Formula 1, Force India: un tetto di 150 milioni è più che sufficiente

Formula 1, Force India: un tetto di 150 milioni è più che sufficiente© sutton-images.com

Tra poter spendere 300 milioni e più in una stagione e dover sopravvivere con un terzo del budget, la differenza è nelle strade diverse da poter seguire nello sviluppo e la celerità con la quale i pezzi vanno in pista

Fabiano Polimeni

20.04.2018 15:03

Non ne faranno parte gli ingaggi dei piloti, dei tecnici, si lavora perché restino esclusi i costi legati allo sviluppo delle power unit, dal limite di spesa che Liberty Media ha tra i cinque punti chiave per cambiare la Formula 1 dal 2021. Spendere meno e far rilevare il modo nel quale vengono sfruttate le risorse, piuttosto che la misura (sproporzionata) disponibile ai grandi team.

Ecco, cosa vuol dire gareggiare contro squadre con budget da 300 e più milioni di euro a stagione, potendo contare su un terzo dei soldi, e in che parte è in grado di ampliare il divario prestazionale? Otmar Szafnauer parla dalla prospettiva Force India, di chi, quindi, meglio di chiunque altro è riuscito a fare nelle ultime stagioni. Scuderia che ha ottenuto risultati oltre le aspettative potendo contare su un budget che, si vocifera, graviti intorno ai 100 milioni di euro a stagione. Sfruttati al meglio, vero. Pur sempre, però, in una lotta ben distante da qualsiasi chance di vittoria.

Se, oggi, la Formula 1 si caratterizza per due gare in una, più o meno spettacolari di gran premio in gran premio, tra chi può ambire a vincere o raggungere un podio e chi, invece, deve limitarsi a risultare il “migliore degli altri”, l'auspicio è che un contenimento, fino a limitare la spesa sostenibile, consenta anche a squadre di seconda fascia di avvicinare il vertice: «Attualmente, i due livelli sono definiti dal tuo budget, quel che ci limita è il budget disponibile per effettuare tante sperimentazioni prima di realizzare quello che è il prodotto ottimale. Se non disponi del denaro per produrlo istantaneamente, ritarda l'arrivo in pista rispetto alla fase in cui trovi un miglioramento. Se hai i soldi, ti ritrovi i pezzi l'indomani. Avrai una base di fornitori più grande o acquisti direttamente i macchinari per realizzarlo da te», spiega Szafnauer ad Autosport.

Considerazioni che chiamano in causa un altro aspetto. La necessità di un rimescolamento tecnico, perché chi vive già una posizione di vantaggio non continui a trarne i frutti dal know-how acquisito. Il 2021, da questa prospettiva, oltre a essere la prima finestra buona – causa scadenza del Patto della Concordia nel 2020 – offre i margini di intervento necessari: dalle nuove power unit alla revisione dell'aerodinamica delle monoposto.

«Una volta che diviene effettivo un limite ai costi e tutti spendiamo la stessa cifra, tutti questi aspetti (possibilità di sperimentare più soluzioni, rapidità nella produzione; ndr) svaniscono. Dovrebbe portare ad avvicinare il gruppo. Da una situazione nella quale chi può spendere di più vince, a un futuro nel quale a vincere è chi spende nel modo più intelligente», prosegue il direttore operativo del team Force India.

I 150 milioni di dollari, possibile soglia di un tetto di spesa, con le esclusioni delle quali si è detto in apertura, secondo Szafnauer avrebbero un peso superiore qualora si accettasse l'aumento di componenti standardizzati sulla monoposto, quelli meno rilevanti per la differenziazione tecnologica tra squadre e motoristi, quelli meno comprensibili al grande pubblico. In sintesi: con un maggior numero di parametri vincolati, indirettamente aumenta il valore dei 150 milioni. Tutto lineare, dalla prospettiva delle squadre minori. Molto meno lo è per i grandi team, che dovranno subire una riorganizzazione molto più incisiva, rispetto a quanti, di fatto, non dovranno variare alcunché, risultando già a un livello di spesa inferiore al limite.

«La cifra che hanno proposto è ragionevole. Negli ultimi due anni siamo stati il quarto team spendendo decisamente meno di quella che è la soglia individuata. Si deve raggiungere un compromesso, forse sarà quello in cui tutti sono contenti allo stesso modo o scontenti in parti uguali. Per noi, la soglia ideale dovrebbe essere più bassa però risulterebbe iniqua per qualcun altro», conclude Szafnauer.


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