Formula 1, pioggia di sanzioni al GP d'Australia: ecco i motivi

Formula 1, pioggia di sanzioni al GP d'Australia: ecco i motivi© sutton-images.com

Analizziamo quali sono stati gli interventi della direzione gara in occasione del primo Gran Premio stagionale, a Melbourne

Maurizio Voltini

26.03.2018 18:06

Il primo GP stagionale di Formula 1 è ormai archiviato con la rocambolesca vittoria Ferrari. Vogliamo ritornarci su per analizzare alcuni interventi della direzione di gara effettuati nel corso del weekend: ovviamente lo scopo non è quello di far sapere che questi ci sono stati, quanto piuttosto di far capire ai "non addetti ai lavori" i motivi per cui si adottano (o no) certe sanzioni e più in generale quale sia il "modo di pensare" dei Commissari quando giudicano certi episodi in pista.

A parte un paio di multe per eccesso di velocità in pitlane (600 euro a Gasly e 200 euro a Hartley) il primo intervento è stato su Kimi Raikkonen, che aveva ostacolato Valtteri Bottas nelle seconde libere mandandolo fra l'altro ad arare la ghiaia in curva 3. In questo caso è stato riconosciuto che dati certi ostacoli alla visibilità (il rettilineo precedente è storto e quindi gli specchietti non aiutano granché) e la differenza di velocità di oltre 100 km/h tra i due, Kimi ha avuto poco tempo per reagire: non ha potuto spostarsi dalla traiettoria in staccata, ma ha lasciato quella verso l'apice della curva, e ciò è stato ritenuto un "tentativo ragionevole" di non ostacolare Valtteri, pur se non riuscito. Anche Bottas stesso è stato molto comprensivo di fronte ai commissari, per cui: "no further action" per Raikkonen.


Nello stesso turno, Daniel Ricciardo è stato "intercettato" dalle bandiere rosse mentre si era lanciato per una simulazione di qualifica. Purtroppo per lui, nel rientrare ai box è stato di pochissimo sotto il tempo minimo imposto a partire da quest'anno: una leggerissima distrazione nel guardare la strumentazione che segnala il "delta" da rispettare (più o meno come aveva fatto Vettel sotto VSC) ma pagata cara. Al proposito, va detto che per i Commissari le infrazioni relative alle bandiere rosse sono quelle al top della scala di gravità. Infatti si tratta della maggior "neutralizzazione" possibile da parte loro e può essere determinata anche da fatti gravissimi, compreso il blocco della pista con presenza di persone sulla sede del tracciato. Ora, è vero che non era questo il caso a Melbourne, però: primo, il pilota non può saperlo; secondo, le regole sono regole e le sanzioni in merito sono molto pesanti. Detto questo, i Commissari hanno comunque tenuto in considerazione che Ricciardo ha rallentato significativamente (di 175 km/h, hanno scritto), che non ha determinato alcuna situazione di pericolo e che lo scarto è stato minimo. Tuttavia, anche applicando tutte le attenuanti e la pena minima, sono stati pur sempre 3 posti persi in griglia (che potevano fare la differenza, avendo mancato il podio per meno di 1 decimo) e 2 punti sulla licenza.



In gara abbiamo visto come la Haas abbia vanificato un'ottima partenza per errori nel cambio gomme, che l'hanno vista finire sotto inchiesta per "unsafe release" visto che le ruote di Kevin Magnussen prima e di Romain Grosjean poi non erano fissate alla perfezione quando sono rientrati in pista. Anche questa è un'infrazione piuttosto seria per il regolamento (si tratta di sicurezza e della possibilità che una ruota colpisca qualcuno) ma anche stavolta i Commissari - fra i quali Emanuele Pirro, oltre a Tim Mayer e Steve Chopping - sono stati abbastanza comprensivi: "solo" 10mila euro di multa complessivi, considerando quali attenuanti il fatto che la squadra ha dato lo stop alle macchine subito appena resasi conto del problema e che i piloti si sono fermati il prima possibile. Anche il fatto che le ruote fossero comunque abbastanza "ferme" in sede e non "svitate" deve aver contribuito: infatti il problema è stato che i dadi si sono inseriti male nelle filettature del mozzo, "ingallonandosi" storti e bloccandosi prima di arrivare davvero a fondo sede, facendo comunque "scattare" le pistole pneumatiche. Al momento è stata data la colpa alla "troppa fretta" dei meccanici addetti all'operazione, ma crediamo piuttosto che molta responsabilità vada al design stesso del mozzo: non ha molto senso progettare un elemento che per velocizzare l'operazione non "guida" bene i dadi in sede, se poi i meccanici devono fare le cose con più cautela per evitare guai…

Infine, vorremmo analizzare un episodio che a differenza dei precedenti non è stato sanzionato: il sorpasso di Max Verstappen a Fernando Alonso quando è stata decretata la virtual safety car proprio per via di una Haas ferma in pista. L'episodio è stato al 26esimo giro, quando la McLaren è uscita dai box ed è stata superata dalla Red Bull, che era in pista, nell'affrontare curva 1. Max è stato il primo a chiedere se era riuscito ad effettuare il sorpasso prima del limite di divieto (che non corrisponde al segnale luminoso, bensì alla postazione dei commissari) e la squadra ha interpellato in merito il direttore di gara. Charlie Whiting ha quindi verificato i dati telemetrici e riscontrato che il sorpasso era avvenuto con un decimo di secondo di ritardo perché potesse essere considerato regolare.

A questo punto, tecnicamente Verstappen aveva effettuato un sorpasso sotto bandiere gialle, anche questa un'infrazione non da poco. Tuttavia, senza passare per i Commissari Sportivi, considerando la modalità della manovra e lo scarto infimo, Whiting ha deciso di esercitare la propria discrezionalità di direttore di gara e concesso di sistemare tutto semplicemente restituendo la posizione a Fernando. Insomma, una decisione proporzionata all'episodio e sportiva, per cui crediamo che a questo punto i lettori possano capire perché spesso preferiremmo che certi interventi venissero lasciati alla discrezionalità personale degli Ufficiali di Gara, piuttosto che a un eccesso di regolamenti (spesso scritti male).


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