solo cambio gomme, ma differente alternanza di mescole.

Al venerdì Nico Rosberg aveva dato i primi segnali di quanto andassero (relativamente) bene le gomme medie sulla W07 Hybrid, pur senza la velocità assoluta garantita dalle morbide nel long run di Hamilton. Pirelli gialle montate in Q2 al sabato, un ulteriore vantaggio per chi non ne aveva bisogno, quello di partire con la mescola in grado di assicurare un primo stint di gara più lungo rispetto alle supermorbide, necessità per tutti gli altri piloti partiti nella top ten.

I tempi sul giro ottenuti con gomma media certificano il margine di vantaggio della Mercedes sulla Ferrari: Hamilton fa registrare 1’26”303, Rosberg 1’26”599, contro l’1’26”016 di Raikkonen con le morbide e 1’26”310 di Vettel (di Verstappen il terzo miglior giro con Pirelli gialle: 1’26”405). Da non tralasciare il fatto che i primi due fossero in una situazione nella quale poter gestire e controllare il vantaggio. In assoluto va ad Alonso la prestazione più veloce, grazie a un set di gomme supermorbide montate negli ultimi 4 giri, a macchina molto scarica di carburante: 1’25”340, contro l’125”919 di Ricciardo e 1’26”354 di Button.

Mercedes a parte, su una sosta ha corso anche Grosjean, il pilota capace di coprire gli stint più lunghi con le morbide (28 giri) e le supermorbide (24 giri), soffrendo - è il rovescio della medaglia - il recupero di piloti su due pit-stop. E’ stata la scelta più diffusa in griglia, ritenuta dalla Pirelli la più rapida prima del gran premio. Le diverse interpretazioni non sono mancate pur nell’uniformità strategica. Vettel e Raikkonen sono stati gli unici a coprire i primi due stint con le supermorbide e va registrato il vantaggio velocistico avuto da Raikkonen in occasione della prima sosta: stop al 15mo giro e divario da Vettel accorciato fino ad arrivargli in scia al rientro di Seb in pista, 16mo giro. La seconda fermata ha visto il tedesco precedere nel pit Kimi.

Interessante quanto fatto in Red Bull con Ricciardo (e Verstappen), in lotta con Bottas. Williams agevolmente davanti nel secondo stint di corsa e pit al 30mo giro per confermare le gomme morbide fino all’arrivo. Ricciardo ritarda fino al 37mo passaggio la fermata e con gomma supermorbida recupera il gap che Bottas era riuscito ad aprire sfruttando la gomma nuova nei 7 passaggi di differenza, poi l’attacco nel finale.

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Una lunga porzione centrale di gara la fa anche Massa, unico pilota ad aver scelto le gomme morbide per i primi due stint, montando nell’ultimo terzo di gran premio le supermorbide. Le temperature hanno visto un’oscillazione tra i 40° C del via e i 35° C, valori leggermente al di sotto di quelli registrati nelle due giornate precedenti.

«La strategia gomme è stata cruciale a Monza. Sebbene Lewis Hamilton abbia perso il vantaggio della pole position alla partenza, è riuscito, grazie alla strategia, ad agguantare la seconda posizione prima di metà gara: posizione che ha mantenuto fino alla fine. Da quel punto in poi è stata una battaglia strategica per il podio contro le Ferrari, entrambe su due soste. Prima del prossimo Gran Premio a Singapore, questa settimana ci aspetta parecchio lavoro con i test di sviluppo dei pneumatici 2017: saremo a Barcellona con la Ferrari e al Paul Ricard con la Mercedes», il commento di Paul Hembery.

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