Formula 1 Azerbaijan, analisi gara: Valtteri, vittoria di testa

Formula 1 Azerbaijan, analisi gara: Valtteri, vittoria di testa© LAT Images

Ottima gestione della gara fin dalle fasi di avvio per il finlandese, che si propone come vero avversario di Hamilton. Anche perché la Ferrari gioca male le sue carte

Maurizio Voltini

28.04.2019 ( Aggiornata il 28.04.2019 18:04 )

Quarta gara della stagione F1 2019 e quarta doppietta Mercedes: ormai il pathos del campionato è quello della (bella) lotta per la supremazia tra Valtteri Bottas, ottimo vincitore oggi a Baku, e Lewis Hamilton che lo segue in campionato per 1 solo punto (quello del giro veloce in Australia). Oggi Valtteri ha fatto tutto quello che era in suo potere per assicurarsi la vittoria, fin dal via, gestito con molta testa. Lewis infatti era scattato meglio, trovandosi ad affrontare la prima frenata ormai all'interno: qui però il finlandese ha reagito con una staccata ritardata e con traiettorie esterne ben controllate (veloci senza stringere troppo) sia in curva 1 che in curva 2, riuscendo poi a stare davanti al momento di affrontare la parte mista. Da qual momento ha gestito bene la gara senza errori e soprattutto ha saputo replicare all'attacco finale del compagno-rivale negli ultimi giri prima della bandiera a scacchi. Vittoria meritata. Anche se Lewis c'è rimasto un po' male perché pensava di poter concretizzare una zampata finale proprio sotto il traguardo, ma ha pesato pure un errore.

Oggi la Mercedes è stata indiscutibilmente più veloce, quindi c'era poco da fare, ma a fine gara resta l'impressione che la Ferrari si fosse ritrovata in mano un jolly e l'abbia scartato per sbaglio. Le reali possibilità in gara le ha (di)mostrate Sebastian Vettel, che con una strategia del tutto similare a quella Mercedes ha fatto vedere che in pista la SF90 non ne aveva di più della W10, a parità di condizioni. Il tedesco ha comunque colto il massimo che poteva, che quantomeno gli ha permesso di riprendere il 3° posto pure in campionato.

Il "jolly" di cui parlavamo è riferito piuttosto alla gara di Charles Leclerc. Dopo il problema in qualifica e la brutta partenza che l'ha visto perdere 2 posizioni, è risalito con un ottimo ritmo grazie alle Pirelli medie che aveva montato al via, mescola che in questa occasione si è dimostrata migliore sulla distanza, ma già dopo pochi giri, rispetto alla soft che ha degradato più del previsto. Lo ha dimostrato anche Pierre Gasly, velocissimo dopo la partenza dalla pitlane. Così Charles si è ritrovato in testa quando gli altri hanno dovuto sostare in anticipo rispetto ai piani, e comunque aveva già recuperato parecchio sui primi. A questo punto è parso in Ferrari abbiano avuto troppo timore di un eventuale ingresso della safety car e/o di come si sarebbe comportata la monoposto passando alle soft, allungando lo stint a 34 giri e cercando anche di vedere se, al momento di essere raggiunto dalle Mercedes, Leclerc potesse rallentarle un po' a vantaggio di Vettel. Non è successo, perché con quel rettilineo non c'è stata storia. Di fatto, montando le soft per il secondo stint è stato rimesso su una strategia uguale agli altri e per di più troppo tardi. Poi gli è stato montato un altro set di soft per la caccia finale al giro veloce: missione centrata, ma quel punto non è certo una consolazione come si è cercato di far credere.

Cosa si sarebbe potuto fare con Leclerc, di alternativo? Una possibilità, visto che alla fine sono state comunque fatte due soste (ma già questo mette in zona "senno di poi"), poteva essere quella di cambiare gomme un po' prima e tentare due stint sulle soft in modo più produttivo, sebbene sconsigliato da Pirelli per il tempo perso nel cambio gomme. Fra l'altro, va ricordato, la prima sosta di Leclerc non è stata irreprensibile da parte del box, tanto da farlo finire dietro a Gasly. Una vera alternativa "coraggiosa", piuttosto, poteva essere quella di montare le Pirelli hard bianche, prima di iniziare a perdere terreno sulle medie gialle. Questo sarebbe stato un azzardo, certo, ma solo perché nessuno si è preso la briga di testarne il comportamento nelle prove libere. Anche quest'ultimo può essere considerato un errore strategico, o quantomeno di lungimiranza, con tutto che vanno considerati tutti i guai di pista che hanno fatto perdere tanto tempo al venerdì e che nemmeno le altre squadre lo hanno fatto. Ma intanto quella che poteva essere una possibilità, per quanto fortunosa, è stata sprecata.

Chi non ha sprecato nulla è stato Sergio Perez: ottima gara, grande avvio in cui "frega" addirittura Verstappen, e comunque evitando cavolate nel resistere al ritorno dei piloti dei top team costruisce un ottimo 6° posto finale. Bene anche entrambe le McLaren, che infatti finiscono appena dietro in classifica: alla fine Carlos Sainz precede Lando Norris, ma giusto perché sul pilota britannico si prova l'azzardo inutile di sfruttare la virtual safety car per rimettere le soft (mossa inutile), ma a livello di squadra non sarebbe cambiato nulla. Il nono posto premia l'onesta gara di Lance Stroll, e ancor di più il decimo vale per la rimonta di Kimi Raikkonen dalla pitlane, dopo l'annullamento delle qualifiche per eccessiva flessione dell'ala anteriore.

Pochissimo dietro a Raikkonen sul traguardo, concludono fuori dalla zona punti Alex Albon e Antonio Giovinazzi, entrambi autori di una prova che poteva meritare qualcosa di più senza scandalizzare nessuno. Se la Williams aveva fatto capire di poter ambire a poco in questa occasione, ben più incolori del prevedibile sono state invece le gare delle Haas e delle Renault, con quest'ultima finita sotto i riflettori solo per un'ingenuità di Daniel Ricciardo che ha causato la VSC nominata prima. Dopo una staccata finita lunga su Daniil Kvyat, l'australiano mette le retro un po' troppo di fretta e così "tampona a rovescio" la macchina del russo, che era stato "portato lungo" impossibilitato a sterzare per la presenza all'interno della RS19. I danni causeranno il ritiro per entrambi, con Ricciardo che sconterà tre posizioni in griglia a Barcellona come decisione dei commissari sull'episodio. Peccato per Kvyat che fino a quel momento aveva fatto una gara ben più che discreta.


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