Leclerc primo nei test con Ferrari: Sogno Formula 1

Il monegasco entusiasta dopo la sessione in Ungheria al volante della SF70H: "La Formula 1 per adesso è solo un sogno. Devo lavorare ancora, lo so: un passo alla volta”

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Francesco Colla

02.08.2017 09:58

Non è ancora il momento di gridare al miracolo, tuttavia l'esordio di Charles Leclerc al volante della Ferrari SF70H è stato decisamente soddisfacente. Sia per il pilota che per la Scuderia. Che dopo Antonio Giovinazzi, trova nel monegasco un altra promettente risposta per il futuro del team.

Il leader della classifica della Formula 2 ha totalizzato 98 giri con gomma soft all'Hungaroring, centrando il miglior tempo di giornata: 1:17.746. "Solo" 88 millesimi in meno della McLaren di Vandoorne; ma è bene sottolineare che Lecler è un esordiente. E l'emozione di salire su una monoposto di F1, la Ferrari di Vettel per di più, farebbe tremare il piede a parecchi. 

Quindi, cronometro a parte, l'importante è valutare la giornata in generale, terminata sensa problemi e con un buon ritmo. “Guidare una Ferrari – ha commentato il 19enne monegasco al termine della giornata– non è mai un’esperienza ‘normale’. Mi sono sentito come se fosse stata la prima volta che guidavo una macchina da corsa. E’ un grande onore che mi è stato concesso, e ringrazio con tutto il cuore la Ferrari per questa opportunità. Sono contento del lavoro che ho svolto e spero lo sia anche la squadra. Guidare la SF70H mi ha dato sensazioni fantastiche, per me che vengo dalla F2 è un altro mondo, sotto tutti gli aspetti. Era la prima volta che guidavo una F1 con gomme larghe e questo carico aerodinamico, è stato un feeling incredibile. Anche il lavoro ai box mi ha fatto crescere: in Ferrari ci sono gli ingegneri migliori del mondo e con loro mi sono trovato benissimo. Il miglior tempo è una soddisfazione, ma nei test ha un’importanza relativa. Posso andare in vacanza contento, ma adesso voglio concentrarmi sulla seconda parte della stagione F2. La Formula 1 per adesso è solo un sogno. Devo lavorare ancora, lo so: un passo alla volta”.


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