Formula 1 Usa, analisi qualifiche: Hamilton top ma Ferrari ritrovata

Formula 1 Usa, analisi qualifiche: Hamilton top ma Ferrari ritrovata© sutton-images.com
L'inglese ottiene un'altra pole position ma stavolta con Vettel e Raikkonen a ridosso, racchiusi in soli 7 centesimi di distacco

Maurizio Voltini

21.10.2018 ( Aggiornata il 21.10.2018 02:05 )

Al termine delle belle qualifiche di Austin, probabilmente a fare più notizia non è tanto la pole position ottenuta da Lewis Hamilton, anche stavolta frutto di uno dei suoi "giri capolavoro" che non smettono di affascinare. Quanto piuttosto la sorpresa di vedere la Ferrari vicinissima. Anzi: "le" Ferrari, perché se Sebastian Vettel è a soli 61 millesimi dall'inglese, Kimi Raikkonen è "staccato" di 9 ms ulteriori, una vera inezia.

In realtà è tutto il sabato, quindi FP3 comprese, che sull'asciutto le SF71H hanno confermato quanto già avevano fatto vedere a Suzuka, ma che era stato offuscato da altre questioni (come gli scontri con Verstappen): ritornati a configurazioni "vecchie" le monoposto hanno ritrovato quella stabilità di assetto e di comportamento nel corso della gara che parevano aver misteriosamente perduto. Che ovviamente sommandosi alla ritrovata forma delle Mercedes dopo Spa aveva portato a gare disastrose o almeno non proprio all'altezza delle aspettative.

In questo contesto spiace ancor di più per la penalità presa da Vettel nelle prime prove libere, che lo costringerà a scattare 5° anziché 2°, ma almeno non si partirà già con l'idea di una gara decisa in anticipo. Anche perché occorre calcolare che in prima fila a fianco di Hamilton ci sarà Raikkonen con un vantaggio di gomme che potrebbe risultare decisivo nelle fasi iniziali. Per via della strategia adottata in Q2, Kimi partirà infatti con le Pirelli ultrasoft contro le supersoft di Lewis.

In ottica di gara non è detto sia la scelta migliore, ma nei primi giri potrebbe aiutare a infastidire il leader di campionato. E sulla distanza se ne riparlerà magari con Seb. Insomma, anche se resta tutto da vedere cosa succederà nella realtà della gara, stavolta diremmo che sul piano della strategia (opportunamente diversificata) la squadra non sia criticabile. E non è poco dopo un periodo in cui sembravano aver perso un po' la bussola: a questi ragazzi va data fiducia e serenità, non il contrario. Piloti compresi, beninteso.

Per la Red Bull, inconsueto il cedimento alla sospensione posteriore che ha fermato Max Verstappen già in Q1. Non è una consolazione che fosse già stato "promosso" alle Q2, visto che poi non è riuscito a fare alcun altro giro classificandosi 15°. E probabilmente da quel momento il team è stato un po' "cauto" anche con Daniel Ricciardo, che non è andato oltre il 5° tempo a oltre 1"2 dal vertice. Immaginiamo che la notte sarà insonne per la squadra di Milton Keynes, nel cercare di capire se il problema si possa ripresentare e come risolverlo, anche perché la scordolata sul "salsicciotto" che l'aveva causato era parsa tutt'altro che violenta.

Ne approfitta Esteban Ocon per guadagnare la terza fila al via, quando Sergio Perez non è riuscito a ripetersi in Q3 come in Q2 accontentandosi del 10° posto. Da rilevare comunque che tra i due vi sono solo 45 centesimi di scarto e che in questo gap sono riusciti ad inserirsi Nico Hulkenberg, Romain Grosjean e Charles Leclerc tutti ravvicinatissimi. Dunque c'è da aspettarsi grande competizione nelle retrovie, anche perché Carlos Sainz era rimasto fuori dalle Q3 per soli 2 millesimi; inoltre lui e Kevin Magnussen partiranno una sola fila indietro ma con il vantaggio della scelta di gomme al via.

Senza tempo in Q2 ma solo perché ormai condannate a partire dal fondo, per via di sostituzioni a power unit e trasmissione, le Toro Rosso si sono comunque mostrate in buona forma, con Pierre Gasly 7° in Q1. Decisamente migliore quantomeno di McLaren e Williams, ormai condannate alle ultime posizioni in qualifica se gli altri non fanno errori come stavolta Marcus Ericsson 19°. Il problema è che poi anche i "reietti" come Sergey Sirotkin si devono "accontentare" di fare meglio del compagno di squadra, nonostante fosse la prima volta che il russo vedeva questo difficile circuito, con poche speranze di far apprezzare i propri risultati.


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