Vandoorne: "Abituato a portare risultati. Button non sarà un pressione extra"

Vandoorne: "Abituato a portare risultati. Button non sarà un pressione extra"

Dalla delusione del mancato debutto in Formula 1 da titolare quest'anno, al "vantaggio" di arrivare in corrispondenza del cambio regolamentare

26.09.2016 09:46

Stoffel Vandoorne avrà (finalmente) la chance che merita il prossimo anno. Un sedile a tempo pieno in Formula 1, con tutte le incertezze del caso sulla competitività della McLaren, ma pur sempre un'occasione per dimostrare il proprio valore su 21 gran premi. In Bahrain, quest'anno, i primi punti alla causa del team, un rendimento nell'arco del week end in linea con quel che ci si aspetterebbe dal dominatore del campionato di GP2 2015. Il naturale salto in Formula 1 è tardato un anno, "seduto in panchina" in Giappone, nella serie Super Formula, aspettando di subentrare a Button, nel 2017.

«A esser sincero ero un po' deluso all'inizio, è stato un momento difficile capire che avrei dovuto attendere un altro anno per la Formula 1. Ma sono rimasto concentrato e ho vinto le ultime due gare di GP2, battendo il record nella categoria. Sapevo che era meglio dare una risposta in pista. Il tempo, è chiaro, è sempre unn elemento di pressione nella carriera di un pilota, e sapevo che il debutto in F1 sarebbe dovuto arrivare l'anno seguente e sarebbe stata probabilmente l'ultima possibilità di arrivare in Formula 1», racconta il pilota belga, che prima della conferma dell'accordo con McLaren-Honda, giunto a Monza, scalpitava e lanciava segnali a Woking: in F1 nel 2017, con o senza McLaren. 

Troverà monoposto completamente diverse da quella provata quest'anno. Deve sperare anche sia diversa la competitività della MP4-32 e avrà poche occasioni per prendere le misure alla nuova Formula 1, due sessioni di test invernali e poi subito a Melbourne: «Non ho in programma di salire in macchina dopo la chiusura del campionato di Super Formula. Quanto ai cambiamenti regolamentari del prossimo anno, probabilmente si tratta di una buona opportunità per far bene, visto che non arriverò con il bagaglio d'esperienza delle vecchie monoposto. Comunque, i piloti di Formula 1 hanno un talento enorme e assorbono immediatamente ogni cambiamento. La realtà è che a ogni gara le macchine cambiano con aggiornamenti e i piloti sono abituati. Quanti sono oggi in Formula 1 sono piloti che hanno dimostrato di sapersi adattare in fretta, altrimenti non sarebbero lì. Se ci penso, sì, potrebbe essere un piccolo vantaggio per me debuttare in corrispondenza di un grande rimescolamento.

Quest'anno non ho corso e il team sta migliorando in maniera enorme, vedremo come sarà il 2017. Di sicuro è sempre meglio arrivare quando la squadra è in ascesa, non ci sono dubbi».

Alla pressione naturale, quella dettata dall'attesa di scoprire cosa saprà fare un talento atteso a lungo sul palcoscenico più importante, si somma quella di una formazione piloti McLaren a tre punte: Alonso e Vandoorne, più Button: «Non c'è una pressione extra. Ho un accordo a lungo termine con McLaren, speriamo di poter presto tornare a livelli competitiviti, quelli sui quali è abituata a restare la McLaren. Il prossimo anno sì, ci sarà una struttura speciale, ma credo sarà una delle migliori. Io e Fernando correremo, sarà un bene tenere anche Jenson. E' il pilota con più esperienza oggi in Formula 1 e sarà coinvolto nel team, al simulatore e presenziando a qualche gara», spiega in un'intervista a F1.com.

Dovesse il calendario 2017 confermare le indiscrezioni circolate nelle ultime settimane, Vandoorne sarà al via del mondiale il giorno del suo venticinquesimo compleanno. Giovane talento dalla carta d'identità "insolita" se confrontata con quella dei Verstappen o dei Sainz e del vivaio Red Bull in genere, i debutti affrontati finora lo hanno visto sempre esprimersi su alti livelli, dal secondo posto in Formula 3.5 nel 2013 al secondo in GP2 nel 2014: «La Formula 1 è un ambiente nel quale devi portare risultati e sono abituato a queste richieste. Non sarà una sorpresa, continuerò a fare il lavoro che ho sempre fatto. Ho dovuto vincere i campionati per andare avanti, altrimenti non sarei qui. Si può dire che sono cresciuto in un ambiente sotto pressione. Certo, la F1 è qualcosa in più in ogni aspetto, tuttavia ho abbastanza fiducia in me stesso per sapere che riuscirò a gestirla».


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