Jim Clark, l'ultima corsa dello "scozzese volante"

Jim Clark, l'ultima corsa dello "scozzese volante"

Il 7 aprile di 52 anni fa Jim Clark perdeva la vita nell'incidente occorsogli ad Hockenheim in una gara di Formula 2

07.04.2020 ( Aggiornata il 07.04.2020 13:09 )

E' considerato uno dei piloti più formidabili della storia, uno la cui carriera è finita fin troppo presto, negandogli tanti altri successi. Il 7 aprile ricorre la scomparsa di Jim Clark, deceduto in questa data nel 1968 in seguito ad un incidente sul circuito di Hockenheim in una corsa di Formula 2.

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Una carriera straordinaria

Lo scozzese viene accostato ai più grandi, e probabilmente senza l'incidente di 52 anni fa i suoi titoli sarebbero stati ben più di due. Uomo fidato di Colin Chapman, Clark ha corso in Formula 1 sempre e solo con la Lotus, con la quale debutta nel 1960 nel Gran Premio d'Olanda, ritirandosi per un guasto alla trasmissione. Il primo successo arriva due anni più tardi a Spa, con la "25", monoposto con la quale Jim nella stagione 1963 si laurea campione dopo aver dominato il campionato con ben 7 vittorie, 7 pole e 9 podi su 10 gare. Terzo nel '64, Clark vince di nuovo il titolo nel 1965 alternandosi alla guida della "25" e della "33", prima di vivere altre due stagioni di alti e bassi in cui non riesce a cogliere il terzo alloro. Il 1968 sembra essere l'anno giusto e Jim domina letteralmente la prima tappa in Sudafrica con la "49": sembra il prologo di un'annata da dominatore ma tre mesi più tardi arriverà l'incidente di Hockenheim a spezzare una brillantissima carriera, che si chiuderà con 72 Gp disputati, 25 vittorie (in pratica una vittoria ogni tre gare!), 33 pole, 32 podi e 28 giri veloci, senza dimenticare gli 8 Gran Chelem (pole, vittoria, giro veloce e gara condotta sempre in testa), ad oggi record ancora imbattuto.

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L'incidente del 7 aprile 1968

L'incidente in cui Clark perse la vita non è mai stato del tutto chiarito. Chris Irwin, unico testimone oculare in quanto unico pilota vicino a Clark al momento dell'incidente, disse che vide la vettura uscire di pista alla curva all'epoca detta "Coda di gambero" (ridenominata successicamente curva Clark nel vecchio Hockenheim) in maniera inspiegabile, con la monoposto che rotolò più volte su stessa prima di schintarsi sugli alberi. Chapman invece indagò a fondo e sostenne che una foratura lenta portò all'uscita del copertone dal cerchio oppure allo scoppio della camera d'aria. Qualunque sia stato il motivo, anche se oggi si accetta la teoria del guasto meccanico, Jim perse la vita in quel maledetto incidente, che interruppe i sogni agonistici di un 32enne che avrebbe potuto vincere ancora molto.

Andrea Adamo si racconta ad Autosprint


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