Formula 1 Giappone, l'analisi dello strano compromesso Ferrari

A Suzuka la Scuderia ancora giù dal podio. La mossa di Vettel e del box è stata giusta o sbagliata, oppure semplicemente disperata? 

Alberto Sabbatini

09.10.2016 10:32

Ancora una gara giù dal podio per la Ferrari e ancora una volta ci si trova a interrogarsi su una strategia discutibile da parte del box di Maranello. Era già successo a Singapore di regalare la posizione al pit stop ad Hamilton, si è ripetuto a Suzuka. Vero che è facile col senno di poi criticare quel che non ha funzionato, ma è anche vero che quando tutti fanno una cosa e tu fai il contrario, qualche dubbio se hai fatto bene oppure no ti deve venire. Cerchiamo di capire se la mossa di Vettel e del box è stata giusta o sbagliata, oppure semplicemente disperata. E partiamo dal riassunto della vicenda.

Vettel a 19 giri dalla fine, mentre stava inseguendo Verstappen davanti di pochissimi secondi e precedeva Hamilton di 4", ha fatto una scelta azzardata assieme al box montando per la parte finale di gara le gomme soft invece delle dure che avevano scelto tutti gli altri qualche giro prima.

Il risultato è che, dopo la sosta, Vettel è ripartito quarto subito alle spalle di Hamilton; lo ha raggiunto rapidamente ma poi non è riuscito a superarlo nei primi due giri, quelli in i cui pneumatici soffici erano più performanti di quelli duri della Mercedes. Poi, mano mano che le soft si degradavano, Vettel è scivolato sempre più lontano dalla Mercedes rassegnandosi al quarto posto. E ha espresso il malumore via radio in diretta dicendo: "Lo vedo allontanarsi...". E si capiva che era impotente. Vettel ha finito la corsa a 20" dal vincitore Rosberg e a 14" da Hamilton quando prima del pit stop gli era davanti.

Perché allora la Ferrari ha scelto le soft? La speranza dei ferraristi probabilmente era quella di riuscire a fare gli ultimi 19 giri a un ritmo più veloce delle gomme dure; 19 giri era però una distanza limite per gestire il finale di gara con una gomma soffice. A inizio corsa, a serbatoi pieni, le Ferrari avevano percorso 13/14 giri con le stesse gomme (usate). Quindi sulla carta ci si poteva riuscire. E le gomme potevano tenere alla distanza. Ma era una mossa rischiosissima.

I numeri, crudamente, dicono che è stato un azzardo che non ha pagato. Vettel quando si è fermato era in testa ma se vogliamo collocarlo in una classifica virtuale calcolando i circa 25" che si perdono ai box, si sarebbe trovato dopo il pit stop virtualmente a 6/7 secondi da Rosberg, a circa 3" da Verstappen (sempre virtualmente) e davanti a Hamilton.

Invece dopo gli ultimi 19 giri con le soft si è ritrovato fine gara si è ritrovato staccato di 20" da Rosberg, di 15" da a Verstappen e di 14" da Hamilton. Questo perché, mentre all'inizio era il più veloce in pista (a gomma fresca ha fatto anche il giro più veloce della gara in 1'35"115), poi la gomma è calata e non gli permetteva di andare forte quanto quelli con le dure.

La riprova finale viene confrontando il ritmo di Vettel con quello di Raikkonen, che invece ha seguito la strategia convenzionale montando gomme hard nel finale. A calcoli sommari Kimi ha recuperato a Sebastian nell'ultimo stint di gara circa 14 secondi in 19 giri. Quindi c'è n'è abbastanza per dire che la scelta delle soft, col senno di poi, è stata sbagliata.

Però ci sono da dire un paio di cose. Prima di tutto Vettel, una volta visto che non riusciva a recuperare su Hamilton, si è rassegnato e ha rallentato. Quindi i paragoni del ritmo di gara dei due ferraristi sono falsati da questa arrendevolezza di Seb.

Inoltre, quello che decide l'efficacia di una strategia non è soltanto il calcolo che gli ingegneri possono fare sulla prestazione della propria auto. Ma anche e soprattutto quello che fanno i rivali. E non si può prevedere prima se l'avversario di colpo decide di fermarsi o no.

Alla fine dei conti la strategia Ferrari non è stata una libera scelta, ma è stata condizionata dalla sosta improvvisa di Hamilton e della Mercedes. La Ferrari faceva la gara sull'inglese ed è stata sorpresa dal pit stop di Lewis al 32. giro per mettere le hard. Qualsiasi tattica avesse intenzione di far la strategia il box ross Horner, il team principal della Red Bull, ha criticato dopo la gara la scelta ferrarista. "Francamente non l'ho capita - ha detto - quando li ho visti mettere le gomme soft abbiamo pensato che la Ferrari avesse intenzione di fa una ulteriore sosta nel finale perché montare le gialle a 19 giri dalla fine era inspiegabile. Così facendo hanno regalato la (terza) posizione a Hamilton. Se Vettel avesse montato le dure, forse avrebbe tenuto dietro Hamilton è messo molta pressione a Vertsappen per il secondo posto. Invece...". O prima di quel momento, a quel punto è diventata dipendente dalla scelta Mercedes.

In quel momento di gara si potevano fare due cose soltanto: reagire subito, fermando Vettel al giro successivo (33.) per mettere le dure anche a lui e provare a resistere in pista alla Mercedes. Oppure proseguire ancora per mettere le gialle nel finale, sapendo però che intanto Hamilton avrebbe virtualmente superato in pista Vettel guadagnandogli 2" al giro con le gomme fresche. Maranello ha indugiato due giri e poi ha fatto così. Forse troppo tardi.

Col senno di poi, visto che Lewis dopo il pit stop viaggiava sull'1'36" basso e Vettel su 1'38"5, il box Ferrari poteva fermare Vettel dopo appena un giro pur mantenendo l'azzardo delle gomme soft. Almeno avrebbe probabilmente mantenuto la terza posizione in pista e poi poteva tentare di difendersi da Lewis (in fondo Verstappen ci è riuscito) nei giri finali. Invece Maranello ha fatto un compromesso strano: una strategia aggressiva (gomme soft) ma perdendo la posizione per cercare di recuperarla in pista. E non ha funzionato.

Non è la prima volta che Maranello compie la strana scelta di perdere la posizione sul campo per cercare poi un attacco dopo. Vero che la Mercedes a pari gomme non è superabile quindi comprensibile che cerchino una qualche tattica alternativa. Ma regalare la posizione all'avversario ritardando il pit stop, specie se si chiama Hamilton e guida una Mercedes (cosa già successa a Singapore con Raikkonen) è l'ultima mossa da fare. Perché poi non c'è rimedio. Le classifiche lo dimostrano.


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