Lewis Hamilton, il bambino che volle farsi Re

Lewis Hamilton, il bambino che volle farsi Re

I sacrifici del padre, i cazzotti sul ring, la fame di vittorie. Lewis Hamilton: storia di uno che ce l'ha fatta

Francesco Colla

03.11.2017 13:08

Durante la baldoria messicana, Lewis Hamilton ha raccontato un episodio della sua infanzia. Di quando il padre Anthony lo fece salire di forza su un ring: il giovane Lewis si pigliò un bel cazzotto nel naso, imparando una severa lezione. Mai mollare. Hamilton pratica ancora la boxe e sulle sovraffollate bacheche dei suoi profili social lo si vede spesso abbozzare un diretto a un sacco. 

Fa parte della sua iconografia di rockstar del motore, tra tatuaggi, chitarre, frequentazioni hollywoodiane e jet privati. Una vita al massimo per un personaggio “bigger than life”. Assurto per la quarta volta sul trono della Formula 1 a dieci anni dal suo primo titolo. E’ passata un’eternità dal folgorante debutto in McLaren nel 2007, dopo un rapido cursus honorum d predestinato: titolo europeo F3 a 20 anni, nel 2005 con 15 vittorie in 20 gare, campione GP2 la stagione successiva. Quattro successi all’esordio nel Circus, vicecampione con un solo punto di scarto su Kimi Raikkonen. Il bambino di Stevenage, che a nove anni si presentata a Ron Dennis dicendo “Ciao, sono Lewis Hamilton. Un giorno correrò con le tue auto”, ne ha fatta di strada. 


E nel 2008 vince il suo primo titolo mondiale a 23 anni, proprio al volante di una delle McLaren di Ron. Poi cinque stagioni nell’ombra, mentre sfreccia la meteora Button e si impone la supremazia Red Bull. L’era turbo ibrida è storia recente, vissuta da dominatore. Solo Nico Rosberg ha potuto interrompere la dittatura, ma è stato un lampo. Il biondo figlio d’arte si è impegnato fino all’esaurimento per battere l’ex amico, il ragazzino nero con cui giocava alla play prima delle gare di kart. Compiuta l’impresa ha deposto le armi, stremato. Il figlio del campione cresciuto a Montecarlo e il figlio dell’impiegato in una ditta di distributori automatici, che per ha fatto anche quattro lavori contemporaneamente per spingere Lewis nella scalata al cielo. "Se ripenso ai sacrifici che ha dovuto fare mio padre per aiutarmi ad essere dove sono oggi, non credo che potrò mai ripagarlo, anche se vincerò un numero pazzesco di gare e campionati. Posso però cogliere questa opportunità ed essere un’ispirazione per qualche bambino nel mondo tra i tanti che stanno guardando la Formula 1, ed è ciò che provo a fare".


Rosberg abbandona e lascia a Hamilton il campo: Vettel e la sua Ferrari hanno illuso di potergli strappare la corona, ma alla fine ha vinto di nuovo lui. Il bambino che a sei anni giocava con le macchine telecomandate, sognando la Formula 1 e di diventare come Ayrton Senna. 

"A quattro o cinque anni ho subito il bullismo dei compagni di scuola e a sei ho chiesto a papà di fare karate. Poi ho fatto boxe e un giorno, nonostante il naso rotto, ho battuto uno più grande e forte di me”. E ora Lewis nessuno è più grande di te

E ora di Hamilton spaventa il futuro


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