La possibilità che la Formula 1 torni a Indianapolis è un progetto sul quale Penske e Liberty Media discutono. Todt celebra gli investimenti prodotti dalla nuova proprietà sull'impianto della 500 Miglia
Il coronavirus ha costretto a sostituire alcune logiche, ripiegare su un campionato di chiaro stampo europeo per i circuiti sui quali farà tappa la Formula 1. Questione di limiti e difficoltà negli spostamenti intercontinentali ti riportano sulla scena una Imola sempre nel cuore, un Mugello inedito in calendario quanto una Portimao, fino al ritorno del Nurburgring.
Sterzi a parte: Sato & Alonso, ovvero Honda crea e distrugge
Logiche di un’espansione globale del mondiale che torneranno con il pieno ritorno alle consuetudini, di un business che deve ampliare la presenza negli Stati Uniti oltre l’appuntamento di Austin e le prospettive di un GP a Miami. Così, nei mesi scorsi, l’ipotesi di un ritorno della Formula 1 a Indianapolis, concreta, un progetto coltivato da Roger Penske e da materializzare nel giro di tre anni.
Presente alla 500 Miglia di domenica scorsa, il presidente Jean Todt ha supportato una candidatura intorno alla quale saranno le trattative con Liberty Media a definire o meno un accordo per un GP a Indy, l’ultima volta nel 2007. Un ritorno definito molto positivo, qualora avvenisse.
“Ho avuto l’opportunità di essere qui con la Formula 1 quando dirigevo la Ferrari. Nel 2005 fu difficile per i problemi avuti con le gomme, però era un circuito interessante”, le parole riportate da Racer.com.
“Nelle vesti di presidente della FIA ero entusiasta di venire qui e manifestare un segno di rispetto per tutto ciò che stanno facendo di questi tempi.
Vedere tutto il lavoro fatto da quando Roger Penske ha rilevato l’impianto lo scorso gennaio, si è investito parecchio per rendere il circuito una delle migliori strutture da corsa al mondo. È la prima volta che seguirò la gara dal vivo, sarà avvincente e dà una sensazione diversa”.
500 Miglia di Indianapolis: Sato fa il bis, Alonso solo 20°
Link copiato