Formula 1 Russia, analisi gara: Bottas due volte decisivo

Formula 1 Russia, analisi gara: Bottas due volte decisivo© sutton-images.com
Valtteri favorisce la vittoria di Hamilton sia in partenza che dopo. Poco da fare per Ferrari, oggi però migliorata anche nella gestione gara

Maurizio Voltini

30.09.2018 17:22

Anche il vincitore Lewis Hamilton lo riconosce: il vero "eroe del GP" in Russia (o quantomeno chi avrebbe meritato la vittoria più di altri) è Valtteri Bottas, che in effetti è risultato decisivo in almeno due occasioni nel portare al team un risultato che fa aumentare il vantaggio in campionato del compagno di squadra a 50 punti su Sebastian Vettel, quando mancano ancora 5 gare alla fine della stagione. Oltre ovviamente al plateale cambio di posizione (giusto per far capire che non era stato Lewis a superarlo) del 25esimo giro, Valtteri è stato fondamentale anche in partenza, quando ha dato la scia a Hamilton consentendogli di reagire al miglior scatto di Vettel.

Sebastian è partito benissimo, ma la manovra di Valtteri gli ha precluso del tutto la possibilità di provare anche solo ad affondare la prima staccata, dove Lewis ha fatto spalle larghe anche poi in curva 3, difendendo la seconda posizione. Che stavolta la Ferrari è riuscita a togliergli di strategia, facendo sostare Vettel alla fine del 13° giro e operando un ottimo undercut. Hamilton sosta al giro successivo, ma riesce solo ad affiancarsi in uscita dalla pitlane, con Vettel che sfrutta il maggior abbrivio e una staccata decisa per stargli davanti.

Hamilton riesce però a replicare da campione: dopo un primo tentativo in cui Vettel chiude la porta (si è rischiata la replica di Barcellona 2016, ma stavolta Lewis ha alzato il piede per tempo) l'inglese affonda un attacco perfetto alla staccata di curva 4, quella dove si arriva un po' sbilanciati da curva 3. Un sorpasso molto bello e che oltretutto lo mette nella situazione di potersi far aiutare da Bottas, quando il team decide che il degrado delle gomme potrebbe renderlo vulnerabile a un contrattacco di Vettel, ordinando lo scambio di posizioni.

Vettel e la Ferrari oggi non potevano fare di più, e anzi la macchina è parsa molto più competitiva rispetto a quanto mostrato nel resto del weekend, cioè nelle prove libere e in qualifica. Purtroppo non abbastanza da guadagnare più del 3° e 4° posto finale, con Kimi Raikkonen sempre nei paraggi ma fuori dalla lotta diretta. Di fatto, però, la SF71H non è più la macchina che a Spa si era permessa di superare la Mercedes in pieno rettilineo e senza DRS, dimostrando oggi che in una situazione simile (anzi, pure migliore) non era in grado di passare la W09: ma il merito è di come il team AMG ha saputo reagire a quell'episodio migliorando i punti deboli della propria monoposto. Se in più aggiungiamo il gioco di squadra…

Tra i piloti che oggi si sono messi bene in evidenza, iniziamo da Max Verstappen: sorpasso dopo sorpasso nonostante le gomme più dure (le Red Bull sono partite su soft) è stato in grado di risalire dalla 19esima posizione in griglia fino a 5° dopo 8 giri e quindi al 1° posto (al giro 19) quando gli altri top driver hanno effettuato il primo (e unico) cambio gomme. Poi ha resistito bene al comando, senza commettere alcun errore nonostante il fiato di Hamilton sul collo, fino al giro 42, cioè al momento del pit-stop.

A questo punto non si è capito perché la Red Bull non abbia tentato la più che possibile carta delle gomme hypersoft, quando mancavano giusto una decina di giri al traguardo. Fra l'altro c'era anche la possibilità di montarle sperimentalmente sulla macchina di Daniel Ricciardo, che aveva effettuato la sosta qualche giro prima dopo una gara condizionata (in negativo) dall'ala anteriore danneggiata al primo giro. Invece optando per ultrasoft non si è fatto altro che confermare il 5° e 6° posto finale, un "minimo sindacale" che non premia certo quanto mostrato in pista.

Dietro ai top, eccellente 7° posto per Charles Leclerc. Il monegasco è stato superlativo fin dal via, soprattutto nello splendido sorpasso a un mastino come Kevin Magnussen all'esterno di curva 3. Dunque gara incisiva e senza errori anche per lui. Da parte sua Magnussen riesce a tenere sotto controllo (grazie anche alla maggior velocità massima) fino al traguardo gli attacchi di Esteban Ocon e di Sergio Perez. Un risultato che permette a Kevin di passare 7° in classifica generale, superando Alonso e mettendosi a pari punti con Hulkenberg (53). I due della Force India hanno anche fatto gioco di squadra alternandosi in scia al danese: non è stato sufficiente, ma se non altro dimostra un approccio mentale (e di squadra) ben diverso da quanto visto in occasioni precedenti.

Con Romain Grosjean appena fuori dalla zona punti, Nico Hulkenberg non va oltre il 12° posto: come dimostra anche il 17° di Carlos Sainz, la Renault non è riuscita a finalizzare al meglio la scelta di partire dalla sesta fila per avere libertà nella strategia di gomme, partendo infatti con le soft come le Red Bull. Segue in classifica Marcus Ericsson, unico ad aver effettuato due cambi gomme in gara, a testimoniare problemi di assetto. Sempre meglio di Fernando Alonso che si è trovato a dover difendere la posizione da Lance Stroll

Ingiudicabile la gara degli altri, a due giri, mentre richiederà accurate indagini tecniche quanto accaduto alle Toro Rosso. Infatti sia Pierre Gasly che Brendon Hartley sono finiti in testacoda subito al primo giro, causato non da errori di guida ma da un problema tecnico che li ha costretti entrambi a un ritiro pressoché immediato. In pratica l'impianto frenante ha ceduto lasciandoli senza freni anteriori, per cui la frenata solo al retrotreno ha causato i testacoda. Peccato, perché la nuova unità Honda montata per l'occasione (che aveva determinato l'arretramento in griglia) ha permesso un buon passo avanti nelle prestazioni. Speriamo sia qualcosa risolvibile in tempo, nel poco che c'è alla gara giapponese del prossimo weekend.


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