F1: Binotto, SF90 non all'altezza lavoriamo ai punti deboli

F1: Binotto, SF90 non all'altezza lavoriamo ai punti deboli© LAT Images

L'avvio di stagione Ferrari ha rappresentato un brusco risveglio dopo i test e risollevare le prestazioni ha richiesto molto tempo. Un progetto SF90 "nato male", dal quale progredire nel 2020 nella prestazione in gara e sulle curve

F.P.

06.12.2019 ( Aggiornata il 06.12.2019 12:56 )

Serve portare indietro l’orologio al 2018 per individuare l’origine dell’assenza di competitività manifestata dalla Ferrari SF90 per metà campionato. I progetti entrano nel vivo sin dalla primavera, con le linee guida da seguire, la “filosofia”, per poi accelerare in autunno e portare lo sviluppo aerodinamico fino al limite del debutto nei test invernali.

E metà stagione 2018 per la Ferrari è ruotata intorno a sviluppi che non hanno funzionato sulla SF71H oltre alla riorganizzazione dei ruoli all’interno della GeS, poi diventata realtà da gennaio, con Mattia Binotto nuovo team principal al posto di Maurizio Arrivabene.

Una fase di transizione, nella quale la linea tecnica ha mancato l’obiettivo di sviluppare un progetto in grado di interpretare al meglio la novità dell’ala anteriore semplificata e, di conseguenza, la gestione delle gomme, praticamente opposta nelle esigenze rispetto a quanto richiedeva il tema tecnico 2018: macchine gentili sugli pneumatici, attente a non surriscaldarli.

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“Penso abbiamo perso il campionato l’anno scorso, quando progettavamo la monoposto. Non abbiamo avuto un avvio di stagione competitivo e ci sono dei motivi, credo che il progetto col quale abbiamo iniziato non fosse sufficientemente buono.

Il ritmo avuto nello sviluppo e in generale la nostra progettazione non era buona quanto i nostri rivali principali”, ha commentato Binotto dopo Abu Dhabi.

Lezione utile per la prossima stagione

Correggere il deficit di prestazione soprattutto in curva manifestato sin da inizio campionato ha richiesto tempo e una svolta chiara si è registrata solo da Singapore in poi, pur non potendosi considerare del tutto risolutiva. Le lacune residue si sono viste ad Abu Dhabi.

Non si potevano compiere miracoli e colmare interamente il gap, il team principal era stato molto chiaro a Monza, guardando il futuro a brevissimo termine.

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“Sappiamo dove abbiamo dei punti deboli rispetto ai nostri avversari e stiamo riversando tutti i nostri sforti per provare a risolverli. Però è tutto relativo, non so quale sarà la situazione all’inizio della prossima stagione e nessuno può saperlo oggi.

Sarà un campionato su 22 gare, qualsiasi scenario avremo all’inizio può essere risolto in seguito. Adesso la cosa importante è che il team resti unito e concentrato e lavorare duramente e bene, motivato”.

L’unica variabile del 2020 potrebbe essere rappresentata dalle nuove gomme Pirelli, un punto sul quale gli interessi dei team potrebbero convergere sulla richiesta di proseguire con il prodotto 2019, eliminando così un’incognita in grado di spostare la sfida tecnica relativa alla loro gestione.

Curve e passo gara aspetti centrali

Certo tra le priorità Ferrari 2020 c’è un progetto che ritrovi la competitività sul passo gara, rarissimamente espressa dalla SF90, a fronte di una superiorità in qualifica inedita, capovolgendo una tendenza del recente passato: Ferrari più veloce in gara perché migliore nella gestione delle gomme, dietro Mercedes in qualifica per un “bottone magico” non altrettanto incisivo. Condizioni del passato.

“Ci aspettavamo una prestazione migliore dopo i test invernali, credo non abbiamo mai compreso davvero cosa sia accaduto tra Barcellona e l’Australia.

Nella seconda parte del campionato la macchina era sicuramente migliore rispetto alla prima parte, però non siamo ancora i migliori in gara, altre macchine sono più veloci della nostra e non siamo certamente i migliori nella prestazione in curva. Perlomeno conosciamo i punti deboli e ci stiamo lavorando”.


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