Formula 1 Germania: analisi di una gara bagnata e infida

Formula 1 Germania: analisi di una gara bagnata e infida© sutton-images.com
La pioggia scombina un GP che la Ferrari stava dominando consegnandolo nelle mani di chi invece ha controllato tutto alla perfezione: Hamilton

Maurizio Voltini

22.07.2018 20:01

Quella di Hockenheim è sicuramente una della gare difficile da valutare in modo asettico e oggettivo, per un motivo molto semplice: a condizionare quanto successo in pista è stata una pioggia "velenosa", apparsa in modo alterno e sporadico su diverse zone di pista, per cui per i piloti in pista è stato veramente ai limiti del paranoico riuscire a gestire la situazione dell'ultima ventina di giri di gara. Prima di valutare qualsiasi cosa successa in pista, dunque, è corretto aver ben presente in mente certe questioni non marginali, come che se la pioggia fosse arrivata 2 giri prima o dopo (o in altre maniere) sarebbe cambiato tutto. E questo senza particolari colpe o demeriti (o meriti, beninteso) dei protagonisti.

Ciò detto, l'errore con cui Sebastian Vettel ha buttato via una quasi certa vittoria va certamente esecrato, ma possibilmente senza arrivare alla fucilazione sul posto. Arrivare al cambio di pendenza di quella "malefica" curva 13 Sachs (che può sembrare lenta e banale solo a chi non l'ha mai fatta) con le slick sul bagnato non è per nulla semplice. Il vero problema è che su quella curva lo spazio di fuga in ingresso è veramente ridotto e così Seb non ha potuto fare granché per rimediare a un errore tutto sommato veniale. La cui influenza sulla gara si è rivelata tuttavia enorme - vittoria sfumata appunto - e altrettanto potrebbe essere sul campionato, che vede il tedesco ripassare dietro al rivale diretto per 17 punti, contro gli 8 di vantaggio precedenti dopo l'impresa di Silverstone.

In questa situazione è sportivamente più appagante concentrarsi piuttosto sulla gara del vincitore, Lewis Hamilton. A prescindere da certe dichiarazioni pre e post gara (passate dal "su questa pista è impossibile superare" al "sapevo di poter vincere") focalizzarsi solo sulle posizioni recuperate dalla 14esima di partenza sarebbe secondo noi addirittura diminutivo e non renderebbe davvero giustizia a quanto messo in pista dal campione inglese. Perché - ammettiamolo - superare tutti i "rincalzi" è stato come rubare le caramelle ai bambini… Più giusto evidenziare altri aspetti della sua gara, come ad esempio quello di aver sfruttato alla perfezione le gomme utilizzate: quest'anno Lewis si dimostra anche fine calcolatore.

Da un certo punto di vista è stata quasi una fortuna (ovvio, si fa per dire) essere stato fuori dalle Q3: Hamilton ha così preso il via su soft nuove, "manipolandole" alla perfezione nell'aspettare che la situazione meteo si definisse in qualche modo, cambiandole dopo 42 giri (ma Perez ha fatto di più, con 45). A quel punto è passato su ultrasoft, gestendo anche queste perfettamente: gli hanno permesso una sequenza di giri veloci e l'hanno aiutato ad affrontare la pista difficile degli ultimi giri. Tutto questo ovviamente non deve far dimenticare che Lewis non ha fatto un solo errore, ha sempre dato il massimo e l'unico "aiutino" è stato quando dai box hanno detto a Bottas (alle sue spalle) di calmarsi. Non che sarebbe stato facile passare, e si è visto.

Come pure aver sostato appena prima che iniziasse a piovere gli ha impedito di commettere l'errore (fatto da altri) di passare alle gomme da bagnato, quando invece le ultrasoft si sono rivelate la scelta vincente. In tutto questo Hamilton ha oggettivamente dominato, e quindi meritato la vittoria, quando gli altri erano un po' nel panico. Resta solo un neo: quel taglio di corsia d'entrata in pitlane, che però è stato indotto dall'indecisone del box e che gli è valso soltanto una reprimenda. Analizzeremo meglio la questione a parte.

Detto di Valtteri Bottas che si deve accontentare di fare da scudiero, passiamo all'altro "secondo", cioè Kimi Raikkonen. Ancora una volta il finlandese ha dovuto fare i conti con una strategia che andava bene nell'ottica di squadra (avere una tattica alternativa) ma nuovamente penalizzante per il pilota in sé, con cambio gomme anticipato su tutti. Così quando era in testa ha dovuto effettuare il pitstop che l'ha portato dietro alle Mercedes. Per non parlare dell'episodio durante i doppiaggi, quando il testacoda di Perez e l'allargamento subìto da Magnussen gli hanno fatto perdere una posizione che alla fine poteva invece consentirgli di lottare per la vittoria. Giusto per ribadire che nelle corse "è già una fortuna non avere sfortune".

Che la Ferrari abbia un po' subìto l'andamento delle condizioni non può prescindere dal fatto che peraltro la strategia era un po' imposta dal fatto di partire con le ultrasoft (a differenza di Hamilton) e anche questo ha portato Vettel ad affrontare il bagnato con le soft inadatte: perché più dure, ma anche perché avevano ormai 25 giri sulle spalle. E comunque ha fatto di peggio la Red Bull nel gestire la gara di Max Verstappen, che da parte sua è stato bravo e "misurato" in pista, quando è arrivata la pioggia: l'hanno fatto sostare per mettere le Pirelli verdi intermedie, salvo poi ricambiarle (a ultrasoft) dopo 2 giri. Mentre Daniel Ricciardo non ha potuto mostrare più di tanto le sue possibilità: dopo essere scivolato ultimo nelle caotiche fasi iniziali, risale ma poi si deve fermare a bordo pista senza potenza.

Detto dei top team, ancora una volta passiamo a elogiare la gara di un pilota che dimostra una volta di più quanto sia triste (se non ingiusto) non avere avuto un volante "valido": Nico Hulkenberg. Che guadagna una posizione con una partenza eccellente e poi ottiene (come tante altre volte) il massimo da una gara difficile, finendo 5°. Che è un risultato valido in assoluto e comunque "1° degli altri". Rivalutato oggi Romain Grosjean: nonostante un avvio "fiacco" recupera però con il passare dei giri tanto da concludere 6° quando il pur consistente compagno di squadra Kevin Magnussen non va oltre l'undicesimo posto finale.

Una strategia più lineare, senza farsi condizionare dagli spruzzi d'acqua, permette alla Force India di posizionare Sergio Perez 7° ed Esteban Ocon 8°, posti meritati perché anche loro autori di una gara senza macchie. Stavolta non troviamo Charles Leclerc tra i primi dieci, ma come enfatizziamo i suoi risultati è oggi giusto dare valore al 9° posto guadagnato da Marcus Ericsson autore di una gara "pulita" dopo gli errori del sabato.

Altrettanto valore va dato a Brendon Hartley, per una volta non bersagliato da problemi o sfortune: anzi, va a suo favore la penalità data a Carlos Sainz (10° al traguardo) per un sorpasso in regime di safety car (10 secondi) che permette così al neozelandese di rientrare in zona punti. Un buon risultato anche per la Toro Rosso, che nonostante la gara meno brillante di Pierre Gasly (partito ultimo per la completa sostituzione della power unit) finito 14°, può peraltro considerare di aver fatto meglio sia di McLaren che di Williams. Rimandate entrambe quindi all'Ungheria soprattutto per quanto rigarda la monoposto di Stoffel Vandoorne, che ha dei problemi che i tecnici non sono riusciti a capire nemmeno "ribaltando" la macchina tra controlli e sostituzioni, tanto da arrivare al ritiro. Peraltro, nemmeno Fernando Alonso ha tagliato il traguardo, fermandosi al suo penultimo giro: anche su questo vi sarà da indagare.


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