Formula 1 Russia, i 100 giorni di Valtteri Bottas

Formula 1 Russia, i 100 giorni di Valtteri Bottas© sutton-images.com

Reduce da due gare difficili, in Cina e Bahrain, Valtteri ripercorre i primi mesi da pilota Mercedes, tra ordini di scuderia, miglioramenti da perseguire e gomme da far funzionare in gara

Fabiano Polimeni

27.04.2017 14:58

Cento giorni con il grigio Mercedes addosso per Valtteri Bottas e, divisa a parte, grigio è il bilancio di tre gran premi corsi con la W08. Buon risultato in Australia, Cina condita da un grave errore dietro la safety car, ancora sul podio in Bahrain, ma dopo premesse che lasciavano sperare ben altro, vista la pole in qualifica. Deve esprimersi su altri livelli, a cominciare dal Gran Premio di Russia, tracciato sul quale si è sempre distinto. Farlo accanto a Lewis Hamilton sarà tutta un’altra storia.

Allontana, almeno a parole, ogni realtà di primo e secondo pilota all’interno del team. E Valtteri, in conferenza stampa a Sochi, prova a ridimensionare l’accaduto di Sakhir. «Non serve parlare di pilota numero 1 e numero 2, non c’è mai stato in Mercedes e sarà lo stesso quest’anno. Il team ha sempre voluto dare uguali opportunità, quest’anno è diverso perché il gap sugli avversari è più piccolo e ogni dettaglio può essere importante, come in Bahrain quando il mio passo non era sufficiente e il team deve fare scelte intelligenti per non perdere punti. I miei risultati migliori devono ancora arrivare e non sto pensando assolutamente a decisioni su prima e seconda guida».

Assicura che non sarebbe un problema se dovesse ricevere un’istruzione dal muretto dello stesso tenore di quella avuta in Bahrain. Il suo compito? Allontanare le condizioni perché altro ordine di scuderia arrivi. «Se dovessi avere un problema, ad esempio in questa gara, se le strategie fossero diverse  o Lewis fosse bloccato dietro di me e il team mi chiedesse di lasciar strada, lo farei. L’obiettivo è fare il massimo per il team e ottenere il bottino di punti maggiore. Da pilota farò di tutto per non trovarmi in quella posizione, sono sempre stato però un uomo squadra e a lungo termine premia te e la squadra. Non so cosa accadrà in futuro tra me e Lewis, non è in programma di dare ordini di scuderia, si dovrà essere più intelligenti e stare attenti quest’anno. Il rapporto con Lewis è buono, lo stesso che ero abituato ad avere in Williams con Felipe. C’è rispetto reciproco e ci permette di lavorare bene come team».

Ha girato a lungo nei test della scorsa settimana a Sakhir, alla ricerca di una soluzione alla gestione gomme in condizioni di gran caldo in gara. A Sochi troverà asfalto e clima diversi, un “aiuto” per le prestazioni Mercedes. «Siamo molto vicini, anche tra compagni di squadra, ogni piccolo particolare può aiutare. In Bahrain la situazione è apparsa critica con le gomme, abbiamo faticato a mantenerle nella giusta finestra. I test però mi hanno permesso di provare cose diverse per affrontare questo problema, delle pressioni, delle temperature. Abbiamo trovato piccole cose che ci aiuteranno. Qui le condizioni sono del tutto diverse. Quest’anno abbiamo faticato un po’ di più con le temperature delle gomme, stiamo lavorando parecchio per trovare delle soluzioni. Preferiamo le condizioni che avremo qui in Russia rispetto al caldo estremo, ma non ci contiamo troppo perché dobbiamo lavorare su ogni aspetto. Credo saremo ancora molto vicini, si parlerà di un divario di centesimi, forse decimi, con la Ferrari», aggiunge Valtteri.

Con un contratto di un solo anno da rinnovare, essere un “team player” – tradotto: accettare ordini di scuderia, oltre a contribuire con più punti possibile – diventa una necessità, più che una scelta. Il finlandese si mostra convito di poter reggere il confronto con Hamilton e relega a due episodi le prestazioni insufficienti di Cina e Bahrain, in particolare, sulla gara di Sakhir, sottolinea: «Il problema col generatore in griglia ha portato una pressione delle gomme troppo elevata, è andata meglio nel secondo stint, ma non abbiamo trovato la giusta finestra con le supersoft. Lewis ha montato le soft e per questo c’era una differenza enorme di passo, oltre alle diverse strategie e questo mi ha fatto sembrare molto più lento. Con una gara normale, senza problemi, credo di poter ottenere un buon risultato, forte con entrambe le macchine».

Guardando indietro, riconosce come siano «stati 100 giorni molto impegnativi. Da gennaio, dalla firma, ho imparato come mai nella mia vita in così breve tempo, sento di esser cresciuto e mi sento totalmente integrato nel team. Sicuramente sto migliorando di qualifica in qualifica, credo di poter estrarre sempre più il massimo dalla macchina. Ho fatto un bel giro al sabato in Bahrain ma è la domenica che conta. La prima dell’anno a Melbourne è stata la migliore finora. Ho sempre saputo che sarebbe stata una grossa sfida, il cambiamento nel team è arrivato tardi, poi il confronto con Lewis, uno dei piloti più veloci di sempre; sapevo anche che sarebbe stata una questione di ambientamento, di come lavora il team, quali strumenti a disposizione, visto che ogni squadra ha i propri metodi. Inoltre, capire come si comporta la macchina a livello meccanico. Non direi che ho sottovalutato il cambiamento, è stata la sfida che mi aspettavo. Il mio obiettivo era riuscire a estrarre tutto il potenziale della macchina sin dalle prime qualifiche, non credo di averlo ancora ottenuto, serve ancora un po’ di tempo, sapevo non sarebbe stato semplice, però adesso mi sento a mio agio, sto bene in macchina e con il team, le sensazioni sono buone e spero di continuare così».

Il  momento più buio? «L’errore più grande finora è stato senza dubbio girarmi dietro la safety car in Cina, probabilmente è stato il peggiore in assoluto in carriera e spero sia l’ultimo»


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